Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: ChelseaH    28/09/2015    1 recensioni
Dove Harry e Louis pensano di non poter essere più incompatibili di così, finché Louis non riesce a trascinare Harry nei proprio guai.
“Non rispondere. Dimenticati dell’erba. Aspetta, ho un’idea... ricominciamo da capo.”
Così dicendo uscì dal negozio, lasciò passare due minuti esatti di orologio e rientrò.
“Buongiorno, sono Louis Tomlinson, sono qui per un colloquio,” disse allungando una mano verso Harry dall’altra parte del bancone.
“Tu sei pazzo,” disse Harry guardandolo come se fosse un alieno. “E comunque da dove vieni con quell’accento così marcato?”
“Donny.”
Harry lo fissò interrogativo.
“Doncaster,” ripeté usando il nome completo della cittadina dalla quale veniva. “Non l’hai letto sul mio curriculum? Sono abbastanza sicuro di averci scritto ‘Doncaster, patria dei gloriosi Rovers’.”

[Harry/Louis]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DANCE INSIDE

What makes the one to shake you down?
Each touch belongs to each new sound
Say now you want to shake me too
Move down to me, slip into you


In cui Harry e Louis cercano di capirci qualcosa
A Harry bruciavano gli occhi, non era abituato a tutta quella luce artificiale puntata addosso per ore e ore, ma doveva ammettere che in fondo si era divertito e che quella giornata passata in un vecchio magazzino attrezzato a set fotografico era stata una manna dal cielo per aiutarlo a distrarsi dagli avvenimenti della notte prima.
Niall era rientrato quasi alle quattro e l’aveva trovato sdraiato sul divano che giocava svogliatamente a Cooking Mama. A quanto pareva Charles aveva il naso rotto e dopo essere stato medicato al pronto soccorso si era rifiutato di tornare a casa con lui o anche solo di farsi accompagnare in hotel da lui, dicendogli che il suo amico – Louis – era un pazzo e che non voleva avere niente a che fare con nessuno di loro, si fottesse anche Harry. Harry aveva apprezzato l’ironia della situazione ed era tornato a fissarsi su Mama.
“Avresti dovuto dirmi subito chi fosse Charles,” l’aveva rimproverato l’amico sedendosi sul bordo del divano. “E avresti anche dovuto vedere Louis, è sempre così impegnato a far ruotare il mondo intorno a se stesso che non mi ero mai reso conto di quanto ci tenesse a te. O meglio, diciamo che non pensavo fino a questo punto.”
Harry aveva fatto finta di non sentirlo o di non capire cosa in realtà Niall stesse implicando, e per la prima volta da ore era riuscito a tagliare la verdura con precisione chirurgica facendo felice Mama.
La verità era che sapeva benissimo che se avesse distolto anche solo per un secondo gli occhi dal nintendo, Niall avrebbe capito subito che c’era qualcosa di strano nell’aria, qualcosa che non aveva niente a che fare con Charles e la sua visita inaspettata.
La verità era che Harry stava replicando da tre ore buone tutto ciò che era successo con Louis: le loro labbra che si sfioravano, le mani di Louis che lo afferravano per la camicia e lo costringevano ad abbassarsi, la maniera con la quale Louis era riuscito a privarlo completamente dell’aria e quanto gli fosse... piaciuto. La verità era che tre ore dopo le sue labbra erano ancora in fiamme e l’unica cosa che avrebbe voluto sarebbe stato svegliare Louis e continuare così per tutta la notte.
Alla fine Niall rinunciò ad attirare la sua attenzione e, forse troppo stanco per insistere, se ne andò a letto. Ma Harry no, rimase sul divano fino a quando la batteria del nintendo non lo abbandonò e solo allora si decise ad andare anche lui a dormire. Peccato che nel suo letto ci fosse Louis e che il solo pensiero di dormirgli accanto l’avesse sconvolto più del dovuto e che quello di coricarsi nel letto di Louis o di andare da Niall non l’avesse nemmeno sfiorato. Fu così che si ritrovò alle cinque passate del mattino a prepararsi una cioccolata calda sperando che lo calmasse, cosa che non successe. Rimase seduto al piccolo tavolo che separava l’angolo cottura dal salotto per ore, fino a quando un Louis mezzo addormentato non fece il suo ingresso nella stanza strofinandosi gli occhi mentre sbadigliava sonoramente.
“Già in piedi, Styles?”
Harry non gli aveva risposto.
L’aveva osservato mentre preparava il caffè, aveva fatto un cenno di assenso quando gli aveva chiesto se ne volesse anche lui – dopo una nottata del genere e con la giornata che lo aspettava, altroché se aveva bisogno di caffeina – e alla fine era rimasto quasi deluso quando Louis era scomparso di la per poi riapparire vestito e pettinato perché doveva vedersi con Liam e Zayn. Harry aveva dato per scontato che Louis sarebbe andato con lui, per salvarlo da questo famoso Max o semplicemente perché Eleanor era coinvolta o perché lui ed Eleanor erano coinvolti e invece no, Louis a quanto pareva aveva altri piani per la giornata.
Peggio ancora, Louis non era minimamente turbato da ciò che era accaduto la notte prima, era quasi come se non se lo ricordasse neanche. Harry allora si era ricordato del sapore altamente alcolico delle labbra dell’altro e si rese conto che probabilmente non si ricordava davvero nulla. Fu quindi con uno stato d’animo estremamente tormentato che si ritrovò a salire sulla macchina di Eleanor, che si era offerta di passare a prenderlo, e che fece la conoscenza di Max, che era in macchina con lei. Max in realtà non sembrava per nulla il mostro dipinto da Louis, ma la verità era che Harry non prestò per nulla attenzione alla conversazione che andò avanti lungo il tragitto, limitandosi ad annuire quando riteneva che fosse necessario o a borbottare frasi senza senso quando era costretto ad aprire bocca.
Era completamente insonne, con un litro di caffeina nelle vene a tenerlo in piedi, stava andando a fare il primo servizio fotografico della sua vita e per un marchio che adorava e l’unica cosa a cui riusciva a pensare erano le labbra del ragazzo che stava con colei che gli aveva procacciato quel lavoro. Come se non avesse già abbastanza pensieri a schiacciarlo a mo’ di macigni. Eleanor dal canto suo non gli aveva chiesto nulla di Louis, non aveva commentato la sua assenza, non aveva nemmeno accennato a voler salire in casa a salutarlo, forse perché sapeva che era già uscito o forse perché erano davvero una coppia strana, come Harry si era ritrovato più volte a pensare.
L’unica cosa positiva della sua mattinata fino a quel momento, era il fatto che Niall iniziasse il turno al club alle due del pomeriggio e che quindi fosse rimasto a dormire. Harry non sapeva proprio se sarebbe stato in grado di fronteggiarlo senza finire a piagnucolare raccontandogli tutto e non era sicuro di aver voglia di raccontare l’accaduto a qualcuno.
Fortunatamente dal momento in cui misero piede nel vecchio magazzino, a Harry non fu concesso più nemmeno un secondo per rimuginare su Louis, sulle labbra di Louis, su quanto fosse irritato dalla mancanza di Louis e su quanto una parte bella grossa di lui avrebbe solo voluto tornare indietro di un po’ di ore. Prima il trucco, poi i capelli, poi i vestiti, mille cambi di vestiti, mille luci puntate addosso, i flash che lo investivano senza pietà, mezzora di pausa per mangiare un paio di tramezzini comparsi dal nulla e poi di nuovo sotto, e così erano arrivate le sette di sera senza che nemmeno se ne accorgesse. Erano stati tutti molto carini e gentili con lui e i due fotografi non avevano fatto altro che ripetergli che si era rivelato un modello perfetto e grazie al cielo per il fatto che Eleanor avesse pensato a lui. Alla fine gli avevano anche lasciato scegliere qualcosa da portarsi a casa e lui aveva optato per una camicia e la versione originale degli stivaletti per cui aveva speso ottanta sterline sotto lo sguardo allibito di Louis. La cosa più bella della giornata era però stata la cifra che avevano garantito di caricargli sul conto corrente entro una settimana, che era molto più di alta di quello che si sarebbe aspettato.
Irritato si ritrovò a pensare che non vedeva l’ora di raccontare tutto a Louis, ma quando rientrò in casa, l’appartamento era vuoto.
 
SOS, ti prego corri.
Harry si stava apprestando ad addentare il primo trancio della pizza che gli era appena stata recapitata, quando arrivò il messaggio di Niall. Erano le nove e mezza e da che ricordava il club chiudeva al pubblico alle dieci, ora in cui finiva anche il turno di Niall, per cui immaginò che se l’amico non poteva aspettare di tornare a casa per raccontargli della sua giornata, allora doveva essere successo qualcosa di brutto. Buttò giù di corsa due tranci di pizza mentre si rivestiva e usciva di casa, poi decise coraggiosamente di addentrarsi nella metropolitana pensando che a quell’ora non poteva esserci poi così tanta gente e che Niall aveva bisogno di lui. Quando arrivò alla fermata di Putney Bridge erano quasi le dieci e un quarto e all’ingresso del club non c’era anima viva, così si infilò di soppiatto nella porta semi aperta e scese negli spogliatoi del personale dove trovò Niall intento a fare pulizia.
“Ti sembra l’ora per riordinare l’armadietto?” gli chiese ridendo, ma non appena l’amico si voltò verso di lui, comprese dalla sua espressione che non c’era proprio nulla di divertente.
“Non sto riordinando, lo sto svuotando.”
“Oh,” fu tutto ciò che Harry fu in grado di dire quando capì cosa significasse quella frase.
“Più o meno verso l’ora di cena è arrivato Mark e ha tanto insistito perché lo accompagnassi a cena visto che era tutto solo e a suo dire odia cenare da solo. Mi ha pagato la cena in uno dei ristoranti più cari che ci sono qua intorno, non ci crederesti mai se ti dicessi quanto ha sborsato per una stupida frittura di pesce e una lattina di coca cola.”
“Credo di non seguirti,” commentò Harry, che non capiva come una cena del genere potesse aver portato alla scena che aveva di fronte agli occhi.
“Anche il dolce, una meringata. Magari è stata quella a fare la differenza sul conto,” borbottò Niall. “Mentre finivo di mangiarla, e non hai idea di quanto fosse buona, quando mancava giusto un boccone, l’ultimo angolo di paradiso al sapore di meringa, lo stronzo mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto Juliet ha confessato, so tutto. Spero tu ti sia goduto la tua ultima cena. Al che mi ha lasciato lì da solo al tavolo e io per un attimo ho temuto che non avesse pagato il conto, capisci? Quando sono tornato qui sono stato immediatamente convocato nell’ufficio del capo e be’, immaginati il resto.”
Harry si sedette sulla panca - la stessa sulla quale si era seduto con Louis qualche giorno prima pensò, senza riuscire a fermare il flash del sapore e della consistenza morbida delle sue labbra. No, doveva concentrarsi su Niall, che aveva anche ricominciato a parlare.
“E comunque Mark è conosciuto da tutti nella city, è davvero un pezzo grosso. Il che significa che io sono oltremodo fottuto e non troverò lavoro in nessun altro posto del genere.”
“Ti troveremo qualcos’altro,” cercò di incoraggiarlo Harry.
“Mi piaceva fare il porta mazze sai?” gli disse l’altro sedendosi di fianco a lui. Harry si ritrovò a sorridere, solo il suo caro amico Niall poteva essere così entusiasta di un lavoro come porta mazze solo perché gli consentiva di passare le sue giornate sui campi da golf.
“Un’ultima partita a golf?” gli propose e Niall si lasciò andare a una risata.
Il club era chiuso e se n’erano andati tutti. Il portiere serale era passato a chiedere a Niall di chiudere tutto bene prima di andarsene e poi di lasciargli le chiavi in una delle cassette della posta del club, abbracciandolo e dicendogli che gli dispiaceva molto, così erano rimasti solo Niall e Harry. Quando entrarono nel campo di golf con le mazze di Mark in spalla, dopo aver finito di svuotare l’armadietto di Niall, erano ormai le undici passate e quella che era iniziata come una partita seria si trasformò in breve in un inseguirsi correndo per il campo e buttando le palle in buca calciandole come se fossero palloni da calcio, in una partita assurda alla fine della quale entrambi sostenevano di avere vinto.
 
***
 
Erano quasi le due di notte quando Louis sentì rientrare Niall e Harry. Quando era tornato a casa aveva trovato un cartone con dentro più di metà pizza, ormai fredda, sul divano e questo più lo stato del letto di Harry – con la tuta buttata sopra a qualche modo e qualche maglia evidentemente scartata nella fretta di vestirsi – gli avevano suggerito che a un certo punto della serata il ragazzo fosse uscito di corsa di casa e il suo cervello si era immaginato gli scenari più assurdi.
Magari Gemma si era sentita male e lui era dovuto correre all’ospedale.
Magari Charles si era presentato di nuovo sullo zerbino di casa e Harry nella sua immensa ingenuità l’aveva seguito senza opporsi e ora chissà dove si trovavano.
Fra le due, quasi sperava che fosse la prima a essere vera, anche se non era molto carino nei confronti di Gemma – e mai, nemmeno per un secondo, l’aveva sfiorato il pensiero che magari Harry fosse semplicemente fuori con Niall, non finché non li aveva sentiti rientrare insieme.
Era stata una giornata particolarmente stancante, aveva passato la mattina a fare su e giù per Londra con Liam al seguito di Zayn, poi al pomeriggio lui e Liam avevano lavorato a una festa che si era tenuta presso un McDonald, e lui era finito con un milkshake rovesciato in testa e aveva passato più di mezzora sotto alla doccia solo per tentare di togliersi la sensazione di appiccicaticcio dai capelli. Quando si era buttato nel letto pensava che avrebbe impiegato massimo cinque minuti ad addormentarsi, e invece nell’esatto istante in cui aveva chiuso gli occhi gli si era affacciata nuovamente alla mente l’immagine dell’espressione piena di aspettativa di Harry quando lui era entrato in cucina quella mattina, rapidamente sostituita da uno sguardo altrettanto pieno di delusione, ovvero l’immagine che l’aveva perseguitato per tutta la giornata.
Si sentiva uno stronzo, e per almeno mille motivi diversi.
Innanzitutto perché quella mattina aveva fatto finta di niente, consapevole del fatto che Harry sapeva quanto fosse ubriaco la notte prima e che quindi sarebbe stato facile fargli bere quella che in realtà era la bugia più epica di tutti i tempi, ovvero che non si ricordasse nulla di ciò che era accaduto. Poi si sentiva uno stronzo perché aveva lasciato Harry da solo al servizio fotografico, quando sapeva benissimo che il ragazzo si aspettava la sua presenza e sapeva altrettanto bene che gli era costato tantissimo lasciarlo solo. Infine si sentiva uno stronzo perché in tutta la giornata non aveva mandato nemmeno un messaggio a Harry per chiedergli come stesse andando, e sapeva che questa era un’altra cosa che probabilmente Harry si sarebbe aspettato e che lui stesso moriva dalla voglia di fare. Per questo quando il ricciolino entrò nella stanza stando attento a non fare rumore, lui continuò con la sua farsa e fece finta di essere profondamente addormentato, anche se in realtà aveva il cuore che gli batteva a mille e tutti quei pensieri non l’avrebbero lasciato dormire almeno per un mese.
Poi c’era un’altra questione, la questione che aveva disperatamente tentato di ignorare per tutto il giorno e che era il fatto che le sue labbra sembravano urlare Harry senza sosta.
La sera prima, quando Harry gli aveva raccontato di Charles, improvvisamente non ci aveva più visto. Era rientrato nel locale intenzionato a ucciderlo ed era finito per procurargli un naso rotto e procurarsi una mano sanguinante e dolorante. Quando poi era tornato a casa e aveva trovato Harry sveglio, il suo stomaco aveva iniziato a contorcersi in maniera strana e ancora prima che il suo cervello avesse avuto il tempo di formulare il pensiero, le sue labbra erano su quelle di Harry.
E santissimo cielo, le labbra di Harry erano morbidissime.
E avevano un retrogusto di vaniglia che chissà da dove proveniva.
Ed erano così morbide ma allo stesso tempo consistenti, che Louis avrebbe solo voluto continuare a baciarle per il resto della sua esistenza.
E tutto ciò non aveva il minimo senso.
Non aveva senso che fosse così ubriaco eppure così lucido.
Non aveva senso che si fosse buttato su Harry come se non avesse mai desiderato altro per tutta la sua vita.
Non aveva senso che quella mattina, la prima cosa che aveva fatto ancor prima di alzarsi dal letto era stato mandare un messaggio chilometrico a Eleanor spiegandole che secondo lui non potevano continuare a prendersi e mollarsi, che era evidente che qualcosa non andava fra loro e che gli dispiaceva tantissimo ma forse era meglio per entrambi che la finissero lì e che ne avrebbero parlato faccia a faccia e che sperava che lei capisse.
Non aveva senso che Eleanor gli avesse risposto che le sembrava abbastanza palese che non c’era nulla di cui parlare faccia a faccia e che gli augurava una buona vita.
Non aveva senso che avesse passato praticamente tutta la giornata con i suoi amici e non avesse detto loro né di Eleanor né di Harry, quando di solito sentiva lo strano e impellente impulso di raccontare subito a tutti tutto quando accadevano cose di questa rilevanza.
Infine la cosa che aveva meno senso di tutte era il fatto che Harry fosse un ragazzo, ma questa paradossalmente era la cosa che lo turbava di meno, forse perché non era la prima volta che si sentiva attratto da una persona del suo stesso sesso.
Si ritrovò a sorridere quando si rese conto che Harry aveva impiegato circa venti minuti a cambiarsi e a mettersi a letto, troppo preso com’era dal fare attenzione a non fare il minimo rumore per svegliarlo. E poi si sentì ancora più stronzo e ancora più in colpa.
Harry nel letto sotto di lui non stava facendo il minimo rumore, al punto che dopo un po’ iniziò quasi a pensare che il ragazzo fosse andato a dormire di nuovo con Niall. Non che avrebbe potuto biasimarlo in quel caso, ma prese comunque il cellulare da sotto al cuscino e gli mandò un messaggio.
Dormi?
Un istante dopo avvertì del movimento sotto di lui.
No... Tu?
“Secondo te se stessi dormendo ti scriverei?” chiese a bassa voce ridendo.
“Magari sei sonnambulo,” bisbigliò Harry talmente sottovoce che per poco non si perse la sua risposta.
Louis scivolò giù dal proprio letto e si infilò sotto alle coperte di Harry, facendosi spazio a spintoni come se quello volesse essere più un dispetto piuttosto che l’irrefrenabile e incomprensibile desiderio di stargli il più vicino possibile.
Harry bofonchiò qualcosa sul fatto che Louis non avesse il minimo rispetto per gli spazi altrui, ma lo lasciò fare.
“Com’è andato il servizio fotografico?” gli chiese dopo qualche minuto di silenzio, girandosi su un fianco per essere più comodo.
Ancora prima che potesse rendersene conto, si era rigirato un ricciolo di Harry fra le dita.
“Stancante, ma anche divertente. Forse non sarebbe stato così stancante se ieri notte avessi dormito.”
Harry si girò a sua volta sul fianco e Louis non capì se fosse per stare più comodo o semplicemente per guardarlo in faccia.
I loro volti erano vicinissimi e Louis si rese conto che ora stava proprio passando la mano fra i riccioli di Harry, che gli stava accarezzando i capelli con una dolcezza della quale non credeva nemmeno di essere capace.
“Dovresti dormire allora,” disse rompendo nuovamente il silenzio.
Erano circondati dal buio ma a Louis sembrava quasi di poter vedere chiaramente il verde degli occhi di Harry.
E i suoi capelli erano così morbidi e... Louis sentiva di aver perso completamente il collegamento con il proprio cervello perché ora la sua mano si era fermata dietro la nuca di Harry e lo stava spingendo verso di lui, lo stava quasi implorando di avvicinarsi di più a lui.
E poi le loro labbra si sfiorarono di nuovo, prima timidamente, poi prendendo sempre più coraggio. Louis non sapeva se fosse stato lui a iniziare quel bacio o se fosse stato Harry a decidere di colmare il vuoto fra loro, l’unica cosa che sapeva era che aveva passato l’intera giornata a sperare in un altro momento come quello e che ora stava accadendo.
Poi si ritrovò con la schiena appoggiata al materasso e il corpo di Harry che premeva sopra di lui mentre le loro labbra non perdevano il contatto nemmeno per un secondo.
Il bacio si fece sempre più profondo, sempre più bagnato, fino a quando Harry non si scostò leggermente da lui, il respiro affannato che era l’eco preciso del proprio di respiro.
“Cosa stiamo facendo?” gli chiese Harry sussurrando sulle sue labbra.
E fu il turno di Louis di mettere Harry schiena contro al materasso, non gli importava di cosa stessero facendo, l’unica cosa che voleva era non perdere il contatto con le labbra di Harry, che emise un gemito quando Louis riprese a baciarlo, un gemito che gli fece spegnere anche quella piccola porzione di cervello che stava ancora funzionando.
 
Louis si svegliò infastidito dalla luce di un paio di raggi di sole che entravano dalla finestra puntando dritti sul suo viso. Era nel letto di Harry, avvolto nelle coperte come se qualcuno gliele avesse premurosamente rimboccate e nonostante avesse l’impressione di non aver dormito poi così tanto, si sentiva particolarmente rilassato e sereno. Cercò a tentoni il cellulare e si ritrovò con in mano il telefono di Harry. Schiacciò un tasto per guardare l’ora e quando lo schermo si illuminò si ritrovò a fissare una foto di Harry in mezzo fra Gemma e una signora che a giudicare così doveva essere sua madre. Le teneva entrambe abbracciate come se fossero il suo bene più prezioso e Louis si ritrovò a sorridere mentre prendeva nota del fatto che fosse mezzogiorno e mezza e che in fondo non aveva dormito poi così poco.
Si alzò aspettandosi di trovare Harry seduto sul divano a leggere le notizie del giorno dall’iPad, e invece ci trovò Niall sdraiato con il computer appoggiato sulla pancia.
“Non dovresti essere al lavoro tu?” gli chiese, quando in realtà l’unica cosa che voleva sapere era dove fosse Harry.
“Vai a comprare qualcosa per pranzo, o cucina qualcosa, io non sono dell’umore,” gli rispose l’altro con il tono di voce di uno che era appena stato investito da un trattore.
“Devi avermi confuso con il ragazzo alto e riccio che è sempre pronto a cucinare e fare il bucato per tutti.”
“Il ragazzo alto e riccio che è sempre pronto a cucinare e fare il bucato per te come vedi non c’è perché ha un lavoro lui. Io non ce l’ho più quindi lasciami qui ad auto commiserarmi e vai a procurarmi del cibo.”
Louis trattenne a stento una risata quando finalmente comprese cosa doveva essere successo la sera prima per far abbandonare a Harry l’appartamento così di corsa. Era buffo vedere l’adulto responsabile della casa ridotto in quello stato.
“Harry non è al lavoro, oggi non lavoriamo e comunque il suo cellulare è di la.”
“La tua ragazza l’ha chiamato stamattina per chiedergli se fosse di nuovo disponibile, nella fretta di uscire se lo sarà dimenticato.”
Louis rimase freddato sul posto.
Non sapeva se Eleanor avesse detto a Harry che si erano lasciati, se Harry l’avesse capito da solo o se per il momento avesse semplicemente deciso di non pensarci, ma sapeva per certo che sarebbe stato estremamente imbarazzante per lui ritrovarsi in mezzo a Eleanor e Harry.
“Non ci provare nemmeno a metterti in mezzo solo perché ti sta antipatico l’amico della tua ragazza, hai idea di quanti soldi gli hanno dato ieri? Qualcuno dovrà pur guadagnarsi da vivere qui dentro.”
No, Louis non aveva idea di quanti soldi avessero dato a Harry il giorno prima ma Eleanor conduceva un tenore di vita piuttosto elevato rispetto al suo quindi poteva immaginare che non fossero pochi. E Niall non aveva nemmeno idea di cosa gli stesse passando per la testa in quel momento, se solo ce l’avesse avuta...
“Vado a prendere da mangiare,” decise infine.
 
Louis stava versando lo zucchero nel suo caramel macchiato, quando attraverso il vetro vide Harry camminare dall’altra parte della strada. Rimise il coperchio sul bicchiere, afferrò lo skateboard che aveva appoggiato per terra e corse fuori guardandosi intorno. Harry aveva assolutamente ragione, il volume di gente in giro per le strade di Londra era esagerato negli orari di punta, possibile che avesse impiegato meno di trenta secondi a uscire da Starbucks e l’avesse già perso? Poi vide una massa di riccioli al di sopra della folla, posò lo skate sull’asfalto e si lanciò all’inseguimento.
“Cosa ci fai da queste parti?” gli chiese frenando di scatto con il piede una volta che l’ebbe raggiunto, rischiando di rovesciargli addosso la bevanda calda che aveva in mano.
Harry lo fissava con gli occhi sgranati, come se gli fosse appena passato di fronte un fantasma.
“E-ero c-con Eleanor,” balbettò arrossendo. “Uno dei due fotografi che c’erano ieri mi ha chiesto se mi andava di posare per lui per il suo portfolio, dato che era disposto a pagarmi la giornata e non avevo niente da fare-“
“Sì, questa storia me l’ha già raccontata Niall. Intendevo, che ci fai qui a Waterloo. Tutti gli amici di Eleanor lavorano dall’altra parte del fiume.”
Harry arrossì ancora di più e qualcosa nello stomaco di Louis prese a fare strane acrobazie.
“Non volevo farmi portare a casa da lei, così ho preso la metropolitana per far prima come dici tu...”
“Ti sei perso nella metropolitana?” Louis scoppiò a ridere.
“Non mi sono perso nella metropolitana, ho visto che eravamo a Waterloo e be’... non avevo mai visto la stazione di Waterloo.”
Louis non riusciva a credere alle proprie orecchie, Harry era davvero un caso perso.
“Uno di questi giorni ricordami di farti fare un bel giro turistico della città,” gli rispose sopprimendo a stento le risate.
Era strano l’effetto che gli faceva la vicinanza di Harry e Louis si ritrovò a chiedersi se gliel’avesse fatto fin dal primo istante e se ne stesse rendendo conto solo ora, o se era una cosa che era cresciuta pian piano nel corso dei mesi.
“Tu invece cosa ci fai qui?”
“Secondo te?” Louis si fece saltare lo skate fra i piedi rischiando nuovamente di rovesciargli il caramel macchiato addosso. Harry glielo sequestrò dalle mani e ne bevve un sorso. “C’è il Southbank Skatepark a meno di cinque minuti da qui. Mi sono visto con Zayn e ora stavo tornando a casa.”
“Anch’io,” disse Harry osservandolo come se cercasse di leggergli qualcosa in viso. “Cioè, anch’io stavo tornando a casa intendo, io non mi sono visto con Zayn.”
“E casa sia allora!”
Presero a camminare verso il ponte invece che verso la metropolitana o la fermata dell’autobus, e Louis si accorse che Harry lo stava seguendo docilmente senza fare domande, continuando a sorseggiare il caramel macchiato che era stato suo fino a due minuti prima.
Gli piaceva la maniera nella quale Harry se n’era appropriato senza chiedere il permesso.
Gli piaceva la maniera con la quale ora lo stava seguendo come se fosse normale per lui seguirlo anche se era evidente che Louis non stava esattamente tornando a casa come avevano detto.
Rallentò per permettere a Harry di affiancarlo.
“Perché non ti sei fatto accompagnare da lei?” gli chiese quando ebbero attraversato il ponte. Harry non gli rispose, si limitò a stringersi di più nel cappotto. “Pensavo che odiassi prendere i mezzi londinesi.”
Harry si fermò e si girò verso di lui.
“Non mi sento esattamente a mio agio in sua compagnia,” gli disse fissando un punto imprecisato dietro di lui.
“Non dovresti, può farti avere un sacco di lavoretti come quelli degli ultimi due giorni sai? Conosce tantissime persone.”
Non sapeva esattamente perché stesse cercando di provocarlo – perché si rendeva conto che quella fosse una provocazione bella e buona e che fosse ovvio il motivo per il quale Harry si sentisse a disagio con Eleanor – ma negli ultimi giorni il collegamento col cervello gli faceva cilecca ogni tre per due.
“Sei serio?” il tono di Harry era incredulo.
“Oh, non lo sai? Non si è lamentata con te di quanto io sia senza cuore e di quanto sia brutto e infame lasciare una persona via sms? Che poi per la cronaca, io mi sono offerto di vederci faccia a faccia per parlare ma lei ha declinato l’invito dicendo che a questo punto non aveva senso.”
Ci fu un tonfo e il latte si sparse a macchia d’olio fra di loro nell’esatto istante in cui il bicchiere di Starbucks toccò l’asfalto. Harry lo stava fissando a bocca aperta, come se avesse intenzione di dire qualcosa ma le parole non gli uscissero. Okay, ora Louis stava esagerando. Sapeva benissimo che Eleanor non gli aveva detto nulla, non era nella sua natura aprirsi con semi sconosciuti e ancora meno nella sua natura era parlare dei suoi problemi con Louis con gli amici di Louis, il fatto era che erano due giorni che moriva dalla voglia di rendere noto a Harry che si erano lasciati, che voleva urlarlo al mondo e invece aveva finito per dirlo solo a Zayn quel pomeriggio e solo perché era veramente terribile per lui tenersi le cose dentro.
Non voleva che Harry pensasse di essere stato la causa della fine della sua storia con Eleanor, anche se oggettivamente lo era stato. O forse no, in fondo loro due non avevano mai funzionato a dovere e Harry era stato solo un pretesto per farla finita una volta per tutte, un pretesto a cui si era affezionato un po’ troppo e che ora voleva solo abbracciare.
“Raccogli quello stupido bicchiere e buttalo da qualche parte,” gli disse invece.
“Perché vi siete lasciati?”
Sei serio?” ora era il suo turno per manifestare incredulità.
“Sì.”
“Perché ho passato gli ultimi due giorni a pomiciare con qualcuno che ti garantisco non era lei.”
“Ma tornerete insieme,” non era una domanda, era un’affermazione.
“No.”
“Tornerete insieme.”
“Perché vuoi che torni con lei?” Louis si stava irritando e aveva quasi la tentazione di ripartire a bordo dello skate e mollarlo lì.
“L’hai detto tu che succede sempre.”
“Sì be’, questo era prima che per ragioni a me incomprensibili iniziassi a sentirmi attratto da quel cretino del mio coinquilino,” sbottò Louis e a quelle parole Harry sorrise timidamente.
Dannato ricciolino che non era altro, l’aveva provocato solo per sentirsi dire una determinata cosa, esattamente come aveva fatto lui poco prima.
“Raccogli quel cavolo di bicchiere e seguimi. La prima tappa del tuo tour londinese è Wesminster di sera, è una meraviglia con tutte quelle luci.”

NOTE.

Lo so che di solito posto il martedì, ma domani ho una giornata pienissima e mi conosco e so già che finirei per dimenticarmente, quindi ho caricato il capitolo nuovo ora che ho due minuti liberi. Posso dirvi che questa storia è ufficialmente finita e che mancano sei capitoli alla conclusione e che - strano ma vero per me xD - sono finita con l'affezionarmici tantissimo. È la prima volta che scrivo qualcosa completamente privo di drammi, tutto rose, fiori, arcobaleni e unicorni, quindi è stato molto strano portarne avanti la stesura... diciamo che ogni tanto ci vuole anche qualcosa che sia un po' "da latte alle ginocchia" dai xD

Volevo ringraziare tantissimo tutti quanti voi che state seguendo la storia e che la state apprezzando, non avete idea di cosa significhi per me, vi ringrazio proprio dal più profondo del cuore <3
 


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: ChelseaH