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Autore: mrsSalvatore    30/09/2015    2 recensioni
Alison ha appena otto anni quando incontra Luke Hemmings, un ragazzino di un anno più grande di lei, antipatico e pieno di sé, con cui proprio non riesce ad andare d'accordo; e sebbene i due trascorrano di lì in avanti quasi tutte le giornate insieme, entrambi continueranno ad insistere sul fatto che non sono assolutamente, per niente, mai e poi mai nella vita, amici.
Ma se Alison, bambina viziata e strafottente, è sicura di questo, come mai per lei Luke e una semplice altalena in legno diventeranno le fondamenta della sua infanzia?
“La verità è che il mondo sarebbe migliore se tutti quanti almeno una volta al giorno andassero su un’altalena. Di sicuro sorriderebbero un po’ di più.”
Storia pubblicata anche su Wattpad
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: Siccome mi sono resa conto che i capitoli sono davvero tanto corti,
ho deciso di mantenere la divisione in mesi poichè si tratta di momenti,
ma di raggrupparli in "stagioni".
Forse non saranno ancora abbastanza lunghi,
ma postando spesso spero che questo non sia un problema.

 
                                                                                                                 GIUGNO 1993
Alison è seduta sul suo letto a gambe incrociate, ricoperta dai numerosi involucri delle caramelle che sta mangiando. Sono tutte caramelle mou, le sue preferite. Sua madre gliele ha regalate perché è il cinque giugno, il suo compleanno. Ne ha mangiate a dozzine, ma le piacciono tanto, così ne afferra un’altra ancora. Toglie la carta colorata dalla caramella, l’arrotola e la getta per terra. Poi afferra il dolcetto con le dita e lo morde. Le cola tutta la crema mou addosso, e lei si pulisce con le mani.
-‘Che stai facendo, idiota?- chiede una voce dietro di lei.
Alison si volta di scatto colta in flagrante, e nasconde subito la caramella dietro la schiena.
-Luke!- esclama scocciata. Quest’ultimo le si avvicina e si siede sul letto accanto a lei.
-A cosa sono?- chiede riferendosi alle caramelle.
-Mou.- risponde Alison. Per un po’ resta in silenzio a guardarlo mangiare una caramella sfuggita dal sacchetto di carta che le contiene.
-Quasi mi dimenticavo.- dice lui ad un tratto, con la bocca impastata dal caramello, -Auguri idiota.-
-Sei sempre così carino.- dice lei storcendo la bocca. Lui finge di offendersi e le lancia addosso una carta di una caramella mangiata.
-Che schifo.- sbuffa Alison dopo che il caramello sulla cartaccia le è colato sul braccio.
-Cosa fai oggi?- domanda Luke, fregandosene della sua reazione.
-Niente, come sempre.-
-Ma è il tuo compleanno!- esclama lui con tono ovvio.
-Lo so, scemo, ma domani mi viene a prendere mio papà e mi porta da lui in Massachusetts per una settimana.-
-Meglio così.- dice Luke –Almeno per un po’ non sono costretto a vedere la tua faccia.-
-Vale lo stesso per me.- ribatte Alison, e poi stanno di nuovo in silenzio. Dalla mattina del pranzo hanno iniziato a vedersi quasi ogni giorno. Alle volte lui entra in camera sua dalla finestra che dà sulle scale anti-incendio, e altre volte invece lo fa lei. Nessuno dei due ha veramente voglia di passare del tempo con l’altro, ma entrambi non sono bravi a fare amicizia e così si accontentano della compagnia reciproca. Ogni giorno non fanno che litigare, lui le ripete quanto sia noiosa e lei gli dice che fa schifo.
-Tanto non mi importa di quello che pensi tu.- le ha detto Luke un giorno, ma cinque minuti dopo già si parlavano di nuovo.
-Ti ho portato questo.- dice lui ad un certo punto, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un trifoglio malconcio –E’ il tuo regalo di compleanno.-
Alison storce il naso –Che schifo.- mugola –E’ sporco di terra, e poi cosa me ne faccio di un trifoglio? Nemmeno porta fortuna.-
-Lo so che non porta fortuna, stupida. Ma mia madre ha detto che dovevo farti un regalo di compleanno e non mi andava mica di spendere i miei soldi della paghetta per te. E poi a me cosa me ne frega di quello che ci fai, puoi farne quello che ti pare. Io intanto la mia parte l’ho fatta.-
-Sei proprio un cafone.- Alison storce il naso –E comunque ora te ne puoi anche andare, perché devo iniziare a preparare i miei bagagli per il mio viaggio.- La bambina inizia a spintonare Luke per fare in modo che si alzi dal suo letto, e una volta raggiunto il suo scopo lui si stiracchia sbadigliando.
-Tanto me ne stavo andando comunque, sei talmente noiosa.-
-Bene allora non venirci nemmeno più, qui. A me non me ne frega niente.- ribatte Alison acida. Lui le fa un gestaccio e poi quando è già sul cornicione della finestra, prima di uscire si volta.
-Allora addio seccatura.-
Quando finalmente se ne è andato Alison si risiede sul letto sbuffando. Prende tra le dita il trifoglio stropicciato di Luke e mormora per la centesima volta un che schifo. Ma mentre si rigira tra le dita quel fiorellino, sorride appena.
 

                                                                                                           LUGLIO 1993
-E poi mi ha comprato lo zucchero filato!- esclama Alison tutta contenta. Sta raccontando a Luke le sue vacanze con il padre. Quest’ultimo le ha comperato ogni sorta di delizia nella speranza che lei si divertisse, e il suo metodo sembra aver funzionato.
-E tu cosa hai fatto? Sei andato in vacanza pure te?- domanda la biondina ingenuamente.
-No.- sbotta lui.
-E’ impossibile! Qualcosa devi pure aver fatto.-
-Ti ho detto che non ho fatto niente.- rimarca lui. Alison sbuffa, poi si china per afferrare un grosso gatto bianco con delle macchie grigie e depositarlo sul divano accanto a sé.
-Hai visto cos’altro mi ha regalato il mio papà?!- domanda a Luke tutta orgogliosa.
-Non sono mica cieco!- fa lui –L’ho visto che è un gatto.-
Quel micio è un altro regalo del padre. Le aveva raccontato che una sera, tornando a casa, l’aveva trovato tra i bidoni della spazzatura, così l’aveva preso, lavato e dopo avergli legato un fiocco rosa al collo (colore preferito da Alison), l’aveva regalato alla figlia.
-L’ho chiamato Gatto.- dice lei ad un certo punto, gonfiandosi di orgoglio.
-E questo è solo uno dei tanti motivi che provano quanto tu sia stupida.- ribatte Luke. Alison gli molla una sberla sul braccio.
-Sei proprio un cretino,- dice –l’ho chiamato Gatto come Holly ha fatto col suo.- Holly era la protagonista di Colazione da Tiffany, film che Alison aveva guardato e riguardato decine di volte.
-E con questo? Non è certo un buon motivo per dare un nome così idiota ad un gatto.-
Alison sbuffa ancora, sbuffa e sbuffa. Sbuffa per ogni minima cosa, perché tutto le dà noia. Si alza in piedi tenendo il suo gatto tra le braccia.
-Sei proprio uno scemo, non c’è da stupirsi se non hai amici.- nota sprezzante –Almeno io quando ricomincerà la scuola avrò tutte le mie amiche. Tu invece sei così noioso! Non ti vuole nemmeno tua madre.-
A quel punto Luke si alza in piedi: “Rimangiati subito quello che hai detto!” esclama rabbioso.
-Perché dovrei?! Ho detto solo la verità. Ho sentito la tua mamma che raccontava alla mia di quanto tu fossi una seccatura, e aveva ben ragione!- Alison non fa in tempo a terminare la frase che si ritrova gambe all’aria. Il suo gatto emette un verso raccapricciante e corre via indispettito. Luke le ha dato uno spintone, e cadendo la bambina ha sbattuto la schiena sul bracciolo della poltrona.
-Sei impazzito?!- strilla tra le lacrime –Non si picchiano le donne, schifoso.-
-Tu sei una schifosa!- ribatte lui in preda alla collera. E’ in piedi, le braccia lungo il corpo e i pugni serrati. La sta guardando senza provare un briciolo di pietà, lei che è ancora stesa a terra.
-Vattene via, non voglio vederti mai più!- Alison grida mentre prova a rimettersi in piedi, ma la schiena le fa davvero molto male. Luke non ribatte, si allontana solamente, ma i suoi occhi non tradiscono alcuna esitazione. Quando esce da casa sua, sbatte la porta rumorosamente, lasciando la bambina a piangere lì per terra. E’ ancora in preda alle lacrime quando sente qualcosa di peloso che le carezza il braccio.
-Per fortuna che ci sei tu, Gatto.- mormora prendendo tra le braccia quella palla di pelo.
-L fa proprio schifo. Se ne può pure andare all’inferno.- il gatto miagola, e Alison lo prende come un segno di consenso.
 
 
                                                                                                                AGOSTO 1993
Il mese dopo già si parlano di nuovo. Quel giorno hanno deciso di andare al mare tutti insieme. La mamma di Alison e la mamma di Luke vanno molto d’accordo ultimamente, e quindi decidono di passare una giornata con i figli. Vanno fino a Long Island Sound e il viaggio in auto è molto lungo. Le due madri sono sedute davanti, e parlano animatamente di discorsi ignoti ai due bambini, mentre questi ultimi sono seduti nei sedili posteriori. Alison si è portata molte borse, materassini e costumini colorati, per questo i sedili sono un disastro. Luke invece ha solamente un pallone, che continua a far rimbalzare sul soffitto dell’auto.
-Smettila L.- sbotta Alison, non le dà veramente fastidio, ma vuole che Luke stia semplicemente fermo.
-Dovrei smetterla solo perché me lo dici tu? Chi ti credi di essere, mia madre?!- il bimbo biondo continua a giocare con la palla, e questa volta la sbatte più forte solo per infastidire Alison.
-Ti ho detto di smetterla.- strilla lei, lanciandogli un borsone addosso. Luke si arrabbia e cambia traiettoria del pallone, cosi che finisca addosso ad Alison. Lei caccia un urlo e si mette a piangere, ma le madri non ci fanno caso e continuano a parlottare tra loro, alzando solamente il volume della musica alla radio.
-Ora smettila tu di piangere, stupida.- ribatte Luke, che invece è davvero infastidito dal pianto della bambina.
-No!- urla lei, e il viaggio prosegue così, con Luke che colpisce il soffitto dell’auto col pallone, e Alison che piange più forte.
 
Più tardi, sono ancora sulla spiaggia, anche se è ormai il tramonto. Il sole è basso ed ha un bel colore, pensa Alison. Vorrebbe avere delle scarpette della stessa tonalità, così somiglierebbe ad una principessa. Luke pensa che lei sia troppo infantile, e che viva sempre nel mondo delle favole.
-Vieni a buttarti, idiota.- grida alla ragazzina. Sono tutti e due su un alto scoglio. Le madri stanno sonnecchiando distese sui loro asciugamani, e loro hanno deciso di fare un ultimo bagno. Alison continua ad insistere di scendere dove c’è la sabbia, mentre Luke vuole gettarsi dallo scoglio, che è davvero alto.
-Buttati prima tu, allora.- ribatte Alison, poiché continua a sostenere che quello che non è in grado di farlo sia Luke, non lei.
-Si, e poi come faccio a spingerti se sono già in acqua?- chiede lui.
-Non ce ne sarebbe bisogno, perché mi butterei da sola.- La bambina guarda in basso. L’acqua è piuttosto alta, non si farebbe male, ma è il tragitto tra lo scoglio e l’acqua che la frega. Ha paura di rimanere sospesa nell’aria, tanto che le vengono i brividi.
-L…- mormora, mentre lui mugugna in senso di risposta –Non so più se voglio farlo.-
-Tanto già lo sapevo che non ne eri in grado.- ribatte lui. Lei sbuffa, non vuole dargliela vinta, ma davvero non ce la farebbe.
-Ragazzi non fate più il bagno, stiamo andando.- la madre di Luke rompe il silenzio, e suo figlio si volta di scatto nella sua direzione.
-E’ tutta colpa tua, se ci buttavamo subito, adesso potevamo fare il bagno.- la rimprovera Luke, e non fa in tempo a prendere un respiro che Alison lo spinge giù dallo scoglio. Lui urla colto di sorpresa prima di finire sott’acqua con un tonfo.
-Alison!- grida la madre della bambina –‘Che hai fatto?! Ho detto che stavamo andando!-
La ragazzina si volta un attimo, poi torna a fissare per un secondo l’acqua sotto di lei. Di sicuro è fredda, sarà ghiacciata, già le vengono i brividi. Inspira profondamente, si tappa il naso, e salta.
Appena rompe il bordo dell’acqua si sente sollevata. I capelli le diventano leggeri, e il suo corpo è scosso da tanti piccoli brividi. Per un momento il mondo si ferma, è tutto buio e non le sembra nemmeno di essere immersa nell’acqua. C’è un silenzio pesante, e un attimo dopo è di nuovo in superficie. Sputa un po’ d’acqua che ha bevuto, e annaspa in cerca di aria. Sente sua madre strillare su in cima, e Luke ridere come mai prima di allora aveva fatto.
Mezz’ora dopo, quando si è asciugata e sua madre l’ha riempita di sculacciate, è seduta in auto guardando fuori dal finestrino. Luke sta di nuovo giocando col pallone, e prima che la macchina parta, lei è ancora in grado di scorgere il promontorio dal quale si è gettata. E anche quando l’auto ha scaldato il motore e si sta allontanando, nella sua testa lei è ancora là sullo scoglio. E’ ancora là che si butta, all’infinito. 
 

Angolo autrice:

Ciao a tutti nuovamente!
Non ho molto da dire: come al solito spero che vi sia piaciuto e che mi lasciate un vostro parere. Fatemi sapere anche se la nuova divisone vi piace di più o preferivate com'era prima, e se c'è qualche errore, perchè non ho riletto.
Se devo essere sincera vado molto fiera del "capitolo" sull'agosto 1993, quindi spero veramente che sia stato di vostro gradimento. Niente, non ho altro da dire se non che molto probabilmente posterò di nuovo venerdì con "autunno 1993".

E' tutto!
Un bacio in fronte ad ognuno di voi!
-Sve
  
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