Remake di Senza me ti pentirai.
Cap.43 MirrorChichi
Alcune
gocce di pioggia ticchettarono sul viso di Goku, un paio gelide gli
scesero lungo la schiena e il Son rabbrividì, stringendo le
braccia al petto.
“Sto
morendo di fame. Pensare che potrei essere a casa con mia moglie
…”
sussurrò.
Passò
tra due alberi, le gocce di pioggia ticchettavano sul terreno rosso a
specchio riflettente. Sentì dei passi e uno starnuto, si
nascose dietro un
albero, le gocce di pioggia ticchettavano sulla corteccia e facevano
frusciare
le fronde, alcune foglie colme d’acqua si staccarono finendo
a terra. L’eroe
della Terra caricò un attacco energetico nella mano, facendo
brillare di
azzurro le dita. Uscì dal nascondiglio e abbassò
il braccio vedendo una figura
femminile avanzare verso di lui. I lunghi capelli neri, da cui
scendevano
lucenti gocce d’acqua, le scendevano lungo le spalle ed
ondeggiavano ad ogni
suo passo.
“Parlavi
di me?” chiese la donna. Le gocce di pioggia le solcavano il
viso
rosato. La voce di Chichi risuonò tutt’intorno e
la figura della fanciulla
venne illuminata dal chiarore di un lampo.
“Chichi sei
tu? Che ci fai qui?” chiese
il saiyan con
voce tremante. La donna si portò una mano alla bocca,
coprendo le labbra rosate
con indice e medio.
“Sono
venuta perché oggi non hai preso la tua medicina”
disse lei
gentilmente. Alzò l’altra mano mostrando una
siringa, al suo interno c’era una
sostanza gialla luminescente. I muscoli di Goku
s’irrigidirono e il battito
cardiaco del Son accelerò.
“Tu
sei MirrorChichi, vero?” chiese.
-
I suoi occhi … sono come mille lame nere, come diamanti
oscuri andati in
pezzi – pensò. La donna avanzò verso di
lui, mentre Goku si raddrizzava i
polsini umidi. La donna piegò di lato la testa e
sbatté un paio di volte le
palpebre, alcune gocce di pioggia si staccarono dalle sue ciglia.
“Non
sarò la Chichi del tuo mondo, ma non per questo sono meno
vera”
ribatté.
-
Il suo sguardo sembra tagliarmi l’anima – si disse
Goku. Piegò un
ginocchio e allungò l’altra gamba, facendo degli
esercizi di riscaldamento.
“Mi
sono stancato di questi trucchetti” brontolò. Si
rizzò, strinse i pugni
e incrementò l’aura.
“Perché
quello che importa sei sempre tu, vero? L’universo
può anche
esplodere, se tu devi divertirti a combattere contro demoni e dei.
Però, se
qualcuno chiede giustizia, allora ti annoi”
ribatté la donna. Incrementò a sua
volta l’aura, goccioline di pioggia si sollevarono da terra.
Le figure dei due
contendenti si riflettevano nel terreno a specchio rosso, solcato da
strisce d’acqua.
“Ti
lamenti di non essere a casa da tua moglie, ma quando mai ci sei voluto
stare? Sei sempre a inseguire qualcosa per diventare più
forte”. La voce dell’avversaria
era gelida. Goku rabbrividì e scansò
all’indietro quando lei cercò di
raggiungerlo al viso con un calcio alto rotante.
“Se
non fossi abbastanza forte, non potrei proteggere la mia figlia, i
nostri figli, la piccola May” ribatté rendendo la
voce più roca. Fissava gli
occhi della nemica, avvertendo delle fitte al petto.
-
Sembrano buchi neri in cui mi vuole risucchiare con i sensi di colpa
–
soppesò.
“Figli?
Gohan credevo considerasse Junior suo padre, a te non ti conosce
affatto. E’ uno studioso a cui poco importa dei grandi eroi,
se non sono in
versione cartacea su un tomo di storia. Goten è convinto che
suo fratello Gohan
sia la sua figura paterna. Ogni volta che sei tornato da lui, lo hai
solo
ferito con la tua partenza successiva. Dovevi restarci con quel
drago” sibilò
Chichi. Goku si scansò a destra e a sinistra, evitando i
colpi a mano aperta
della nemica, ad ogni frase diventava più lento e gli si
aprirono dei tagli
sulle guance.
“Ho
dovuto farlo, devo proteggere la Terra! Non importa quanto mi pesi,
perché io stravedo per i miei figli”
farfugliò. MirrorChichi poggiò le labbra
sulla siringa, schioccandole un bacio.
“Vuoi
scappare, non è vero? Fuggi dalla tua vita coniugale per non
accettare la giusta rabbia di una donna abbandonata e frustrata. Se non
vuoi
chiamarmi Chichi, andrà bene Nemesi. E’ tempo
della mia vendetta”. Goku avvertì
la fitta all’altezza del cuore diventare più forte
e si strinse la maglia con
una mano, strizzando la stoffa impregnata d’acqua.
“Nemesi”
ripeté Goku.
“Se
non fossi resuscitato, pensavi davvero che in un giorno solo, tu
avresti recuperato i sette anni persi nella vita di Goten? Sappi che
quando te
ne sei andato con il drago, a nessuno è importato. Tutti si
aspettavano quel
tuo gesto” disse gelida lo specchio. Il Son saltò,
schivando la spazzata della
donna. Intravide una porzione della gamba nuda di lei, lasciata
scoperta dallo
spacco della sua gonna e distolse lo sguardo.
“I
miei figli hanno capito i miei motivi” mentì.
MirrorChichi si rialzò in
piedi e ridacchiò.
“Ho
preferito la reincarnazione di Majinbu a voi? Perché
sicuramente
avranno compreso i motivi che ti hanno spinto ad andartene con Ub senza
preavviso” sibilò. I capelli di Goku si
sollevarono e si tinsero del color dell’oro.
“Loro
lo sanno che morirei per loro, che gli voglio bene!”
gridò il Son. Il
riflesso spostò il capo, incontrando nuovamente lo sguardo
di Goku. I loro
occhi si riflettevano a vicenda.
“Anche
la tua Chichi lo sa? Pensa che tu l’abbia sposata per un
promessa,
perché l’hai scambiata per la mammina che ti
cucina da mangiare. Hai preso la
principessa più bella, un fiore in sboccio, e
l’hai resa un’erbaccia. L’hai
consumata, rendendola isterica e sfibrata giorno per giorno. Lei, che
è sempre
lì ad aspettarti, morendo ad ogni addio, rinascendo
più stanca ad ogni ritorno.
E’ prossima alla morte, è invecchiata precocemente
per colpa tua. Avreste
potuto passare tutta la vita insieme, felici” gli
ricordò MirrorChichi.
Si
mise davanti al Son a una mano di distanza, i loro
respiri si fondevano, mentre una serie di fulmini cadevano dal cielo
abbattendosi intorno a loro.
“La
maschera dell’eroe, dello stupido, dell’ingenuo mi
si è costruita
addosso. Per quanto mi pesi, è il mio ruolo, mi tocca e sono
io il primo a
fomentare queste credenze. E’ uno dei miei errori, ne ho
fatti tanti, per
espirare devo proteggere la Terra” ringhiò il Son.
Una serie di rughe gli si
erano formate sulla fronte e i suoi occhi neri divennero verde-acqua.
“Perché,
invece, non cessi di soffrire? E soprattutto, non fai smettere di
star male le persone che dici di amare?” chiese la nemica.
Attivò la
supervelocità e gli comparve alle spalle, balzò
aderendogli alla schiena e gli
immobilizzò il collo cingendolo con un braccio.
“Se
stai fermo, non farà male, sarà come una puntura
di zanzara. Ti
potranno finalmente dimenticare, andranno avanti con le loro
vite” sibilò al
suo orecchio, avvicinando l’ago al suo collo. Goku le
afferrò la mano con la siringa
con la propria, immobilizzandogliela.
“Sono
un egoista e sì, metto a repentaglio chiunque solo per
potenziarmi.
Amo la battaglia, io sono un saiyan”. La sua voce era
cavernosa e rimbombò coprendo
il rumore della pioggia.
“Però
ho promesso a mia moglie che non me ne sarai andato mai più.
Niente e
nessuno, questa volta, mi allontanerà da lei”
ruggì. Si trasformò in
supersaiyan di secondo livello e aumentò la stretta sulla
mano della nemica, le
spezzò le dita mandando in frantumi la siringa. La donna
gridò di dolore,
mentre dall’arto usciva del denso sangue rosso. Si
divincolò liberandosi dalla
stretta e saltò, atterrando in piedi davanti a Goku,
stringendo la mano ferita
al proprio seno.
“Ti
pentirai di questa tua scelta, di aver lasciato andare questa
possibilità che ti donavo solo io”
ribatté la donna. Il Son caricò una
kamhehameha, la sferrò colpendola in pieno viso e il
riflesso andò in frantumi.
Goku cadde in ginocchio, tra i pezzi di vetro sparsi
tutt’intorno e una lacrima
si mischiò alle gocce di pioggia.
"Perdonami Chichi, perdonami" implorò.