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Autore: Stellalontana    13/02/2009    1 recensioni
________Postato l'ultimo capitolo_________ Siamo giunti alla fine.
-Capisco- replicò Briseide. [...]-Allora è meglio se per questa volta sono io ad occuparmi di te- ridacchiò lei, baciandogli la fronte -sei d’accordo?-
-Come potrei non esserlo?- chiese allora Will, cercando di non perdere la presa sulla realtà.
Ma poi, non riuscendoci, la lasciò andare, e scoprì che in quel momento non importava poi così tanto.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo oot
Premessa: Saaaaalve... Siamo arrivati all'ottavo capitolo e siamo a più della metà della storia. Visto che ho terminato di scrivere i capitoli finali la pubblicazione sarà un po' più veloce, diciamo una volta a settimana, così ho il tempo di riguardarli. Può darsi che pubblichi anche due capitoli in una settimana, ma mi pare improbabile visto la mole di studio che incombe sulla mia povera testa... I capitoli saranno 14, perciò ne mancano ancora sei alla fine. Spero che resisterete fino all'ultimo. Grazie a chi leggerà e commenterà, e anche a chi darà soltanto un'occhiata.
Stellalontana


Capitolo otto



Briseide si tolse un ciuffo di capelli dagli occhi. Il sole faceva capolino da uno strato lattiginoso di foschia, che si era levata quella mattina presto, senza dare tregua. La nebbia avvolgeva il sentiero e gli alberi intorno. Briseide sentiva il braccio destro in fiamme, come se l’avesse immerso in una bacinella di acqua bollente. I lacci di cuoio che le cingevano il polso grattavano la sua pelle, e ogni volta che Seth spronava il cavallo lei veniva sospinta in avanti, rischiando ogni volta di perdere l’equilibrio. In cammino da quella mattina, da molto prima che il sole sorgesse dietro le colline, la colonna di briganti si snodava dietro il cavallo di Seth come tante ombre brumose. Briseide si guardò in torno, cercando di scorgere qualcosa nella nebbia che li avvolgeva. Ogni cavallo era stato munito di un sonaglio che tintinnava ogni volta che spostavano il capo. Il che accadeva molto spesso e tutto intorno si sentiva lo scampanellio dei sonagli. Chiunque li avesse visti li avrebbe presi per una comitiva di saltimbanchi e girovaghi. Seth aveva fornito spiegazioni ai primi Soldati della Polizia del Confine, che, avventurandosi oltre la loro giurisdizione si erano imbattuti nella comitiva. Aveva spiegato come sua sorella, Briseide stessa, fosse completamente matta, e che dovesse essere tenuta al guinzaglio notte e giorno, per non correre il pericolo che facesse del male agli altri oltre che a se stessa. Briseide non aveva mai sollevato la testa, osservando il terreno ai propri piedi, per tutto il tempo che si erano trovati davanti ai Soldati.
All’improvviso uno strattone più forte degli altri le fece perdere l’equilibro e, inciampando in una radice sporgente, cadde, trascinata all’istante in alto dallo strattone della corda di cuoio. Un rivolo di sangue caldo le colò dal polso fino al gomito, imbrattandole la veste strappata. Si lasciò scappare un mugolio di dolore. Sopra di lei sentì una risata sprezzante. Conosceva quella risata, era l’unica risata che sentiva ormai da due lunghissime settimane. Quindici maledettissimi giorni in compagnia di quei briganti, senza poter avvertire il padre che stava bene, senza notizie di Loretta e gli altri soldati di scorta, e soprattutto senza la speranza di poter mai rivedere Will. Briseide si rimise in piedi, mentre il sangue le imbrattava ancora la manica della veste. Una profonda ferita le solcava il dorso della mano e il polso. Pulsava e bruciava, e Briseide si sentiva le lacrime pungerle gli occhi. Vide Seth scendere da cavallo e sciogliere il nodo della corda dalla sella e strattonarla verso una roccia piatta depositata da chissà quanto tempo al limite del sentiero. I briganti scesero da cavallo, chi sbadigliando, chi massaggiandosi la schiena, chi bevendo dalle botticelle la birra scura. Briseide si sedette sulla roccia.
-Dovete stare più attenta- la rimproverò bonariamente Seth. -O vi farete male-
-Affari miei- sibilò Briseide. Seth non rispose al commento, ma sciolse il nodo che recideva la pelle della ragazza, tendendole il braccio nella presa forte della sua mano. Prese il coltello dalla cintura e strappò un pezzo del vestito di Briseide. Lei tentò di protestare, ma Seth la zittì con un sguardo gelido negli occhi cobalto. Pulì la ferita e la fasciò, gettando a terra la corda di cuoio.
-Adesso ascoltatemi bene- disse, fissandola -Non voglio legarvi di nuovo, ma voi dovete promettermi che non tenterete di scappare-
Briseide squadrò Seth, seduta ancora sulla roccia. Non rispose, ma distolse lo sguardo, imbronciata.
-Mia bella fanciulla,- cominciò allora Seth, prendendole il volto con la mano e costringendola a guardarlo negli occhi -non è un piacere per me tenervi legata- sospirò -e non credo che lo sia per voi camminare accanto al mio cavallo-
Briseide non rispose, mantenendo quello che credeva essere un dignitoso silenzio. Seth l’osservò per un lungo momento.
-Mia dolce fanciulla- sospirò alla fine -so che non è una passeggiata per voi, so che è molto tempo che vi tengo prigioniera, ma dobbiamo arrivare molto più a nord-
-E dove?- chiese Briseide, scostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi. Il brigante si inginocchiò davanti a lei. I suoi occhi cobalto vagarono sui suoi capelli spettinati, e sul suo vestito strappato. Briseide si sentì come se fosse nuda, davanti allo sguardo di quell’uomo. Si sentiva così a disagio quando la guardava in quel modo...
Seth si rialzò all’improvviso, come se qualcosa lo avesse morso. Briseide fece per alzarsi ma il braccio del brigante le intimò di rimanere seduta. Dalla sua posizione poteva vedere soltanto una striscia della strada, che si snodava dietro di loro, la parte di strada battuta che avevano appena percorso. La nebbia cominciava in quel momento a diradarsi. Il corpo di Seth era teso come la corda di un liuto (*), il suo volto una maschera di pietra. All’improvviso si rilassò, abbassando il braccio. Dalla strana provenne un vocio concitato.
-Girovaghi- lo sentì sussurrare, Briseide. La ragazza si alzò. Il brigante le tese un mantello che lei si allacciò al collo.
Lui le prese un braccio, stringendoglielo. -Non azzardatevi a fuggire. Non vi muovete o sarà peggio per voi- il brigante accennò al pugnale che teneva legato alla cintola. Briseide deglutì. Aveva già assaggiato quella lama, giorni addietro, quando Seth gliela aveva puntata alla gola, minacciandola. Sapeva che non l’avrebbe uccisa, ma tutto il coraggio che aveva cercato di trattenere se n’era andato immediatamente, alla vista della lama luccicante. Seth le strinse il braccio.

-Mi fate male- ringhiò Briseide. La stretta non diminuì.
-Fate silenzio- sillabò Seth senza guardarla. Briseide rivolse lo sguardo verso la strada. Adesso poteva vedere un carro, dalla copertura di tela bianca rattoppata in molti punti, tanto che sembrava un’accozzaglia di stoffe messe a caso, con due ronzini di color piombo che lo tiravano, ciondolando le teste dalle criniere spelacchiate. A cassetta viaggiavano tre figure vestite di rosso. Al centro un uomo con un gran cappello floscio da cui partivano due lunghe trecce di panno che gli scendevano fino alla cintola. Portava una lunga casacca rosso scuro, e sotto ad essa un paio di calzamaglie, infilate in ciabatte di cuoio. Ai due lati si trovavano due bambini di circa sei anni, vestiti di rosso chiaro, con due cappelli a punta, dalla lunga coda rosa che scendeva ad avvolgere le loro gole. Erano vestiti come l’adulto che cantava a squarciagola una canzone da osteria.
-... e l’hai voluta te la bella te-e-ela, il piatto tutto adorno e il pane ne-e-ro,
adesso te lo mangi e non fa’ sto-o-rie, sennò io te le suono quant’è ve-e-ro...- (*). Briseide storse il naso. La voce gracchiante dell’uomo faceva ridere i bambini, che fischiettavano lo stonato motivetto con gusto. Appena si trovarono davanti a Seth il cocchiere frenò i cavalli, smettendo di cantare.
-Ben trovati, amici- sorrise. Seth alzò un mano in segno di saluto.
-Salve- rispose -da che parte andate?- chiese. L’uomo alzò le spalle.
-Verso Teti, per portare la nostra arte- rispose. Squadrò Seth per un attimo, poi rivolse uno sguardo a Briseide. La ragazza cercò di non apparire troppo dismessa. Il mantello che le aveva dato Seth copriva il vestito strappato.
-Salve bella fanciulla- la salutò con un sorriso storto.
-A voi- rispose Briseide, cercando di non far tremare la propria voce. L’uomo si rivolse di nuovo a Seth.
-Siete sposati?- chiese. Il brigante sorrise in un modo che fece gelare il sangue nelle vene di Briseide.
-Sì- rispose, e nella sua voce la ragazza cole una nota di soddisfazione. Il cocchiere schioccò le labbra.
-Allora vi auguro tutta la felicità del mondo. E tanti figli!- aggiunse stringendo l’occhio a Seth. L’uomo rise, divertito, mentre alzava la mano verso l’altro. Questi spronò i cavalli e il carro ricominciò a muoversi. Briseide lo sentì continuare la stonata canzone.

*

Will si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte sudata. Guardò Astro, che cavalcava all’amazzone accanto a lui. Aveva la fronte aggrottata e la linea delle labbra era tesa e austera. Will sapeva che era arrabbiata con lui, ma non poteva farci nulla in quel momento. Avrebbe voluto sguainare la spada e stendere quelle due guardie che li seguivano come ombre, ma l’inconveniente era che proprio quelle ombre avevano le loro spade. Avevano requisito loro armi e vestiti oltre alle provviste che adesso erano agganciate alla sella dell’asino che li seguiva. Will sospirò. Fosse stato per lui avrebbe tentato di scappare, ma non voleva morire, non ancora almeno. Sapeva che entrare nel palazzo di Lyone avrebbe messo a dura prova la pazienza di Ashat, il primo ministro. Sorrise, al ricordo del suo passaggio dal palazzo un anno e mezzo prima. Ashat lo aveva beccato mentre manometteva i carrelli dei tunnel che portavano rifornimenti all’interno del palazzo e lo aveva portato al cospetto di re Lyone. Il re lo aveva guardato per un po’, poi senza ascoltare i consigli maligni di Ashat l’aveva liberato. Will sapeva che c’era qualcosa sotto, e che gatta ci covava, ma non aveva fatto certo storie quando Ashat aveva dovuto, suo malgrado, riconsegnargli spada e cavallo. Il pensiero di incontrare di nuovo Lyone lo metteva in agitazione. In quelli uomo c’era qualcosa che lo metteva in soggezione. Non aveva ancora capito dove aveva già visto quell’ uomo, ma sapeva di aver guai visto i suoi occhi di ghiaccio.
-Ehi, ragazzo!-  lo chiamò una delle due guardie. Will lo guardò da sopra la spalla.
-Che cosa vuoi?- chiese.
-Quanto tempo ci vuole per raggiungere Desra?- Will ridacchiò, accarezzandosi per un attimo il mento.
-Temo ancora un po’, miei signori- sospirò, -Non avendo avvertito il Re del mostro arrivo temo che.... -
-Chi ha detto che non l’abbiamo avvertito, ragazzo?- abbaio l’altra guardia. Astro si voltò verso Will, con l’espressione di che non ha capito una parola. Lui frenò il cavallo che si arrestò con un nitrito.
-Avete mandato un messaggero a Re Lyone?- chiese sconcertato Will. La guardia lo squadrò con area di sufficienza.
-Come è ovvio- replicò. Will alzò gli occhi al cielo. Non avrebbero certo trovato se fanfare ad aspettarli.
-È stato Guy ad inviarlo?- chiese. La guardia annuì. -Maledetto- sibilò Will.
Astro lo chiamò. -Che cosa c’è che non va nell’aver mandato un messaggio al re?-
Will aggrottò le sopracciglia. -Niente, se non mi conoscesse- rispose -Il problema è che Ashat, il primo ministro, prova un odio feroce nei miei confronti-
-E perché mai? Mi hai detto che è la prima volta che vai al palazzo- lo incalzò Astro con un espressione scettica. Will arrossì. Non voleva mentire ad Astro.
-Beh, io non...-
-Mi hai mentito- suppose allora la ragazza accigliandosi. Will sbuffò.
-Non ti ho mentito!- sbraitò, conficcando i talloni nei fianchi del cavallo, che nitrì con dolore. -Io... credo solo di aver omesso di metterti al corrente di certe... faccende del mio passato-
-Beh, credo che questo sia il momento più opportuno, no?- fece allora Astro, la voce intrisa di veleno. Will alzò di nuovo gli occhi al cielo. Le donne... pensò.
-Sono stato al palazzo di Desra, è vero. Quasi due anni fa, quando ancora ero un soldato che obbediva ciecamente ai comandi altrui. Ero stato incaricato di manomettere i carrelli che portavano il cibo all’interno della fortezza, con dei condotti sotterranei- sospirò, divertito al ricordo -Il mio buon udito mi avvertiva dei pericoli, ma preso com’ero dal mio compito, non sentii che le guardie mi avevano circondato. Ashat mi scovò nel cunicolo principale, mentre cercavo di fuggire e mi portò da Lyone-
-E come fai ad essere ancora qui, visto che Lyone ha la fama di essere spietato con i soldati dell’Aschart?- chiese ovvia Astro. Will non rispose subito, ma quando lo fece la ragazza sgranò gli occhi blu, e poi scoppiò a ridere.
-Oh, Will, hai una fortuna sfacciata!-
-Meno male qualcuno si diverte- ringhiò Will corrucciando le labbra. -Lyone mi lasciò andare perché riteneva che non fossi un pericolo. Era uno solo... non potevo certo manomettere tutti i carrelli. Guy mi aveva mandato là perché sperava che Lyone mi uccidesse. Ma gli è andata male, più di una volta- il volto di Will tornò serio.
Aveva una voglia matta di torcere il collo di Guy con le sue stesse mani, ma avrebbe dovuto aspettare ancora. Almeno finché non fosse tornato in Aschart. Si guardò intorno. Fumo saliva da ovest, dove il sole declinava dolcemente verso la sera. Si guardò indietro. Le due guardie confabulavano tra loro, ed ogni tanto ridacchiavano, guardando alternativamente lui o Astro. Will dentro di sé ringhiò di rabbia. Si morse la lingua per non parlare contro i due. Quando avrò finito questa pazza spedizione, pensò, vi toglierò la voglia di ridere tanto.
Quando tornò a guardare in avanti, aguzzando lo sguardo, vide tra la bruma della sera imminente una colonna di figure che avanzava velocemente verso di loro. Ci siamo, pensò. Si rivolse ad Astro e alle due guardie.
-Quella deve essere una colonna di soldati soleani- deglutì, sentendo l’ansia che lo prendeva alla bocca dello stomaco -Siate naturali- sibilò. Astro avvicinò il cavallo al suo.
-Siamo marito e moglie, vero, Will?- chiese ansiosa. Will annuì.
-Will?- lo chiamò, mentre guardavano la colonna avanzare.
-Dimmi-
-Ti amo- sospirò Astro, senza guardarlo. Will sentì il suo stomaco protestare.
-Lo so Astro- sussurrò. Lei lo guardò. I suoi occhi blu avevano un velo di tristezza.
-Bene, mi piace ricordartelo qualche volta-
-Astro io...-
-Non dire nulla- la sua voce era intrisi di pianto -Va bene così, Will... va bene così-
Will tornò a rivolgere lo sguardo alla colonna di soldati. Erano sempre più vicini. Quando arrivarono a circa un quarto di miglio da loro, si arrestarono. Will deglutì. Le guardie borbottarono qualcosa fra di loro, ma lui non le ascoltò. Dalla colonna si staccò in soldato che avanzando lentamente, coprì metà della distanza che li separava. Will copri l’altra metà, raggiungendo il soldato. La sua armatura riluceva come oro colato alla luce arancio del sole. II pennacchio sul suo elmo era del colore delle prugne mature. Un Generale, pensò Will. Lui alzò una mano in segno di saluto, e il generale gli rispose, chinando leggermente il capo.
-Chi siete? - chiese con voce tonante. Will prese un respiro.
-Il mio nome è William di Monte Argento. La donna- indicò con un cenno del capo Astro, -è mia moglie Andrea di Chiaravalle e i due soldati che vedi sono la mia scorta. Sono un ambasciatore in viaggio per conto del Governatore di Salazard- estrasse dal mantello la pergamena che gli aveva dato Guy -e porto un messaggio per Re Lyone I-
Il soldato rimase in silenzio per un lungo momento. -Sei molto giovane per essere un ambasciatore- osservò -e non sei Soleano, né dell’Aschart. Vieni dalle montagne dell’Ammar?- chiese scettico.
Will si morse un labbro. Doveva dire la verità, doveva, quella volta, a tutti i costi.
-No, non dalle montagne. Dal mare. Attraversato il Mare Oceano, dalla terra di Erden- rispose tetro. Il soldato lo guardò per un lungo momento. Lo sguardo che aveva non piacque per niente a Will.
-E come sei finito a fare l’ambasciatore del Governatore di Salazard?-
-Conoscenze altolocate- mentì Will con disinvoltura. Non poteva certo dire che era stato costretto con la spada alla gola. Non sarebbe stato simpatico. Il generale rimase in silenzio ancora per qualche minuto. L’ansia che stringeva lo stomaco di Will si faceva più intensa mano a mano che il tempo passava.
-Posso vedere i vostri lasciapassare?- chiese. Will frugò all’interno della sacca attaccata alla sella del proprio cavallo e ne estrasse i lasciapassare accuratamente falsificati. Il generale li osservò per un tempo che a Will parve infinito, poi annuì lievemente. Li ripiegò e affiancò il cavallo a quello di Will.
Si chinò al suo orecchio. -Ti è andata bene, in guerra, mio caro- sussurrò.
Will trasalì, colpito dall’affermazione. -Non... capisco- cercò di divagare -che cosa...-
-Non fare finta di non capire, William. C’ero anche io nella piana, quel giorno. Hai ucciso il mio comandante, ricordi? Avevi solo sedici anni, ed è per questo che io ti risparmiai- bisbigliò, quasi ringhiando. Will chiuse per un momento gli occhi e il ricordo della sua prima battaglia nelle prime righe si affacciò alla sua memoria. Nella piana di Mistra aveva ucciso il generale della guarnigione proveniente da Teti, e aveva combattuto contro il soldato che ora gli stava di fronte. Non l’aveva riconosciuto, perché portava l’elmo che gli copriva il volto, quel giorno, tre anni e mezzo prima. Non disse nulla.
-Sei in regola, William, ma non pensare che ti accoglieranno a braccia aperte. Io sono contrario alla guerra. Ho perso mio figlio in queste maledette battaglie, ma non per questo mi stai simpatico- ringhiò -vedi di filare dritto a casa tua quando questa maledetta faccenda sarà finita-
-Che cosa vuoi dire?- chiese Will incuriosito. Il generale si umettò le labbra.
-Ci sono tumulti a palazzo, a Desra. Il Re ha cercato di abdicare a favore di Elias, ma la legge parla chiaro, solo se il Re muore e l’erede raggiunge la maggiore età prima di tre anni, può regnare. Regnerebbe il padre, Sirio, ma a Lyone non va molto a genio-
-Perché mi dici tutto questo?- chiese allora Will, sconcertato. Il soldato alzò le spalle.
-Ci sono cose che i soldati non sanno, ma sono stato alcuni anni al servizio di Lyone. In quel palazzo ci sono molte cose che non vanno. Una di queste è la successione. Si mormora di un altro erede. Si mormora che Lavinia sia ancora viva-
-Lavinia?- Will ansimò, al nome della madre. No, ci deve essere un errore, pensò. Il soldato alzò un sopracciglio.
-La sorella di Lyone, scappata vent’anni fa la vigilia del suo matrimonio. Lei doveva essere la legittima erede al trono, ma scappò, perché non voleva sposarsi con un lontano parente, trent’anni più vecchio di lei. Aveva soltanto quindici anni- spiegò il generale. Alzò le spalle. -Da allora niente si è più saputo di lei. C’è chi dice che è fuggita nella terra di Erden. Chi invece che è morta nella traversata- lo scrutò con occhio critico -Perché, la conosci?-
-A Erden ci saranno milioni di Lavinia- divagò Will -ne... conoscevo una- disse.
Il generale si fece più vicino. -Hai i capelli neri, ragazzo. Proprio come i suoi-
-Tantissimi uomini a Erden hanno i capelli neri- deglutì, ansioso. Il soldato scoppiò a ridere.
-Conoscevo Lavinia. Ero la sua guardia del corpo. E tu- gli puntò il dito contro, prima di spronare il cavallo -sei il suo ritratto!-
Di generale richiamò se guardie. Will rimase immobile dove si trovava. Che situazione strana la sua. Era ricercato per aver disertato, era quasi stato ucciso dal proprio fratello, e adesso un generale veniva a dirgli che sua madre era la legittima erede al trono di Solea. Scosse la testa. Quel soldato doveva aver bevuto troppa birra. Voltò il cavallo, tornando dagli altri che lo aspettavano, impazienti. Astro lo guardò per un lungo momento. -Che cosa ti ha detto?- chiese. Will alzò se spara.
-Nulla che già non sapessi- mentì. Astro si sporse dal cavallo.
-Sei sicuro che vada tutto bene?-
-Certo- sorrise Will, anche se il nodo che gli teneva stretta la gola non si allentava. -Tutto bene, ci hanno lasciato passare ed è già un buon passo in avanti- si tolse i guanti, per consultare la mappa. -Fra un paio di giorni dovremmo arrivare a Desra-
-Solo due giorni?- chiese delusa Astro. Will annuì.
-L’idea non entusiasma nemmeno me, Astro- convenne, -ma dobbiamo ubbidire a Guy, per il momento-.
La ragazza annuì, seguendo Will, che si rimise in testa alla comitiva. Per un momento avrebbe voluto gettarsi sulle guardie e combattere, riguadagnare la libertà, ma temeva per la vita di Astro. Era già stata ferita, e non voleva che soffrisse ancora. D’altronde non poteva nemmeno continuare così. Appena arrivato al castello di Lyone, Ashat l’avrebbe riconosciuto, e l’avrebbe condannato a morte. Strana la vita, pensò Will, sorridendo amaramente. Era scampato per un soffio ad una esecuzione sulla pubblica piazza come disertore, accusato inoltre di tradimento e fra meno di due giorni sarebbe stato di nuovo accusato per chissà quale reato contro la corona soleana.

Ne valeva davvero la pena di rischiare la vita per questo? Will guardò Astro. I capelli biondi rilucevano alla luce del tramonto. Quando si rese conto che la stava osservando voltò la testa verso di lui. I suoi occhi blu lo fissarono. Poi sorrise.
Forse non valeva la pena di morire per portare un messaggio, ma valeva la pena di rischiare e di andare in contro al proprio destino, se serviva a vedere qualcuno sorridere.




*********************************** Spazio autrice************************************

(*) piccola licenza: il violino naturalmente non può esistere, visto che l’epoca è quella dei cavalieri e dei re, perciò il liuto, che è il progenitore del violino, mi pareva ci stesse bene.
(*) il testo l’ho inventato io, ma la musica che mi sono immaginata è quella di un famoso stornello senese, suonato con la chitarra classica e cantato a più voci.

Ringraziamenti:
Araluna: Cara, non ti preoccupare per il ritardo, ti capisco perfettamente, *sigh* sopra di me incombe Letteratura Tedesca... Ma bando alle ciance! Seth_ sono molto contenta della mia ultima creazione, in effetti, perchè è venuto proprio bene *gongola*: sono un po' stupita del mio talento per i caratteri, in verità, non pensavo che suscitasse tante emozioni, ma era proprio quello che volevo, insomma, Seth è in personaggio ambiguo e per questo affascinante!
Astro_ è un personaggio che "ho dovuto" inserire: francamente non mi piace molto il suo personaggio, ma questo dipende dal fatto che la vera eroina dovrebbe essere Briseide, anche se non lo è veramente, se hai capito cosa intendo. Comunque, non sono così sadica, come qualcuno che conosco, vero????
Beh, allora per il punto terzo.... spero di non aver fatto errori in questo capitolo ^^' !!
Un abbraccione!!

TVB: grazie per i complimenti, sono contenta che ti piaccia la storia! Un bacio!



   
 
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