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Autore: Gremilde    28/09/2015    4 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo e che decido di pubblicare sugli shugo chara. E' una storia che sto scrivendo con l'aiuto delle mie sorelline, anche loro appassionate dell'anime.
Non posso dirvi se all'interno della mia storia ci saranno degli spoiler. Non conosco il manga e dell'anime ho visto solo una parte. Questo racconto, è nato dopo aver visto Ikuto stare male per colpa dell'energia X contenuta nel suo violino. Non ho ancora visto cosa accadrà da lì in poi... Questo è ciò che immagino io...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Echi dal passato


La prima notte in hotel, fu molto tranquilla; Sakura e le sue tre shugo chara dormirono serenamente.
La giovane donna era preoccupata per l’incontro che si sarebbe tenuto l’indomani a scuola sia con il Preside, sia con il resto del corpo insegnanti.
Il suo ruolo di Psicologa, per lo meno all’inizio, era visto da tutti in modo strano.
Le era successo spesso di essere guardata di traverso perché in molti, temevano che volesse psicanalizzarli, donare loro consigli non richiesti su come vivere al meglio le proprie vite.
La realtà era molto diversa da ciò che studenti e colleghi pensavano: lei era tornata in quella scuola solo per aiutare Amu ad accettare in pieno sia il suo ruolo di Jolly sia quello di portatrice del Lucchetto Magico.
L’alba tinse presto il cielo con i suoi colori rosa arancio, Sakura si svegliò con la testa confusa e il jet lag a tormentare le sue tempie; però era felice, dopo anni passati all’estero finalmente poteva dire di essere tornata a casa, doveva solo trovare un appartamento possibilmente vicino alla scuola dove poter vivere.
Massaggiandosi i capelli all’attaccatura del collo per mandare via i brutti sogni, si diresse verso il bagno e si concesse una lunga doccia bollente.
Anche i suoi spiriti guardiani si svegliarono e, dopo essere uscite dalle uova, la raggiunsero parlottando tra sé.

Sakura sorrise alle sue piccole amiche con affetto, poi si girò verso lo specchio a figura intera che stava davanti alla doccia ed iniziò ad idratarsi la pelle con l’olio di mandorle; sentiva Maki; Chobi e Aya chiacchierare ma lei, con la mente persa nei ricordi tra passato, presente e futuro, non stava ascoltando una parola di ciò che dicevano.
- Sakura… - la chiamò Chobi facendola sobbalzare – Va tutto bene? Sei più strana del solito questa mattina.
- Chobi, sei gentile come sempre. – le sorrise, ma non c’era calore nelle sue parole, sembrava in trance – Non sono completamente sicura di aver compiuto la scelta giusta. Ho seguito ciò che l’istinto mi diceva di fare. Appena il senpai mi ha chiamata e mi raccontato ciò che era successo, ho deciso di intraprendere questo lungo viaggio… - le mani si muovevano veloci sulla sua pelle liscia distendendo i muscoli contratti; rispondeva alle domande che le venivano poste; ma in realtà era distante in quel momento persa in chissà quali ricordi. All’ennesima domanda di Aya, rispose con una frase a metà: le sue mani avevano raggiunto la cicatrice all’altezza del cuore e la voce era rimasta incastrata da un singhiozzo.
- Sakura… - la chiamò la shugo violinista – Perché piangi?
- Maki… - tornò al presente sbattendo più volte gli occhi azzurri velati di lacrime - Ho molti dubbi. Forse non ero ancora pronta a tornare qui. – ammise guardandole dal riflesso nello specchio.
- Secondo me eri pronta da molto tempo. – la smentì Aya andandole vicino – Secondo me è stato il medaglione a condurti qui. Per molto tempo hai trascurato i tuoi doveri di Custode, per paura di affrontare l’Oracolo. Adesso che sei tornata, devi parlare con la portatrice del Lucchetto. Devi aiutarla a tirare fuori la propria grinta.  – parlò portandole il medaglione – E’ il tuo destino aiutare Amu a compiere la scelta giusta.
- A non fare come me. – mormorò piano prendendo in mano il ciondolo a forma di quadrifoglio che Aya le porgeva – La storia non deve ripetersi. – concluse mettendosi il ciondolo attorno al collo, il medaglione si posizionò sulla cicatrice nascondendola: era stato lui a crearla molti anni prima.
- Esatto… - annuirono i tre spiriti, Sakura le ringraziò con un sorriso poi si vestì in fretta iniziava a sentire freddo.
- Vieni andiamo a fare colazione. – la invitò Chobi – Ho una fame.
- Sì, ho molta fame anch’io. - annuì Sakura – Sto arrivando.

In quel momento, qualcuno bussò alla porta della sua camera interrompendo il filo illogico dei suoi pensieri.
Sospirando, Sakura aprì la porta pensando che, mentre lei era sotto la doccia, una delle sue tre shugo chara avesse chiamato il servizio in camera; ma restò senza parole quando le si parò davanti il Re Fondatore, accompagnato dal nipote Tadase e da un’imbarazzatissima Amu.
- Ciao… - la salutò Tsukasa e la sua voce graffiò l’anima di Sakura come un pugnale.
- Senpai Amakawa. – ricambiò il saluto freddamente lei – Cosa ti porta qui a quest’ora?
- Un’offerta di pace… - sorrise mostrandole un sacchetto con le paste per fare colazione.
- Grazie, ma non c’era bisogno. Non basteranno dei dolci e un sorriso per cancellare il nostro passato, senpai. – rispose, la tentazione di chiudergli la porta in faccia era altissima; ma non lo fece solo per rispetto degli ignari studenti che l’accompagnavano - Senpai… Vedo che le brutte abitudini sono dure a morire, ti fai ancora accompagnare per ottenere ciò che vuoi. Accomodati, ma sappi che non sei gradito qua. – sibilò a voce così bassa che solo Tsukasa riuscì a sentirla; poi sorrise ai ragazzi concludendo – Entrate, così parleremo un po’.
- Gra… Gra… Grazie professoressa… - mormorò Amu sgusciando all’interno della stanza d’albergo, non sapeva se era più imbarazzata di dover aspettare in corridoio, o per lo scambio di battute acide intercorso tra il Preside e la nuova insegnante.
- Buongiorno e grazie… - fece un rapido inchino Tadase.
- Lo so che la mia presenza non è gradita. – sospirò l’uomo entrando - Lo capisco dal fatto che mi chiami “senpai” e non Tsukasa.
- Preside Amakawa, benvenuto. – si inchinarono le tre shugo chara rispettose.
- Che strano vedervi dopo tanto tempo. – sorrise benevolo.
- Sono passati molti anni dall’ultima volta che ci siamo visti. – annuì Maki – Sei cambiato molto, Tsukasa.
- Tu sei sempre molto graziosa Maki, mi sorprende sempre la tua presenza al fianco di Sakura. – sorrise, poi si guardò intorno e continuò - Si cresce, si invecchia... – lasciò volutamente la frase in sospeso, ma non ottenne nessuna risposta: la giovane donna parlava amabilmente con gli shugo chara degli studenti, ignorandolo completamente. Sakura aveva la dote innata di saper interagire con gli spiriti guardiani, e lui ne era da sempre affiscanto.
- Si ammettono anche i propri errori? – domandò Chobi sistemando la colazione che avevano portato sul tavolo della stanza.
- Per quello ci vuole più tempo. – ammise il Preside – E per perdonare?
- Il tempo necessario. – rispose Sakura stringendosi nelle spalle, non le piaceva avere quell’uomo in camera sua.
- Zio… signorina Miraboshi… - parlò Tadase dopo essersi schiarito la gola – Mi sembra che tra voi ci sia un po’ di tensione. – li guardò pendendosi di averlo detto, lo sguardo glaciale di Sakura lo zittì.
- Hai ragione, piccolo re. – sorrise la donna – Tra me e tuo zio ci sono moltissime cose da chiarire. Ma se lui è qui, con voi, non è per parlare del passato. Sbaglio?
- Non sbagli, Sakura. – scosse la testa biondo scuro l’uomo – Ho letto i tarocchi e…
- I tuoi stupidi tarocchi. – sibilò lei senza riuscire a trattenersi – Se credi che ancora mi lasci impressionare dalle tue doti di indovino, ti sbagli. – lo guardò – Ho imparato ad usare i miei poteri.
I ragazzi li guardavano con aria interrogativa, quei discorsi a metà quelle frasi lasciate in sospeso e quelle frecciatine sul passato, stavano confondendo loro le idee. Chi era Sakura in realtà, e che tipo di poteri aveva imparato ad usare?
L’unico che sembrava divertirsi in quella situazione era Yoru che, guardando lo scambio di battute, si era messo a fare tranquillamente colazione.

Amu, che si sentiva fuori posto, spostò il peso del corpo da un piede all’altro, poi si fece coraggio e disse:
- Il Preside ci ha chiesto di accompagnarlo perché voleva che avessimo con lei un colloquio privato, signorina Miraboshi. Ci ha detto che lei è in grado di aiutarci a salvare I… Ikuto… - trovò la forza di alzare gli occhi e li piantò in quelli azzurri di lei – E’… E’ la verità?
- Amu… Tadase… - provò a parlare Tsukasa, ma Sakura lo interruppe con un cenno della testa.
- Signorina Himamori, - le sorrise ed Amu sentì la propria anima incendiarsi di benessere – Sono felice che hai trovato il coraggio di rivolgerti a me senza nessun filtro. Sì. – le si parò davanti e le mise una mano sulla spalla, un gesto gentile che ebbe il potere di infrangere le barriere di Amu – Posso aiutarti a salvare il giovane Tsukiyomi. Ma non posso raccontare una storia dalla fine. – guardò l’orologio sulla parete – Senpai, tra poco inizieranno le lezioni, ho il permesso di riunire i Guardiani per raccontare loro chi sono io e come posso aiutarli?
- Beh, Sakura… - ci pensò un attimo il Preside – Avresti dovuto chiederlo almeno qualche giorno prima, in modo da far passare una circolare e…
- Beh senpai, - lo scimmiottò mostrando il suo vero carattere – se non si fosse presentato in camera mia il giorno dopo il mio arrivo; forse avrei potuto fare le cose con più calma. Scrivere la richiesta ed aspettare la sua approvazione. Ma… - e sorrise – visto che le tue carte hanno voluto bruciare le tappe… - e lo guardò, sfidandolo a dire il contrario.
- Non sei cambiata molto. – scosse la testa lui, poi alzò le mani, dichiarandosi sconfitto – Avviserò la scuola. I Guardiani avranno la sospensione giornaliera delle lezioni.
- Grazie senpai. – fece un breve inchino Sakura.
- Ti prego smettila di chiamarmi “senpai”. Mi fai sentire così vecchio. – la pregò, sperando di riconquistare la sua fiducia e, perché no, magari il suo cuore.
- Non lo farò. – scosse la testa, poi si diresse verso il tavolo e sedette iniziando a fare colazione, subito imitata dagli altri: - Come sapete, sono stata un’allieva della vostra scuola. Da quando ero studente sono passati anni… - sorrise mescolando il suo tea.
- Sei stata la prima Jolly del gruppo dei Guardiani. Dopo di te non c’è stato nessun altro.
- Ora avete Amu, senpai. – rispose stringendosi nelle spalle – E lei ha quattro shugo chara e il Lucchetto. – concluse indicando con la testa il ciondolo della ragazzina.
- Tu non hai mai usato il Lucchetto? – domandò Amu dandole del tu.
- Himamori. – la richiamò Tsukasa – Non è buona educazione dare del “tu” ai propri insegnanti.
- Mi scusi signor Preside. – arrossì – Io…
- Senpai, non occorre riprendere la signorina Himamori, non mi ha mancato di rispetto. – la difese Sakura – Anzi, sono felice che mi consideri degna di fiducia. – le sorrise – Dammi pure del tu, Amu. – la ragazzina arrossì ed abbasso la testa mormorando un timido “grazie”.
- Signorina Miraboshi, - intervenne Tadase – abbiamo molte domande per lei. Ma sarà meglio andare a scuola e parlare tutti insieme.
- Trovo che l’idea di Tadase non sia da scartare. – annuì dopo un breve silenzio Tsukasa.
- Sì, ci sono delle cose che potrò condividere solo con il Jolly però. – disse alzandosi con un movimento fluido dalla sedia – Segreti che potrò tramandare solo alla portatrice del Lucchetto.
- Signorina… - la chiamò timidamente la Jolly – Perché lei è in possesso di un ciondolo simile al mio Lucchetto?
- Ottima domanda. – si aprì in un sorriso sincero Sakura e Tsukasa arrossì nel vedere gli occhi di lei brillare come un tempo.
- È uno dei “segreti”? – domandò il Re Fondatore osservandola.
- Potrebbe. – si strinse nelle spalle e non aggiunse altro, andando verso l’armadio per prendere la borsa con il judogi e alcuni libri da commentare in compagnia dei Guardiani.

Sakura si guardò allo specchio, aveva indossato un paio di jeans aderenti che fasciavano sensualmente le sue lunghe gambe ai quali aveva abbinato una camicetta rosa ed un gilet bianco con le cuciture rosa come la camicetta. Ai piedi aveva indossato un paio di stivali che le arrivavano appena sotto il ginocchio, neri con il tacco quadrato. Prese la giacca e, voltandosi verso gli ospiti, disse:
- Sono pronta, possiamo andare.
- Non avrai freddo vestita così, Sakura? – domandò Tsukasa, la ragazza rabbrividì sotto il suo sguardo indagatore.
- No senpai. – lo gelò con un’occhiata dura – Sono sufficientemente vestita. – aprì la porta – Andiamo che stiamo facendo tardi.
In silenzio, lasciarono la stanza di Sakura. La giovane donna consegnò le chiavi al bancone della reception e raggiunse gli altri sulla strada.
Come se avessero deciso precedentemente come muoversi, si incamminarono verso la scuola stando a coppie sul marciapiede, gli studenti davanti e gli adulti a pochi passi di distanza.
Camminavano in silenzio, ognuno perso ad inseguire i propri pensieri.
Sakura si guardava intorno, per lei era tutto nuovo e familiare al tempo stesso. A distanza di anni si rese conto di quanto la sua città le fosse mancata, di quanto fosse cambiata ma rimasta uguale.
Un sorriso le spuntò agli angoli della bocca, ma gli occhi non brillarono, avrebbe voluto un’altra persona al suo fianco per riscoprire la città non certo Tsukasa.
Tadase provò a prendere la mano di Amu con la sua; ma la ragazza la ritrasse con un movimento impercettibile, ficcandola dentro la tasca. Il King’ Chair avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma si scambiarono con una coppia di anziane signore che stava andando al mercato, ed il loro mormorio “Ma che bella famiglia”, fece alzare di scatto la testa a Sakura che replicò:
- Grazie signore… Siete molto gentili… Ma prima di fare dei figli con lui, - indicò Tsukasa con la testa – mi faccio suora. – ed affrettò il passo, lasciandoli lì con un palmo di naso.

Inaspettatamente, Amu scoppiò a ridere e raggiunse di corsa Sakura, più felice e sollevata.
- Himamori… - le sorrise – Ti senti meglio adesso?
- Grazie signorina Miraboshi. – annuì arrossendo – Adesso mi sento molto meglio. Non mi aspettavo la sua risposta…
- Non ero a mio agio. Non mi piace camminare a fianco di una persona di cui non mi fido. – le sorrise e continuò – Anche tu hai i tuoi problemi con il piccolo re… - Amu non disse niente, si limitò ad arrossire ed abbassare lo sguardo, Sakura non aggiunse altro e la prese sotto braccio con naturalezza, facendola sentire protetta.
Chiacchierando amabilmente, Sakura ed Amu raggiunsero l’ingresso della Seyio Academy; ma la professoressa lasciò la presa al braccio della ragazzina prima di entrare.
Amu, la guardò con i suoi grandi occhi ambra, ma si rilassò quando Sakura le strizzò l’occhio dicendo:
- Non vorrei farti passare dei guai…
- Io… - arrossì – Grazie… Raggiungo la mia classe, ci vediamo al Royal Garden.
- Senz’altro e grazie per la camminata. – la congedò Sakura che avrebbe voluto aggiungere altro, ma fu distratta da un movimento alle spalle di Amu.
Salutando distrattamente la ragazzina, Sakura corse verso il punto che aveva attirato la sua attenzione. Il cuore le batteva forte contro le costole, ne sentiva il rumore dentro le orecchie che copriva persino le voci dei suoi tre spiriti molto preoccupate per il suo strano comportamento.

Correndo veloce e leggera, la giovane donna raggiunse il corridoio buio dove aveva notato un movimento prima quando parlava con Amu.
Lasciando cadere la borsa a terra e mettendosi in posizione di attacco, si lanciò dentro il vicolo dicendo a voce alta:
- Non ho paura di te. Lasciati riconoscere.
La persona che stava fuggendo, si fermò oltre la metà del vicolo, era vestito di nero dalla testa ai piedi e sulle spalle aveva una katana.
Il cuore di Sakura perse alcuni colpi, avrebbe riconosciuto il fodero di quella katana tra mille: l’aveva fatto lei per Takuumi Fuyutssuki, con gli ideogrammi in oro a comporre il suo nome.
- Takuumi! – gridò Sakura e la sua voce risuonò incrinata e rimbalzò sulle pareti del vicolo.
Il giovane uomo si bloccò e si girò lentamente, era realmente il Jack’s Chair di cui si era innamorata da adolescente, il suo primo amore.
Era diventato un bell’uomo, più alto e muscoloso del ragazzino che ricordava, portava i capelli lunghi sulle spalle neri come le ali dei corvi; emanava forza e mascolinità era la creatura più bella che Sakura avesse mai visto.
Era completamente vestito di nero, quel completo metteva in risalto il suo fisico palestrato rendendolo misterioso ed affascinante.
Takuumi alzò lo sguardo a fissare quello della giovane donna e lei sobbalzò notando la cicatrice che gli attraversava il volto, così simile a quella che lei aveva sul cuore.
- Sakura… - la salutò lui, la voce era profonda e roca, come fusa di un gatto.
- Fuyutssuki… - scoppiò a piangere – Sei realmente tu…
- In persona… - le sorrise, ma fece un passo indietro quando lei ne fece uno avanti – Non avvicinarti Miraboshi. – scosse il capo.
- Ti prego Takuumi… - si lasciò scivolare in ginocchio – Non andare via…
Il giovane uomo restò per alcuni attimi fermo nel buio, la tentazione di scappare era tanta ma lei sembrava sincera le sue lacrime erano vere.
Takuumi si girò lentamente verso il suo shugo chara Arashi; parlarono a bassa voce per alcuni istanti e poi l’uomo la raggiunse e l’aiutò ad alzarsi.
- Sakura, smetti di piangere per cortesia. Sai che non sono il tipo di persona che resta impressionata dalle lacrime, anche se sono quelle di una donna.
- Lo so… - annuì – E’ solo che… Non riesco… Takuumi… - provò ad abbracciarlo, ma lui la tenne saldamente per le spalle non permettendole di avvicinarsi – Arashi… - sobbalzò notando lo spirito guardiano alle spalle del giovane che la guardava con un misto di odio e pietà – Siete vivi… - lasciò andare le braccia lungo il corpo e piegò la testa in avanti, continuando a piangere.
- Siamo vivi per miracolo. – annuì Arashi con le braccia incrociate sul petto – Maki, Chobi; Aya… - salutò con un cenno del capo.
- Arashi… - arrossì Maki che aveva un debole per lui – Takuumi che bello rivedervi…
Arashi si tolse la maschera che gli copriva il viso, lui era uno shugo chara ninja, completamente vestito di nero; era uno degli spiriti guardiani più forti che Sakura avesse visto combattere. In lui, si incarnavano le caratteristiche del perfetto combattente: lealtà; forza; sicurezza il tutto accompagnato dalla sua affilata katana e dalle stellette ninja affilate come rasoi.
- Credevo che non ti avrei più rivisto. – parlò il giovane uomo osservandola, avrebbe tanto voluto stringerla contro il proprio petto per farla smettere di piangere, ma non poteva: aveva una missione da compiere e non doveva lasciarsi distrarre da Sakura, la Custode, e dai sentimenti che imperversano all’interno del proprio cuore dopo tanto tempo – Sei diventata una donna molto bella. – ammise arrossendo un po’, erano discorsi strani da fare per lui che era l’Oracolo.
- Ooh Takuumi… - sorrise senza allegria lei facendo un passo indietro, allontanandosi dalle mani di lui che bruciavano sulle spalle – Sono anni che non ci vediamo e ancora ti prendi gioco di me… - lo guardò in volto per alcuni secondi, imprimendo i tratti adulti di lui nella memoria - La mia famiglia è caduta in disgrazia. – confessò – Papà ha accettato un lavoro a Londra poco dopo la nostra ultima battaglia. – Sakura si asciugò il viso e sistemò sul naso gli occhiali.
- Pensavo che fossi diventata la signora Amakawa. – disse apprendendo la notizia – Dopo che ci ha pagato gli studi, avevo capito che…
- Non dirlo neanche per scherzo! – lo zittì - Prima di sposarmi con lui, faccio harakiri. - replicò indurendo lo sguardo.
- Che strano… - mandò la testa di lato Takuumi arricciando mezza bocca in un sorriso accattivante – Eravate così carini insieme.
- Non siamo mai stati insieme. – sbottò irritata, avrebbe voluto aggiungere altro, fargli mille domande ma il suono della campanella li fece trasalire.
Sakura ebbe solo il tempo di fissare i suoi occhi azzurri in quelli smeraldo di lui che arrivò il Re Fondatore accompagnato dai Guardiani al gran completo.
- Sakura! Tutto bene? Amu ci ha detto che ti ha vista correre qua, e…  – parlò Tsukasa poi lo vide e continuò – Fuyutssuki, Arashi. Maledetti, siete ancora vivi?
- Amakawa. – sibilò Takuumi – Vivi e vegeti! – concluse facendo un inchino beffardo.
- Oh mio Dio! – mormorò Rima – Ma quello è parente di Ikuto?
- Sono il fratellastro di suo padre. – annuì colpito dalla perspicacia della ragazzina – Quello sgradito perché bastardo. Quello cresciuto lontano dal resto della famiglia. Quello con il cognome diverso. – sorrise – Complimenti Queen’s Chair, hai colto nel segno.
Amu non riusciva a staccare i propri occhi da quel giovane uomo. Assomigliava davvero tanto al suo Ikuto, stesso taglio di occhi, stesso modo di fare strafottente, stessa tristezza nello sguardo.
- Zio! – miagolò felice Yoru – Nya!
- Toh. Lo shugo chara di mio nipote. – ridacchiò osservandolo – Non potevi che essere un gatto. Mio nipote assomiglia molto ad un gatto. Come suo padre. – incrociò le braccia sul petto ed osservò i presenti che continuavano a fissarlo.
- Sei un amico o un nemico? – domandò Nagihiko osservandolo con attenzione.
- Né l’uno né l’altro. – si strinse nelle spalle Takuumi – Tu sei il nuovo Jack’s Chair, io ricoprivo il tuo stesso ruolo in una vita fa. – e mostrò la cicatrice che teneva nascosta da una ciocca di capelli.
- Tu e la signorina Miraboshi facevate parte della stessa squadra? – domandò Yaya portandosi un dito sulle labbra.
- Sì, l’ultimo anno del nostro caro Re Fondatore siamo entrati io e lei a far parte dei Guardiani. Abbiamo affrontato un duro nemico, che ha ucciso quasi tutti i nostri compagni. – i suoi occhi smeraldo si fissarono in quelli azzurri di Sakura che si limitò ad annuire lentamente.
- Entrambi portiamo una ferita. – mormorò Sakura, i ragazzi sobbalzarono la sua voce era strana – Ma la mia non posso mostrarla con la tua stessa disinvoltura.
- È un vero peccato… - rispose con un sorriso sornione lui – L’avrei rivista con piacere.
- Fuyutssuki! – ringhiò Tsukasa rosso in viso sia per la gelosia sia per la rabbia – Secondo me tu sei invischiato con il nemico. Forse qui vicino c’è Ikuto che sta aspettando il momento adatto per attaccare.
- Sei solo un coglione Re Fondatore! – sbottò l’uomo stringendo i pugni – Che non hai mai voluto vedere le cose nella sua interezza.
- Ne ho abbastanza di te e della tua strafottenza! – rispose duramente il Preside, nessuno dei presenti aveva mai visto tanta rabbia nel suo sguardo.
- Smettetela! – urlò esasperata Sakura – Non siete cambiati per niente! – ma loro stavano continuando a prendersi a parole e gli animi stavano iniziando a scaldarsi pericolosamente – Ho capito… Non ho altra scelta! – gemette – Ragazzi… Fate un passo indietro… Chobi sei pronta?
- Sono nata pronta. – sorrise lo shugo chara Maneki Neko.
- Bene… E adesso cuore mio… Schiuditi! – la giovane donna fece con le mani il simbolo di un lucchetto che si apre, Chobi giocando con il suo soldo dorato, si chiuse dentro l’uovo e fece con la sua guardiana la Chara Trasformation.
Alla fine della trasformazione, Sakura assomigliava al suo shugo chara Maneki Neko, indossava un abitino bianco a macchie marroni, le era spuntata una lunga coda e due morbide orecchie da gatto le erano spuntate sulla testa; tra le mani stringeva la moneta d’oro ed un campanellino tintinnava dal collare rosso attorno al suo collo.
- Chara Trasformation Maneki Neko… - dissero in coro portatrice e spirito.

Nel vicolo calò uno strano silenzio. I due uomini avevano smesso di punzecchiarsi ed osservavano la Chara Trasformation di Sakura ad occhi sgranati.
La giovane donna non perse tempo, suonò il suo koban come se fosse un gong e tutta la rabbia accumulata all’interno del vicolo svanì in pochi istanti.
- Miaaaaaooow! – sospirò dopo che tutti furono caduti a terra – Finalmente fate silenzio. – la sua coda si muoveva rabbiosa da una parte e dall’altra – Sapete che questa Chara Trasformation non so gestirla ancora bene… Chobi è molto indipendente e non posso assicurarvi che si limiterà a mandare via la rabbia… - sorrise senza mai staccare i propri occhi da quelli di Takuumi – Mi sei mancato immensamente, Jack’s Chair! – mormorò quasi facendo le fusa, camminava sinuosa, proprio come una gatta facendo tintinnare il suo campanello.
- Sakura… - cercò di fermarla lui, ma non ci riuscì, perché se la trovò tra le braccia e ogni suo tentativo di protesta fu bloccato dal lungo bacio che lei gli dette. Baciò che decretò la fine della trasformazione.
Non appena Sakura si rese conto di ciò che Chobi le aveva fatto fare, si staccò dall’abbraccio di Takuumi e toccandosi le labbra mormorò:
- Non sarei dovuta ricorrere a Chobi… Ma voi non volevate ascoltarmi. – sorrise triste.
- Scusami Sakura. – abbassò la testa Takuumi – Non sono un vostro nemico. Nessuno ha plagiato il mio spirito. Io sono l’Oracolo. – fece un breve inchino – E le nostre strade si intrecceranno spesso.
- L’Oracolo? Il Custode? L’Indovino? – Tadase guardava gli adulti con gli occhi stretti – Ma si può sapere voi realmente chi siete, e come siete legati l’uno all’altro?
- Ogni cosa a suo tempo, King’s Chair. – sorrise a mezza bocca Takuumi – Sakura vi racconterà tutto e risponderà alle vostre domande.
- Fermati con noi per quest’oggi Takuumi. – lo pregò la professoressa, poi guardò Arashi e notò che la stava guardando con occhi diversi – Arashi, sarete molto stanchi. E anche voi fate parte della storia.
- Non puoi permettere a Tsukasa di raccontare la sua verità. – mormorò a denti stretti il ninja.
- Giusta osservazione. – annuì Maki sorridendo – Vi prego, fermatevi.
- Accettiamo il vostro invito. – capitolò il giovane uomo – Siamo stanchi, torniamo da un lungo viaggio ai confini del Giappone.
- Wow… - mormorò con gli occhi accesi di mille stelline Yaya – Eravate andati a trovare un tesoro? Oppure a salvare qualche principessa in difficoltà? O magari entrambe…
- Ahahahahah… - ridacchiò Takuumi – Ne hai di fantasia ragazzina! – si passò una mano sul viso stanco e fissò per la prima volta Amu – Allora sei tu! – chiuse gli occhi scuotendo la testa – Sto davvero invecchiando! Ho permesso che falsi indizi mi allontanassero.
- Accomodiamoci al Royal Garden. – propose Amu – Staremo più comodi e… lontano da occhi indiscreti… - e fece notare che si era creata una folla di curiosi attorno a loro.
- Ragazzi. – parlò il Preside – Cosa ci fate tutti fuori dalle vostre aule? Non dovreste essere a lezione adesso?
- Buongiorno senpai. – si inchinò un gruppo di studentesse del secondo anno – Abbiamo lezione all’aperto oggi.
- Giusto, - annuì Tadase – la lezione di pittura creativa.
- Esatto… - arrossì una sorridendogli.
- Abbiamo sentito delle voci alterate e siamo venute a vedere. – spiegò un’altra stringendo la cartella da disegno contro il petto – Non volevamo ficcanasare.
- Avete visto qualcosa di interessante? – domandò Sakura sistemando gli occhiali da vista sul naso.
- Sol… - distolsero lo sguardo – Solo un ba…
- Solo un bacio? – disse per loro Takuumi avvicinandosi a Sakura, le studentesse annuirono e loro sorrisero – Era il bacio di… - e la guardò sfidandola a terminare, esattamente come faceva da adolescente mettendola in difficoltà.
- Di due fidanzati che si sono ritrovati dopo un litigio. – concluse lasciando tutti, Tsukasa compreso, a bocca aperta.
- Hai imparato il gioco finalmente! – le mormorò all’orecchio Takuumi prima di baciarle audacemente il collo.

Le studentesse si allontanarono dal gruppo al colmo dell’imbarazzo, Tadase con un seccato colpo di tosse chiese ai presenti di seguirlo che dentro al Royal Garden sarebbero stati più comodi e nessuno avrebbe più osato disturbarli.

 


Angolo dell’Autrice:

Rimette la penna nel calamaio, si pulisce le mani imbrattate di inchiostro e, dopo aver posizionato gli occhiali sul naso, sorride dicendo:
“Un sentito grazie a chi passa a leggere la mia storia… A chi ha avuto la pazienza di recensire e, soprattutto, un enorme immenso GRAZIE a Blue_Passion che mi ha spronato a provare a pubblicare questa fanfiction ancora da finire…”

My dear Blue Passion, thank’s a lot. It’s for you!
Kiss, Kiss…
Gremilde

   
 
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