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Autore: Lucy Farinelli    14/02/2009    3 recensioni
A Karakura è S. Valentino e i nostri eroi si sono cimentati nella sfida più impegnativa: la consegna dei regali alla persona a loro più cara. Ma le cose non vanno come previste... Solo una coppia, infatti, sarà quella azzeccata. Indovinate quale!
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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O.T.C.
One True Couple

Renji Abarai, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, era intento a scrutare accigliato la vetrina di un fioraio da quasi dieci minuti, ormai.
Voleva regalare qualcosa di carino a Rukia per S. Valentino, ma, sebbene la conoscesse fin da bambina, da quando era capitata a Karakura era cambiata così tanto che stentava a riconoscerla. Beh, forse qualcosa sapeva ancora. Per esempio, aveva scartato a priori l’idea di un kimono nuovo – magari un bello yukata a fiori – e aveva ripiegato su qualcosa di più… umano.
Ma tutte quelle costose composizioni floreali non lo ispiravano affatto. Con un sospiro di rassegnazione, maledicendosi per la propria goffaggine, camminò fino alla pasticceria più vicina e cadde nel banale più totale comperando una scatola di dolcetti al cioccolato. A Rukia la cioccolata piaceva, la confezione non era a forma di cuore, perciò tutto ok.
Doveva essere solo un regalo amichevole, non una dichiarazione.
Renji uscì dal negozio e si diresse verso l’emporio Urahara, aggiustandosi nervosamente la fascia sulla fronte. Vide Rukia a metà strada, una via prima del negozio, anche lei con un regalo tra le mani. Era vestita alla maniera degli umani ed era molto graziosa con quel vestito semplice ma curato in ogni dettaglio. Come Rukia stessa, del resto.
Il cuore di Renji perse il ritmo per un attimo appena la vide, poi accelerò il passo, ma fu costretto a bloccarsi e a nascondersi dietro l’angolo della strada quando vide arrivare di corsa quella testa arancione di Kurosaki.

“Rukia!”
Rukia era ferma in mezzo al marciapiede che portava al negozio di Sandali e Cappello. Stava bene, per fortuna. Quando lo aveva chiamato per farsi raggiungere lì, aveva temuto il peggio.
“Rukia,” ripetè trafelato, cercando di riprendere fiato. “Tutto ok? C’è qualche Hollow che dobbiamo ammazzare?”
Il viso di Rukia passò da luminoso a oscuro e sulla fronte le si dipinse una profonda ruga, le sopracciglia le si contrassero nel solito cipiglio austero.
“No, Ichigo,” rispose piccata. “Nessun Hollow. Volevo solo…”
Voltò la testa di lato e gli porse la scatola di cioccolatini che aveva tra le mani.
“Oh,” disse Ichigo.
“Volevo fare qualcosa di umano e di carino,” spiegò atona. “E questa occasione mi sembrava particolarmente carina.”
“Rukia, senti – “
Lei lo interruppe alzando una mano.

“Grazie,” disse Ichigo, portandosi una mano alla nuca.
Un gesto tipico che Rukia conosceva da molto tempo prima di incontrarlo.
“Di nulla.”
Girò sui tacchi e si allontanò prima che lui potesse vedere le lacrime che avevano improvvisamente deciso di scorrerle sul viso. Sentì Ichigo che la chiamava, turbato, ma lei non si voltò e lui non la seguì.
Continuò a camminare sempre più veloce finchè non si ritrovò a correre. Le gambe la guidavano, Rukia ormai non prestava più attenzione alla direzione da seguire, anche perché le lacrime le offuscavano la vista.
Ichigo non lo sapeva – non poteva saperlo – ma l’espressione che aveva appena assunto, quella stupita e un po’ imbarazzata di poco prima… quella imbarazzata e gentile… non le aveva fatto alcun regalo, ma solo perché non se l’aspettava, e non se l’aspettava perché non ci aveva pensato…
Ecco, l’espressione che traduceva tutto questo, era la stessa che era solito assumere…
Kaien-dono.
Rukia non si era mai addentrata troppo nella questione, ma non serviva certo  un genio per capire che fare un regalo a Ichigo equivaleva, per il suo inconscio, a farlo a Kaien-dono.
Un modo come un altro – uno dei tanti che ormai affollavano le sue giornate – per tentare di espiare quel senso di colpa che le opprimeva il cuore da tanti anni, ormai.
E che Ukitake continuasse pure a parlare…
Quando Rukia finalmente si fermò e si asciugò gli occhi con una mano, si accorse di aver raggiunto la riva del fiume.

“Non ti angosciare, Abarai-kun, non ti fa bene.”
Orihime si avvicinò silenziosa alle spalle di Renji, facendolo sobbalzare. Lui si voltò, paonazzo in viso, colto sul fatto.
“Non stavo origliando.”
Orihime gli posò gentile una mano sul braccio, facendolo sussultare ancora di più. La scatola di dolcetti che cercava di tenere nascosta cadde rumorosamente a terra, e lì rimase.
“Non ha senso angosciarsi quando certe cose sono ormai più che evidenti,” ripetè Orihime.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
Renji si chinò e raccolse quella maledetta scatola.
Orihime fece un sorriso triste e si sporse a guardare Ichigo, rimasto fermo a fissare il punto in cui Kuchiki-san era appena svanita. Aveva l’espressione affranta, ma, di certo, non se ne rendeva conto.
“E tu, cos’hai in quella busta?” le chiese Renji.
Orihime aprì il sacchetto che aveva appeso al braccio. “Solo qualche regalino per voi ragazzi. Tieni, questo è per te.”
Estrasse una scatolina infiocchettata e la tese a Renji. “Buon S. Valentino, Abarai-kun.”

Ishida chiuse l’ultima cucitura dell’orsetto di pezza che aveva appena confezionato a mano e mise il regalo in una busta colorata.
Sperava davvero che a Inoue-san piacesse. Uscì da scuola senza incontrare nessuno – probabilmente, gli altri erano già andati tutti a casa – e si diresse verso casa sua, incontrandola, però, nei pressi dell’emporio Urahara, intenta a parlare con Renji Abarai.
“Inoue-san!” la chiamò.
“Oh, ciao, Ishida-kun,” si illuminò lei. “Cercavo proprio te.”
Lo cercava?
Ishida si sistemò gli occhiali sul naso e le tese il pacchetto. “Per te, Inoue-san.”
Orihime prese sorpresa la busta e gli sorrise, solare come sempre.
“Grazie molte, Ishida-kun!” disse, aprendolo. “Questo, invece, è per te.”
Per lui? Inoue-san gli aveva fatto un regalo di S. Valentino? Davvero?
“Ce n’è uno per tutti!” continuò allegra Orihime. “Quest’anno, ne ho fatto uno a testa!”
Sulla testa di Ishida parve comparire una nuvoletta scura. Si era accorto solo allora che Abarai teneva tra le mani un pacchetto identico a quello che aveva appena ricevuto lui. Il suo cuore si sgonfiò ancora di più quando Orihime gli porse un altro regalo.
“Potresti darlo a Sado-kun da parte mia?” gli chiese Orihime. “Io faccio una corsa a portarlo a Kurosaki-kun, poi devo passare da Kuchiki-san e Rangiku-san.”
Ishida diede un colpetto agli occhiali. “Sì, certo, non c’è problema.”
Orihime gli diede un bacio sulla guancia, gli fece un inchino di ringraziamento e scappò via.
“Siamo tutti sulla stessa barca,” borbottò Abarai quando lo vide toccarsi il punto in cui Orihime lo aveva baciato. Poi abbassò la testa e si allontanò.

“Kurosaki-kun!”
“Inoue!”
Ichigo stava ancora guardando nella direzione di Rukia, chiaramente indeciso se seguirla o meno.
“Kurosaki-kun,” continuò Orihime. “Ti avevo portato questo per S. Valentino. Quest’anno, lo faccio a tutti.”
Ichigo sgranò gli occhi, imbarazzato, e si portò una mano alla nuca. “Ehm… Io… Io non –“
“Non importa, non importa,” ridacchiò Orihime, agitando i palmi davanti al viso. “Non me l’aspettavo da nessuno.”
Ehm.
Ichigo e Orihime rimasero a fissarsi, perplessi. Detta così, quell’affermazione suonava davvero… triste.
“Perché…” cominciò Orihime. “Cioè, cosa fai qui da solo?”
Ichigo la guardò ancora più imbarazzato. “Stavo andando a cercare Rukia. Volevo accertarmi che stesse bene.”
“Capisco.” Orihime gli mise in mano un altro pacchetto. “Allora dallo a Kuchiki-san da parte mia, se la trovi, va bene?”
Ichigo annuì e filò via.

Ulquiorra aprì un varco a mezz’aria e si ritrovò in una viuzza poco frequentata di Karakura. Se non ricordava male, quella femmina sarebbe dovuta passare da quelle parti per andare a casa. Perciò tanto valeva attenderla nei paraggi.
Ulquiorra aveva sentito strani discorsi su una ricorrenza umana chiamata S. Valentino in cui era usanza regalare qualcosa ad una persona particolare. Era stato Grimmjow, nello specifico, a ridicolizzare quello sciocco rituale umano, e Ulquiorra ne era rimasto colpito.
Incuriosito.
Cosa avrebbe potuto regalare alla propria preda, la cosa più particolare che possedesse?
Così era sceso sulla Terra con un mazzo di fiori del deserto dello Hueco Mundo.
Ulquiorra camminava avanti e indietro lungo il vicolo da qualche minuto, quando la femmina svoltò distrattamente l’angolo e gli finì addosso. Appena lo mise a fuoco, incespicò all’indietro e si portò una mano alla bocca.
“Tu!”
“Eccoti, finalmente.”
“Sei venuto a portarmi via un’altra volta?” sibilò Orihime.
Ulquiorra la fissò senza cambiare espressione. Era forse il suo hobby preferito, farsi rapire?
“No, femmina,” rispose. “Sono venuto a portarti questi.”
Le tese il mazzo di fiori pietrosi. Erano di un grigio spento, con la consistenza della pietra pomice, ma più malleabili.
“Ho sentito della vostra strana festa,” continuò, quando vide Orihime squadrarlo con gli occhi fuori dalle orbite. “Perciò ho pensato di portarti questi.”
Ulquiorra le mise in mano i fiori e la femmina rimase a bocca aperta. Chissà perché non diceva nulla.
“M-ma…”
“Bene,” concluse Ulquiorra, soddisfatto. “È stato interessante, direi. Non avevo mai interagito così con una preda, prima.”
Ulquiorra chinò il capo lateralmente, studiando Orihime per valutarne ogni minima reazione. Poi si girò, aprì un altro varco e tornò a Las Noches.

Rangiku Matsumoto aveva deciso di annegare i suoi dispiaceri nell’alcool, così aveva aperto la credenza della cucina e si era scolata tre quarti della bottiglia di sakè. Quando finalmente Orihime tornò a casa, stava per attaccare l’ultimo quarto.
“Hime-chan!” la salutò ridendo, chiaramente alticcia. “Bentornata!”
Orihime la guardò stralunata.
Matsumoto indossava un kimono da casa tutto storto e aveva il viso un po’ arrossato, ma Orihime le mostrò ugualmente i fiori di pietra. La shinigami trattenne un singhiozzo di sorpresa.
“Sono fiori dello Hueco Mundo,” disse. “Dove li hai presi?”
“Me la ha regalati Ulquiorra, il quarto Espada. Per S. Valentino,” spiegò Orihime.
Matsumoto trattenne un singhiozzo e gli occhi le bruciarono all’improvviso. Gin… lassù, a Las Noches… con il capitano Aizen e tutti gli altri Arrancar…
“E tu sei ubriaca.”
Orihime prese la bottiglia di sakè e la mise controluce. “Rangiku-san…”
“Ma no, ma no,” ridacchiò Matsumoto, sventolando una mano con noncuranza. “Solo un pochino, magari…”
“Rangiku-san…” sospirò Orihime.
“È che – “ cominciò Matsumoto, appoggiando le spalle al muro del corridoio e scivolando lentamente a sedere sul pavimento. “Sai, mi ero ricordata di quella volta che Gin e io, per S. Valentino – “
Non riuscì a terminare la frase che scoppiò a piangere. Orihime le si avvicinò e le tese l’ultimo regalo che aveva nella busta, abbracciandola gentilmente.
“Oh, grazie, Hime-chan,” mormorò Matsumoto. “Sei sempre così adorabile.”
Le ultime due sillabe si spensero in un singhiozzo disperato sulla spalla di Orihime.

Kon riuscì ad arrampicarsi fino al davanzale della finestra di Orihime e a sbirciare all’interno. Eccole, eccole!
E si stavano pure abbracciando!
Kon fu sopraffatto dall’emozione di vedere le sue due bellezze preferite insieme e perse l’equilibrio, cadendo sul marciapiede, trascinato giù dal peso dei due regali di S. Valentino che aveva nello zainetto appeso alle spalle.

Renji sferrò un calcio al ciottolo più vicino. Si diede nuovamente dell’imbecille: se solo Rukia, quella volta, avesse saputo...

Ichigo si fermò ansante con le mani sulle ginocchia, rischiando di schiantarsi contro la staccionata di legno nella fretta. Eccola là, Rukia, ferma sulla riva del fiume. Meno male, stava bene…

Rukia si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si voltò a guardare nella direzione da cui proveniva il rumore dei passi.
Ichigo avanzava verso di lei con il sole alle spalle. I suoi capelli non sembravano più arancioni. Sullo sfondo del sole morente, a tratti sembravano quasi scuri.
E, per un attimo, Rukia rivide Kaien-dono.

Orihime strinse ancora di più Rangiku-san tra le braccia. Sapeva cosa voleva dire non avere più speranze…

Ishida tornò a casa di malumore. Però Inoue-san si era ricordata anche di lui. Uno tra i tanti, ma sempre meglio di niente, no?
Insomma…

Che strana sensazione, pensò Ulquiorra, percorrendo i corridoi di Las Noches.
“Dove sei stato?” lo bloccò Grimmjow a metà strada.
“A fare un regalo di S. Valentino.”
Ulquiorra non si era mai goduto così tanto l’espressione di sbigottimento sulla faccia di qualcuno.

Matsumoto non riusciva a smettere di piangere. Sapeva che non aveva senso, che tutte quelle lacrime erano praticamente inutili, ma l’alcool stava facendo effetto. Gin…
Come aveva potuto essere così cieca, così sciocca? Era malvagio e non se ne era mai resa conto…

Kon si rimise in piedi, tutto ammaccato e barcollante. Due bellezze come Orihime e Rangiku… bah, del tutto sprecate. Se solo fosse riuscito a procurarsi un corpo decente!
Mah! Meglio tornare a casa dalla sorellona…

“Ah, eccoti qui, Yoruichi-san.”
Urahara salì sul tetto dell’emporio e sedette accanto a Yoruichi.
“Ben arrivato, Kisuke.”
“Cosa fai di bello?” le chiese, togliendosi il cappello e appoggiandolo alla propria destra.
“Guardo i ragazzi. Li osservo da un po’ tempo ed è interessante,” rispose Yoruichi con un sorrisetto.
“Ah, sì?”
“Tutti loro si sono scambiati regali di S. Valentino, ma nessuno ha azzeccato la persona giusta,” continuò Yoruichi, gli occhi dorati che brillavano alla luce del sole morente.
Urahara ridacchiò. Frugò in un tasca interna del kimono ed estrasse un piccolo pacchetto infiocchettato.
“Beh, forse, almeno una coppia riusciremo ad azzeccarla, che dici?”
Yoruichi lo osservò sorpresa per un attimo, poi mise una mano all’interno della maglia e porse anche lei un regalo a Urahara.
“È probabile.”
Ognuno prese il regalo dell’altro.
“Buon S. Valentino.”

 

   
Ok, piccola cavolata di S. Valentino, venutami in mente così all'improvviso. Ho creato una specie di AU in cui Grimmjow non è stato ucciso da Nnoitra e Matsumoto e Renji sono ancora a Karakura. Hitsugaya e gli altri, però, non compaiono, come avete visto.
Ah, e ovviamente, un piccolo omaggio a Kaien Shiba, un personaggio che amo profondamente ^_^

Un bacio,
Lucy Farinelli. 
  
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