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Autore: Destiny_935    01/10/2015    0 recensioni
Niall ha vissuto per molto tempo all'estero con la sua famiglia ma finalmente sta tornando nella sua città natale. Al suo ritorno incontra Grace, una ragazza con molti segreti e terribilmente insicura che vede nel biondo una minaccia della sua vita normale. Niall si inserirà nella vita della giovane e le cambierà radicalmente la vita. Ma se il passato tornasse a bussare alla porta di entrambi?
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Ci furono alcuni minuti di silenzio prima che si avvicinasse a me togliendosi la giacca che gli aveva portato la madre in caso sentisse freddo a causa del temporale e me la mise addosso, coprendomi le spalle mentre la teneva dai lati del colletto. I nostri occhi entrarono nuovamente in contatto e detestavo quando accadeva perchè non avevo modo di staccarmi da quegli occhi. Era come se ci fosse tutto lì dentro, tutto ciò che stavo cercando. Pace, serenità, tranquillità, spensieratezza, gioia e amore. Fummo di nuovo a pochi centimetri di distanza e anche lui alla fine fu sotto la pioggia.
“Fatti aiutare Grace.” sussurrò Niall.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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<< It's time to begin, isn't it?

I get a little bit bigger but then I'll admit

I'm just the same as I was

Now don't you understand

That I'm never changing who I am. >>

 

Imagine Dragons – It's time.



 

GRACE'S POV

 

Il buio e il silenzio che aleggiavano durante la notte sembravano surreali. Era come passare da una dimensione ad un'altra. Gli uccelli non cinguettavano e a volte si poteva udire il verso di un gufo o un fugace stridio di un pipistrello che passava molto vicino alla finestra.

 

Di luce ce n'era poca, e la maggior parte era artificiale. Era come se il mondo intero entrasse in stand-by, e tutto fosse lecito. Alcuni si trovavano a proprio agio in mezzo a quelle tenebre, e altri le detestavano. Nel mio caso però non era odio, ma una paura ben fondata.

 

Quando calano le tenebre, preferisco rimanere a casa, tra le mura, al sicuro. Anche se proprio al sicuro non sono.

 

Presi una ciocca dei miei capelli e me la portai in avanti, tenendola tra le mani, giocandoci. Erano da poco passate le due di notte ma non riuscivo a dormire, o forse sarebbe più corretto dire che non volevo dormire, e certamente non era dovuto al poco sonno. Avevo paura, e questo mi toglieva il sonno.

 

Mi ritrovai seduta per terra con la schiena appoggiata al letto, intenta a giocherellare con i capelli e osservando di tanto in tanto l'orologio.

 

Quanto poteva passare lento il tempo?

 

Forse anche troppo lento.

 

Improvvisamente, sentii alcuni rumori provenire dal piano di sotto e voltai di scatto la testa verso la porta chiusa della mia camera. Il battito cardiaco iniziò ad accelerare. Mi misi frettolosamente sul letto, coprendomi con le coperte fin sopra la testa. Più i rumori si facevano forti, più il mio respiro aumentava. Continuarono per parecchi secondi, insistenti, e poi dal nulla si fermarono.

 

Il silenzio tornò a regnare sovrano e lanciai un lungo sospiro di sollievo, togliendomi le coperte da sopra il viso. L'avevo scampata un'altra volta, e ne ebbi la certezza quando sentii la porta al piano inferiore richiudersi. Scossi la testa mordendomi il labbro inferiore.

 

Quanto ancora avrei retto quella storia?

 

Sentivo di non poter resistere più, e il solo fatto che non potevo nemmeno scappare, mi fece disperare maggiormente. Presi il mio telefono da sotto il cuscino e cercai un gioco che riuscisse a distrarmi, anche se per poco.

 

Notte in bianco, di nuovo.



NIALL'S POV

 

'Ehi biondino, quando arrivi?'

 

'Ehi, tra quindici minuti ho l'aereo. In un'ora dovrei essere a casa.'

 

 

Era incredibile. Stavo finalmente tornando nella mia città dopo anni. Io, mia madre, mia sorella e mio padre avevamo vissuto all'estero per anni, ma la ditta di mio padre aveva accettato il trasferimento e ora, finalmente, stavamo tornando nella nostra vecchia città. Avevo tutto lì, e speravo solo che le persone a cui tenevo di più, non si fossero dimenticate di me.

 

Amavo l'estero, c'era sempre qualcosa da imparare in ogni luogo in cui andavamo, ma nessun posto è bello come casa propria. Vidi mia madre tornare dal bar, pulendosi le mani con un fazzoletto, che poi gettò prontamente in uno di quei contenitori per l'immondizia. Sorrise dolcemente quando mi vide seduto su una sedia armeggiando con il cellulare. Le sorrisi di rimando, attendendo con ansia che dicesse quelle parole che non avrei mai immaginato di sentire nuovamente in tutta la mia vita.

 

«Andiamo, si torna a casa Niall.»

 

Mi alzai dalla sedia e le misi un braccio attorno al collo, baciandole una guancia, mentre ci dirigevamo tutti e quattro all'imbarco.

 

 

@@@

 

 

Il viaggio non fu turbolento, né altro. Arrivammo dopo due ore all'aeroporto ma non vi era nessuno pronto ad accoglierci, e da un lato dovevo aspettarmelo. Solamente il mio migliore amico sapeva del mio ritorno e gli avevo chiesto di non dire assolutamente nulla in giro, perché le voci girano troppo in fretta e a volte c'è addirittura chi le distorta.

 

Uscimmo dalla struttura e prendemmo un taxi. Era un'idea ottima, avrei potuto godere del panorama della mia amata città, con il sottofondo della radio del tassista. Aiutai mio padre a sistemare le valigie nel cofano e poi partimmo. Casa nostra non era distante dall'aeroporto, venti minuti al massimo, ma anche se fossero state due ore non mi sarebbero pesate. Mi piaceva osservare e potevo rendermi conto dei cambiamenti che quel luogo aveva subito da quando me ne ero andato.

 

In soli dieci minuti di viaggio, avevo già potuto notare un nuovo centro commerciale e numerose case che erano spuntate come funghi. Sorrisi un po' malinconicamente alla vista di tutto quello. Nulla resta invariato, il tempo passa per noi in prima persona ma anche per ciò che ci sta attorno e molte volte non ce ne accorgiamo.

 

Immerso nei miei pensieri, sentii solamente la brusca frenata del tassista che mi fece sbattere la testa contro il poggiatesta davanti a me. Mia madre ridacchiò a quella scena prima di dirmi di scendere dalla macchina.

 

Scaricammo le nostre valigie e mentre mio padre pagava il tassista, io, mia madre ed Ellen ci avviammo all'ingresso. Prese le chiavi e fece il giro quattro volte prima di aprire la porta e trovarsi davanti una signora anziana dai capelli bianchi, ma con un sorriso enorme sul volto.

 

«I miei tesori!»

 

«Nonna!»

 

Mia nonna era rimasta a curare casa nostra da quando eravamo partiti anni fa. Si era offerta volontaria di stare qualche giorno al mese lì,tanto per controllare che tutto fosse apposto e pulire dove era necessario. Pensavo di trovarla a casa sua, e invece si trovava da noi e non potevo essere più contento. La abbracciai forte non appena smise di parlare con mia madre.

 

«Ma tu guarda il mio giovanotto e la mia principessina come sono cresciuti! Come state amori della nonna, avete mangiato?»

 

Ellen, per tutta risposta, le dedicò un sorriso e poi si recò verso camera sua senza dire una sola parola. Mi rattristò parecchio vederla in quella situazione, ma decisi di non dire nulla e risposi alla domanda che mi era stata posta poco prima.

 

«No veramente siamo atterrati poco fa quindi n-»

 

Mia nonna mi puntò un dito sul petto con un'espressione che doveva essere seria, ma che presi scherzosamente.

 

«Non va per niente bene. Laura ma non dai da mangiare ai tuoi figli? Venite tesori della nonna, ora vi preparo qualcosa da mangiare io!»

 

Fantastico, sarei ingrassato di dieci chili il primo giorno di rientro a casa.

 

Qual è il detto?

 

Ah sì, casa dolce casa.

 

 

@@@

 

 

Chiusi la porta della mia camera dietro di me e tirai un sospiro di sollievo. Si era fatta sera e tra racconti, cibarie e quant'altro, le ore erano volate e anche a causa del viaggio io mi sentivo alquanto stanco. Sentivo mia nonna che armeggiava ancora con le pentole e sgridava mia madre convinta del fatto che non ci facesse mangiare. La verità era che, personalmente, mangiavo quanto tutta la famiglia, ma il mio metabolismo era tutt'altro che pigro.

 

Guardai la mia camera che era rimasta la stessa. Sorrisi, osservando le fotografie appese al muro e presi la sedia della scrivania collocandola davanti alla finestra.


I miei occhi fissavano fuori, mentre ero comodamente seduto. La luna illuminava parte della stanza e anche i miei occhi si riflettevano sul vetro. Amavo la notte, specialmente durante quell'orario e durante quelle sere in cui la luna splendeva alta nel cielo e rischiarava, per quanto possibile, parti della città.

 

D'improvviso, sentii bussare alla mia porta.


«Avanti.» Dissi a gran voce.


Nessuno si fece avanti però, e allora mi alzai e andai ad aprire.

 

Non vi era nessuno dall'altra parte.
 

Che me lo fossi semplicemente immaginato?
 

Richiusi la porta con cautela e tirai la tenda della finestra. Il letto era ordinato e le lenzuola profumavano di pulito. Ringraziai mentalmente mia nonna e sorrisi, mentre mi sdraiavo sul letto sopra le coperte, fissando il soffitto.

 

Ero felice di essere tornato. Quella città era come il mio piccolo regno, mi sentivo importante e amato dalle persone che mi avevano visto crescere. Certo, non dall'infanzia. La mia città di nascita era comunque Adare, un piccolo villaggio nella contea di Limerick, in Irlanda, ma eravamo venuti ad abitare qui quando io avevo all'incirca sei anni. I pensieri mi fecero sbattere le palpebre sempre più lentamente, finché non si chiusero e caddi in un sonno profondo, con un sorriso sempre sul viso.


 

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My Little Corner.

 

 

Eccoci qui.


 

Ciao a tutti!


 

Questo è il primo capitolo della mia prima storia. Spero vivamente che vi piaccia. Vedrete che la storia diventerà a mano a mano più interessante. L'inizio non dice nulla, o quasi, quindi ci sentiamo al prossimo capitolo!


 

A presto! ❤



 

   
 
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