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Autore: Shori_Vichy    01/10/2015    0 recensioni
Anastasia è una quindicenne alle prese con la sua vita da liceale ma ultimamente si sente sola e vuota. Tutto questo è dovuto anche a causa di una perdita familiare che pensa di aver superato.
Passa le sue giornate da sola ad accudire sua sorella nonostante abbia degli amici che le vogliono bene veramente e farebbero di tutto per lei. Ma l'estate sta arrivando ed è sempre più difficile barricarsi in casa così decide di tornare per l'ultima volta nella casa al mare dei suoi genitori e passare le vacanze li con i suoi più cari amici.
Il gruppetto però ha una sorpresa, un nuovo amore o una nuova grande amicizia?
Riuscirà a passare l'estate serena?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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ANASTASIA Oggi sarà un giorno straziante! Mi ero dimenticata della verifica dell'ultima ora di inglese, ovviamente non ho studiato ed io e l'inglese non abbiamo molta affinità quindi ne verrà fuori un pasticcio. Non posso prendere altri voti bassi se no verrò bocciata o rimandata, sarebbe una vergogna cadere così in basso. Solo i tizi strani, gli sfigati quelli seri o i casinisti possono fare questa fine, non io, io sono una ragazza raffinata e gentile, sono sempre stata brava a scuola. Però le mie migliori amiche di più e questo mi rode siccome ho un forte senso di competitività, soprattutto se si tratta di sport, ma non riesco a superarle perché sono una persona abbastanza pigra nello studio, caratteristiche che loro, invece, non hanno. -Posso?- Davanti mi ritrovo una ragazza sulla trentina, probabilmente va all'università. -Veramente ci sarebbe una persona che sto aspettando- Le parole uscirono con una tale freddezza che se qualcuno avesse udito la conversazione avrebbe pensato che io fossi di ghiaccio. -Scusa, grazie comunque!- Riuscì a dire rivolgendomi un sorriso caloroso, quasi mi dispiaceva averla scacciata in quel modo senza essere sicura che lei sarebbe venuta. Infatti non si presentò, così dovetti farmi la strada da sola con le mie cuffiette come ogni mattina. Ormai non viene da mesi in treno ma io continuo ad aspettarla, potrebbe tornare da un momento all'altro. Sarà sicuramente arrabbiata con me o troppo presa con altre persone per degnarmi della sua presenza, ma infondo è sempre stato così. Diceva di essere tanto mia amica e poi andava da un'altra a dire la stessa cosa poi quando le spezzavano il cuore o si stufava di loro tornava da me. Che patetica che sono, sembro un giochino sempre al suo servizio che però maneggia con molta cura. Infondo a me la situazione va bene anche così, a me basta che mi degni di uno sguardo perché comunque anche se a volte mi lascia da sola dopo ritorna ed è per quello le voglio bene, significa che occupo comunque un posto nel suo cuore. Le scale della scuola oggi sembravano più imponenti del solito e stranamente c'era un gran afflusso di gente. Appena uscii un orda di persone incominciarono a fissarmi, molti spettegolavano; incominciai a guardare se avevo qualcosa fuori posto, ma niente. Mentre avanzavo mi sentivo sempre più in imbarazzo e accelerai,ma la gente continuava a guardarmi. Abbassai la testa, per non guardarli mentre ridevano di me per chissà quale motivo. Qualcosa di morbido urtò la mia testa. -Hey...- Disse Amanda, una mia amica delle elementari. È una ragazza molto carina, alta e magra ma è molto fifona e timida. -Hey, come stai?- Chiesi, anche se sapevo già la risposta. Lo feci solo per educazione. -Bene... e te come ti senti?- Mi rispose con tenerezza e un po' di paura, era una cosa un po' strana. -Bene- Il silenzio piombò tra di noi mentre la gente mi guardava stupita, sembravano quasi, come dire, provare pietà per me. Per fortuna questa "lunga" chiacchierata fu interrotta dal suono della campanella. Ci scambiammo un saluto e camminai il più veloce possibile in classe. C'era un vago odore di patatine misto a tè verde in bottiglietta delle macchinette nell'aula, inoltre quando entrai scese un silenzio di tomba. Decisi di sedermi al mio posto come faccio di solito ignorando gli altri, oggi sembrano tutti strani o sono io che sono ottusa? Natalie insieme alle sue amiche oche si avvicinarono con cautela, sembravano dispiaciute. -Cosa c'é?- Dissi facendo finta di essere sorpresa della loro visita. Ci misero un po' prima di parlare. -Volevamo dirti a nome di tutta la classe... che ci dispiace molto per te...- Sembravano sincere. -Non vi preoccupate, io sto bene- Feci un sorriso talmente perfetto e naturale che solo chi mi conosceva sapeva distinguere dal mio vero sorriso. Sembravano abbastanza confuse, così decisi di rompere un po' il ghiaccio e rovinare quel poco di reputazione che avevo. -Sono felice che vi siate preoccupate per me, ma seriamente non c'è ne bisogno... È tutto passato!- Dissi con una serenità che loro non compresero. Adesso erano ancora più confuse di prima e senza parole tornarono al loro gruppetto per spettegolare di me, ovviamente. Sara e Kate rientrarono in classe dopo esser state a fare il giro mattutino del bagno. Anche loro erano rimaste senza parole vedendomi al mio banco a disegnare, come facevo di solito per affievolire la tensione. -Ciao, come stai?- Sara sì che era veramente dispiaciuta, in fondo era la mia migliore amica per qualcosa. -Perché oggi tutti hanno deciso di farmi così tante domande?- Dissi seccata senza neanche salutarle. -Forse perché sono preoccupati per te?- Ribatté Kate. -Ma non dire stronzate!- Dissi abbastanza arrabbiata. In questo periodo il mio vocabolario di parolacce era aumentato. Loro sanno che non volevo essere offensiva ma mi seccava il fatto che mi prestassero tutte queste attenzioni. La seconda campanella suonò puntuale come sempre e la professoressa entrò subito, non mi diede il tempo di sentire la risposta delle mie amiche. Durante la ricreazione decisi di rimanere in classe, non volevo diventare una vip sfigata di cui tutti parlano, mi da molto fastidio stare al centro dell'attenzione. Ovviamente Sara e Kate rimasero con me, mi parlarono di tutti quei scoop sui VIP che mi ero persa la scorsa settimana. Si sono stata assente una settimana, tutti penserebbero che bello se non sapessero la verità. -Hana mi accompagni in bagno?- Mi chiese Sara. -Ancora?... Comunque no non ho voglia di mostrarmi alla gente.- Almeno non oggi. Non voglio continuare a rimanere sulla bocca di tutti. -Lo sai che ho la vescica debole- Sembrava un cucciolo bastonato, stavo quasi per cedere. -Dai, vengo io con te- Disse Kate. Mi fece l'occhiolino prima di uscire, mi salva sempre da situazioni sgradevoli come queste. Appena uscirono incominciai a concentrarmi sul silenzio nell'aula, era così autentico e nostalgico ma delle flebili voci interruppero la dolce melodia. Dalla porta sbucò Jack, un mio compagno di classe di cui Sara aveva segretamente una cotta. Penso abbia dimenticato la merenda. Purtroppo mi notò, non ero ancora invisibile. -Hey, come stai? Ho sentito quello che è successo e volevo dirti che mi dispiace- Attaccò discorso. -Uff... Sto bene, sapete chiedermi solo questo?- Lo ammetto ho risposto un po' male ma questo fatto di "preoccuparsi" per me sta diventando pesante ed è solo il primo giorno di scuola da quando sono tornata. Lo avevo messo alle strette ed ora il silenzio ha cambiato melodia, è diventata più tesa e irraggiungibile. -Non ti mancano?- La domanda mi sconvolse, nessuno me lo aveva ancora chiesto. -Potrò sembrare cattiva e insensibile... ma non mi mancano, perché so che loro mi vogliono un bene dell'anima anche se non ci sono più. Sono riuscita a superarlo- Si, solo dopo una settimana di pianto continuo, farmaci psicotici e antidepressivi. In quei giorni mi sentivo sola come un cane, per modo di dire. -Scusa se te lo chiedo... Ma quando sono morti?- Mi disse, era evidente che era imbarazzato, poverino. -La notte tra sabato 13 e domenica 14 di questo mese- In un incidente stradale, i miei genitori sono morti per colpa di un ubriaco deficiente. Stavano guidando per tornare dalla loro cenetta romantica che desideravano da tempo, mentre correvano in autostrada si ritrovarono tutto d'un tratto un tir contromano. Non riuscirono a schivarlo e l'impatto fu micidiale. Morti sul colpo e nessuna speranza di poterli salvare. Nessuna per farli sopravvivere. Io ero a casa a studiare quando alle 11:30 suonò il campanello. Inizialmente presi paura, pensavo fosse un malintenzionato. Guardai meglio e vidi una macchina della polizia, i miei sensi erano già in allerta, ho pensato subito a mamma e papà. Il poliziotto entrò e mi riferì ciò che era accaduto, ebbi un crollo emotivo così mi portarono in ospedale e mi imbottirono di anti depressivi per tre giorni. Per fortuna mi dimisero dopo quattro giorni. Quando tornai a casa mi sentivo sola e vuota, avevo un sacco di problemi per la testa: dove sarei stata a vivere? Cosa avrei fatto senza di loro? Sarei riuscita a pagarmi la scuola, le tasse, da mangiare, ecc...? Per il momento vivo da sola finché non trovano un mio famigliare disponibile ad occuparsi di me. In questa situazione stando a casa non avrei concluso niente e decisi di tornare a scuola, dovevo voltare pagina. In fondo però devo ammetterlo, mi mancano moltissimo. -Sei una ragazza forte. Ma puoi anche piangere, non c'é niente di male nel mostrarsi feriti qualche volta- La sua risposta fu così rassicurante, che mi ricordò mio padre, le lacrime stavano per scendere e mostrare la vera me. Riuscii a resistere. Ormai lui se n'era già andato. Qualcuno mi aveva capito senza neanche conoscermi bene, mi sentii sollevata. -Ma perché continuano ancora con questa storia?- Dissi molto irritata. -Be forse sono preoccupati... In fondo non capita tutti i giorni di perdere i propri genitori- Rispose Sara. Ovviamente eravamo in bagno, io a chiacchierare mentre lei faceva i suoi bisogni. Nella mia classe ero famosa come accompagnatrice ufficiale per i bagni. -Ok.. Ma loro non sono preoccupati per me, provano solo pietà!... Ed io non ne ho bisogno.- Mi fanno schifo, avrei voluto dire. Le parole che mi disse Jack però mi fermarono, lui non provava pietà era seriamente preoccupato e stranamente gentile. -A cosa pensi?- Mi chiese lei mentre si lavava le mani. -Sai pensavo che ti sei innamorata della persona giusta... Intendo... mi sembra simpatico e abbastanza intelligente per non mettersi nei guai- Stavo facendo confusione. Lei si bloccò all'istante. -Da cosa lo hai capito?- Sembrava turbata ma soprattutto preoccupata. -Sai... Il mio istinto non mi tradisce mai, fidati- Dissi le parole più false del mondo. Mi sentii subito in colpa, dovevo dirgli che oggi è stato più premuroso del solito, il che non era normale, soltanto che non volevo farla preoccupare. -Se lo dici tu... Mi fido!- Disse sfoggiandomi il suo bellissimo sorriso che formava un opera d'arte con i suoi occhi azzurri e con il suo incarnato chiaro. Mi venne un nodo alla gola al solo pensiero di vederla triste perché non le avevo raccontato quello che è successo oggi in classe. L'ultima campanella suonò in anticipo, oggi si usciva prima. Incominciammo a camminare facendoci strada tra la folla, peggio di andare a un concerto, lo giuro! Ovviamente gli sguardi non erano diminuiti, il che mi fece incazzare veramente. Mi mancò poco che gridassi di smetterla e che stavo bene, ma il mio buonsenso ebbe la meglio. Dovevo calmarmi. Presi le cuffiette e le attaccai al telefono, oggi era una giornata degna di una canzone depressa come "Gravity" di Sara Bells.
   
 
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