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Autore: Ledy Leggy    02/10/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 9

Furto Di Caffè

 

 

 

 

Elsa arrivò all'aeroporto una mattina di settembre. Come al solito per viaggiare si erano separati, stavolta Elsa era stata la prima ad arrivare, Ed e Margot sarebbero arrivati solo nel pomeriggio tardi.

Dopo aver recuperato i bagagli si diresse verso l'uscita dell'aeroporto, guardandosi attentamente intorno.

Non c'era traccia di Neal.

Le aveva promesso che sarebbe andata a prenderla all'aeroporto da due settimane, era strano che non ci fosse.

Lo chiamò sul cellulare per sapere se era in ritardo o se aveva un impegno.

Non rispose.

Eppure il volo era già in ritardo di mezz'ora...

Sbuffò, mentre chiamava il numero che si era ripromessa di non chiamare mai.

"Ufficio dell'FBI, come posso aiutarla?" Chiese una voce sconosciuta.

"Scusi, non è la scrivania di Neal Caffrey?" Chiese Elsa sconcertata, mentre usciva dall'aeroporto e saliva su un taxi.

"Sì esatto." Rispose la voce.

"E dov'è?" Chiese Elsa, domandandosi se stava parlando con un idiota.

"Lei chi è?" Chiese la voce incerta. "Non so se posso divulgare l'informazione..." Aggiunse poi un po' incerto.

Elsa sbuffò impaziente.

"Veda di capirlo, perché gli devo parlare."

"Resti in linea." Disse l'uomo allontanandosi dal telefono.

"Pronto." Disse poi una voce più familiare.

"Peter?" Chiese incerta.

"Aspetta. Tu sei Elsa?" Chiese Peter.

"Non tracciarmi il segnale, sarebbe inutile. Sono su un taxi." Rispose solo Elsa. "Si può sapere che fine ha fatto Neal?" Sbuffò ancora una volta.

"È stato rapito." Disse Peter un po' incerto.

"Cosa?! E da chi?"

"Non lo sappiamo. Senti se vuoi puoi venire in ufficio a darci una mano. C'è anche Mozzie." Sospirò Peter.

"Moz è là?" Chiese Elsa sconvolta.

"Già, incredibile, vero?"

"Arrivo tra dieci minuti. E giuro che se è una trappola troverò il modo di scappare." Aggiunse minacciosa.

"Magari lo fosse." Disse Peter riattaccando.

Dieci minuti dopo, Elsa era fuori dall'edificio dell'FBI. Inforcò gli occhiali da sole e tirò su il cappuccio della felpa, guardandosi intorno con circospezione.

A casa si era procurata il kit da scassinatore e aveva messo le solite forcine in tasca, in caso fosse stata una trappola.

Prendendo un respiro profondo entrò nell'edificio e salì in fretta sull'ascensore.

Salì al ventunesimo piano e camminò in fretta verso la figura di Peter, in una stanza in cima alle scale.

Notò che gli agenti si giravano a guardarla mentre passava, perciò accelerò con disinvoltura, prendendo una tazza di caffè posata accanto alla macchinetta e bevendo con gusto il caffè che conteneva.

Entrò nella sala conferenze, dove c'erano Mozzie, Peter, un uomo e una donna.

"Salve." Disse entrando.

Peter sorrise vedendola.

"Elsa, loro sono Jones e Diana. Elsa è la figlia di Neal." Presentò Peter.

"Che non vorrebbe essere qui." Aggiunse Mozzie.

Elsa fece un mezzo sorriso e si appoggiò al muro accanto a Mozzie, segnando la barriera fra criminali e poliziotti.

"Non so se l'agente Cooper sarà contento che tu gli abbia rubato il caffè." Disse Peter osservando la tazza che aveva in mano.

"Sono reduce da dieci ore di viaggio in aereo, non ho fatto nemmeno in tempo a farmi una doccia che sono stata convocata nell'edificio dell'FBI. L'agente Cooper può attaccarsi anche senza caffè." Sentenziò Elsa.

Nessuno ebbe il coraggio di contraddirla.

"Beh abbiamo fatto progressi sul rapimento di Neal." Intervenne Diana. "Il Kessman Building. Gli edifici sono tutti di proprietà di persone ricche e potenti."

"Perché Neal ci ha portati lì?" Chiese retoricamente Peter. "Jones, che hai scoperto sul sospettato?" Aggiunse poi.

Jones si schiarì la voce e iniziò a parlare.

"Jim Boothe." Sullo schermo davanti agli agenti apparve la scheda con i dati dell'uomo. "Ladro di professione. Un paio di grosse rapine in Europa, furto di un rubino al Burj Khalifa a Dubai, di solito lavora da solo." Elencò Jones.

"Ma parlano sempre con frasi senza verbo?" Chiese Elsa a Mozzie sottovoce.

Lui annuì.

"E' una delle cinque maggiori differenze tra agenti e criminali. Insieme all'onestà, la scaltrezza, la serietà..."

"Ok ho capito." Lo interruppe Elsa con un sorriso.

"Quindi abbiamo un ladro non esperto in rapimenti e un edificio che è più un bersaglio che un rifugio. Non mi torna qualcosa." Disse Peter dopo aver spiegato la situazione. Neal era stato rapito e gli aveva lasciato l'indirizzo di un posto che avrebbe derubato.

Peter, Diana e Jones si girarono verso Mozzie ed Elsa, guardandoli con aspettativa.

I due ricambiarono lo sguardo, sconcertati.

"Adesso Neal avrebbe dato la sua opinione." Spiegò Jones.

"E guardate che fine ha fatto!" Ribatté Mozzie.

Elsa si girò a guardare fuori dalla finestra, mentre Mozzie si alzava in piedi.

"Neal sa dove sta andando." Disse Mozzie avvicinandosi al gruppo di agenti vicini allo schermo a guardare il sospettato. "Alquanto anormale per un prigioniero." Spiegò il truffatore gesticolando per spiegarsi meglio.

"Credi che siano d'accordo?." Chiese Jones, le braccia incrociate sul petto.

"No. Certo che no." Disse Elsa girandosi verso i federali.

"Voglio dire che Neal potrebbe... essersi adattato alla situazione in corso." Spiegò Mozzie.

"Quindi, Boothe vuole un tesoro a cui non può arrivare e Neal lo dirotta verso una cosa più accessibile. Lì dentro chi potrebbe essere un obiettivo?" Chiese Peter.

"Ce ne sono molti, potrei farti almeno sessanta nomi, può essere chiunque di loro." Rispose Diana.

"Già. Allora se non riusciamo a capire chi è...cerchiamo di capire come faranno a entrare!" Decise Peter.

"Voi come entrereste?" Chiese Jones girandosi verso di Elsa e Mozzie.

"Sì, certo! Riconosco una trappola quando ne vedo una!" Esclamò Mozzie sulla difensiva.

"Mozzie non è una trappola!" Intervenne Peter mentre Elsa sghignazzava alle sue spalle.

"Io ve lo dico e voi mi ammanettate per aver avuto l'intenzione di commettere un crimine!" Disse Mozzie.

"Ma non eri un avvocato? Dovresti saperlo che non funziona così!" Diana intervenne, ragionevole come sempre.

"...che sistemi di sicurezza ha?" Chiese a quel punto Elsa, sedendosi al tavolo e prendendo i fogli sparsi e le cartelle e iniziando a disegnare la pianta della zona intorno all'edificio, mentre Mozzie si sedeva di fronte a lei e iniziava a studiare la situazione all'interno.

"I più moderni, guardie agli ingressi, identificazione termica e scansione della cornea per usare gli ascensori." Rispose Jones aprendo un fascicolo e mostrandolo ai due criminali.

"Di sicuro non possono usare gli ascensori, sono troppo sicuri, sarebbero visti." Disse subito Mozzie osservando la proiezione dell'edificio.

"Quindi si introdurranno dal tetto." Completò Elsa frugando tra i fogli fino a trovare la mappa della città e le altezze degli edifici intorno.

"Devi comunque farti riconoscere dagli ascensori." Osservò Jones.

"Certo! La sicurezza vuole impedire alle persone di andare su, ma gli ascensori devono anche scendere. Il codice anti incendio è un amico fedele." Spiegò Mozzie soddisfatto.

"Quando avverrà? Di notte?" Chiese Diana.

"No! Di giorno. La notte la sicurezza è in massima allerta. Durante il giorno non pattugliano gli uffici, e i sensori di movimento sono spenti." Spiegò Elsa scrivendo e disegnando su un foglio.

"Quindi come raggiungeranno il tetto?" Chiese Jones sconcertato.

"Come in Man on Wire." Rispose Mozzie esaltato. Elsa soffocò una risata allo sguardo sconcertato degli agenti. "Nel '74 Philippe Petit usò un arco e una freccia per lanciare un cavo tra le torri del World Trade Center, e vi ci camminò in equilibrio sopra, ma ormai c'è una guardia su ogni tetto, purtroppo. Non ce la farebbero mai." Spiegò Mozzie.

"Hai un altro piano?" Chiese allora Diana.

"Dobbiamo studiare tutte le opzioni." Disse Elsa mostrando a Mozzie un paio di schizzi degli edifici intorno al Kessman che aveva fatto in quel momento e le piante dei vari piani che appartenevano all'FBI.

"Rimetti le immagini del Kessman." Disse Mozzie a Jones. "Per favore." Aggiunse vedendo la sua faccia seccata. "Ingrandisci l'immagine a destra." Chiese poi.

"Ah sì, lo vedo." Disse Elsa con un sorriso.

"Bingo!" Concordò Mozzie.

I federali li guardarono senza capire.

"L'opzione migliore è lanciare una freccia da quell'edificio a quello subito dopo il Kessman." Spiegò Elsa, indicando gli edifici nella foto. "Passando sopra il Kessman."

"E poi useranno una carrucola per raggiungere il tetto e entrare." Concluse Peter capendo improvvisamente.

"Sì, esatto. Uno di loro sarà sul secondo edificio a tenere d'occhio la guardia sul tetto." Aggiunse Elsa.

"Gli servirà l'attrezzatura." Osservò Peter.

"So chi gliela può procurare." Intervenne Mozzie.

"Come si chiama?" Chiese Jones.

"Non posso dirvelo!" Rispose Mozzie subito sulla difensiva.

"Perché no?" Chiese Peter esasperato.

"Neal ci ha chiesto di andare al Kessman Building, non di spifferare il nome di un caro amico!" Rispose Mozzie.

"Elsa?" Chiese Diana richiedendo il suo intervento.

"Ah io non lo conosco questo tizio. E' Ed che si occupa dei contatti." Rispose Elsa alzando le mani in segno di resa.

"Mozzie, stiamo seguendo le molliche di pane. Dobbiamo guadagnare terreno per capire chi abbiamo davanti." Intervenne Peter.

"Neal ci ha portati lì! E' chiaro che ha un piano." Ribatté Mozzie convinto.

"Io non mi attengo ai suoi piani!" Replicò Peter deciso.

"Sei il solito..." Iniziò Mozzie.

"No, Mozzie!" Adesso Peter sembrava iniziare ad arrabbiarsi sul serio. "Niente più scuse. Se vuoi che Neal sopravviva, dovrai dirmi quel nome." Peter sembrava aver toccato il tasto giusto.

"Fat Charlie." Rispose Mozzie a denti stretti, dopo un po' di esitazioni. "Si chiama Fat Charlie." Aggiunse poi davanti alla faccia poco convinta di Peter.

"Devi portarmi da lui." Dichiarò l'agente, convinto.

Mozzie annuì una volta.

"Vengo anche io." Dichiarò Elsa.

Nessuno ebbe il coraggio di contraddirla.

Mozzie ed Elsa si sedettero e riorganizzarono i fogli sul tavolo, iniziando a prendere le misure, mentre Diana, Jones e Peter restarono a guardarli, come incantati.

"Allora è così che organizzano un crimine?" Chiese Jones guardando Mozzie che prendeva le distanze tra due edifici e Elsa che iniziava a calcolare.

Ad un certo punto il cellulare di Elsa iniziò a suonare.

"Pronto?" Rispose quella senza guardare il numero e continuando a calcolare.

"Ah no, non sono all'aeroporto. Andate in taxi." Disse dopo qualche secondo.

"Si lo so. Scusa." Aggiunse dopo aver ascoltato che cosa diceva Ed all'altro capo.

"Un'ultima cosa... da chi andresti per delle attrezzature sul mercato nero?" Chiese smettendo di scrivere.

"Ah ok. Sì l'ha detto anche Mozzie. Ci sentiamo stasera." Disse riattaccando.

"Anche lui ha detto Fat Charlie, vero?" Chiese Mozzie.

Elsa annuì.

"Così impari a non fidarti di me." Disse Moz leggermente offeso.

"Ma io mi fido! Era solo per sicurezza." Protestò Elsa.

I due sbuffarono e tornarono ai loro piani.

 

 

 

 



 

Ciao a tutti!!

Scusate il ritardo nella pubblicazione, ma ho avuto davvero tante cose da fare.

Spero che la storia vi piaccia e aspetto le vostre recensioni. Cercherò di aggiornare a breve.

A presto e buon fine settimana a tutti!

Ledy Leggy

  
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