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Autore: Destiny_935    06/10/2015    0 recensioni
Niall ha vissuto per molto tempo all'estero con la sua famiglia ma finalmente sta tornando nella sua città natale. Al suo ritorno incontra Grace, una ragazza con molti segreti e terribilmente insicura che vede nel biondo una minaccia della sua vita normale. Niall si inserirà nella vita della giovane e le cambierà radicalmente la vita. Ma se il passato tornasse a bussare alla porta di entrambi?
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Ci furono alcuni minuti di silenzio prima che si avvicinasse a me togliendosi la giacca che gli aveva portato la madre in caso sentisse freddo a causa del temporale e me la mise addosso, coprendomi le spalle mentre la teneva dai lati del colletto. I nostri occhi entrarono nuovamente in contatto e detestavo quando accadeva perchè non avevo modo di staccarmi da quegli occhi. Era come se ci fosse tutto lì dentro, tutto ciò che stavo cercando. Pace, serenità, tranquillità, spensieratezza, gioia e amore. Fummo di nuovo a pochi centimetri di distanza e anche lui alla fine fu sotto la pioggia.
“Fatti aiutare Grace.” sussurrò Niall.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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GRACE'S POV

 

Il cellulare vibrò e suonò allo stesso tempo, avvisandomi che era arrivata l'ora di svegliarsi. Mossi svogliatamente la mano verso il comodino e posi fine a quella tortura che si ripresentava ogni mattina. Mi stropicciai gli occhi e mi tirai via le coperte di dosso. La casa era ancora nel silenzio.

 

Posai i piedi sul pavimento, rabbrividendo per il freddo, e mi incamminai verso la porta, aprendola leggermente e con calma, facendo meno rumore possibile. Il corridoio si estendeva alla mia sinistra, mentre sulla destra, la porta del bagno era aperta ma le persiane erano ancora chiuse e ogni mattina mi sembrava un luogo tremendamente lugubre.

 

Uscii dalla stanza, trovandomi nel bel mezzo del corridoio. Percorsi il tragitto a piedi nudi, in silenzio, fino ad arrivare alle scale e le scesi con calma.

 

Il silenzio continuava a regnare sovrano.

 

Finite le scale, girai a sinistra trovandomi nel salotto di casa e iniziai ad aprire le persiane di tutte le finestre della casa, in sequenza. La tremenda e tanto temuta porta che si trovava vicino all'ingresso e che dava al ripostiglio, era ancora chiusa e non si sarebbe comunque aperta.

 

Mi guardai attorno con la solita espressione indifferente e poi tornai al piano di sopra con l'intento di vestirmi. Indossai un paio di jeans stretti, un maglione rosa e ai piedi un paio di scarpe bianche.

 

Lasciai i capelli sciolti. Cercavo sempre di non legarli, odiavo non averli sulle spalle, mi sembrava che servissero da protezione. Mi dimenticai della colazione e, vista l'ora, non mi sembrò conveniente soffermarsi ulteriormente. Presi lo zaino, me lo misi in spalla, aprii la porta e la richiusi una volta fuori. Girai la chiave nella serratura e tirai un sospiro di sollievo.

 

Ero finalmente fuori.

 
 

 

NIALL'S POV

 

Mia madre mi chiamò minimo cinque volte prima che decidessi di mettere il piede fuori dalla coperta in via definitiva. Le tre sveglie puntate sistematicamente a dieci minuti di distanza l'una dall'altra, non erano servite a nulla.

 

Mi recai in bagno lavandomi il viso e guardandomi allo specchio. I capelli erano totalmente spettinati, mi servivano decisamente un pettine e un po' di gel. Dalla mia postazione, potevo sentire il rumore della macchina del caffè che andava. Ridacchiai quando sentii mia madre urlarmi che la colazione era pronta. Ero cresciuto, ma mi trattava sempre come se fossi un bambino. Assurdo come le madri potessero essere così protettive e imbarazzanti allo stesso tempo.

 

Tornai in camera e indossai i primi vestiti che trovai nell'armadio: era il primo giorno dopo molto tempo, era giusto apparire al meglio. Per i capelli ci impiegai più tempo. Presi il gel, spalmandolo più e più volte sui capelli, tirando verso l'alto ma quando sembrava fatta, qualche capello mi prendeva in giro e tornava giù, obbligandomi a ripetere la stessa operazione.

 

Dopo una quindicina di minuti, completai l'opera e uscii dal bagno, riuscendo semplicemente a mettermi una brioche in bocca lasciandone penzolare metà.

 

“Niall, l'educazione!” Mi riprese mia madre. Mia nonna non era nei paraggi, doveva aver lasciato casa prima ancora che mi alzassi.
 

Ne fui dispiaciuto dato che non ero nemmeno riuscito a salutarla. Presi una bottiglietta d'acqua, misi in spalla lo zaino e uscii salutando mia madre con la bocca piena. Riuscii a ingerire la brioche e presi, subito dopo, un lungo sorso dalla bottiglietta d'acqua. Un lungo respiro ed ero pronto a cominciare al meglio la giornata.
 

 

 

GRACE'S POV
 

 

Uscita dal cancelletto, rimasi ad osservare l'esterno di casa mia. Era di colore grigio con una finestra penzolante.

 

Metteva seriamente inquietudine.

 

Guardai, per pura curiosità, le case accanto. Tutte avevano dei fiori alle finestre, mentre nella mia non c'era la minima traccia nemmeno di un vaso vuoto. Sospirai, cercando di non pensare a quanto avevo appena visto, ma una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare.

 

“Scusami?”

 

Portai d'istinto una mano al petto sperando che non fosse chi non volevo vedere, ma quando mi voltai, i miei occhi puntarono quelli di un giovane biondo che se ne stava tutto allegro ad osservarmi.

 

Aveva un sorriso stampato sulla faccia, e lo detestavo solo per quello.

 

Lo guardai scocciata, aspettando una sua qualunque mossa. Portai una mano sul fianco, aspettando. Il giovane si trovò leggermente a disagio. Indicò con il dito indice della mano destra la mia abitazione e finalmente esclamò qualcosa.
 

“Tu vivi qui?” Chiese il giovane, senza perdere il sorriso.

Inarcai un sopracciglio, pensando che fosse una domanda relativamente stupida.

“Non mi pare che sia un ostello, non credi?”

“Mi spiace non intendevo essere sgarbato. E' che anni fa qui ci viveva un’amica di mia madre, me la ricordo perfettamente perché a quella finestra” indicò quella della camera dei miei genitori “manca un pezzo ed io dicevo sempre a mia madre di fare attenzione, perché temevo che si staccasse un pezzo e le cadesse in testa!”

Restai incredula e non seppi che dire. Quel ragazzo continuava a sorridere, il che mi rendeva alquanto irrequieta e infastidita allo stesso tempo.

“Credo che tu ti confonda. Noi abbiamo sempre vissuto qui da quando sono nata e conosciamo solo poche persone. Ad ogni modo, se non ti dispiace, non vorrei arrivare in ritardo a scuola.”

“Oh, anche io! In che scuola vai?”

“Alla Danol.” Risposi, iniziando ad incamminarmi.

“E' fantastico, anch’io vado lì. Potremmo fare la strada insieme.” Rispose, sempre allegro, il giovane.

Ridacchiai voltandomi e posai il dito indice sul suo petto, assumendo un’espressione sfacciata.

“Non sono una bambina che ha bisogno della balia, né un asociale che ha bisogno di compagnia. So arrivare benissimo a scuola da sola, quindi, se permetti..”

Non finii nemmeno la frase. Mi voltai incamminandomi nuovamente verso l'edificio scolastico, mentre il ragazzo rimase fermo dov’era. Molto probabilmente, la sua mente in quel momento era piena di domande sul perché l’avessi trattato così e altre cavolate varie.

 

Cose che, in tutta onestà, non mi interessavano.

 

Ciò che non sapevo, però, era che quel giovane biondo poteva essere dannatamente testardo.

 

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Al prossimo capitolo! ^^

   
 
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