Se telefonando…
Caroline chiude il pc tirando un profondo respiro e si alza dal letto,
sobbalzando poi quando trova il proprio riflesso devastato nello specchio.
Non è da lei ridursi così come se un treno l’avesse investita, non è da lei
perdere il controllo dei rapporti, delle situazioni.
Con movimenti precisi e la fierezza di chi non si vergogna di essere caduta
inizia a rimuovere il trucco con una salvietta e si accorge che lo stupido
tizio figo con cui ha pomiciato, prima di litigare con Stefan, le ha lasciato
un vistoso segno sul collo.
Sospira valutando la gravità del livido violaceo e getta la salvietta nel
cestino con stizza per poi accendere l'acqua della doccia.
Tutto quello che vorrebbe fare è chiamare proprio
l’unica persona che ha deciso di tagliare fuori e raccontargli di come il suo
delicatissimo collo sia stato marchiato da un deficiente tutto muscoli e che
ora dovrà fare un'accurata ricerca sui rimedi per attenuare il pesto prima che
ricomincino i corsi.
Un altro sospiro mentre entra in doccia e ripensa alle parole delle sue
amiche.
Elena ha perdonato lei, ha perdonato Stefan e
allora perché non le riesce fare lo stesso?
Perché Caroline infondo non ha perdonato se stessa
e lui è il promemoria vivente del suo sbaglio.
E come se non bastasse Stefan pensa che baciandola
possa rimediare.
Chiude gli occhi reprimendo la rabbia, lasciando che l’acqua scorra a
calmare le sue inquietudini.
Quello scemo non sa proprio comportarsi a volte.
Ma Bonnie ed Elena hanno ragione, l’unico modo - se lei davvero vuole
recuperare - è ripartire da zero e lui almeno ha provato in qualche modo a fare
un passo, certo confuso, sconsiderato, ma se lei non lo aiuta
non andranno molto lontano.
Così una volta lavata via quella notte di pianti, di rabbia e follie esce
dalla doccia e tornata in camera afferra il telefono sedendosi sul letto.
Esita un attimo, ma poi si fa coraggio e scorre la rubrica trovando il nome
di Stefan.
È incerta se chiamarlo o scrivergli, ma starà dormendo visto
che non regge l’alcool è meglio scrivergli, così valuterà attentamente
le sue richieste.
"Ho bisogno di
parlarti, dove possiamo vederci?"
Può andare.
Inviato.
Andata.
Si lascia andare sul letto fissando il soffitto. Ora non le resta che
aspettare.
***
Quando gli occhi abbottonati di Stefan si aprono, vengono
colpiti dalla luce del giorno filtrante dalle finestre della stanza che
condivide con altri tre suoi amici per le vacanze di primavera più orribili di
sempre.
Ok sono le sue prime vacanze quindi non ha molto con cui paragonarle, ma
hanno fatto decisamente schifo.
Si stropiccia gli occhi desideroso di rimanere a
letto insieme al mal di testa che gli ricorda come lui non sia decisamente il
tipo da sbronze e bravate, ma poi un trillo del telefono lo induce a
girarsi per afferrarlo.
Non lo trova sul comodino e realizza con orrore che è nella tasca dei
pantaloni - su cui ricorda vagamente di aver vomitato - abbandonati da qualche
parte sul pavimento.
Alla fine lo raggiunge e risponde a suo fratello trovandosi la bocca
impastata e la voce che fatica ad uscire.
-Dimmi-
-Uh che bella
voce da oltretomba...ti sei sbronzato fratellino-
-Ah ah-
-Non è da te dormire fino a tardi...-
-Mm…non sono da me tante cose ma le faccio comunque-
-Questa sì che è una risposta degna
del cognome che porti…sono fiero di te-
-Mi hai chiamato….esattamente per cosa?-
-Per comunicare al mio fratellino
ubriacone che dovrà venire a farsi prendere le misure per l’abito che ti ho scelto stamattina -
-Ma che bravo ...che altro c'è? Altrimenti torno a
dormire-
-Non vuoi nemmeno sapere di che
colore te l’ho preso?-
-Hai battuto la testa di recente?-
-E’ antracite, risalta le sfumature
dei tuoi occhi...volevo sentire Caroline ma..-
-Quanto sei stronzo!-
-Ma come… io mi preoccupo per mio
fratello e tu mi tratti così? Dove è finito il rispetto per il maggiore?-
-Dam...sei pessimo come fratello maggiore-
-Dal tono velatamente risentito deduco
tu abbia fatto qualche cazzata-
-Succede di solito quando seguo un tuo consiglio-
-Non essere acido Steffy
e dimmi che è successo-
-Ho baciato Caroline….e lei mi ha schiaffeggiato-
Damon, seduto alla sua scrivania intento a
giocherellare con una penna, per poco non ribalta dalla poltrona in pelle di
suo padre.
-Non ridere!!-
-Io ti do i consigli, ma non posso
fare il lavoro per te…tipo insegnarti a baciare-
-Sto per riattaccare, ora scusa ma vado a imbottirmi di aspirina-
Mentre Damon se la ride di gusto, Stefan sbuffa spazientito.
-Sono certo che questo comunque
smuoverà la situazione-
-Intanto ha smosso la mia mascella…ti saluto-
Si salutano e il corvino non può resistere alla tentazione di scrivere a
Elena per commentare la cosa.
Quando Stefan chiude la chiamata vede, tra i vari
messaggi, uno in particolare che lo fa riprendere di botto e cautamente
risponde.
"Che ne dici della nostra
caffetteria domani quando rientriamo al college?"
Lascia cellulare sul letto e si butta in doccia, poco dopo arriva la
risposta che gli alleggerirà il cuore.
"Di sabato fanno i muffin alla
cannella e panna ...quindi direi che è perfetto"
E sorriderà quando intuirà che Caroline è disposta a fare un piccolo passo.
***
Elena passa il sabato pomeriggio a sistemare le sue cose al dormitorio dopo
aver ascoltato, per un'ora, il resoconto del fatidico incontro tra Stefan e
Caroline. E non ha resistito alla tentazione di scrivere a Damon per sapere se
fosse stato aggiornato.
Adesso si trova sdraiata sul letto, le ultime maglie da piegare e un
sorriso a trentadue denti mentre giocherella con una cioccia di capelli,
sospirando contro il cellulare.
-Le mie tattiche funzionano sempre-
-Damon si è preso uno schiaffo-
-Ma ora hanno fatto pace e finalmente
potranno ricominciare le avventure di Ken e Barbie-
Elena ride.
Non potrebbe fare altrimenti quando lo sente e lui è tutto allegro e
contento di parlare con lei.
-Ma così è più noioso, ora che si sono riappacificati
non possiamo più spettegolare sui loro battibecchi-
-Senti senti...anche
la piccola e candida Gilbert nasconde un animo crudele-
-Ehi, non sono crudele!-
-Comunque non temere, sono certo che
troveranno qualcosa su cui bisticciare-
-Mm vedremo...-
-E tu dove sei ragazzina?-
-Sul letto, ma ora devo alzarmi e andare con Bonnie in centro a comprare il
necessario per la festa di domani-
-Che festa? Dovresti studiare invece
di stare sempre a folleggiare!-
-Scusa papino non credevo di doverti chiedere il permesso...in ogni caso è la
festa delle lanterne-
C’è un attimo di silenzio, come se la comunicazione di Elena fosse caduta
nel vuoto.
-Ehi...-
-L’età massima è cinque anni? Potrei portare
Lily-
-Cretino...è una tradizione qui al college!-
-Oh non ne dubito...ottime
scuse per rimorchiare le ragazzine romantiche-
-Quando hai finito di fare il guastafeste
proseguiamo...-
-Per cosa la accendi la lanterna?-
-Non lo so....c’è un motivo per cui accenderla?-
-Mia madre diceva sempre questa cosa…
che se uno la costruisce per farla volare può legare alla lanterna un desiderio,
una speranza-
Stavolta è Elena a rimanere in silenzio perché Damon non parla mai di sé o
di sua madre a meno che l’occasione non sia d’obbligo
per ricordarla. E sorride, stavolta timida, peccato che lui non possa vedere
quel bagliore nelle iridi scure commosse per la voce fintamente neutra, quando
lei sente benissimo le note fragili e i sospiri carichi di nostalgia del
ragazzo.
E il suo piccolo cuore emozionato si stringe un po' di più.
-Allora ne terrò di conto...qual era l’occasione?-
-Di cosa-
-In cui tua madre ti parlava delle lanterne-
-Quando ero piccolo a Mystic Falls la festa d’estate non era solo il falò dei liceali, ma
era la notte delle lanterne...-
-Me la ricordo, ma hanno smesso di far volare le lanterne quando io avevo 12 anni per un brutto incidente con alcune che hanno preso
fuoco…-
-Lei amava molto questa festa e mi
portava sempre ogni anno finché abbiamo vissuto a Mystic Falls...-
-Facevate insieme le lanterne?-
-Si mi obbligava a colorarla di
azzurro, come i nostri occhi diceva....tutti
partecipavano, ricordo i ragazzi più grandi che corteggiavano le femmine-
Elena scoppia a ridere felice sia del fatto che
lui stia condividendo con lei così tante cose di sé, sia per come le racconta.
-Ti fa tanto ridere?-
-No è che ...hai detto femmine con un tale disprezzo-
-Non mi piacevano....da
piccolo-
-Ottima precisazione Salvatore-
-Le mie compagne alle elementari erano insopportabili...come
la sorella di Klaus-
-Ma se lei è più piccola di te! Quanto mai l’avrai frequentata…e comunque
non era male, fino alle medie almeno-
-C’era solo una bambina...che mi aveva colpito-
-Ah si?-
La curiosità di Elena si accende ancora di più.
-Ricordo solo che giocava con una
palla e aveva le codine-
-Come tutte le bambine-
-Mi pare che vivesse...-
-Ehi Lena, sei pronta?-
La voce di Bonnie irrompe nella stanza, facendo capolino da dietro la
porta.
-Sì eccomi-
Si tira seduta sul letto.
-Devi andare-
-Già-
-Beh buona caccia allora matricola-
Lo saluta sotto lo sguardo attento di una Bonnie più che intenzionata a
torchiarla di domande.
***
Sabato mattina.
Caroline è arrivata in
anticipo e sbuffa per questa sua mossa sbagliata, così decide di rimanere al di là della strada attendendo che arrivi Stefan. Non può
far vedere che lo sta aspettando, gli darebbe troppo “potere” e così sorveglia
con pazienza l’ingresso del caffè molleggiando sul posto e arricciandosi una
ciocca bionda.
Sì, è agitata e anche
molto, perché le cose -quando sono importanti davvero- non ti lasciano
indifferente e Caroline ci tiene a Stefan, le preme recuperare quanto perduto.
E per quanto sia la prima a ricordare sempre agli altri che non bisogna
“preoccuparsi” ma “occuparsi” delle cose, adesso una paura di
fondo le striscia sotto pelle.
Sospira guardando
l’ora, ormai dovrebbe essere arrivato.
-Beccata Miss-le-donne-devono-farsi-attendere-
Sobbalza colta alla
sprovvista dalla roca voce del suo amico sbucato
scorrettamente -dirà lei- alle sue spalle.
Stefan, solito ciuffo e
mani nelle tasche dei jeans, la osserva divertito.
-Davvero spiritoso
Salvatore, noto che l’influsso negativo di Damon aleggia su di te-
-Dai puoi dirlo che ti
ho sorpresa-
Caroline incrocia le
braccia sotto al seno mentre le sue guance si colorano
di rosso contro la sua volontà, nel tentativo di mantenere una certa aplomb.
-Andiamo? Ho fame-
-Dopo di te-
Con un gesto le indica
il locale dall’altra parte della strada e attraversano in un silenzio denso di
timori e speranze.
-Care io….mi dispiace
sono un idiota-
-Puoi dirlo….come ti è venuto in mente di baciarmi?-
-E’ che, tutta questa situazione
mi confonde e io…io non so…non dovevo seguire i
consigli di Damon-
-Ah! Lo sapevo!-
Caroline punta il menù
verso Stefan fiera di sé e un attimo dopo lo riabbassa mentre vede arrivare la
cameriera.
Il contegno prima di
tutto.
Dopo che la ragazza ha
preso l’ordine, lo sguardo verde implorante torna sulla sua amica, che di
contro tortura il lembo della tovaglietta di carta colorata, con impresso il
nome del caffè.
-Puoi perdonarmi?-
-E’ difficile Stefan-
-Lo so, credimi lo so-
E di nuovo uno strano
silenzio piomba tra di loro.
Quando finalmente, a
metà del muffin con le labbra inumidite dal doppio frappuccino
dal nome impronunciabile, Caroline alza gli occhioni azzurri su Stefan, capisce
che infondo non ci sono molte cose da dire se non la voglia e lo sforzo di
ripartire insieme.
-Allora…lo hai comprato
l’abito per il matrimonio? Oh no aspetta, Elena mi ha
detto che lo ha scelto Damon sono già preoccupata-
Sventola una mano con
fare teatrale rubando un sorriso a Stefan e alleggerendolo di un peso che lo stava
letteralmente schiacciando.
-Quindi....siamo ancora amici?-
La ragazza muta
espressione presa in contro piede; Elena ha ragione i
Salvatore hanno questa strana capacità di destabilizzarti. Abbassa lo sguardo
che si vela di amarezza per brevi istanti per poi tornare fiero sugli occhi
verdi, carichi di attesa, del suo amico.
-Mi manchi Stef, ho bisogno del mio migliore amico….quindi ripartiamo
da zero-
E il volto del ragazzo si illumina, non è tipo da grandi sorrisoni,
ma Caroline conosce bene quella luce negli occhi chiari quando qualcosa lo
tocca profondamente.
Si schiarisce la voce
sentendo sciogliersi il groviglio di tensione e paure stretto attorno al cuore.
-Lo ha preso antracite-
Lei invece si lascia
sfuggire un sorriso che è un misto tra l’imbarazzo e
la felicità, Stefan le ha appena confermato che sì, anche lui ha bisogno di
lei.
Recupera la sua
proverbiale compostezza.
-Antracite? Ho bisogno
di vederlo, non credo che tuo fratello sappia definire i colori delle stoffe...e poi perché di questo colore? Non poteva prenderlo blu?
Oh no immagino che blu se lo sia preso per sé, anche
se dovreste essere vestiti uguali insomma siete i testimoni…-
E tra un muffin e una
risata, Stefan resta in un tranquillo silenzio riempito dalla voce squillante
che gli era tanto mancata.
****
Quando
Damon chiude la conversazione con Elena ha ancora un
sorriso compiaciuto stampato in volto e non si accorge di Ric
poggiato contro lo stipite della porta.
-Era
Elena?-
-Dio
Ric...non si bussa più?-
Lo
zio del ragazzo alza un sopracciglio e si stacca dallo stipite.
-La
senti spesso ultimamente-
-Che
fai mi spii?-
-Deduco
che stiate diventando…intimi-
-Avevi
bisogno di qualcosa?-
Damon
conosce suo zio, così come conosce bene le tecniche di
evasione da discorsi scomodi in stile Salvatore, ma capisce che non potrà
evitare per sempre quella conversazione.
-Che
stai combinando con Elena?-
-Non
sono affari tuoi-
-L’hai
baciata….devo ricordarti che ha 19 anni e tu hai una
figlia?-
Gli
occhi azzurri si piantano risoluti in quelli di suo zio.
-Siamo
amici, non c’è altro-
-Non
prendermi in giro-
-Non
ho intenzione di parlarne, Elena è mia amica, sai di quelle che non ti
giudicano-
Si
alza dalla sedia agitando le mani, allusivo.
-Damon
finirete per farvi male-
-Nessuno
farà niente, ho avuto un attimo di debolezza in cui mi sono lasciando andare,
vuoi sentirti dire questo? Va bene, le starò alla larga-
-Non
ho detto questo...ti chiedo di stare attento, lei è
una ragazzina, tu no. Regolati di conseguenza-
Poche
parole, dritte al punto.
Potrebbe
quasi sembrare più il fratello di suo padre invece che di sua madre.
Sospira
pesantemente mentre lo osserva uscire dallo studio e reprime l’impulso di
colpire qualcosa.
Perché
ha ragione.
Ha
trovato in lei il conforto di cui ha bisogno, ma Elena
è appena una donna che si affaccia ora alla vita, che cambierà idea altre mille
volte su ciò che vuole, su quello che cerca, su dove andrà dopo il college; la
sua è una strada tutta da scoprire mentre lui….la sua vita ormai è scritta.
Ha
una figlia da crescere, a cui garantire stabilità e
serenità, che ha perso già molto senza ancora nemmeno saperlo e lui deve essere
attento, delicato nell’introdurre nella sua giovane vita altre variabili.
Sì
Damon è padre e uomo, ma ha ancora così tanto da
imparare e suo zio vuole fargli capire proprio questo.
Ed
ecco che quel barlume di gioia apparsa poco prima, sul suo volto niveo,
sparisce inghiottita dall’ombra amara della realtà.
***
Il
periodo pre-esami è piuttosto frenetico e intenso
tanto che Elena non riesce nemmeno a trovare il tempo per turbarsi e domandarsi
come mai senta Damon meno del solito.
Ignora
il problema mentre corre per i corridoi post colazione per raggiungere il
gruppo di studio che l’aspetta, è in ritardo -di
nuovo- perché ha studiato tutta la notte; un cappuccino in una mano e la
tracolla carica di appunti appesa alla spalla quando il cellulare inizia a
squillare.
-Dannazione...pronto?-
-Ehi Elena ciao-
-Ehi
Stef! Come va?-
-Ansiato, stanco...insomma la condizione che condividiamo-
-Sì
lo immagino-
-Senti volevo dirti una cosa perché poi
finirò per scordarmene dato che gli esami finali si
avvicinano-
-Dimmi-
-Il 28 maggio è il compleanno di Damon-
Elena,
pronta ad aprire la porta che annette al cortile interno dove si trova coi compagni, si blocca di colpo.
-Oh,
non lo sapevo-
Lo
constata con una certa amarezza.
-Pensavo di fare una cena...ovviamente
nel week end in cui saremo tutti rientrati-
-Certo-
-Dato che Ric sta
impazzendo dietro al matrimonio puoi darmi una mano te?-
-Va
bene-
-Così mio fratello non si arrabbierà-
-Perché
dovrebbe vuoi organizzarli una cena con gli amici…-
Riprende
a camminare.
-Mmm…in effetti conoscendolo non
gradirebbe, odia queste cose-
-Non è per quello ma…da quando nostra madre
si è aggravata negli ultimi anni Damon non ama
festeggiare...-
-Oh…no certo, ho capito-
-Allora conto su di te-
Lo
saluta cercando di nascondere quella piccola voragine apertasi al centro del
suo petto.
Il
compleanno di Damon, non si era mai curata di sapere quando fosse nato.
Che
poi Damon le ha sempre dato l’idea dell’inverno e invece è nato a primavera.
Questo
porta inevitabilmente alla questione successiva: cosa regalargli? Non è certo
tipo da regali, da biglietti che suonano quando li apri o da candeline.
E
improvvisamente tutta l’ansia per gli esami è stata sostituita dal disagio da
compleanno.
Ciao
a tutte!!
Rieccomi qua con un capitolo un po’
riempitivo che finalmente da una svolta al rapporto tra Caroline e Stefan.
Dopo tutto il caos creatosi tra loro capiscono che l’unica
cosa sensata da fare è ripartire da zero, per recuperare l’amicizia che adesso
è la cosa che veramente conta per loro.
In
questo capitolo inoltre le interazioni dei personaggi avvengono spesso al
telefono visto che si trovano tutti in posti diversi e
questo era l’unico modo per farli comunicare, anche perché siamo nel pieno
periodo di studio intenso, a Maggio in America è il periodo dei finals, gli esami di fine corso.
E
scopriamo un altro elemento importante, il compleanno di Damon.
Vedremo
poi quando si ritroveranno tutti insieme come Damon
affronterà Elena alla luce della conversazione con Ric.
Mi
scuso per il ritardo e ringrazio chiunque legga e recensisca la mia storia!
Baci
Eli