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Autore: Veni Vidi Jackie    28/09/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tom e Andy si gustano il loro panino all'ombra dell'albero che si protende verso il campo numero uno del nostro circolo di tennis. Mi sono preso un giorno libero da Cicerone ed i suoi “compagni”, ne avevo bisogno. Ovviamente ai miei amici non ho parlato di loro: è già tanto se sono riuscito a convincerli a passare del tempo con me, dal momento che ormai mi credono pazzo.

Siamo venuti qui per vedere qualche partita di un torneo a cui noi non possiamo partecipare, poiché permette di giocare solo a tennisti con una classifica superiore alla nostra.

Il giocatore nel campo di fronte non fa che bestemmiare ad ogni proprio errore, tanto che il suo avversario lo rimprovera assiduamente:

- Allora? La vuoi smettere o no? -

Il “bestemmiatore” risponde con un'ennesima imprecazione, scatenando l'ira dell'altro uomo, che scavalca la rete e si avventa su di lui. Noi tre assistiamo impassibili, continuando il nostro pranzo. I due non fanno che picchiarsi e darsele di santa ragione, colpendosi con i pugni e con le racchette. Solo Andy ad un certo punto si mostra preoccupato.

- Non dovremo fermarli? - chiede

- Lascia stare – risponde Tom – in questi momenti è bene solo assistere. -

Andy scrolla le spalle e continua a mangiare. Tom prende un sacchetto di patatine e, con aria divertita, continua ad assistere con entusiasmo alla lotta davanti a noi. Dopo alcuni minuti il campo si tinge di diverse macchie rossa: il “bestemmiatore” sta perdendo sangue.

- Forza Alex! - esclama Tom, alzandosi in piedi di scatto. Evidentemente il bestemmiatore ha un nome: Alex. Lo osservo: non è molto alto, ha circa cinquanta anni ed è anche troppo grasso, mentre il suo avversario ha forse trenta anni e molti chili in meno. Ad un certo punto il “bestemmiatore” cade a terra, sfinito, mentre il suo avversario si avvicina a lui e lo guarda con aria truce. Dopo alcuni secondi gli dice qualcosa che non riesco a capire ed alza la racchetta sopra la testa: sta per dargli il colpo di grazia. Non appena abbassa l'attrezzo sulla testa di Alex mi giro dalla parte opposta, per evitare di vedere. Sento solo Tom che impreca sotto voce e Andy che commenta: “bel colpo!”. Mi alzo, dirigendomi verso il bar. Incrocio il piccolo Nick, che sta nascondendo in una tasca qualche sostanza dopante. Mi dà il cinque e io lo imito. Entro negli spogliatoi e mi siedo ad una panca.

Cerco di non pensare al cattivo odore che emanano dei vestiti attaccati ad un appendi abito e prendo dalla tasca il mio cellulare, componendo il numero di Matilde. E' da tanto che non la sento, sono in astinenza. Forse non vuole neppure più sentirmi, ma io ne ho bisogno. Come un viandante nel deserto in cerca di acqua, allo stesso modo io vago per la solitudine in cerca di Matilde.

- Pronto? - risponde

- Ciao! Come stai? - le chiedo, tentando di non far notare il mio stato di agitazione.

- Bene...tu? -

- Alla grande – mento.

Seguono alcuni secondi di silenzio, in cui siamo troppo imbarazzati per parlare. Pessimo segno: non sappiamo cosa dirci, ormai non ci conosciamo più.

- E insomma...- continuo

- Eh, già...- dice lei, che sicuramente sta perdendo la pazienza.

Pensa, Jack! Pensa! Perché hai questo blocco? Parla! Come hai fatto in tutti questi mesi? Vi siete sempre parlati, perché ora non riesci a dire nulla? Forza, parla!

“Paura, eh?”. Sussulto: la mia voce interiore mi ha colto di sorpresa, non me l'aspettavo. Cosa vuoi? Paura di cosa? “Frank...”, risponde la mia coscienza. Oh, adesso basta! Fatevi gli affari vostri, una volta per tutte. Ora, Jack, parla e basta. Come ai vecchi tempi. Dì qualcosa di interessante!

- Bella giornata, eh? - chiedo. Non così, scemo!

Sento la mia vocina ridere. “Ottima domanda! Così la annoi di sicuro”. Oh, falla finita! Non percepisci la difficoltà che ho nel rivolgerle la parola? Perché non mi lasci stare? Vattene!

- Molto bella, sì – risponde Matilde.

No, non si può andare avanti in questo modo. Il ritmo langue, in un modo o nell'altro va fatto cambiare.

- E' da tanto che non ci si sente...- osservo

- Eh, sì. -

Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. “Eh, sì”?! Mi risponde a monosillabi? Dopo avermi chiamato dieci volte al giorno, decide di sparire e poi se ne esce con un “eh, sì”? No, questo non lo tollero.

Afferro un calzino tutto sporco e me lo infilo in bocca, cercando di non fare uscire quelle parole che le voglio assolutamente dire. Lo stringo forte tra i denti, emanando uno strano sibilo. Dopo una decina di secondi esplodo, senza più alcun freno che mi fermi.

- Senti, piccola bimbetta del c***o – inizio – mi scassi le palle (Wilson, s' intende), poi te ne scompari per mesi con Frank del c**** e non mi consideri più? Chi ti credi di essere? -

Lancio il cellulare contro la parete, con la massima potenza possibile.

Osservo l'oggetto a terra, disseminato in frammenti più grandi e piccoli.

Non c'è molta differenza con il mio cuore.

 

  
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