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Autore: ineedofthem    28/09/2015    8 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 8
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Capitolo 8




Quel giorno sono decisamente più tranquilla, passare una serata con le ragazze non ha fatto altro che gioviare sul mio umore. Sono i momenti passati in sana compagnia, a ridere e scherzare, quelli che preferisco. Durante la mia vita ho avuto molto delusioni, soprattutto nel campo dell'amicizia. Sono sempre stata molto buona e ho sempre dato tanto, a volte ricompensata con niente, e ho finito per aprire il mio cuore, lasciando trapelare tutte le mie debolezze, alle persone sbagliate.
Prima che conoscessi le ragazze, il mio rapporto con quella che consideravo la mia migliore amica, era finito bruscamente, senza nemmeno un motivo in particolare. Mi ero sentita ferita nel profondo da una persona che credevo fosse come una sorella e che poi si era rivelata essere una gran vigliacca. Preferiva parlare male di me alle mie spalle, senza avere il coraggio di affrontarmi, per dirmi cosa fosse successo, se davvero ce ne fosse stato uno di motivo. Si era allontanata, infatti, senza una minima spiegazione ed io ero arrivata a pensare che non gli servissi più ora che aveva trovato qualcuno da comandare e che eseguisse i suoi ordini senza battere ciglio. C'ero rimasta di sasso e ciò era andato a compromettere una situazione già precaria. Stavo attraversando il periodo più brutto della mia vita dopo la morte di mio nonno e vari problemi di salute che erano subentrati in quell'anno. L'arrivo delle ragazze era stato come una ventata di aria freschezza, lo spiraglio di luce in un tunnel buio senza via d'uscita. Mi avevano aiutato a stringere i denti e a rialzarmi più forte di prima,con il sorriso sempre sulle labbra, e le avrei ringraziato infinitamente per questo. La nuova Anita esisteva anche grazie a loro.

Aggiusto le maniche del camice, arrotolandole, e tiro un lungo sospiro, sono pronta ad affrentare anche questa giornata lavorativa.
Il mio primo pensiero corre a Lucia e mi fiondo in corridoio per passarle a dare un saluto prima di cominciare. Mi fermo a guardarla sull'uscio della porta, gioca distratta con i pollici delle mani, muovendo la testa a ritmo, e ad un tratto il suo viso si contrae in una smorfia di dolore, forse infastidita dall'ago della flebo ancora nel suo braccio.
"Anita..."un sussurro richiama la mia attenzione, improvvisamente.
Mi volto a guardare Luca, il volto stanco contornato da delle occhiaie profonde, i capelli che gli ricadono senza un ordine preciso sulla fronte.
"Ciao, come stai?"indugio.
Lui si passa una mano dietro la nuca, tentennando. "Ho potuto darle un ultimo saluto prima che la salma partisse per Milano, è stato...straziante"ammette, chiudendo d'istinto gli occhi.
Non so cosa sarebbe giusto dire adesso, ma anche se avessi pensato a qualcosa, non avrei il coraggio di pronunciarlo. La mia mano tocca inconsapevolmente il suo braccio mentre ne accarezza delicamente la stoffa del camice.
I suoi occhi si fissano nei miei, inibendomi. Mi sento impotente davanti a quel suo sguardo, che non so nemmeno spiegare come mi faccia sentire in subbuglio. Le sue dita affusolate si muovono caute ad accarezzare il dorso della mia mano, provocandomi il solletico, e riuscendo a calmare la tempesta che c'è in me in questo momento.
"Mi dispiace...so come ti senti. Perdere una persona cara è sempre qualcosa di così difficile da accettare. Sono anni che mio nonno ormai non c'è più, ma a me sembra che sia sempre il primo giorno"ammetto a quel punto, abbassando lo sguardo.
"Già..."indugia lui, formando cerchi immaginari sulla mia mano. "E' brutto sapere che non sentirai più la sua voce o non vedrai più il suo sorriso. Sono bravo ad aggiustare il cuore degli altri e in questo vorrei che qualcuno aggiustasse il mio"il tono diventa improvvisamente basso a quelle parole, lasciandomi spiazzata. Sento dei brividi attraversarmi la schiena
"Io..."tentenno a corto di parole, incontrando il suo sguardo incuriosito. Si aspetta davvero che io dico qualcosa?.
A quel punto scuote la testa lisciandosi il camice, la mia mano che ha lasciato il suo braccio.
"Dovrei visitare Lucia, entri con me?"domanda.
Annuisco, seguendolo poi nella stanza. La bimba sorride entusiasta alla nostra vista e io mi appresto ad abbassarmi per baciarle la fronte, mentre la mia mano le accarezza con premura i capelli.
Luca ricambia a stento il suo sorriso, le sue labbra si piegano leggermente all'insù, e Lucia prende ad osservarci entrambi, mentre lui, silenzioso, si sistema lo stetoscopio.
"Dottore...è triste?" domanda a quel punto lei e sporgendosi per incrociare il suo sguardo.
Luca le si avvicina per sentirle i battiti del cuore."No, stai tranquilla piccolina, sono solo un pò stanco. Adesso, però, controlliamo il tuo cuoricino, ok?"la rassicura, accarezzandole una guancia.
Lucia annuisce vigorosamente distendendo il viso in un dolcissimo sorriso."Meno male, pensavo che aveste litigato"ammette, facendo il labbruccio.
Io e Luca ci guardiamo sconvolti e una risata scappa inconsapevolmente dalle nostre labbra. Con la sua innocenza e spontaneità, sembra che questa birbantella ci abbia fatto tornare di buon umore.
Il ragazzo la visita scrupoloso, corruccia ogni tanto la fronte, ma non dice niente, lasciandomi sulle spine. Questa attesa è snervante.
Tira un lungo respiro concentrato e finisce di misurarle la pressione, leggendone i risultati, poi si volta a guardare Lucia, concedendole un sorriso.
"Stai meglio, campionessa. Non devi affaticarti, però, e per sicurezza continueremo a somministrarti dei medicinali"l'avverte.
Lei a quel punto annuisce e si indica il braccio con una smorfia di dolore. Povera piccolina.
Lui le accarezza i capelli e poi mi fa segno di seguirlo fuori la stanza. Lancio un ultimo sguardo a Lucia, facendole un cenno con la mano, a cui lei risponde triste, e mi allontano.
Luca mi aspetta in corridoio, le braccia incrociate al petto.
Gli faccio segno di parlare e lui si inumidisce le labbra prima di cominciare.
"Anita, voglio che tu sappia la verità"mi avverte serio, ma sembra che poi il suo tono tentenni. Non sopporto il suo tenermi sulle spine. "La situazione è stabile, ora, ma potrebbe cambiare in ogni momento" continua.
Annuisco e appoggio il mento su una mano, pensierosa.
"Ok..."pronuncio in un sussurro. "Mi avvertirai se dovesse succedere qualcosa, vero?"chiedo speranzosa.
Lui mi guarda, l'ombra di un sorriso sul volto."Saresti la prima persona a saperlo"annuisce, dandomi una pacca sulla spalla.
"Buona giornata"mi saluta allontanandosi.

Le prime ore del mio turno passano tranquillamente, Visconti chiede il mio consulto su alcuni casi di bambini, da poco arrivati, e insieme facciamo visite. Amo il mio lavoro in una maniera sproporzionata, è quello che sogno di diventare da sempre, ma l'ho scelto anche perchè mio nonno ripeteva sempre che io sarei diventatata una dottoressa e in qualche modo vorrei che lui, da lassù, fosse orgoglioso di me.
Era una delle persone più importanti della mia vita, lui. Un finto burbero? che faceva finta di arrabbiarsi, per poi sciogliersi alla mia vista. Passavamo ore e ore a chiacchierare e lui mi raccontava anneddoti della sua vita, dispensando consigli a destra e manca.  Era una bella persona, di quelle che ti danno il cuore, nonostante avesse ricevuto molte batoste e il destino gli avesse riservato momenti belli e brutti. Si era formato da solo e nello stesso modo aveva mandato avanti la famiglia, ma aveva sempre affrontato il tutto con il sorriso e con la forza che lo contraddistingueva. Il nostro era un bellissimo rapporto e ricordo che quando se n'era andato io ero nell'altra stanza ed ero stata la prima ad accorgermi che non ci fosse più. Il mio cuore si era lacerato alla triste realtà e la notte non avevo dormito perchè lo strano rumore dello scarico del bagno guasto mi ricordava il suo respiro affannoso, alimentato dalla bombola d'ossigeno.
Ci avevo messo tanto tempo per superarlo, ma avevo trovato in lui la forza per andare avanti.

Mi distolgo dai miei pensieri quando mi accorgo di essermi fermata nel bel mezzo del corridoio e, all'improvviso, una barrella con un codice rosso sfreccia davanti ai miei occhi. Le voci mi rimbombano nelle orecchie in ripetuti echi e quando sento scuotermi forte per le spalle, incrocio la sguardo preoccupato di Maria. Mi passo una mano sugli occhi, stropicciandoli, e prima che io possa parlare, la sua voce si diffonde forte nelle mie orecchie.
"Anita...stanno trasferendo Lucia in rianimazione."
Il mio corpo ha l'impulso di cedere al dolore che sto provando in questo momento, le sue parole echeggiano rumorosamente nella mia testa, provocandomi fitte alle tempie.
"No..."è il mio urlo strozzato da una mano portata alle labbra tremanti.
Maria mi appoggia le mani sul viso, per incrociare il mio sguardo, ma io osservo tutto tranne che lei, poi senza ascoltarla mi divincolo dalla sua presa e le mie gambe si muovono veloci, il cuore che mi batte forte nel petto e nelle orecchie.
"Lucaaa, aspetta! Lucaaa" strascico le parole, chiamandolo prima che sparisca oltre il corridoio. Sento il respiro mancare insieme alle forze e sono costretta a piegarmi sulle ginocchia, mentre sento la sua voce farsi vicina.
"Dio, Anita! Ma che ci fai qui!? replica esasperato, passandosi una mano tra i capelli, nervoso.
Mormoro qualcosa di incomprensibile annaspando. "Voglio venire con voi" pronuncio in un momento di coraggio.
Lui mi osserva allibito, mettendo una mano in avanti,capendo le mie intenzioni. "Non te lo permetto. Sei troppo coinvolta emotivamente, non saresti d'aiuto"replica freddo, con un tono che mi fa rabbrividire.
Sto per replicare, quando Maria arriva al mio fianco e mi appoggia un braccio dietro le spalle, cercando di portarmi via da lì.
"Anita, devi stare calma. Adesso, io e te ci andiamo a prendere un caffè, ok?" tenta di rassicurarmi e mi parla con eccessiva dolcezza, quasi fossi una bambina. Storco il naso voltandomi indietro e di Luca non c'è già più traccia.
"Ti prego, salvala" mormoro in un sussurro impercettibile, poi mi lascio trasportare via. Maria continua a parlare e sono sicura stia facendo di tutto per non farmici pensare, l'ascolto in silenzio e non dico più nulla.

Sorseggio il mio caffè, il secondo da quando sono arrivata al bar, in religioso silenzio, sotto lo sguardo di Antonio. Maria è andata via poco fa, chiedendo esplicitamente al barista  di tenermi sott'occhio.
"Dottorè, forza, fatemi un sorriso, ja"mi chiede Antonio, appoggiandosi al bancone, lo straccio con cui lo stava pulendo, sulla spalla.
Si sporge per incrociare il mio sguardo e mi fa una faccia buffa.
Scuoto la testa mentre un sorriso si fa spazio sul mio viso.
Gli occhi di Antonio si illuminano felici. "Oh, ma vedete comm sit bell, quando sorridete, poi"mi pizzica una guancia, facendomi ridere sonoramente.
"Antonio, non esagerare, adesso" mi nascondo la faccia imbarazzata.
"Dottorè, io non esagero mai e poi vi ho fatto ridere, no?"mi guarda superiore, gli sorrido grata, poi prendo a sorseggiare il mio caffè, lui invece si allontana per servire altri clienti.
Picchietto il piede sullo sgabello e mi volto osservando le persone che si avvicinano, più che altro medici ed infermieri dell'ospedale, quando intravedo una persona di mia conoscenza che si dirige nella mia parte, è Luca. Strabuzzo gli occhi, è l'ultima persona che vorrei vedere in questo momento e mi guardo intorno alla ricerca di un appiglio, scorgendo un tavolo libero.
"Antonio, vado a finire il mio caffè, lì"gli indico il tavolino, prendendo la tazza tra le mani, lui annuisce sovrappensiero e servendo un succo.
Mi siedo, accavallando le gambe, e nascondo la mia faccia con i capelli, mentre finisco di bere il caffè. Il mio piano di non farmi notare, purtroppo, fallisce miseramente, quando lo noto sedersi di fronte a me, i gomiti poggiati sul tavolo e il mento su una mano.
"Heilà, non vuoi sapere come sta Lucia?"mi domanda sorridendo e io sbuffo perchè ha colpito il tasto dolente.
Mi volto con tutta la calma che ho in corpo e lo guardo tranquilla, indossa ancora la casacca verde sotto il camice.
"Dimentichi che sono un medico anche io e che se volessi potrei ricevere le informazioni da qualcuno che non sia tu" gli sorrido ironica.
Lui mi osserva a lungo, le labbra che gli si schiudono come se volesse dire qualcosa, ma nessun suono esce dalla sua bocca.
L'ho zittito!.
Sorrido soddisfatta e lui rotea gli occhi al cielo."Senti Anita, io ti ho detto quelle cose per un semplice motivo. In momenti come quelli bisogna essere freddi, mettere in mezzo i sentimenti complicherebbe solo le cose e non si scherza con la vita delle persone. Non volevo sminuirti o quello che pensi tu"mi spiega spazientito.
Lo guardo storcendo la bocca e mi alzo di fretta. "Sì ok. Ma adesso devo andare" dico prima di allontanarmi.
Non faccio nemmeno un passo che la sua mano afferra saldamente il mio braccio, facendomi voltare. Luca mi sovrasta con la sua altezza, mai prima di questo momento avevo notato quanti fossero i centrimetri a dividerci. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma lui mi strattona e in men che non si dica mi ritrovo stretta nel suo abbraccio.
Arrossisco imbarazzata, la mia faccia che sfiora il suo petto muscoloso, e le sue braccia possenti che mi stringono, mentre le sue dita mi lasciano carezze sulla schiena. Le mie braccia invece sono distese lungo il corpo, non osano muoversi dalla loro posizione, e io non riesco a prenderne il controllo. "Devi stare tranquilla, siamo riusciti a salvarla"ammette lui, facendomi battere forte il cuore. I miei occhi si chiudono d'istinto e una lacrima va a bagnarli la casacca. Mi lascia un bacio tra i capelli e le mie mani tremolanti corrono alla schiena, stringendo forte la stoffa del suo camice. Per la prima volta, direi dopo giorni, mi sento bene.
Luca non glielo dice, ma quell'abbraccio ha rimesso insieme i pezzi del suo cuore.

Angolo autrice:
Ciaooo!Non smetto più di scrivere ahaha! In questo capitolo c'è molto di me e davvero in questa storia ci sto mettendo tutta me stessa. E' un pò triste ed è stata dura scriverlo per la complessità della situazione ma spero di essere riuscita a far trapelare i sentimenti di Anita.
Ringrazio tutte coloro che mi seguono assiduamente recensendo la storia, chi l'ha aggiunta tra le preferite/seguite/ricordate e i lettori silenziosi, però mi piacerebbe davvero tanto tanto ricevere qualche parere in più.
Adesso vi lascio, mandandovi un grosso abbraccio virtuale <3



  
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