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Autore: eli_s    27/09/2015    3 recensioni
Talvolta dobbiamo camminare sulla propria strada sfiorando inconsapevolmente ciò a cui siamo destinati.
Piccolo tentativo Delena di raccontare come si sono girati attorno per un po' prima di trovarsi davvero.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se telefonando…

 

 

 

Caroline chiude il pc tirando un profondo respiro e si alza dal letto, sobbalzando poi quando trova il proprio riflesso devastato nello specchio.

Non è da lei ridursi così come se un treno l’avesse investita, non è da lei perdere il controllo dei rapporti, delle situazioni.

 

Con movimenti precisi e la fierezza di chi non si vergogna di essere caduta inizia a rimuovere il trucco con una salvietta e si accorge che lo stupido tizio figo con cui ha pomiciato, prima di litigare con Stefan, le ha lasciato un vistoso segno sul collo.

Sospira valutando la gravità del livido violaceo e getta la salvietta nel cestino con stizza per poi accendere l'acqua della doccia.

 

Tutto quello che vorrebbe fare è chiamare proprio l’unica persona che ha deciso di tagliare fuori e raccontargli di come il suo delicatissimo collo sia stato marchiato da un deficiente tutto muscoli e che ora dovrà fare un'accurata ricerca sui rimedi per attenuare il pesto prima che ricomincino i corsi.

 

Un altro sospiro mentre entra in doccia e ripensa alle parole delle sue amiche.

Elena ha perdonato lei, ha perdonato Stefan e allora perché non le riesce fare lo stesso?

Perché Caroline infondo non ha perdonato se stessa e lui è il promemoria vivente del suo sbaglio.

E come se non bastasse Stefan pensa che baciandola possa rimediare.

 

Chiude gli occhi reprimendo la rabbia, lasciando che l’acqua scorra a calmare le sue inquietudini.

Quello scemo non sa proprio comportarsi a volte.

 

Ma Bonnie ed Elena hanno ragione, l’unico modo - se lei davvero vuole recuperare - è ripartire da zero e lui almeno ha provato in qualche modo a fare un passo, certo confuso, sconsiderato, ma se lei non lo aiuta non andranno molto lontano.

 

Così una volta lavata via quella notte di pianti, di rabbia e follie esce dalla doccia e tornata in camera afferra il telefono sedendosi sul letto.

Esita un attimo, ma poi si fa coraggio e scorre la rubrica trovando il nome di Stefan.

È incerta se chiamarlo o scrivergli, ma starà dormendo visto che non regge l’alcool è meglio scrivergli, così valuterà attentamente le sue richieste.

 

"Ho bisogno di parlarti, dove possiamo vederci?"

 

 

Può andare.

Inviato.

Andata.

 

Si lascia andare sul letto fissando il soffitto. Ora non le resta che aspettare.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Quando gli occhi abbottonati di Stefan si aprono, vengono colpiti dalla luce del giorno filtrante dalle finestre della stanza che condivide con altri tre suoi amici per le vacanze di primavera più orribili di sempre.

Ok sono le sue prime vacanze quindi non ha molto con cui paragonarle, ma hanno fatto decisamente schifo.

 

Si stropiccia gli occhi desideroso di rimanere a letto insieme al mal di testa che gli ricorda come lui non sia decisamente il tipo da sbronze e bravate, ma poi un trillo del telefono  lo induce a girarsi per afferrarlo.

Non lo trova sul comodino e realizza con orrore che è nella tasca dei pantaloni - su cui ricorda vagamente di aver vomitato - abbandonati da qualche parte sul pavimento.

 

Alla fine lo raggiunge e risponde a suo fratello trovandosi la bocca impastata e la voce che fatica ad uscire.

 

-Dimmi-

-Uh che bella voce da oltretomba...ti sei sbronzato fratellino-

-Ah ah-

-Non è da te dormire fino a tardi...-

-Mm…non sono da me tante cose ma le faccio comunque-

-Questa sì che è una risposta degna del cognome che porti…sono fiero di te-

-Mi hai chiamato….esattamente per cosa?-

-Per comunicare al mio fratellino ubriacone che dovrà venire a farsi prendere le misure per l’abito che ti ho scelto stamattina -

-Ma che bravo ...che altro c'è? Altrimenti torno a dormire-

-Non vuoi nemmeno sapere di che colore te l’ho preso?-

-Hai battuto la testa di recente?-

-E’ antracite, risalta le sfumature dei tuoi occhi...volevo sentire Caroline ma..-

-Quanto sei stronzo!-

-Ma come… io mi preoccupo per mio fratello e tu mi tratti così? Dove è finito il rispetto per il maggiore?-

-Dam...sei pessimo come fratello maggiore-

-Dal tono velatamente risentito deduco tu abbia fatto qualche cazzata-

-Succede di solito quando seguo un tuo consiglio-

-Non essere acido Steffy e dimmi che è successo-

-Ho baciato Caroline….e lei mi ha schiaffeggiato-

 

Damon, seduto alla sua scrivania intento a giocherellare con una penna, per poco non ribalta dalla poltrona in pelle di suo padre.

 

-Non ridere!!-

-Io ti do i consigli, ma non posso fare il lavoro per te…tipo insegnarti a baciare-

-Sto per riattaccare, ora scusa ma vado a imbottirmi di aspirina-

 

Mentre Damon se la ride di gusto, Stefan sbuffa spazientito.

 

-Sono certo che questo comunque smuoverà la situazione-

-Intanto ha smosso la mia mascella…ti saluto-

 

Si salutano e il corvino non può resistere alla tentazione di scrivere a Elena per commentare la cosa.

 

Quando Stefan chiude la chiamata vede, tra i vari messaggi, uno in particolare che lo fa riprendere di botto e cautamente risponde.

 

"Che ne dici della nostra caffetteria domani quando rientriamo al college?"

 

Lascia cellulare sul letto e si butta in doccia, poco dopo arriva la risposta che gli alleggerirà il cuore.

 

"Di sabato fanno i muffin alla cannella e panna ...quindi direi che è perfetto"

 

E sorriderà quando intuirà che Caroline è disposta a fare un piccolo passo.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Elena passa il sabato pomeriggio a sistemare le sue cose al dormitorio dopo aver ascoltato, per un'ora, il resoconto del fatidico incontro tra Stefan e Caroline. E non ha resistito alla tentazione di scrivere a Damon per sapere se fosse stato aggiornato.

Adesso si trova sdraiata sul letto, le ultime maglie da piegare e un sorriso a trentadue denti mentre giocherella con una cioccia di capelli, sospirando contro il cellulare.

 

-Le mie tattiche funzionano sempre-

-Damon si è preso uno schiaffo-

-Ma ora hanno fatto pace e finalmente potranno ricominciare le avventure di Ken e Barbie-

 

Elena ride.

Non potrebbe fare altrimenti quando lo sente e lui è tutto allegro e contento di parlare con lei.

 

-Ma così è più noioso, ora che si sono riappacificati non possiamo più spettegolare sui loro battibecchi-

-Senti senti...anche la piccola e candida Gilbert nasconde un animo crudele-

-Ehi, non sono crudele!-

-Comunque non temere, sono certo che troveranno qualcosa su cui bisticciare-

-Mm vedremo...-

-E tu dove sei ragazzina?-

-Sul letto, ma ora devo alzarmi e andare con Bonnie in centro a comprare il necessario per la festa di domani-

-Che festa? Dovresti studiare invece di stare sempre a folleggiare!-

-Scusa papino non credevo di doverti chiedere il permesso...in ogni caso è la festa delle lanterne-

 

C’è un attimo di silenzio, come se la comunicazione di Elena fosse caduta nel vuoto.

 

-Ehi...-

-L’età massima è cinque anni? Potrei portare Lily-

-Cretino...è una tradizione qui al college!-

-Oh non ne dubito...ottime scuse per rimorchiare le ragazzine romantiche-

-Quando hai finito di fare il guastafeste proseguiamo...-

-Per cosa la accendi la lanterna?-

-Non lo so....c’è un motivo per cui accenderla?-

-Mia madre diceva sempre questa cosa… che se uno la costruisce per farla volare può legare alla lanterna un desiderio, una speranza-

 

Stavolta è Elena a rimanere in silenzio perché Damon non parla mai di sé o di sua madre a meno che l’occasione non sia d’obbligo per ricordarla. E sorride, stavolta timida, peccato che lui non possa vedere quel bagliore nelle iridi scure commosse per la voce fintamente neutra, quando lei sente benissimo le note fragili e i sospiri carichi di nostalgia del ragazzo.

E il suo piccolo cuore emozionato si stringe un po' di più.

 

-Allora ne terrò di conto...qual era l’occasione?-

-Di cosa-

-In cui tua madre ti parlava delle lanterne-

-Quando ero piccolo a Mystic Falls la festa d’estate non era solo il falò dei liceali, ma era la notte delle lanterne...-

-Me la ricordo, ma hanno smesso di far volare le lanterne quando io avevo 12 anni per un brutto incidente con alcune che hanno preso fuoco…-

-Lei amava molto questa festa e mi portava sempre ogni anno finché abbiamo vissuto a Mystic Falls...-

-Facevate insieme le lanterne?-

-Si mi obbligava a colorarla di azzurro, come i nostri occhi diceva....tutti partecipavano, ricordo i ragazzi più grandi che corteggiavano le femmine-

 

Elena scoppia a ridere felice sia del fatto che lui stia condividendo con lei così tante cose di sé, sia per come le racconta.

 

-Ti fa tanto ridere?-

-No è che ...hai detto femmine con un tale disprezzo-

-Non mi piacevano....da piccolo-

-Ottima precisazione Salvatore-

-Le mie compagne alle elementari erano insopportabili...come la sorella di Klaus-

-Ma se lei è più piccola di te! Quanto mai l’avrai frequentata…e comunque non era male, fino alle medie almeno-

-C’era solo una bambina...che mi aveva colpito-

-Ah si?-

 

La curiosità di Elena si accende ancora di più.

 

-Ricordo solo che giocava con una palla e aveva le codine-

-Come tutte le bambine-

-Mi pare che vivesse...-

-Ehi Lena, sei pronta?-

 

La voce di Bonnie irrompe nella stanza, facendo capolino da dietro la porta.

 

-Sì eccomi-

 

Si tira seduta sul letto.

 

-Devi andare-

-Già-

-Beh buona caccia allora matricola-

 

Lo saluta sotto lo sguardo attento di una Bonnie più che intenzionata a torchiarla di domande.

 

 

 

 

***

 

 

Sabato mattina.

 

Caroline è arrivata in anticipo e sbuffa per questa sua mossa sbagliata, così decide di rimanere al di là della strada attendendo che arrivi Stefan. Non può far vedere che lo sta aspettando, gli darebbe troppo “potere” e così sorveglia con pazienza l’ingresso del caffè molleggiando sul posto e arricciandosi una ciocca bionda.

Sì, è agitata e anche molto, perché le cose -quando sono importanti davvero- non ti lasciano indifferente e Caroline ci tiene a Stefan, le preme recuperare quanto perduto. E per quanto sia la prima a ricordare sempre agli altri che non bisogna “preoccuparsi” ma “occuparsi” delle cose, adesso una paura di fondo le striscia sotto pelle.

 

Sospira guardando l’ora, ormai dovrebbe essere arrivato.

 

-Beccata Miss-le-donne-devono-farsi-attendere-

 

Sobbalza colta alla sprovvista dalla roca voce del suo amico sbucato scorrettamente -dirà lei- alle sue spalle.

Stefan, solito ciuffo e mani nelle tasche dei jeans, la osserva divertito.

 

-Davvero spiritoso Salvatore, noto che l’influsso negativo di Damon aleggia su di te-

-Dai puoi dirlo che ti ho sorpresa-

 

Caroline incrocia le braccia sotto al seno mentre le sue guance si colorano di rosso contro la sua volontà, nel tentativo di mantenere una certa aplomb.

 

-Andiamo? Ho fame-

-Dopo di te-

 

Con un gesto le indica il locale dall’altra parte della strada e attraversano in un silenzio denso di timori e speranze.

 

-Care io….mi dispiace sono un idiota-

-Puoi dirlo….come ti è venuto in mente di baciarmi?-

-E’ che, tutta questa situazione mi confonde e io…io non so…non dovevo seguire i consigli di Damon-

-Ah! Lo sapevo!-

 

Caroline punta il menù verso Stefan fiera di sé e un attimo dopo lo riabbassa mentre vede arrivare la cameriera.

Il contegno prima di tutto.

Dopo che la ragazza ha preso l’ordine, lo sguardo verde implorante torna sulla sua amica, che di contro tortura il lembo della tovaglietta di carta colorata, con impresso il nome del caffè.

 

-Puoi perdonarmi?-

-E’ difficile Stefan-

-Lo so, credimi lo so-

 

E di nuovo uno strano silenzio piomba tra di loro.   

 

Quando finalmente, a metà del muffin con le labbra inumidite dal doppio frappuccino dal nome impronunciabile, Caroline alza gli occhioni azzurri su Stefan, capisce che infondo non ci sono molte cose da dire se non la voglia e lo sforzo di ripartire insieme.

 

-Allora…lo hai comprato l’abito per il matrimonio? Oh no aspetta, Elena mi ha detto che lo ha scelto Damon sono già preoccupata-

 

Sventola una mano con fare teatrale rubando un sorriso a Stefan e alleggerendolo di un peso che lo stava letteralmente schiacciando.

 

-Quindi....siamo ancora amici?-

 

La ragazza muta espressione presa in contro piede; Elena ha ragione i Salvatore hanno questa strana capacità di destabilizzarti. Abbassa lo sguardo che si vela di amarezza per brevi istanti per poi tornare fiero sugli occhi verdi, carichi di attesa, del suo amico.

 

-Mi manchi Stef, ho bisogno del mio migliore amico….quindi ripartiamo da zero-

 

E il volto del ragazzo si illumina, non è tipo da grandi sorrisoni, ma Caroline conosce bene quella luce negli occhi chiari quando qualcosa lo tocca profondamente.

Si schiarisce la voce sentendo sciogliersi il groviglio di tensione e paure stretto attorno al cuore.

 

-Lo ha preso antracite-

 

Lei invece si lascia sfuggire un sorriso che è un misto tra l’imbarazzo e la felicità, Stefan le ha appena confermato che sì, anche lui ha bisogno di lei.

Recupera la sua proverbiale compostezza.

 

-Antracite? Ho bisogno di vederlo, non credo che tuo fratello sappia definire i colori delle stoffe...e poi perché di questo colore? Non poteva prenderlo blu? Oh no immagino che blu se lo sia preso per sé, anche se dovreste essere vestiti uguali insomma siete i testimoni…-

 

E tra un muffin e una risata, Stefan resta in un tranquillo silenzio riempito dalla voce squillante che gli era tanto mancata.

 

 

 

 

****

 

 

 

Quando Damon chiude la conversazione con Elena ha ancora un sorriso compiaciuto stampato in volto e non si accorge di Ric poggiato contro lo stipite della porta.

 

-Era Elena?-

-Dio Ric...non si bussa più?-

 

Lo zio del ragazzo alza un sopracciglio e si stacca dallo stipite.

 

-La senti spesso ultimamente-

-Che fai mi spii?-

-Deduco che stiate diventando…intimi-

-Avevi bisogno di qualcosa?-

 

Damon conosce suo zio, così come conosce bene le tecniche di evasione da discorsi scomodi in stile Salvatore, ma capisce che non potrà evitare per sempre quella conversazione.

 

-Che stai combinando con Elena?-

-Non sono affari tuoi-

-L’hai baciata….devo ricordarti che ha 19 anni e tu hai una figlia?-

 

Gli occhi azzurri si piantano risoluti in quelli di suo zio.

 

-Siamo amici, non c’è altro-

-Non prendermi in giro-

-Non ho intenzione di parlarne, Elena è mia amica, sai di quelle che non ti giudicano-

 

Si alza dalla sedia agitando le mani, allusivo.

 

-Damon finirete per farvi male-

-Nessuno farà niente, ho avuto un attimo di debolezza in cui mi sono lasciando andare, vuoi sentirti dire questo? Va bene, le starò alla larga-

-Non ho detto questo...ti chiedo di stare attento, lei è una ragazzina, tu no. Regolati di conseguenza-

 

Poche parole, dritte al punto.

Potrebbe quasi sembrare più il fratello di suo padre invece che di sua madre.

Sospira pesantemente mentre lo osserva uscire dallo studio e reprime l’impulso di colpire qualcosa.

Perché ha ragione.

 

Ha trovato in lei il conforto di cui ha bisogno, ma Elena è appena una donna che si affaccia ora alla vita, che cambierà idea altre mille volte su ciò che vuole, su quello che cerca, su dove andrà dopo il college; la sua è una strada tutta da scoprire mentre lui….la sua vita ormai è scritta.

Ha una figlia da crescere, a cui garantire stabilità e serenità, che ha perso già molto senza ancora nemmeno saperlo e lui deve essere attento, delicato nell’introdurre nella sua giovane vita altre variabili.

 

Sì Damon è padre e uomo, ma ha ancora così tanto da imparare e suo zio vuole fargli capire proprio questo.

 

Ed ecco che quel barlume di gioia apparsa poco prima, sul suo volto niveo, sparisce inghiottita dall’ombra amara della realtà.

 

 

 

***

 

 

 

Il periodo pre-esami è piuttosto frenetico e intenso tanto che Elena non riesce nemmeno a trovare il tempo per turbarsi e domandarsi come mai senta Damon meno del solito.

Ignora il problema mentre corre per i corridoi post colazione per raggiungere il gruppo di studio che l’aspetta, è in ritardo -di nuovo- perché ha studiato tutta la notte; un cappuccino in una mano e la tracolla carica di appunti appesa alla spalla quando il cellulare inizia a squillare.

 

-Dannazione...pronto?-

-Ehi Elena ciao-

-Ehi Stef! Come va?-

-Ansiato, stanco...insomma la condizione che condividiamo-

-Sì lo immagino-

-Senti volevo dirti una cosa perché poi finirò per scordarmene dato che gli esami finali si avvicinano-

-Dimmi-

-Il 28 maggio è il compleanno di Damon-

 

Elena, pronta ad aprire la porta che annette al cortile interno dove si trova coi compagni, si blocca di colpo.

 

-Oh, non lo sapevo-

 

Lo constata con una certa amarezza.

 

-Pensavo di fare una cena...ovviamente nel week end in cui saremo tutti rientrati-

-Certo-

-Dato che Ric sta impazzendo dietro al matrimonio puoi darmi una mano te?-

-Va bene-

-Così mio fratello non si arrabbierà-

-Perché dovrebbe vuoi organizzarli una cena con gli amici…-

 

Riprende a camminare.

 

-Mmmin effetti conoscendolo non gradirebbe, odia queste cose-

-Non è per quello ma…da quando nostra madre si è aggravata negli ultimi anni Damon non ama festeggiare...-

-Oh…no certo, ho capito-

-Allora conto su di te-

 

Lo saluta cercando di nascondere quella piccola voragine apertasi al centro del suo petto.

 

Il compleanno di Damon, non si era mai curata di sapere quando fosse nato.

 

Che poi Damon le ha sempre dato l’idea dell’inverno e invece è nato a primavera.

Questo porta inevitabilmente alla questione successiva: cosa regalargli? Non è certo tipo da regali, da biglietti che suonano quando li apri o da candeline.

E improvvisamente tutta l’ansia per gli esami è stata sostituita dal disagio da compleanno.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!

 

Rieccomi qua con un capitolo un po’ riempitivo che finalmente da una svolta al rapporto tra Caroline e Stefan. Dopo tutto il caos creatosi tra loro capiscono che l’unica cosa sensata da fare è ripartire da zero, per recuperare l’amicizia che adesso è la cosa che veramente conta per loro.

 

In questo capitolo inoltre le interazioni dei personaggi avvengono spesso al telefono visto che si trovano tutti in posti diversi e questo era l’unico modo per farli comunicare, anche perché siamo nel pieno periodo di studio intenso, a Maggio in America è il periodo dei finals, gli esami di fine corso.

E scopriamo un altro elemento importante, il compleanno di Damon.

 

Vedremo poi quando si ritroveranno tutti insieme come Damon affronterà Elena alla luce della conversazione con Ric.

Mi scuso per il ritardo e ringrazio chiunque legga e recensisca la mia storia!

 

Baci

Eli

   
 
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