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Autore: gattina04    01/10/2015    3 recensioni
Nuova iniziativa : 12 Months Captainswan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ottobre: Come regalarmi la completa felicità
 
Passavo le dita sulla stoffa, soffermandomi là dove la scritta ricamata conferiva un certo attrito a quel mio movimento. Non ricordavo più quante volte avevo compiuto quel gesto che ormai mi veniva quasi in automatico. Quante volte prima di scoprire la verità avevo cercato delle risposte in quella coperta, che era la sola cosa che mi legava al mio passato, ai miei genitori. E tante altre volte mi ero domandata, stringendo la copertina tra le braccia, chi mai avesse potuto abbandonarmi sul ciglio di una strada.
Quel giorno ormai la guardavo con occhi diversi. Esattamente trentadue anni prima mia madre, Biancaneve, in quello stesso giorno di ottobre, mi aveva dato alla luce e mi aveva avvolto in quella morbida stoffa; e sempre trentadue anni prima mio padre, il Principe Azzurro, aveva lottato contro le guardie della Regina Cattiva per riuscire a mettermi in salvo e a dare un’opportunità non solo a me ma a tutti loro.
Per molti anni avevo vissuto il giorno del mio compleanno da sola, ma da quando Henry era venuto a cercarmi non era più successo. Quel giorno mia madre, nonostante tutte le mie insistenze, aveva addirittura organizzato una festa.
Accarezzai di nuovo la coperta, non riuscendo a non pensare a ciò che era successo più di un mese prima. Sotto gli effetti dell’alcool avevo confessato a Killian il mio profondo desiderio di avere un figlio e poi mi ero ritirata di nuovo nel mio guscio. Avevo avuto paura della forza di tali sentimenti e del fatto che anche lui potesse provarli, ed ero scappata come ero fin troppo abituata a fare. Avevo fatto finta di essermi scordata anche di tutta la nostra conversazione, oltre a ciò che era successo prima. Quando mi aveva chiesto cosa ricordassi avevo omesso l’unica parte che ricordavo lucidamente.
Aver un figlio con lui era una cosa che volevo, ma al tempo stesso mi spaventava a morte. Un conto sarebbe stato se fosse capitato, se fossi rimasta incinta per sbaglio (come del resto avevo creduto), ma un altro era sicuramente decidere consapevolmente di concepire un’altra vita. Mi sentivo spiazzata, da una parte lo desideravo ma dall’altra ne ero terrorizzata.
«La scritta l’ho ricamata io». La voce di mia madre mi fece sobbalzare, facendomi voltare di scatto.
«Scusa non volevo spaventarti», aggiunse.
«Non ti preoccupare. Ero solo sovrappensiero».
«Penso che lasciarti andare sia stata l’impresa più difficile che abbia mai dovuto affrontare». Si sedette accanto a me sul letto, e mise una mano sopra la mia, fermando il mio movimento. «Se ci fosse stato un altro modo… ma non c’era tempo».
«Lo so, adesso lo so».
«Tutto quello che hai passato, tutta la tua infanzia, io non avrei voluto…».
«Mamma non importa. L’ho capito, e poi adesso siamo insieme no? Non dovevi organizzarmi una festa?». Il mio tono non le fece certo sfuggire quanto io poco sopportassi la cosa.
«Lo so che non sei entusiasta dell’idea; ma è il tuo compleanno, e tra una cosa e l’atra non l’abbiamo mai festeggiato. Quale occasione è meglio di questa, quando finalmente siamo in un periodo di pace?».
«D’accordo ma lo faccio solo per te, hai un bel po’ di compleanni da recuperare». Mi alzai e rimisi la coperta in una scatola dentro l’armadio.
«Bene allora è il momento di prepararti, io ero passata solo per prendere Henry. Hook dov’è?».
«È sulla Jolly Roger, mi ha detto che mi avrebbe aspettato là. Dopo verremo insieme da Granny».
«Okay, ma è successo qualcosa tra vuoi due?». Il suo tono era preoccupato. Era riuscita ad intuire la mia inquietudine per il mio segreto e per i pensieri di poco prima? Tra me e Killian non c’era nulla che non andasse, anche se ero sicura che lui percepisse il mio nervosismo. Non aveva battuto ciglio quando gli avevo mentito dicendogli di non ricordarmi più nulla. Se c’era rimasto male di sicuro non me l’aveva fatto pesare in nessun modo.
«No, stiamo bene. Gli ho chiesto di lasciarmi un po’ di tempo per prepararmi e per rilassarmi. Lui capisce cosa desidero in questo giorno». Era una frecciatina, ma almeno quella doveva sopportarla.
«Sono sicura che stasera ti divertirai». Detto ciò uscì dalla camera, lasciandomi sola.
Non ci misi molto a prepararmi e presto raggiunsi Killian sulla sua nave. Almeno avremo potuto trascorrere un po’ di tempo insieme prima della grande festa in cui, purtroppo, sarei dovuta essere la protagonista.
Trovai Hook vicino al timone, intento a guardare l’orizzonte. Il suo sguardo era perso in quello spettacolo immenso e sembrava più pensieroso del solito.
«Ehi pirata», lo salutai ridestandolo dai suoi pensieri. Gli diedi un bacio sulla guancia e intrecciai la mia mano alla sua. «Che fai?».
«Niente di che, pronta per stasera?».
Feci una smorfia. «Non me lo ricordare».
«Beh io ho mantenuto la mia promessa, non ti ho fatto regali, non ho organizzato niente. La festa è stata tutta un’idea dei tuoi genitori. Io mi limito a farti i miei più caldi auguri». In effetti, Killian era stato bravo: aveva mantenuto la promessa fatta per il suo compleanno. Siccome mi aveva tenuto all’oscuro della ricorrenza impedendomi anche il minimo gesto, anche lui doveva fare lo stesso.
«Sei stato bravo. E anche Henry».
«Ah sì?». Mi lanciò uno sguardo per indurmi a spiegarmi meglio.
«Sì mi ha regalato una zucca».
«Una zucca? Per mille balene che cosa te ne fai di una zucca?».
«Adesso ti spiego». Appoggiai la testa sulla sua spalla, con lo sguardo puntato verso il mare, permettendogli di abbracciarmi stretta. «È una zucca che Henry ha intagliato per me, per Halloween. Sa quanto io adori quella festa».
«Per Hallo cosa?».
Sospirai sorridendo. «Per Halloween, il trentuno ottobre. È una ricorrenza particolare, ti spiegherò in questi giorni di cosa si tratta. Comunque è tradizione fare delle zucche intagliate ed Henry me ne ha regalata una sapendo che non avrei voluto regali costosi, e quella sicuramente ha un valore molto più prezioso per me».
«Beh Swan questo però è barare». Mi fece girare in modo che potessi guardarlo negli occhi. «Un conto è dire che non vuoi regali, un altro è dire che non vuoi regali costosi».
Sorrisi. «A me basta stare con te». Lo baciai posando una mano sulla sua guancia.
«Non è giusto perché questo non è solo un dono per te ma anche per me», obbiettò appoggiando la fronte sulla mia.
«Beh se proprio vuoi farmi un regalo dimmi a cosa stavi pensando prima che arrivassi, sembravi così preso». Fece una smorfia, segno evidente che il rivelarmi i suoi ragionamenti non era nelle sue priorità, anzi sembrava tutto il contrario.
«Devo preoccuparmi?», gli chiesi mettendo fine al suo silenzio.
«Non so se è il momento».
«Tu parla, che sia o meno il momento. Voglio sapere che cosa passa in quella tua testa da pirata».
Fece un sospiro e poi mi prese per mano guidandomi verso il centro della nave, in modo tale che mi potessi sedere su un parapetto.
«Emma», iniziò, «lo so che ti ricordi cosa è successo dopo che ti sei ubriacata». Questa volta fui io a fare una smorfia.
«Non so di cosa tu stia parlando», mentii spudoratamente. Odiavo farlo, ma aveva ragione: non era il momento e non ero preparata ad affrontare un argomento del genere.
«Davvero?». Alzò un sopracciglio come per dire che non mi credeva affatto. «E allora perché hai fatto quella faccia quando te l’ho detto?».
«Quale faccia?».
«Quella di una che è stata colta in fragrante».
«E va bene. Mi ricordo, contento». Incrociai le braccia al petto e voltai la testa per non doverlo guardare negli occhi.
«E allora dimmi perché hai cambiato idea?». Mi prese il mento con la mano riportando i miei occhi dritti nei suoi. Il suo sguardo era triste e ferito ed era sicuramente una cosa che non potevo sopportare, non per colpa mia. Che volessi o no era giunto il momento di affrontare la cosa con lui.
«Io non ho cambiato idea», balbettai. «Non è così credimi».
«Beh io cosa dovrei pensare? Il giorno prima mi dici che vuoi fare un figlio con me e il giorno dopo fai finta di non ricordarti nulla. Eri troppo lucida quando me lo hai confessato, per quanto tu potessi aver bevuto avevi già smaltito parte della sbronza».
«Ho avuto paura Killian», confessai. «Ne ho tuttora».
«Tu credi che la cosa non mi spaventi? Io non sono mai stato un padre, credi che assumermi la responsabilità di crescere ed educare qualcuno sia una passeggiata per me? Sono un pirata, ho commesso più errori nella mia vita che scelte giuste. Ma io lo volevo davvero, lo voglio davvero».
«Io sto scappando Killian, lo sai come sono fatta. Sono terrorizzata da questi miei sentimenti, e dal fatto che se avremmo un bambino io non potrò più scappare. Io dovrò esserci per lui, così come ci sono adesso per Henry. Tutto questo è così spiazzante».
«Emma basta scappare, non ne hai più bisogno. Perché dovunque tu abbia intenzione di andare io ti seguirò. Non sarai più sola». Il mio cuore accelerò. Sapevo che era così, ma avevo anche bisogno di sentirmelo dire.
«Dirti la verità a voce è stata una cosa, ma fare sì che quella diventi realtà è tutt’altra».
«Tesoro io ti amo, e ti amerò sempre. Tu lo sai e affronteremo tutto insieme, ma devi permettere a me e a te stessa di vivere. Se è quello che vuoi davvero non puoi permettere a una stupida paura di sconfiggerti. Emma tu sei forte, non sei una che si lascia sopraffare dalle paure. Ed è vero è spiazzante, ma ciò non significa che non possa essere meraviglioso». Aveva ragione; dovevo prendere in mano le redini della mia vita e tuffarmi in questa nuova esperienza.
Mi alzai avvicinandomi al suo viso e poggiando la mano sulla sua guancia, la fronte contro la sua, lo sguardo dritto nell’oceano dei suoi occhi. «Vuoi fare un figlio con me Killian Jones? Questa volta sul serio, anche adesso».
«Sarebbe un onore». Le sue labbra sfiorarono le mie, con sopra disegnato un sorriso. «Però adesso sarò io a condurre il gioco».
«In che senso?».
«Prima, quando mi hai chiesto a cosa stessi pensando, beh non era solamente questo; c’era dell’altro. A dire la verità è un bel po’ che ci penso e forse anche per me è giunto il momento di agire. Vada come vada non voglio più aspettare».
«Non capisco», mormorai.
Fece un profondo respiro. «Vedi Swan forse mi giudicherai un po’ all’antica ma prima di creare una vera nostra famiglia con un figlio, penso sia necessario qualcos’altro».
«Continuo a non capire».
«Emma prima di incontrare te credevo che non avrei più amato nessuno; credevo che il mio cuore fosse destinato a morire da solo. Poi fin dalla prima volta che ti ho vista ho capito che tu eri diversa; all’inizio volevo conquistarti perché sembravi una che non si lascia facilmente catturare. Poi però quando ci siamo baciati a Neverland ho capito che tu saresti stata l’unica in grado di farmi innamorare di nuovo, eri l’unica che avrebbe potuto farmi tornare quello di un tempo. Tu sei come me, forte ma anche fin troppo ferita dalla vita. Siamo due spiriti affini, ognuno con le sue ferite e ognuno con la sua parte di oscurità».
Lo guardavo perplessa non riuscendo a capire dove volesse andare a parare ed il perché di quella dichiarazione d’amore. Poi mi fu tutto chiaro quando si mise in ginocchio di fronte a me. Il mio cuore si fermò per un istante per poi riprendere a battere all’impazzata, avevo le farfalle nello stomaco e le gambe improvvisamente tremanti.
Mi prese la mano nella sua. «Emma Swan vuoi sposarmi? Mi faresti l’onore di diventare mia moglie?». Lasciò un attimo la mia mano e tirò fuori un anello dalla tasca interna della giacca.
Lo guardai con la bocca spalancata, non riuscendo ad articolare neanche mezza parola. Riuscivo solo a sentire il mio cuore, che sembrava volesse uscirmi dal petto, le mie ginocchia vacillare e la sensazione di un nodo in gola che mi impediva di parlare.
«Non devi rispondermi subito», continuò dato il mio silenzio. «Magari vuoi parlarne prima con Henry, visto che è una decisione importante; puoi prenderti tutto il tempo che vuoi».
«Sì», riuscii finalmente a balbettare. Le mie labbra si piegarono in un sorriso, e sentii le lacrime premere per uscire. Avevo sempre odiato i sentimentalismi e adesso ero io a commuovermi. Ero un controsenso vivente.
«Sì vuoi del tempo per riflettere?», mi chiese titubante.
Scossi la testa per negare. «Sì lo voglio. Voglio sposarti Killian Jones».
Mi guardò perplesso. «Davvero?». Sembrava anche più sorpreso di quanto lo fossi stata io per la sua proposta.
«Sì, certo che sì».
Un ampio sorriso si disegnò sul suo viso, illuminando il mare dei suoi occhi. «Sicura?».
Mi sarei mai abituata all’emozione che provavo ogni volta che lo vedevo così felice solo per un mio gesto? «Sì Killian», confermai. Si avventò sulle mie labbra, impedendomi di aggiungere altro.
Gli allacciai le braccia al collo, passandogli le mani tra i capelli e approfondendo il bacio. Ben presto la mia lingua fu intrecciata alla sua, il mio seno a premere contro il suo petto, il suo uncino dietro la schiena per potermi stringere di più. Le nostre labbra si muovevano insieme e non volevano più saperne di lasciarsi andare.
Alla fine appoggiai la fronte contro la sua, cercando di riprendere fiato. «Non avresti dovuto essere così sorpreso dal mio consenso. Di solito una persona che fa questo genere di proposte vuole sentire una risposta affermativa».
«Lo so, Swan. Solo non credevo che sarebbe stato così facile».
«Pensavi davvero che avrei potuto rifiutare?». Il mio sguardo si perse nel suo, scrutandolo nel profondo.
«Non so. Ti ho già visto rifiutare una proposta di matrimonio».
«Sì, ma non eri tu». Con Walsh avevo avuto molti dubbi perché in fondo sentivo che non era reale, con lui invece il mio corpo, il mio cuore, aveva gridato solo una possibile risposta. «Killian per quanto detesti ammetterlo, visto che è una sensazione che mi fa sentire un bersaglio facile, devi sapere che io sono tua completamente».
Il suo sorriso si allargò ancora di più. «Ed io tuo». Sorrisi anche io e lo baciai di nuovo. Sentivo ancora il mio cuore battere all’impazzata, e non riuscivo a ricordare un momento della mia vita in cui fossi stata più felice. Non avevo mai pensato al matrimonio, ma nell’istante esatto in cui si era messo in ginocchio avevo capito quanto realmente desiderassi diventare sua moglie.
«Ma non avevi un anello?», gli domandai dopo una serie quasi infinta di baci.
«Giusto». Stringeva ancora il gioiello nella mano ed io ero abbastanza curiosa di vederlo per bene. Allungai la sinistra in modo che lui potesse infilarmelo all’anulare. I suoi occhi brillarono ancora di più mentre compiva quel semplice gesto.
Alzai la mano portandola all’altezza degli occhi. L’anello era semplicemente stupendo: era una semplice vera d’oro bianco con una piccolo diamante al centro. Anche se non ero abituata a portare molti gioielli pensai subito che fosse adatto a me.
«È bellissimo», sospirai. «È perfetto».
«Era di mia madre, è l’unica cosa che mi resta di lei». Lo fissai sorpresa non sapendo cosa dire. Killian non mi aveva mai parlato molto dei suoi genitori e anche per me era piuttosto difficile immaginarmelo bambino.
«Sei sicuro di volerlo dare a me?».
«Certo, mia madre me l’ha dato per la donna con la quale avrei voluto passare il resto della mia vita. E quella donna sei sicuramente tu Swan». Lo baciai di nuovo, troppo felice e commossa per poter esprimermi a parole.
«Non è giusto», sospirai dopo, «non hai mantenuto la tua promessa di non farmi regali».
Scoppiò a ridere. «Beh tecnicamente la mia è stata una domanda, sei tu che hai accettato. Quindi alla fine non ti ho regalato nulla. In più l’anello non l’ho neanche dovuto pagare».
Risi anch’io, incapace di fare altro. «Ti amo».
«Ti amo anche io. Ma adesso sarà meglio andare alla festa di tua madre, in modo tale che non mi uccida per averti fatto ritardare. Così potremo dare la bella notizia alla tua famiglia. Che ne dici?».
«Hai trovato l’unico modo per rendere ancora meno invitante quella festa. Comunque sì andiamo, abbiamo una bella avventura da affrontare. Dobbiamo dirlo a David».
«Beh allora vivrò ancora per poco. Se non mi ucciderà tua madre per il ritardo,  lo farà tuo padre appena saprà del matrimonio. D’altra parte non sarebbe una novità essere ucciso dai tuoi genitori». Scoppiammo a ridere e ci incamminammo mano nella mano.
 
Nonostante fossi al centro dell’attenzione, cosa che odiavo, non riuscivo a togliermi un sorriso ebete dalla faccia. Mi sentivo così felice, che non riuscivo a smettere di sorridere e potevo notare la stessa cosa anche in Killian. Lui mi teneva stretta la mano nella sua in modo tale che nessuno notasse l’anello prima che avessimo avuto l’opportunità di parlarne alla mia famiglia, ed eravamo entrambi al settimo cielo.
Quando vidi Henry in un angolo, finalmente solo, intento a giocare con il cellulare, approfittai per raggiungerlo.
«Tu resta qui io vado a parlare con Henry», sussurrai all’orecchio di Hook, lasciando la sua mano.
«Ehi ragazzino, vieni un attimo fuori con me?».
«Certo mamma». Lo guidai ad uno dei tavolini fuori dal locale, un posto speciale per me e Killian.
«Senti devo dirti una cosa», iniziai. Lui mi fissò attentamente, aspettando che continuassi. «Hook mi ha chiesto di sposarlo».
Fu sorpreso ma si ricompose subito. «Oh e tu hai accettato». Non era una domanda, il suo sguardo era caduto sul mio anello. Mi affrettai a coprirlo con l’altra mano.
«Sì, ma voglio prima sapere cosa ne pensi. Henry per me è importantissima la tua opinione e forse prima di accettare avrei dovuto parlarne con te…».
«Calmati mamma», mi frenò. «A me va benissimo, sono davvero contento per te». Mi abbracciò e sentii il mio sorriso allargarsi ancora di più, per quanto fosse possibile.
«Grazie».
«Killian mi piace, e non ti avevo mai visto così felice come con lui; poi ormai è come se voi foste sposati, dorme quasi sempre a casa nostra. Beh ora mi spiego il fatto che tu abbia continuato a sorridere per tutta la serata. Sembrava quasi che alla fine la festa della nonna ti piacesse».
«Non sia mai», scherzai.
«Lo hai già detto ai nonni?».
«No, però saranno i prossimi. Ora rientriamo così posso trovare Killian e andare ad affrontare i tuoi nonni». Hook mi aspettava sulla porta del locale, attendendo quello che era il verdetto da parte di Henry.
«Sarai ufficialmente uno di famiglia, ma se farai soffrire la mia mamma dovrai vedertela con me», gli disse quest’ultimo.
«Credimi ragazzino è l’ultima cosa che voglio». Lo ripresi per mano, lasciando che Henry andasse da Regina e Robin. Con la coda dell’occhio avvistai mia madre recarsi sul retro del locale così la seguii trascinandomi dietro Hook.
«Oh Emma, Killian», sussultò quando ci vide comparire. «Vi state divertendo? Stavo per prendere la torta».
«Mamma prima della torta, potresti chiamare di qua anche papà. Noi vorremmo parlarvi». Ci fissò perplessa ma poi annuì andando a cercare David.
«Lascia parlare me», sussurrai con il cuore a mille. Ero più agitata che mai; non avevo bisogno della loro approvazione, ma era comunque importante che loro fossero dalla nostra parte. Volevo con tutto il cuore che loro fossero felici per me, per noi.
«No Swan, hai parlato a tuo figlio da sola, lascia che almeno in questo caso ci pensi io».
Stavo per ribattere ma fui interrotta dall’arrivo dei miei. «Eccoci».
«Emma cosa sta succedendo?». Lo sguardo di mio padre si fece più cupo squadrando Hook da capo a piedi.
«Noi…».
Killian mi interruppe. «David vorrei scusarmi con te; anche se in questo mondo moderno non fate molto caso alle regole, secondo l’etichetta avrei dovuto parlare prima con te e solo dopo aver ottenuto il tuo consenso e la tua benedizione avrei dovuto chiederlo ad Emma».
«Cosa?». Mio padre era perplesso, invece lo sguardo di mia madre mi scrutò a fondo per poi illuminarsi. Guardò prima me, poi Killian e infine le nostre mani unite insieme.
«Oh mio Dio! È meraviglioso», esultò.
«Cosa? Io continuo a non capire».
«Papà, Killian mi ha chiesto di sposarlo ed io ho accettato. Ci sposiamo». La faccia di David era indescrivibile, un misto tra sorpresa, negazione e forse anche un po’ di gioia.
«Sono tanto felice per voi». Mia madre mi abbracciò ed io ripresi a respirare. «Benvenuto in famiglia Killian». Andò ad abbracciare pure lui, e potei percepire anche il suo sospiro di sollievo. Anche se non lo dava a vedere anche lui era teso per il giudizio dei miei genitori.
«Grazie Mary Margaret significa molto per me».
«Papà non dici nulla». Mi avvicinai a lui incrociando il suo sguardo.
«No», cercò di riprendersi, «è che sono un po’ sorpreso. Non credevo che foste già a questo punto».
«Io lo amo», sussurrai in modo che potesse sentirmi solo lui. «E Hook ama me. Il nostro è vero amore».
«Beh allora abbiamo un altro motivo per festeggiare stasera». Mi abbracciò dandomi un bacio sulla fronte, per poi allungare una mano verso Killian. «Benvenuto in famiglia».
«Grazie». Il mio sorriso si fece ancora più ampio mentre i due si stringevano la mano.
«Fammi vedere l’anello tesoro». Mia madre mi prese il polso, avendo notato l’anello alle mie dita. «Oh è stupendo. Mi devi raccontare tutto, come è successo, dove te l’ha chiesto, tu come hai reagito…».
«Va bene mamma, dopo. Adesso forse è meglio tornare di là». Preferivo sicuramente la festa al suo interrogatorio, che avrei comunque dovuto subire prima o poi. 
«Sì hai ragione», acconsentì David. Poi si rivolse ad Hook. «Sai per un attimo, quando Mary Margaret è venuta a chiamarmi dicendomi che volevate parlarmi, ho pensato che tu avessi messo incinta mia figlia».
Killian sorrise, certamente ripensando alle nostre ultime decisioni. Sicuramente se mio padre avesse saputo quanto in effetti lo volevamo, non avrebbe più scherzato su quell’argomento.
«David credimi se avessi voluto darti una notizia simile l’avrei fatto in un posto molto più affollato».
«Perché?».
«Per avere molti testimoni dalla mia parte nel caso tu avessi tentato di uccidermi, di nuovo». Rimarcò le ultime due parole, facendoci scoppiare tutti a ridere. Ripresi la mano di Killian e tornammo di là.
Ora che l’avevamo detto ad Henry e ai miei genitori, il peggio era passato e io ero assolutamente e completamente felice. Non avrei mai pensato di poter essere così fortunata.
In quel momento ci rimaneva solo un piccolo ostacolo da affrontare: dirlo a tutti. Ma insieme potevamo far fronte a tutto, anche una marea di abitanti di una piccola città con le loro domande impertinenti.


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti e buon ottobre! 
Ormai è autunno, è ricomiciato OUAT (e alla grande direi), io sono riuscita a far fronte e a sopravvivere a tutti gli impegni di Settembre, e posso finalmente rilassarmi un attimo e anche con soddisfazione; e proprio per questo ecco a voi un capitolo piuttosto felice o molto felice per Emma e Killian.
Ringrazio come sempre chi legge questa storia e chi recensisce. Mi fa sempre molto piacere sapere cosa ne pensate.
Al prossimo mese! Un abbraccio
Sara
  
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