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Autore: Dragon gio    01/10/2015    1 recensioni
La mia personale visione della storia dopo il cap 699, non tiene conto degli eventi canonici del manga.
Sono trascorsi due anni dalla guerra, Sakura sta iniziando a cambiare, quello che un tempo era amore per Sasuke ora è divenuto semplice affetto. Naruto continua ad amarla in silenzio, senza mai osare mettersi in gioco. E mentre la giovane si interroga sui suoi sentimenti, Sai si fa avanti con coraggio e decide di dichiararsi alla "racchia".
{Naruto/Sakura ♥ Sai/Sakura} Accenni Hinata/Naruto
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Part 14
Part 14

Dopo la chiacchierata avvenuta fra Shion e sua madre, il giovane shinobi parve riprendersi. Il giorno dopo era tornato al suo lavoro più sereno, donando anche di tanto in tanto, qualche timido sorriso ai pazienti.

 
L’occasione per riconciliarsi con suo padre arrivò quando la squadra di Shikamaru, dopo ben tre settimane passate in missione, fece ritorno a Konoha.
Non appena arrivarono, i primi ad essere avvisati furono l’Hokage e Sakura. Shikamaru si diresse subito nel suo ufficio per fare rapporto, mentre Sai e gli altri erano stati mandati in ospedale per farsi curare le ferite riportate nell’ultimo scontro.
Shion stava facendo il suo solito turno di cambio bendaggi agli ustionati quando, gli giunse all’orecchio la voce che il team di Shikamaru Nara fosse rientrata. Il giovane chiese informazioni più dettagliate all’infermiera che aveva spifferato la notizia alle colleghe. Fra un passaparola e un altro, Shion comprese che suo padre si trovava al loro pronto soccorso con gli altri compagni.
Fece due rampe di scale di corsa, ignorando pure i richiami di Shizune che gli intimava di non correre per i corridoi. Quando si trovò davanti l’entrata del pronto soccorso si fermò per riprendere fiato, non voleva mostrarsi agitato davanti suo padre.
 
Fece un bel respiro profondo e poi varcò la soglia con sicurezza, c’erano molte persone nella corsia, cercò con lo sguardo suo padre. Notò che Kiba e Shino erano già accuditi da alcuni medici, mentre Sai stava seduto su una barella in disparte, gli occhi stanchi, e un braccio probabilmente rotto data la stecca rudimentale che portava.
 
“Papà…”
Sentendo la voce del figlio trasalì, era sorpreso di vederlo. Shion notò immediatamente le profonde occhiaie solcare il suo viso pallido, sembrava anche dimagrito.
“Shion… ciao…” replicò debolmente Sai, tentò di sorridere ma non fu molto convincente. Shion sospirò, gli prese delicatamente il braccio rimuovendo la stecca di legno. Sai lo lasciò fare senza dire una parola. Dalla mano di Shion scaturì il chakra curativo, che percorse l’intero arto per sondarlo a fondo.
“E’ rotto in due punti…” sentenziò infine il giovane, aggiungendo poi “Devo ingessarlo! Ma prima, hai bisogno di cure per rimetterti in sesto…”
“Non vorrai farmi ricoverare, spero?”
“Invece sì, ne hai bisogno!” Ribatté con fermezza Shion mentre si appuntava qualcosa su una cartella. Dopodiché esortò il padre a seguirlo, Sai continuò a non opporsi, andando mestamente dove gli ordinava.
 
Circa un ora dopo, Sai occupava uno dei letti della stanza di rianimazione, l’unica ancora libera, con il braccio ingessato e Shion accanto a lui che gli finiva di medicare altre piccole contusioni.
“Ho quasi finito…”
“Grazie, figliolo…”
Le mani di Shion tremarono un istante, forse inaspettatamente felice per quel grazie così accorato. Negli ultimi giorni si era spremuto le meningi per trovare le parole giuste da esporre al padre, ma ora che era lì con lui, pensò che non sarebbe stato così terribile in fondo affrontare la questione che lo tormentava.
 
“Papà… ti devo parlare…” Affermò infine emettendo un sonoro sospiro. Raccattò uno sgabello abbandonato in un angolo della stanza e lo cacciò davanti il letto di Sai, poi vi si sedette sopra, con uno sguardo serissimo.
Sai si mise più comodo, voltandosi verso il giovane, in attesa che parlasse. Anche se era stanco, non voleva perdersi nemmeno una sillaba di quel discorso.
“Ecco io… prima di tutto volevo scusarmi per… tutte le cose che ho detto quel giorno…”
“Va bene, accetto le tue scuse. Però, ti sei scusato anche con Naruto?”
“Uh… n… no, ma lo farò, promesso!” fece una breve pausa per rimescolare la saliva e poi, facendosi coraggio proseguì “Se deve essere sincero, le tue parole mi hanno ferito molto! Io lo so che non sono ancora all’altezza della mamma, o di qualunque altro medic ninja ma… sto facendo del mio meglio, sul serio!”
“Lo so Shion…”
“Eh?”
“Anche io devo scusarmi, non era mia intenzione umiliarti così, però… ho avuto così paura di perderti che ho perso il controllo…”
“Perdermi?”
“Sì… sono pur sempre tuo padre e non posso fare a meno di sentirmi responsabile per te, il mio compito è di proteggerti…”
“Ehi! Guarda che non sono così debole!”
“Hai ragione… tu sei una persona davvero forte Shion, perché hai il coraggio di portare avanti il tuo credo ninja senza esitazioni… lo sai, mi ricordi tanto Naruto!”
Shion spalancò la bocca esterrefatto, non aveva idea che suo padre pensasse certe cose di lui.
“Però, sei ancora così giovane ed io vorrei… bé, mi piacerebbe che ogni tanto ascoltassi anche i consigli degli adulti che ti circondano!”
“Credo di capire… in effetti, mi rendo conto di avere così tanto da imparare da tutti voi…”
“Io purtroppo non sono un tipo molto loquace, e nemmeno sono molto bravo a fare il padre lo so… per questo posso solo incolpare me stesso…”
“Papà…”
“Perciò, ti prometto che mi sforzerò di parlare di più con te in futuro e anche di essere sempre sincero…”
“Piantala di dire certe cose! Tanto lo so che mi mentirai alla prima occasione sfoggiando un sorriso inquietante! Anche adesso, mi hai detto l’ennesima bugia!”
“Ma no, io…”
Sai stava ancora biasciando quando Shion gli si avventò addosso, intrappolandolo in un abbraccio.
 
“Tu non si un cattivo padre, non lo sei mai stato…”
 
Rimasero immobili, quasi senza respirare, dopo un tempo apparentemente infinito il braccio di Sai si levò per stringere a se il figlio. Lo strinse così forte da fargli male, ma Shion non protestò.
Quando si staccarono, Shion aveva un espressione sinceramente imbarazzata, era impossibile non scorgere le gote arrossate sul viso candido. Sai sorrise intenerito, suscitando l’immediata reazione del figlioletto tutto pepe.
“N… non guardarmi con quella faccia!”
“Perché no? Non posso farci nulla se mio figlio è così carino!”
“Ahhh! Non dire certe cose imbarazzanti a voce alta, Shannaroo!!”
Il cosiddetto lato Inner di Shion si scatenò piazzando un destro dritto in pieno volto al povero padre che accusò duramente il colpo finendo a gambe all’aria.
“Accidenti, scusa papà! Scusami!!”
“Tale quale a tua madre…” Commentò ridacchiando Sai, nonostante sentisse appieno gli effetti devastanti del pugno. Ma in fondo ora non gli importava molto, era talmente felice di essere riuscito a parlare a cuore aperto con Shion, che il dolore passava in secondo piano.
 
Il giorno stesso Shion affrontò anche Naruto, scusandosi sentitamente più volte per la crudele frase che gli aveva sputato in faccia settimane orsono. Lui accettò le sue scuse, ma solo alla condizione che in futuro desse maggiore importanza alla sua vita oltre che a quella delle persone da curare.
Shion aveva replicato con un sorrisone a trentadue denti, rendendo felice Naruto stesso che ebbe la sensazione che la sua famiglia fosse rinata in qualche modo, dopo che si erano affrontate tutte le questioni irrisolte fra loro. Ora, c’era solo più un membro della sua famiglia che andava ancora aiutato: Sasuke.
 
Il rapporto di Shikamaru fu illuminante, in tutti i sensi, per Naruto. Nel corso della loro lunga e perigliosa missione, avevano stanato i restanti membri di questo improvvisato clan di Shinobi terroristi. Uno ad uno, avevano confessato ogni cosa, anche il fatto che Sasuke Uchiha non si fosse mai unito ufficialmente alla loro fazione. Apparentemente si era avvicinato con la scusante di imparare le loro tecniche per fabbricare gli esplosivi, pareva molto interessato e in molte occasioni aveva dato consigli su come creare sigilli maggiormente efficaci per controllare le deflagrazioni. Più di una volta avevano cercato di convincerlo a partecipare direttamente alle loro “missioni sul campo”, ma l’Uchiha si era sempre rifiutato, preferendo rimanere dietro le quinte come un ambiguo consigliere.
 
Per un po’ di tempo era riuscito a ingraziarsi il loro capo clan, ma quando era venuto a conoscenza che il prossimo obbiettivo sarebbe stato Konoha, la sua copertura era saltata. Tuttavia, nonostante fosse stato braccato per quasi due settimane, giorno e notte, Sasuke non aveva fatto in tempo ad avvisare Naruto dell’imminente pericolo. A dispetto del fatto che per un certo periodo si era fatto volontariamente complice di questa banda, ora avevano le prove che dimostravano che ogni suo gesto, era stato pianificato con il solo scopo di raccogliere quante più informazioni possibili. Il team di Shikamaru difatti, non aveva vagato a caso, ma si era preoccupato di seguire le istruzioni di Sasuke sui luoghi ove fossero ubicati i vari nascondigli del clan.
Naruto ora poteva tirare un sospiro di sollievo, a parte alcune pratiche burocratiche da sistemare, Sasuke sarebbe potuto tornare in libertà nel giro di pochi giorni.
 
 
Quando venne fatto uscire dalla cella, la prima cosa che volle fare Sasuke fu parlare con l’Hokage. Yamato lo scortò in persona fino al suo ufficio, quando entrarono si rese conto che non erano soli.
“Che ci fate tutti qui?”
Dentro la stanza vi erano Sakura, Sai e Kakashi. Naruto gli sorrise felice quando lo vide, facendo cenno a Yamato di restare e chiudere la porta.
“Considerala, una rimpatriata del team 7 Sasuke!” affermò entusiasta Naruto, sembrava un bambino in un negozio di dolci.
Sasuke lanciò occhiate a caso a tutti i presenti, soffermandosi poi sul suo ex sensei.
“E’ invecchiato parecchio, sensei…”
“Non sono cose carine da dire, Sasuke! Sarò anche vecchio, ma sono certo di poterti dare ancora del filo da torcere!”
“Mh…”
“Dai su, non litigate! Siamo qui per festeggiare, ‘tebayo!”
Naruto tirò fuori da un cassetto una bottiglia di Sakè e alcuni bicchierini, scioccando i presenti dato che tutti sapevano bene che non era avvezzo nascondere certe cose nell’ufficio.
“Naruto, ma che fai?! Non puoi bere mentre stai lavorando!”
“Eddai Sakura-chan, uno strappo alla regola!”
“Guarda che io non ti riporto a casa in braccio stavolta…” sentenziò Sai sorridendo falsamente, ben memore delle precedenti sbornie di Naruto.
“Vacci piano Naruto, tu non hai mai retto l’alcool!” esclamò sornione Kakashi mentre si divertiva ad osservare il suo Hokage riempire fino all’orlo il proprio bicchiere.
“Anche io non dovrei bere… sono in servizio…”
“Su capitano Yamato, non faccia storie!”
“Tenzo…”
“Eh?”
“Anche tu fai attenzione, reggi l’alcool ancora meno di Naruto!”
“Fatti gli affaracci tuoi! E non chiamarmi Tenzo!” Con quella sentita affermazione, Yamato buttò giù tutto d’un fiato il suo Saké, per la gioia di Naruto.
“Sì, così si fa! Bravo capitano!”
“Oh cielo… Sakura, lo sai vero che dovrai riportarlo a casa tu il tuo uomo? Perché io con questo braccio ho qualche difficoltà…”
“Non temere Sai, ci penso io! Lo faccio tornare a casa a suon di calci in culo!”
“Brindiamooo!”
“E’ già ubriaco…”
“Naruto, Bakaa!”
 
Sasuke osservava esterrefatto lo svolgersi della scena, a dir poco tragicomica. Naruto, già brillo dopo un solo bicchiere che era saltato sulla propria scrivania e improvvisava uno strip, Sakura che gli urlava contro qualunque insulto, Sai che ridacchiava, Kakashi che parlottava con Yamato in un angolo.
 
Erano sempre il solito gruppo di pazzi sconclusionati, anzi no, con gli anni parevano pure peggiorati. Però, quella sorta di catorcio che era sempre stato il team sette, faceva parte di lui. Quel gruppo di pazzi, era la sua sola famiglia.
Il primo a rendersene conto fu Sai, quando si voltò verso Sasuke rimase a bocca aperta, tanto che senza distogliere lo sguardo afferrò per un polso Naruto trascinandolo giù dalla scrivania e indicò nella sua direzione. Improvvisamente, tutti lo fecero e lo videro. Sasuke Uchiha stava sorridendo.
 
Gli occhi di Naruto si inumidirono, l’euforia prese il sopravvento in maniera eccessiva e corse, gettandosi letteralmente addosso a Sasuke per abbracciarlo.
“Sasuke-kun!”
Il sonoro STONK testimoniava che il duro capoccione di Sasuke aveva sbattuto benissimo contro il pavimento dell’ufficio di Naruto. E lui ancora che gli gravitava sopra, creando una scena altamente imbarazzante quanto assurda.
Dobe… sei morto.”
“Oh, ma guarda, una scena così l’ho vista su uno dei tuoi manga Yaoi Sakura!”
“C…che stai insinuando, Sai?! I… io non leggo quella roba da anni!”
L’allucinante situazione degenerò in una sorta di rissa senza quartiere, mentre Sakura tentava di staccare Naruto da Sasuke e Sai, a sua volta, cercava di impedire l’Uchiha di far fuori l’Hokage. Kakashi intanto se la rideva, seduto comodamente sul divanetto con Yamato accanto a lui, mezzo ubriaco.
 
“Quanto mi sono mancati, i miei ragazzi!” commentò sereno Kakashi, se tutti quanti non fossero stati così presi, avrebbero pure visto il volto del loro sensei senza maschera, dato che se l’era abbassata un attimo per potersi bere il suo bicchiere di Sakè.
 
 
La sera stessa, non contento dei traumi psicologici permanenti che gli aveva procurato, Naruto trascinò di forza a casa sua Sasuke.
“Ragazzi, guardate chi ci farà compagnia per un po’ di tempo?!”
“Mh. Ciao marmocchi.”
La reazione a freddo dei due figli fu di sgranare gli occhi in maniera eccessiva, poi Shion lasciò scivolare dalle mani il libro che stava leggendo. Lo shock era stato pazzesco per entrambi.
“Papà… vuoi dire che quel tipo… dormirà qui?!”
“Esatto, Shina-chan! Aha, a proposito, dovrai dividere la tua stanza con Sasuke, non è un problema vero?”
Il povero Shinachiku per poco non andò in arresto cardiaco, il solo rammentare quanto terrore gli avesse messo addosso Sasuke quando si trovavano nella grotta, non lo entusiasmava l’idea di ritrovarselo a due centimetri dal suo letto.
“N… no…” balbettò in risposta, per niente convinto.
“Ok, benissimo! Tutto risolto! E tu che dicevi che non avrebbe mai accettato Sakura-can!”
Naruto si era rivolto alla sua adorata compagna, sperando forse di trovare appoggio morale per questa sua geniale idea, ma dovette scontrarsi con il suo viso adombrato dalla furia.
“Naruto… sei un idiota…”
“Sì, approvo!”
Dopo le raggelanti affermazioni di Sakura e Sai, Naruto si mise a fare cerchio lini in terra in un angolo del salottino, a borbottare chissà cosa da solo.
Sasuke continuava a non capacitarsi che quel Baka gigantesco di Naruto, non solo avesse trentatre anni suonati, ma che fosse pure la guida del villaggio. Si lasciò andare ad un lungo e sentito sospiro di afflizione. Sarebbe stata sicuramente una lunga e burrascosa convivenza con quella famiglia di matti.
 
 
La bizzarra situazione di Sasuke proseguì nei giorni avvenire, che poi divennero settimane che si trasformarono per magia in mesi. Tutto quel tempo trascorso a passarlo accanto alla sua particolare famiglia, il team sette, o come preferiva definirla Naruto il loro team sette allargato.
Non era nelle sue intenzioni iniziali fermarsi così a lungo a Konoha, lui desiderava partire nuovamente per poter ritrovare i componenti del Taka, dispersi un po’ ovunque nelle cinque terre ninja. Ma Naruto era stato così pressante nel convincerlo a restare che non aveva potuto proprio rifiutare.
Pian piano si stava abituando a questa vita, specialmente da quando Naruto e Shikamaru iniziarono a coinvolgerlo nel loro lavoro.
Sebbene le alte sfere del paese del fuoco non fossero d’accordo nel permettere a Sasuke Uchiha di intromettersi nelle faccende del villaggio, Kakashi prima e Naruto dopo li convinsero che mettere al loro servizio il suo sapere potesse solo giovargli.
Sasuke aveva girato il mondo per anni, aveva studiato i vari paesi, la loro politica, i loro modi di pensare. Aveva osservato con attenzione come viveva la gente, cosa pensava, in cosa credeva, ma soprattutto chi odiavano. Di chi si fidavano, perché avevano paura, cosa desideravano per i loro figli.
 
Aveva vissuto ogni giorno con l’unico scopo di apprendere e comprendere il cuore delle persone che incontrava sul suo cammino. Ed ora aveva la preziosa occasione di poter condividere tutto questo sapere con Naruto, sebbene in un primo momento non ne fosse realmente convinto.
Però quando grazie alle sue informazioni, venne a sapere che gli Anbu di Konoha avevano sventato un possibile sterminio di un piccolo clan loro alleati, comprese di star facendo la cosa giusta.
 
 
Era divenuto molto bravo ad osservare, in quei sei mesi trascorsi a condividere casa con la famiglia di Naruto, si era reso conto di molte cose. Come che Sakura adorava attardarsi la sera nel salottino in comune, per poter leggere un libro, accompagnata da una tazzà di tè caldo. O che a Sai piacesse dipingere in compagnia di suo figlio e di Shinachiku che lo osservavano in religioso silenzio, con occhi rapiti.
Ma sicuramente ciò che lo aveva colpito maggiormente, era che nonostante passassero la maggior parte del tempo fuori casa, la sera, anche solo per poche ore, si riunivano tutti per parlare di cosa avessero fatto, raccontandosi i vari aneddoti.
Shinachiku in tali occasioni si dimostrava per il degno figlio di Naruto, facendo lo sbruffone davanti al padre dicendo di aver portato a termine con successo questa o quella missione. Il più delle volte si trattava di missioni di livello D, eppure quello sciocco ne andava orgoglioso. Il sorriso di suo padre, era tutto ciò che bramava Shinachiku, Sasuke era giunto a questa conclusione. Shion era molto diligente invece, fatta eccezione di quei momenti in cui andava in berserk e distruggeva cose o persone nei paraggi, un difetto ereditato da sua madre a quanto pare. Però si impegnava dando fondo ad ogni sua energia, studiava libri di medicina di continuo, ogni attimo libero che aveva lo dedicava a quello. Ogni tanto si ritirava fuori, all’aperto, per poter studiare in pace senza avere nessuno intorno. Lo aveva beccato parecchie volte appollaiato su un albero nel parco, o seduto sotto il sole su di un tetto molto in alto, ben distante dal caos cittadino.
 
Sasuke si divertiva a rimanere in disparte ad osservare cosa facessero, si sentiva stranamente affascinato da loro. Poi c’erano quei momenti in cui Naruto se lo trascinava via, solo loro due, a cena da Ichiraku o alle terme. E per tutto il tempo, quel Dobe non faceva altro che parlare di quanto fosse bello riaverlo lì a Konoha, di quanto fosse divertente avere qualcuno con cui battibeccare pure sul posto di lavoro. Ogni tanto tentava pure di tirare fuori argomenti piccanti, voleva scucirgli di bocca qualche segreto, tipo con quante donne fosse stato nei suoi viaggi, ma Sasuke puntualmente lo ignorava stoicamente. In fondo, certi lati del proprio carattere non poteva abbandonarli tanto facilmente.
Ma forse erano stati proprio certi discorsi strambi a far sorgere in Sasuke, una domanda. Quella domanda.
 
“Naruto, come mai Sakura non porta un anello?”
I due si stavano godendo una tisana calda prima di coricarsi per la notte, Naruto stava spegnendo la teiera che fischiava forte quando udì la domanda di Sasuke e si voltò sorpreso verso l’amico.
“Eh? Di che parli, Sasuke?!”
“Parlo di quella cosa lucente che di solito si regala ad una donna per chiederla in moglie, stupido!”
“Oh… sì, bé… non c’è nessuno anello…” biascicò lui in risposta, fu talmente breve e conciso che Sasuke pensò dovesse esserci sotto qualche altra motivazione. Naruto non era mai stato bravo a mentire, anzi, era un libro aperto per lui.
“Scusa, ma non siete sposati voi due?!”
“Umh… no…”
La candida ammissione di Naruto fece sussultare Sasuke, sinceramente esterrefatto da tale rivelazione.
“Come mai?”
“Ehi, cosa sono tutte queste domande?!”
Era abbastanza evidente che Naruto si sentisse a disagio a parlarne, si mise ad armeggiare goffamente con la teiera bollente in cui aveva appena immerso un paio di bustine di tè al gelsomino, richiudendo rapidamente il coperchio.
“Perché ti agiti?”
“Non sono agitato, sei tu che mi metti ansia!”
Sasuke si lasciò sfuggire un ghigno, ben conscio di poter strappare a Naruto la verità come e quando voleva. Anche Naruto lo sapeva, per questo era così nervoso e tentava in tutti i modi di cambiare argomento, ma l’Uchiha non gli dava tregua.
 “Allora?”
“Aha, che stress che sei! Comunque, se proprio vuoi saperlo, abbiamo deciso di non sposarci!”
“Strano, credevo che tu e Sakura vi amaste molto… ma forse mi sbagliavo!”
Gli occhi scuri di Sasuke rotearono verso l’alto, con molta nonchalance, ben conscio che questo suo tono arrogante avrebbe scatenato la reazione di Naruto.
“Certo che ci amiamo, che domande! Però… non vogliamo fare un torto a Sai, ecco!”
Ora era Naruto che si godeva il nervosismo crescente nell’amico, non appena aveva nominato Sai qualcosa era guizzato nel suo sguardo, mettendolo sull’attenti.
“Che c’entra Sai?”
Teme, Sai è ancora innamorato di Sakura! Rinunciare a lei è stata la cosa più dura per lui, non posso fargli questo…”
Per qualche istante nessuno dei due disse nulla, Sasuke stava tentando di metabolizzare quanto aveva appena udito, mentre Naruto si preoccupava di versare il tè nelle loro tazze. Finita l’operazione si sedette al tavolo, di fronte a Sasuke che ancora aveva l’aria meditabonda.
“Io non ti capisco! Se è vero che Sai ci tiene così tanto a voi due, perché mai dovrebbe essere contrario al vostro matrimonio?”
“Bé… sì, non dovrebbe… però non serve discuterne! Noi siamo una grande famiglia, va bene così! Siamo felici, è questo ciò che conta!”
La spiegazione di Naruto non convinse per nulla Sasuke, che per tutta risposta lo squadrò con cipiglio severo e contrariato. Il giovane Hokage si ritrovò a deglutire improvvisamente, a volte si scordava di quanto profondi fossero gli sguardi dell’amico.
“Naruto, il fatto che tu e Sakura vi sposiate non cambierà la vostra famiglia… non credi?”
“Non lo so, Sasuke! Mi preoccupo per come reagirebbe Sai in merito… cioè, lui non si merita certo di soffrire ancora a causa nostra! Non hai la minima idea di quanto abbia fatto per tutti noi!”
“Naruto, ho l’impressione che tu stia usando Sai come scusa…”
 
Colpito e affondato. Sasuke comprese di aver toccato il nervo giusto quando Naruto sgranò gli occhi terrorizzato, dalle sue parole. Iniziò a passarsi una mano dietro il collo, stringendo e graffiando la carne con le unghie.
“Ti sbagli.” Replicò secco Naruto, dando ulteriore prova all’Uchiha che avesse ragione.
“Perché hai paura?”
Rimase in attesa, non togliendo gli occhi di dosso a Naruto, fissandolo con così tanta forza da fargli quasi male. Naruto si sentiva penetrato dal suo sguardo, quasi violato, gli leggeva dentro.
“Non lo so… davvero, non lo so…”
“Hai mai provato a parlarne con Sai?”
“No…”
“Temi così tanto la sua reazione? Al punto che rinunceresti a sposare la donna che hai sempre amato?”
“Non è così semplice, Sasuke! E’… complicato…”
“E quando mai questo ti ha fermato? Il Naruto che conosco io non si arrende mai, non importa quanto dura sia… lui non molla mai…”
 
Il fatto che fosse Sasuke a fare la ramanzina a Naruto, fece capire a quest’ultimo quanto avesse bisogno di confrontarsi con qualcuno su questa faccenda. Aveva tentato in tutti i modi di seppellire in fondo al suo cuore questo piccolo desiderio, che poi tanto piccolo non era. Naruto amava la sua Sakura-chan, l’amava così tanto che il cuore gli faceva male a volte. E avrebbe voluto suggellare per sempre questo amore con il matrimonio. Quando era più giovane non gli importava un gran che a dire il vero, a lui bastava poter stare sempre assieme a lei e godere del suo amore, non avevano bisogno di altro.
Ma ora, che con gli anni erano giunte l’esperienza e la saggezza, sentiva il bisogno di rendere più concreto il loro amore. Forse era sciocco è vero, ma Naruto desiderava davvero poter mostrare con orgoglio al mondo intero di essere il marito di Sakura Haruno. Che poi, sarebbe diventata Sakura Uzumaki e il solo pensiero lo mandò in fibrillazione per l’emozione.
 
A Sasuke bastò un occhiata, per capire che lo aveva appena aiutato a prendere questa importante decisione. Non poté fare a meno di lasciarsi andare ad un piccolo sorriso felice, buffo, Naruto era davvero l’unica persona al mondo in grado di farlo sentire così umano. Chissà se era lo stesso per Sai.
Si riscosse tutto un tratto da un simile pensiero, lui che con Sai non riusciva proprio ad andare d’accordo. Nonostante gli sforzi di entrambi, e nonostante riuscissero a convivere civilmente, Sasuke proprio non riusciva a capire a fondo Sai.
 
“Neh, Sasuke! Domani vado a comperare un anello! E poi glielo chiederò! Dici che dovrei mettermi in ginocchio?! Oppure dovrei farglielo trovare nel ramen?!”
“Che vuoi che ne sappia io! E comunque, prima di partire in pompa magna, parlarne con Sai…”
“Oh, giusto…”
“Paura?”
“Tsk! Ti piacerebbe, Teme!”
 
Qualcosa suggerì a Sasuke che sarebbe stata una conversazione molto interessante, e anche se non era molto educato, pensò che gli sarebbe piaciuto spiarli per vedere con i suoi occhi la reazione che avrebbe avuto quello strambo di Sai. Ma pensandoci meglio, poteva anche fare qualcosa per tutti loro.
 
Naruto non comprese il motivo dell’improvviso cambio di espressione dell’amico e, forse, era meglio così.
 
  
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