Capitolo
12
L'ufficio
è affollato, ci saranno almeno dieci persone in coda: sembra
che
tutti si siano dati appuntamento in quel posto! Aaron è
appoggiato
allo schienale della poltroncina, la testa contro il muro: ha gli
occhi chiusi e sonnecchia, ma almeno non sta sbuffando. Amber spera
che riuscirà a trovare un lavoro, e magari nessuno gli
chiederà i
suoi precedenti penali: in fondo Alex è diventato medico
nonostante
sia stato più volte in riformatorio. Tutti meritano una
seconda
possibilità, compreso Aaron, compreso Luis. No, forse lui no.
Chiude
gli occhi per cercare di scacciare questo pensiero dalla testa, ma
sente già che l'aria comincia a mancare nei suoi polmoni.
Scuote suo
fratello e, non appena lui apre un occhio, gli dice che va un attimo
di fuori sul terrazzo, dando la colpa al caldo. Lui annuisce, ma la
guarda andare via con sguardo preoccupato: spera non si tratti di
quello che pensa. Vorrebbe correrle dietro e abbracciarla, ma rimane
lì: lei lo odierebbe per questo. Sospira e richiude gli
occhi.
Poco
dopo Amber sta prendendo dei respiri profondi appoggiata con le mani
alla ringhiera del terrazzo: ha gli occhi chiusi, così non
nota
l'impiegato biondo che sorseggia un caffé seduto sul
pavimento a
pochi metri da lei. Lui la osserva per un po' e si chiede che misteri
nasconda quella strana ragazza: la riconosce come la giovane donna
che è venuta alcuni giorni prima, quella che gli ha lanciato
un'occhiataccia nella hall. Oggi è vestita casual, indossa
una
T-Shirt e un paio di jeans, e deve dire che le piace di più
abbigliata così.
"Ti sei accorta che piove?" le chiede
ad un certo punto, quando nota che i respiri si sono fatti
più
regolari: la vede sussultare e scommette anche che ha riconosciuto la
sua voce. Anche perché le ha dato del tu, come si sono
accordati di
fare.
"Dentro avevo caldo, sentivo il bisogno di una doccia."
ribatte lei, facendolo sorridere.
"Tu piuttosto, non hai un
lavoro da svolgere?" continua Amber, mentre si volta: lo vede
seduto per terra e lo guarda male: "Che poi non ti rovini gli
abiti?"
"Tanto sto seduto su una sedia, nessuno se ne
accorge se ho il sedere sporco o bagnato. A meno che non lo guardino
mentre sono in piedi due secondi, e la cosa diciamo che potrebbe
anche farmi piacere." ribatte James, facendole scuotere la testa
con faccia rassegnata.
"Comunque sto facendo la pausa delle
10 in ritardo: oggi sto nel mio ufficio e l'ho saltata
perché stavo
rispondendo ad un datore di lavoro. Niente di tuo, mi spiace, troppo
presto"
"Andrò a piangere in un angolino!"
risponde Amber mentre si siede accanto a lui, e finalmente un sorriso
spunta sulle sue labbra.
"Sei fradicia, spero non ti
presenterai così alle aziende!"
"Non ti preoccupare,
non ti farò fare brutta figura!" esclama. Mentre ridono
Amber
si ritrova a guardare la pioggia; ha sempre amato osservare le gocce
che cadono, ma anche ritrovarsi a correre sotto agli scrosci: se
chiude gli occhi riesce a sentire la voce di Aaron o di una delle sue
mamme adottive che le grida di ritornare in casa, sente i loro passi
avvicinarsi e le loro braccia sollevarla da terra. Riesce anche a
sentire il suono dei singhiozzi che uscivano dalla sua gola quando la
costringevano a fare un bagno caldo, eliminando anche le ultime
tracce di acqua piovana che erano rimaste sul suo corpicino. Luis si
divertiva a rincorrerla sotto la pioggia, e ricorda che lo stesso
Alex la faceva sedere sul portapacchi della bicicletta e sfrecciava
con lei sfidando gli agenti atmosferici.
Comunque
prima di arrivare a Seattle non aveva mai visto così tanta
pioggia
in così poco tempo, senza contare i continui sbalzi di
temperatura e
di tempo che ci sono in una giornata.
"Un attimo fa c'era il
sole e, puf, ora piove: non ha senso!" commenta a voce
alta.
"Benvenuta a Seattle, donna dello Iowa!" esclama
lui in risposta, facendola ridere.
"Smettila di sottolineare
che non sono di qui!" esclama, ma ancora ride.
"Ok,
donna dello Iowa."
"Sciocco!" dice lei, dandogli un
lieve pugno sulla spalla, per poi alzarsi in piedi.
"La donna
bagnata dello Iowa ora torna dal fratello che ormai la crede
dispersa." spiega, e lui le fa un cenno di saluto. Sulla porta,
però, si ferma e si riaffaccia sul balcone:
"Comunque un
giorno mi devi dire il nome del trattamento sbiancante che hai usato.
Anche se so già che non me lo potrò mai
permettere." conclude,
per poi sparire subito. Aaron la osserva tornare e rimane sorpreso
quando la vede con una faccia decisamente rilassata.
Anche Jason
è rimasto a bocca aperta, poi ha sorriso tra sé
tra sé: quella
tipa è decisamente strana.
"Ciao" Jo si volta mentre sente Alex cingerle la vita e lo bacia.
"Ciao" gli risponde: "Che ci fai qui?"
"La Robbins, Lume di candela e il consiglio mi hanno convocato per discutere del mio ritorno." le risponde, per poi baciarla di nuovo: "Tu a che ora esci?" continua.
"Tra due ore, se non arrivano emergenze."
"Vai tu a prendere Katie, allora?" le chiede, e la vede annuire.
"Esce alle quattro, vero? Se i piani cambiano chiamo Amber, sai che le piace passare il tempo con quella piccoletta. Anzi, l'avvocato quando lo incontriamo?"
"Quando esco vado dai nonni Torrance, dovrebbe essere lì per le quattro e mezza."
"Perfetto. Fammi sapere come è andata."
"Appena
torno a casa." conclude lui, per poi darle un ultimo bacio e
scappare via.
Alle
quattro in punto Jo si trova davanti al cancello della scuola di
Caitlin e sta scrutando i volti dei bambini che escono correndo,
ansiosa di incrociare quello della sua piccola. La nota qualche
minuto dopo: sta camminando di fianco ad un bambino dalla pelle
scura, il quale poco dopo la saluta e sale su uno dei pullmini
arancioni fermi davanti all'ingresso. A quel punto Katie comincia a
guardarsi attorno e i suoi occhoni azzurri si illuminano non appena
incrociano quelli della Wilson. Le sue gambette cominciano a correre
nella sua direzione e presto la bambina si tuffa tra le braccia di
Jo, la quale la solleva e la stringe a sé: se avesse
assistito ad
una scena del genere qualche mese fa avrebbe guardato la donna e sua
figlia molto male, chiedendosi che senso ha salutarsi in modo
così
esagerato, visto che si sono lasciate solo poche ore prima. Diventare
madre fa cambiare prospettiva.
"Ehi, come è andata oggi?"
le chiede.
"Bene. Ho giocato a calcio con Hook e altri
bambini. Ho anche fatto un goal e una volta ho preso la traversa. E
un'altra ho fatto fare un goal a Hook."
"Wow, brava!"
commenta l'altra con entusiasmo, mentre pensa che non sapeva che
Katie amasse giocare a calcio. Quanti sono gli aspetti che ancora non
conosce di quella dolce bambina? Sa che sono tanti, ma non vede l'ora
di scoprirli tutti, poco a poco.
"Ti va una merenda super
enorme?" le chiede poi Jo, e la vede annuire con vigore.
"Con
i dolci di Amber?? E se andiamo a prendere il pane al panificio buono
e poi andiamo a giocare al parco??"
"E i compiti quando
li fai?!" obietta la Wilson, senza ricordare che la piccola ha
sempre la risposta pronta:
"Prima di cena, tanto ci metto
pochissimissimo! Daiiiii" la supplica guardandola con i suoi
enormi occhi color del mare. La donna sospira, al che la piccola
esclama: "Yee!!!", per poi scendere dalle sue braccia e
correre via, entusiasta. Jo la guarda: ci è rimasta si
sasso, si
stupisce ancora per l'enorme energia che ha sempre quella piccoletta.
Inoltre, si è resa conto di quanto Caitlin la conosca bene.
Forse
questo fa parte del pacchetto 'voglio diventare la tua
mamma'.
Sorride e comincia a rincorrerla, gridandole di fermarsi:
quando la raggiunge la afferra per la vita e le dà un grande
bacio
su una guancia, poi la prende per mano e assieme riprendono a
camminare. Come madre e figlia.