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Autore: Clytie    02/10/2015    4 recensioni
Quale momento migliore di Natale per presentare alla propria famiglia il ragazzo che per tanto a lungo si è creduto di detestare? E se lui fosse un Malfoy?
«Ehi, bell’imbusto, ricordati che lei è la mia bambina, perciò vedi di trattarla bene»
«PAPÀ!»

Seconda classificata al contest "Fan Art Contest" di _kimmy_ sul forum di Efp.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nickname su EFP:
Hera Padfoot

Nickname sul forum: Hera Padfoot
Titolo della storia: Merry Christmas, Mr. Weasley
Fan Art: Scorpius/Rose, 33
Avvertimenti: Nessuno
Note: Nessuna
Coppie: Scorpius/Rose
Rating: Verde
Introduzione: «Ehi, bell’imbusto, ricordati che lei è la mia bambina, perciò vedi di trattarla bene»
«PAPÀ!»
Quale momento migliore di Natale per presentare alla propria famiglia il ragazzo che per tanto a lungo si è creduto di detestare? E se lui fosse un Malfoy?
NdA: Ho poco da aggiungere, ma mi preme chiarire i motivi del ravvedimento di Ron. Come sappiamo anche dai libri, Ronald è un tipetto un po’ impulsivo, caratteristica che mantiene anche in questa storia, soprattutto nel frangente della scenata davanti a tutta la famiglia. Ma, un po’ per gli avvertimenti della moglie, un po’ perché è un uomo adulto che si prende la responsabilità derivata dai propri errori, riflette sulle parole di Scorpius, ne apprezza il coraggio, si accorge di aver esagerato e di non avere di fronte una copia di Draco e dei suoi famigliari. Il cambiamento può apparire piuttosto repentino, ma è una semplice ammissione di colpa, Ron ancora non si fida ciecamente del giovane Malfoy, gli servirà tempo per conoscerlo ed accettarlo completamente.
Mi auguro vi piaccia e che vorrete farmi sapere che ne pensate!








Merry Christmas, Mr. Weasley








Londra, 25 dicembre 2024





Il vento invernale, freddo e pungente, gli si infiltrava sotto il bavero del cappotto. Le strade di Londra erano popolate di personaggi vestiti di tutto punto ed armati di pacchi regalo di ogni misura, le luminarie natalizie addobbavano la città a festa e regalavano un’atmosfera gradevole.
Come fosse stata un regalo natalizio perfettamente pianificato, la neve cadeva a piccoli fiocchi, imbiancando i camini e i tetti delle case e donando ai bambini il pretesto per uscire a giocare nei giardini.
    «Sei preoccupato?» chiese una voce dolce e premurosa.
Scorpius si spazzolò la spalla coperta di fiocchi di neve e abbozzò un sorriso ironico.
    «Mentirei, se lo negassi».
Il suono della risatina di Rose risuonò melodioso. «Oh, Scorpius, non essere sciocco! Sono simpatici in fondo».
    «Sarà» sospirò lui, poi spostò lo sguardo sull’orologio da polso ed aggiunse: «Conviene andare, o arriveremo in ritardo».
Rose annuì, appoggiò la mano sull’avambraccio di Scorpius ed insieme si smaterializzarono. Un attimo dopo all’orizzonte si stagliava l’imponente sagoma imbiancata della Tana.
I muscoli del collo di Scorpius s’irrigidirono spontaneamente all’idea di fare la prima comparsa presso la famiglia della fidanzata e Rose parve cogliere al volo la sua irrequietezza, tanto che intrecciò le dita alle sue e lo fissò con i grandi occhi celesti.
Quando furono di fronte alla porta d’entrata, Rose gli poggiò una mano sulla schiena, sospingendolo in avanti, come ad invitarlo a farsi avanti senza remore.
    «Andrà tutto bene, vedrai» gli sussurrò all’orecchio, posandogli un lieve bacio sulla guancia sinistra.
Scorpius espirò e si decise, infine, a suonare il campanello di casa Weasley.
Dei passi si sentirono risuonare dall’interno; la porta si spalancò e un uomo di stazza robusta, dai capelli rosso fuoco e dagli occhi della medesima sfumatura azzurra di quelli di Rose, apparve sulla soglia.
Il giovane sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi, cercando di apparire il più spontaneo e sereno possibile.
    «Buon Natale, signor−»
Ma, sotto lo sguardo impotente di Scorpius e Rose, la porta si richiuse sbattendo violentemente.
    «PAPÀ!» gridò indignata Rose, che cominciò a suonare il campanello e a bussare ad intervalli regolari.
    «È andata molto bene, direi» considerò Scorpius e stava già voltando le spalle per andarsene, quando Rose lo bloccò con il braccio e lo fulminò con lo sguardo. Scorpius sapeva che, qualunque fosse il motivo, a quelle occhiate era meglio non opporre resistenza.
    «Papà, apri questa porta, ORA!»
L’uscio si spalancò di nuovo, ma questa volta fu una donna a comparire. Aveva l’aria mortificata, i capelli ricci e ribelli di Rose, ma color nocciola – come gli occhi –, il corpo esile e la postura composta.
    «Mamma, grazie al Cielo…» sospirò Rose, portandosi una mano alla fronte e massaggiandola con insistenza.
«Devi scusare mio marito, a volte ha delle reazioni… eccessive e fuori luogo» disse la donna, rivolta a Scorpius «Tu devi essere Scorpius, vero? Io sono Hermione, la mamma di Rose» aggiunse tendendogli la mano cortesemente.
Scorpius si sentì rincuorato dalla garbatezza della donna e la prese presto in simpatia.
    «È un piacere, signora Weasley. E buon Natale» replicò, stringendole la mano.
    «Buon Natale anche a te, Scorpius» Hermione sorrise e li invitò ad accomodarsi all’interno.
Il salotto era completamente addobbato: di fronte alla finestra, spiccava un grande abete ornato di decorazioni e palline di Natale, con una stella cometa scintillante sulla punta. Un lungo tavolo di legno, che occupava quasi l’intero perimetro della stanza, era apparecchiato abbondantemente con pietanze e squisitezze di ogni genere. Ad occhio e croce dovevano esserci circa venti posti… venti persone? Scorpius rabbrividì al solo pensiero.
Le sue considerazioni sembravano essersi fatte realtà non appena si udì uno scricchiolio sonoro proveniente dalle scale ed un certo numero di teste rosse – e qualcuna corvina – fece la propria silenziosa comparsa nel salotto.
    «Rose!» squittì la voce di una ragazzina esile, che Scorpius riconobbe come Lily, la cugina e migliore amica della ragazza.
Lily le si gettò tra le braccia e la strinse affettuosamente, salutò Scorpius con un mezzo, buffo inchino e poi inghiottì l’amica in un vortice di confidenze e novità provenienti da Hogwarts.
Quando le due scomparvero dalla sua visuale, Scorpius notò la presenza di un ragazzo dalla chioma
scarmigliata e nerissima, che lo fissava con perplessità con i suoi penetranti occhi verdi.
    «Potter junior» pronunciò Scorpius freddamente.
    «Malfoy» replicò Albus, caustico.
Poi un sorriso affiorò prima sulle sue labbra, poi su quelle di Scorpius.
    «Benvenuto a casa Weasley-Potter, amico» gli disse, raggiungendolo e battendogli il cinque.
I muscoli di Scorpius si rilassarono alla vista di qualche presenza amica – infatti, benché nessuno dei due potesse neppure immaginarlo, dopo che Albus scoprì della tresca tra lui e la cugina, cominciò a guardarlo con meno sospetto e in poco tempo tra loro nacque una solida amicizia.
    «E LUI CHE CI FA QUI
    «Oh, no» sospirò Albus.
Il grido proveniva dalle scale, che James Potter stava scendendo con passo scattante, scuro in volto come se il suo acerrimo nemico avesse corrotto, con la sua irruzione, la serenità famigliare proprio nel giorno di Natale.
    «Jamie, ricordi quando Rosie ci disse che avrebbe portato una sorpresa a Natale?» intervenne Al, pacato «Ecco, è lui» concluse indicando uno Scorpius piuttosto alterato.
    «Che cosa? ROSIE!» urlò James, visibilmente risentito, avvicinandosi tanto ad essere ad un palmo dal naso del giovane rampollo dei Malfoy «Le hai dato un filtro, non è così?»
    «Come osi solo insinuarlo, Potter?» sputò l’altro.
Si fissavano con gli occhi ridotti a fessure, senza badare minimamente ai famigliari che li osservavano sgomenti.
    «Oso, Malfoy» controbatté James, scandendo ogni singola parola con marcata enfasi.
    «Okay, ora basta» intervenne Albus, cercando di frapporsi tra i due litiganti «Non siamo mica su un ring!» allontanò il fratello, posandogli i palmi sul petto, mentre molti tra i presenti si domandavano invano cosa fosse mai un ‘ring’.
«Sei solo una testa calda, James Potter!» il grido della cugina echeggiò tra le pareti della Tana ed un minuto dopo si stava dirigendo a grandi passi nella zona dello scontro per prendere le difese del fidanzato.
«Non è certo colpa mia se non sai sceglierti i fidanzati» ribatté James, sistemandosi gli occhiali tondi sul naso.
Il volto di Rose si era fatto del medesimo rosso dei propri capelli, ogni molecola del suo corpo fremeva di rabbia per l’ottusità dei parenti. Stava per ribattere in modo tagliente, quando intervenne una voce alle sue spalle a sedare la tensione.
    «Ora basta! Il fidanzato di vostra cugina è venuto a festeggiare con noi il Natale e noi lo faremo sentire a suo agio» sentenziò Ginny, con una teglia di pasticcio fumante tra le mani «James, serve una mano in cucina».
L’espressione della madre era così perentoria, che neppure James osò respingere l’offerta e la seguì, non prima però di aver rivolto l’ennesima occhiata di sfida a Scorpius.

    I Natali a casa Malfoy avevano un sapore completamente diverso: la mattina del 25 dicembre Draco e Astoria si svegliavano di buonora, nella nervosa attesa dell’arrivo dei nonni di Scorpius, Lucius e Narcissa.
L’atmosfera si faceva piuttosto tesa, a tratti gelida, quando a tavola, i due si informavano e, subito dopo, rammaricavano dell’educazione troppo morbida che i genitori avevano impartito all’erede di una delle più note famiglie Purosangue del mondo magico. Scorpius ricordava con dovizia di particolari l’anno in cui Draco aveva interrotto il pranzo ed abbandonato la sala da pranzo, dopo che Lucius l’aveva biasimato di aver rinnegato le proprie origini, al pari di ‘quella feccia di traditori del loro sangue a cui piace tanto maritarsi i Sanguesporco’.

A poco più che dieci anni, Scorpius non aveva idea di quale fosse il significato di ‘Sanguesporco’, termine che, in casa, mai aveva udito pronunciare. Quando sua madre e suo padre gli spiegarono che cosa significasse quella parola e le idee che erano state trasmesse al padre fin da piccolo, Scorpius non poté fare a meno di avvertire un certo fastidio nei confronti dei nonni paterni.
Così, per molti versi, non rammaricava affatto essere sfuggito ai festeggiamenti di casa Malfoy, ma lo sguardo insistentemente abbassato sul piatto e le orecchie arrossate del signor Weasley non promettevano ugualmente un pranzo tranquillo.
Scorpius si sporse verso Rose, che gli sedeva accanto al lungo tavolo da pranzo.
    «Simpatici, eh?» le mormorò all’orecchio, esibendo un sorrisetto sarcastico.
Rose lo guardò di sottecchi. «Mi dispiace davvero per la reazione di James e papà, hanno esagerato. Ma ti assicuro che adesso andrà per il meglio, fidati di me» dichiarò, allacciando le dita alle sue sotto il tavolo.
Scorpius la osservò con l’attenzione che prima non si era concesso, nervoso com’era al cospetto di tutta quella parentela. Aveva raccolto i capelli in una crocchia sopra la testa, da cui era sfuggito qualche riccio ribelle, che le incorniciava il viso donandogli maggior grazia, ed indossava un tubino a scacchi rosso e nero, che risaltava forme e colori del suo corpo. Per un momento, dimentico di dove si trovava, si sentì irresistibilmente attratto dalla sua bella Rosie, così brillante e sagace.
    «Farò questo sforzo» rispose infine, ammiccando in maniera tanto sfacciata che per poco non ricevette in risposta una gomitata ben piazzata nello sterno.
   
    «Rose cara, volete altre lasagne?» chiese poco dopo Molly Weasley, rivolgendo ad entrambi un sorriso gentile.

Nonna Weasley era molto invecchiata negli ultimi anni, così come Arthur: la sofferenza li aveva molto provati, imbiancando in fretta i loro capelli e scolorendo le iridi dei loro occhi.
Erano rimasti sopresi alla vista di Scorpius, ma si erano da subito mostrati rispettosi e premurosi nei suoi riguardi, nonostante i trascorsi turbolenti con i di lui famigliari.
    «Solo un po’, nonna, grazie» rispose Rose, prendendo la teglia che Molly le porgeva.
    «Ma Bill, Fleur, Teddy e gli altri dove sono? Non li ho ancora visti» domandò poi.
«Ron non te l’ha detto, cara? Sono partiti tutti e sei per la Francia, quest’anno passeranno le feste con i signori Delacour» la informò la nonna.
Oh, quindi erano anche meno del previsto… che fortuna sfacciata!
Il chiacchiericcio che giungeva dai vari angoli della tavola era indistinto e nel punto in cui sedevano Rose e Scorpius, di fronte ai signori Weasley, il silenzio gravava pesante come un mattone.
    «Allora, Scorpius, che progetti hai, ora che hai concluso gli studi ad Hogwarts?» fu Hermione a rompere il ghiaccio.
Progettavo di andare a vivere con sua figlia, signora… uhm, ma magari questo è meglio tralasciarlo per il momento.
    «Sto frequentando dei corsi per poter lavorare all’interno del Ministero, signora» rispose.
    «Oh, come Rose. E avresti preferenze per qualche ufficio?» domandò Hermione, incuriosita.
    «Mi piacerebbe occuparmi di cooperazione internazionale magica».
    «Un campo davvero interessante, non trovi, Ron?» osservò la signora Weasley, entusiasta. Il signor Weasley, dal canto suo, borbottò qualcosa di incomprensibile, addentando un’altra forchettata di lasagne.
    «Come ti trovi nell’appartamento, tesoro?» domandò Hermione poi alla figlia «Sai, Hugo è geloso, vorrebbe andare anche lui a vivere da solo».
    «È daffero ingiusfto!» biascicò Hugo, seduto due posti più in là, mentre masticava con voracità un succulento cosciotto di pollo.
Rose scosse la testa con disapprovazione, mai poi le labbra s’incresparono in un sorriso. «Oh, sì. È stata dura all’inizio farci l’abitudine, ma poi con un po’ di organizzazione è andata molto meglio» dichiarò, poi lanciò un’occhiata affettuosa al suo ragazzo ed aggiunse: «Comunque tra poco ne dovrò cercare uno più grande».
Il viso di Scorpius perdette gradualmente ogni minima sfumatura di colore, la mano strinse con forza quella della fidanzata a mo’ d'avvertimento, ma lei lo ignorò bellamente.
No, Rose, che pensi di fare? Di firmare la mia condanna a morte, forse?
Il capo del signor Weasley scattò improvvisamente in alto e il suo sguardo si fece attento e ricettivo – ecco, appunto…
    «Io e Scorpius abbiamo deciso di vivere insieme. Stiamo insieme da quasi due anni e ci sentiamo pronti a spingerci verso questo traguardo» concluse Rose, sorridente.
Esplosione tra 3, 2, 1…
Gli occhi della signora Weasley si sgranarono all’istante, gli suardi di tutti furono puntati immediatamente su di loro e il silenzio calò gravoso nella stanza, interrotto solo dai colpi di tosse del signor Weasley, che aveva rischiato di soffocarsi con un sorso di burrobirra, bevuta per allentare la tensione.
    «Ron! Tesoro, stai bene?» chiese preoccupata la moglie, dandogli dei piccoli colpetti sulla schiena. Quello si riscosse a poco a poco, controllando il respiro e riacquistando il colorito consueto.
    «Non vi sembra una decisione affrettata?» probabilmente avrebbe voluto suonare controllato, ma la domanda suonò più come un’accusa «Siete solo dei ragazzini! State insieme da troppo poco tempo e poi che sappiamo di lui, se non che è un Malfoy?» aggiunse, puntando minacciosamente un dito contro Scorpius.
    «Papà…» tentò di intervenire Hugo, che sembrava turbato anche per l’espressione di sconforto assunta dalla sorella maggiore.
    «Ronald, ti prego».
    «No, Hermione, conosciamo questo ragazzino per la prima volta oggi e già ci dicono vogliono andare a convivere!»
    «Ronald, non essere sciocco, vorrei ricordarti che anche noi siamo andati a vivere insieme solo due anni dopo esserci messi insieme» gli ricordò Hermione.
Ron sbuffò, chiudendosi nelle spalle. «Beh, ma era diverso. Non è vero, Harry?»
Harry alzò un sopracciglio, sbigottito dal sentirsi chiamato in causa in una discussione che, infondo, non lo toccava minimamente.     «Ehm… effettivamente» cominciò, ma, colto il cipiglio della moglie, rettificò: «Veramente non mi pare poi tanto diverso».
    «Signor Weasley» intervenne Scorpius, composto e deciso «Capisco che lei, come molti di voi in questa stanza, possa aver avuto in passato dei buoni motivi per non apprezzare la mia famiglia – ne sono al corrente –, ma ho accettato di mia spontanea volontà di venire qui oggi, per dimostrarle che sono ben intenzionato ed amo e rispetto sua figlia» a questo punto si udì lo sbuffo di disapprovazione di James «È la sua unica figlia – e capisco anche questo –, però abbiamo riflettuto a lungo e siamo sicuri di ciò che desideriamo».
    «Oh, Scorpius, non abbiamo alcun problema con te e i tuoi genitori, non più. La guerra ci ha insegnato a crescere, a distinguere ciò che è racchiuso nel cuore di ognuno e chi ha scelto di cambiare strada. Desideriamo soltanto che le vostre scelte siano prese consapevolmente e non siano affrettate» dichiarò Hermione con comprensione.
    «Come mi hai sempre insegnato, ho considerato ogni eventualità, non è affatto una decisione dettata dall’impulso delle circostanze. Perciò, se tutto va bene, nel giro di un anno vivremo assieme» la rassicurò la figlia maggiore.
Hermione annuì.
Il signor Weasley, invece, tacque, congiunse le mani all’altezza del mento, con lo sguardo assorto in chi sa quali riflessioni. La moglie gli sfiorò l’avambraccio e, con lo sguardo, lo invitò ad intervenire sulla questione.
Egli si alzò all’improvviso, aggirò il tavolo e spuntò al fianco di Scorpius, il quale si alzò a sua volta e si scoprì alto quanto lui.
    «Ti devo le mie scuse, riconosco di aver sbagliato a giudicarti senza neppure conoscerti. E, se mia figlia si fida di te, lo farò anch’io» disse Ron, porgendogli la mano.
    «La ringrazio, signor Weasley».
    «Beninteso, ci impiegherò un po’ ad abituarmi al fatto che vivrai con la mia Rosie, ma non sarò io a mettervi i bastoni tra le ruote».
Acclamazioni e fischi di approvazione si levarono dalla tavolata dei Weasley-Potter – anche James, per quanto sforzatamente, si concesse un paio di applausi smorzati.
    «Tutto è bene quel che finisce bene» esordì Arthur Weasley «E ora per festeggiare, il dolce!» con un movimento impercettibile della bacchetta una torta a due piani di panna e cioccolato fece la sua entrata plateale nella sala.
Scorpius sentì il cuore improvvisamente leggero, svuotato di ogni preoccupazione. Il signor Weasley ora gli accennava dei sorrisi di tanto in tanto e Rose scherzava amabilmente con cugini e parenti e gli stringeva la mano sopra il tavolo – non c’era più bisogno di nascondersi ed era una bella sensazione.
Ebbero anche l’ardire di scambiarsi un bacio sulle labbra, mentre i famigliari scartavano i regali di Natale con l’entusiasmo di bambini.
    «Ehi, bell’imbusto, ricordati che lei è la mia bambina, perciò vedi di trattarla bene».
    «PAPÀ
   
 
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