Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Demj_    27/09/2015    1 recensioni
ho sempre amato il fantasy, mi piace viaggiare con l'immaginazione,credo sia l'unico modo per sognare. Questo è libro non una breve storia, sto cercando ancora di finirlo,perché anche se ho tutto in mente il problema è scriverlo, spero tanto vi piaccia. Tra storie d'amore, segreti, battaglie e e forze che sovrastano la natura..un disprezzate ( o così sembra) affascinante ragazzo,un guerriero.. e una ladra..secondo voi è una buona combinazione? Cosa potrà mai accadere?
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                                             PROLOGO


Il caldo era insopportabile. Vland si guardò  intorno, aveva difficoltà di movimento in quello spazio angusto. Non era certo sorpreso , era ovvio che non avrebbe mai trovato un clima fresco e arieggiato in un tunnel sotterraneo di un vulcano. Ma le condizioni erano peggiori di come se le aspettava. Lì sotto non vi era alcun segno di vita. Solo uno strano tipo di fiore fluorescente si arrampicava sulle parenti,come un edera, ed era grazie a questa strana pianta che Vland riusciva a vedere qualcosa.  Appena aveva varcato la soglia del tunnel  era rimasto incantato da quel fiore al dir poco terrificante. I petali erano disposti in modo tale da trasformare un semplice rampicante in un paio di fauci spalancate. Il colore del fiore era di un rosso sangue  così intenso , che Vland si sforzo di guardarlo il più a lungo possibile, talmente che ne era affascinato, cercando di non pensare al fastidio che procurava agli occhi. Essendo l’unica fonte di luce ,tutto ciò che guardava in quel buco infernale,dalla punta del suo naso a ciò che aveva davanti a sé, e cioè l’unica via percorribile, aveva una sfumatura rosso cupo. E, se per una qualsiasi altra persona poteva sembrare una cosa abbastanza inquietante , Vland  trovava tutto quel macabro una visione splendida.  Non osò però,  avvicinarsi troppo al fiore perché si accorse che, a intervalli regolari, rilasciava un gas mefitico probabilmente molto pericoloso. Così tentava in tutti i modi di non respirarlo, coprendo regolarmente la bocca con un fazzoletto. Il tunnel si estendeva per chilometri, scendendo sempre più in profondità. E nonostante  amasse il  buio e la solitudine ,dopo ore passate a camminare senza il minimo soffio di aria pulita , o luce che non fosse quella di quel fiore malefico , iniziava a sentire la mancanza della superficie. Il sudore continuava a colargli imperterrito dalla fronte . Lì sotto si stava velocemente disidratando a causa del caldo e della fatica, infatti più camminava verso la sua meta  più il caldo diventava intollerabile , per cui  aveva già quasi terminato le scorte d’acqua. In più Vland lì sotto era solo ,non che nella sua vita avesse mai avuto qualcuno, ma ora ,ora che si trovava a pochi passi dal centro della Terra,capiva il vero significato della solitudine. E non riusciva a capire se questa nuova esperienza gli era gradita o meno. Fin da piccolo si era sempre sentito diverso dagli altri perciò si metteva in disparte , non riuscendo a capire e farsi capire a sua volta. All'inizio aveva provato ad essere come gli altri, a reprimere quella voce dentro di lui , quella che lo richiamava ad essere se stesso  a seguire il suo destino, a fare ciò per cui era nato. Ci aveva provato , o almeno si convinceva di averlo fatto ,  la verità era che a lui stava bene così. Si ricordava gli insulti e le derisioni, ma non gli era mai importato. Lui sapeva che era destinato ad altro, per cui non gli dispiaceva essere un solita­rio, essere diverso lo esaltava. Quello che lo attendeva ora lo eccitava e intimoriva allo stesso tempo. Non avrebbe avuto margine di errore e l'adrenalina già inizia a farsi sentire. Sapeva che nessuno , a parte lui era degno di poter compiere questa missione , perché nessuno credeva, come lui, in ciò che si accingeva a fare. La sua vittoria o sconfitta  avrebbe cambiato radicalmente la sua esistenza e quella di ogni altro individuo ,avrebbe estirpato ogni certezza e ,sperò, anche ogni traccia di speranza.

 Passarono altre ore ,e  del portale nessuna traccia , ma Vland non demordeva. Era deciso a raggiungere il suo obbiettivo  il prima possibile  per cui non si fermò neanche un secondo, nemmeno per riprendere fiato. Purtroppo essendo un comune mortale,  aveva  dei dolori e bisogni fisici e anche se cercava di ignorarli proseguendo alla stessa andatura spedita,iniziava a sentire  le gambe pesanti e i piedi doloranti. Perfino il peso della sacca che portava sulle spalle iniziava a farsi sentire e, quell’aria asfissiante non aiutava certo la sua ‘’passeggiata’’. ‘’ Dio quanto odio essere un mortale!’’ pensò frustrato Vland. Fece per dare un pugno alla parete solo per scaricare la frustrazione , ma all’ultimo cambiò idea e vi si appoggiò di lato,troppo esausto perfino per  dare libero sfogo alla rabbia. Si aspettava che , una volta toccata le parete, avrebbe provato sollievo nel fermarsi a riposare dopo quel lungo camminare ma, in realtà, quello che sentì fu un dolore lancinante. Talmente forte da mozzargli il fiato e da renderlo incapace di muoversi .Si scostò il più velocemente possibile dalla parete, ma ormai si era procurato una pericolosa ustione.  In quel momento una rabbia gli esplose nel petto. Oltre al buio ,alla solitudine, alla mancanza d’ossigeno e all’altra probabilità di rimanerci secco per un fiore del cavolo, le pareti erano incandescenti! Ma doveva aspettarselo, anzi avrebbe dovuto prevederlo. Respirò a fondo per calmarsi. E fa­cendo attenzione a non urtare le pareti  e soprattutto il braccio ustionato si sfilò la sacca che aveva in spalla, da cui estrasse un bendaggio e delle foglie di piante mediche per creare una medicazione provvisoria. Consolato dall'aver almeno  preso in considerazione la possibilità di ferirsi. Si mise in bocca delle foglie di Timo,Salvia, Menta e altre piante sconosciute e iniziò a masticarle formando una pappa con la saliva che depose in una ciotola  dove aggiunse anche dell’olio. Lo mescolò e,  con la massima delicatezza  lo stese con un dito su tutta l’ustione. Non appena l’unguento toccò la pelle, un forte senso di freschezza si propagò per tutta la ferita , donando a Vland un sollievo immediato. Sperò almeno che, finché non fosse arrivato al santuario la sua medicazione potesse bastare tanto da permettergli di svolgere la sua parte. Una volta stesa per bene la crema , si fasciò con cura il braccio e, non potendo fare altro,si rimise in viaggio.
Pian piano ,mentre continuava ad avanzare,iniziò a girargli fortemente la testa e, il braccio ustionato, che pareva sotto controllo, cominciò a bruciare intensamente. Il dolore della ferita iniziava a farsi sentire prepotente, era come se qualcuno lo pugnalasse a ripetizione sempre nello stesso punto . Inoltre ,sentiva qualcosa che si estendeva nel suo corpo ,come un parassita. Leggermente allarmato decise,di controllarsi  il braccio. Si fermò, si tolse la sacca ,contenete il libro,le medicine e quel po’ d’acqua che gli era rimasta, dalle spalle e con estrema attenzione si srotolò la fasciatura. Non appena l’ebbe tolta vide che l’abrasione era diven­tata di un colore innaturale per delle ustioni. L’unguento , non aveva sortito alcun effetto, anzi ,gli sembrò che la ferita si fosse estesa. Tutt’intorno era ricoperta di pus e stava diventando di un verde malaticcio. Questo verde era veleno, il veleno di cui sospettava fossero dotati quei maledettissimi fiori.  Avrebbe risalito il braccio, attraversato  i vasi sanguinei ,le sue vene , e infine, infettato  il cuore. Vland, il quale  conosceva molti tipi di veleni, e riusciva a distinguere la potenza  di ognuno , sapeva che se il veleno fosse arrivato al cuore , a quel punto per lui non ci sarebbe stata alcuna possibilità di salvarsi. Ma ,oltre a cambiare fasciature, lui non poteva fare nient’altro, non poteva creare un antidoto senza gli ingredienti giusti. Poteva solo sperare  di arrivare in tempo per  portare a termine la missione,e magari  come ricompensa, sarebbe stato  curato. Altrimenti l’amputazione era l’unica via  per evitare  che il veleno si diffondesse,e come scelta non lo allettava neanche un po’. Morire, però non poteva e non doveva essere tra le opzioni! Vland si rifiutò anche solo di pensarci, preparandosi mentalmente, nel caso in cui avrebbe dovuto amputarsi un braccio. Quello che più lo preoccupava , non era tanto il fatto di morire , perché sapeva  che prima o poi sarebbe toccato anche a lui, ma l’idea non poter vedere il mondo che lui stesso stava contribuendo a cambiare, a distruggere. Era un pensiero intollerabile e opprimente. Per cui non poteva perdere altro tempo, doveva mettersi di nuovo in cammino e portare a termine quella storia una volta per tutte. Si rico­prì le ustioni e si rimise in cammino.
Ormai iniziava a perdere la speranza.  E anche la lucidità. Il tunnel non cambiava mai, era sempre uguale. Un susseguirsi di roccia incandescente e luce rossastra . Non sapeva quanto fosse passato dall’inizio di quel viaggio infernale. Forse erano giorni, forse ore  oppure minuti? Vland non sapeva rispondere con certezza. E  iniziava a credere che ciò che lui stava cercando, ciò che aveva cercato per tutta una vita, in realtà non esistesse. Ma come poteva essere??  Si rifiutava di credere che tutti i sacrifici che aveva compiuto ,fossero  stati vani. Non poteva essere. Doveva essere tutto vero, altrimenti come avrebbe potuto spiegare quella voce, quella voce  che sentiva  dentro di sé fin da piccolo?! ” Io non sono pazzo”pensò fuori di sé. No , non poteva essere pazzo. Ma forse quella era solo una prova, una delle tante per vedere fino a che punto era salda la sua fede. “Si, deve essere per forza così. E ora Fatti coraggio , e finisci ciò che hai iniziato”. E con questi pensieri ritrovò,anche se in minima parte, la speranza e riprese la discesa con più grinta.  
Stava scendendo sempre di più. Ora riusciva a sentire la lava  sotto i suoi piedi  vogliosa di sprigionarsi e distruggere tutto sul suo cammino. Ma c’era qualcos’altro,un’altra forza perfino più devastante e anche più antica della lava che era stata trattenuta lì per troppo tempo, , e ora non vedeva l’ora di uscire . La percepiva sempre più intensamente man mano che camminava verso il centro della terra. Era come se fosse  in attesa, come se non aspettasse altro  che il momento giusto per avere la sua vendetta sulle creature in superficie, e dare libero sfogo alla sua natura. L’eccitazione dentro Vland iniziava a salire ,il suo corpo non la smetteva di fremere, e non era solo a causa del veleno, che nel frattempo aveva iniziato a fargli venire i sudori freddi. Ma , perché capì di essere ormai prossimo alla sua meta e, alla realizzazione del suo compito. La cosa più importante era non sbagliare nulla  quindi doveva dare una regolata alle sue emozioni  e tornare il freddo di sempre per poter riuscire al meglio in ciò che si accingeva a compiere. Respirò affondo, non temendo più,oramai, il gas mefitico dei fiori,e riprese il controllo di sé. Mentre camminava  temendo di poter scordare anche solo una sillaba del rito che di lì a poco avrebbe dovuto recitare  si ripeté ancora una volta le parole a mente come una litania, non poteva  commettere nemmeno un errore, perché non avrebbe avuto un'altra chance .
Dopo un'altra ora passata a camminare in quell'infernale buco caldo e oscuro, sotto i suoi occhi lo spazio si aprì in una stanza circolare. Ma prima della stanza, come a delimitarne l’entrata vi erano due colonne di marmo nero. Sopra il capitello vi era un braciere spento e ciò mandò, per un attimo, in panico Vland. Se lì, in quel luogo , si trovava davvero ciò che  cercava ,allora il potere , la malvagità sarebbero dovuti esserci, e sopratutto quei bracieri spenti e privi di vita,avrebbero dovuto ardere. Ma, non appena varcò la soglia i suoi dubbi svanirono.
 Delle lanterne si accesero non appena entrò nella sala,  illuminarono lo spazio in maniera soffusa e il fuoco, finalmente, sfavillò nei bracieri. Il cambio di luce ,da quello rossastro a cui aveva dovuto sottoporre i suoi occhi  per tutto quel tempo , a quello delle lanterne, lo accecò per un momento , nonostante non fossero poi tanto luminose. Ma forse il veleno aveva fatto la sua parte ,rendendolo ancora più sensibile alla luce.”Non posso credere di essermi scordato della ferita!”penso Vland furioso. Era talmente felice di aver trovato il tempio , che  il fatto che la sua vita o,peggio ancora, l’intera missione fosse appesa ad un filo gli era passato di mente. Ma ora stava tornando lucido e presente a se stesso. Controllò frettolosamente la gravità dell’ustione, e capì che ormai non gli restava più molto tempo. Ma non doveva farsi prendere dal panico. Doveva agire ,e in fretta. Così dopo aver recuperato completamente la sua solita freddezza si guardò intorno per studiare lo spazio che lo circondava e  notò degli affreschi che percorrevano le pareti fatiscenti di quel posto. Un tempo quelle opere dovevano essere state magnifiche perché nonostante l'umidità e il caldo intollerabile , ma sopratutto benché fossero passati secoli , se guardate attentamente ,erano ancora comprensibili. Raffiguravano una storia, un mito. Per capirla Vland avrebbe  dovuto indugiarvi e osservare  a lungo quegli affreschi, ma non poteva, il tempo che gli rimaneva era agli sgoccioli. Tuttavia mentre avanzava in quella stanza per raggiungere il portone dalla parte opposta, il suo sguardo non poté fare a meno di posarsi su una scena  di uno di quegli affreschi dove vi era raffigurata una figura, un’ uomo probabilmente e la sua aura,perfino in un disegno aveva qualcosa che accendeva in Vland un misto tra paura,rabbia ed eccitazione. Questo personaggio era avvolto dall’oscurità,il nero in quella scena era il colore dominante. Sembrava come se quella figura fosse cambiata, come se avesse da poco subito un mutamento. Era sola, sola in quel  buio più profondo.
Andò oltre ancora più sicuro, l’affresco gli aveva infuso una nuova energia. Attraversò ad enormi falcate la distanza che lo separava del portone , che si trovava alla fine della stanza. La sua fronte grondava di sudore, aveva i nervi al massimo,ma il portone era stupendo,un vero capolavoro,per cui non poté fare a meno di osservarlo attentamente. Era a due ante ,in legno nero pregiato con inserti di una fantastica pietra rossa preziosa che,come delle arterie , percorreva la porta a pulsava a ritmo di un cuore. Ma la cosa più incredibile era un bassorilievo che si trovava a metà tra un anta e l’altra, il quale raffigurava  dei corpi straziati,alcuni si sgretolavano,altri erano semplicemente ossa. Un lavoro molto pregiato fatto sicuramente da un falegname d’arte. Vland ebbe un capogiro, e si sentì svenire,ma riuscì a riprendersi un secondo prima di perdere i sensi,si sedette per terra e bevve l’ultimo sorso d’acqua che aveva con se nella borraccia. “Forza un ultimo sforzo,posso farcela!”. Tirò fuori dallo zaino ,che aveva in spalla,il libro del rito .Si ricordava quello che aveva dovuto fare per riuscire ad impossessarsi di quel libro,gli sembrava passata una vita, a quei tempi ciò che stava per compiere era solo un sogno lontano. Ancora non poteva crederci, finalmente era alla fine del suo viaggio,un ultimo passo e il suo compito sarebbe finito. Aprì la cintura della copertina in pelle e sfogliò le pagine fino a trovare quella che gli serviva.” Ed eccola”pensò. Chiuse gli occhi per concentrarsi, doveva svuotare la mente. Trasse un lungo respiro e aprì gli occhi. Era pronto.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Demj_