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Autore: whitemushroom    02/10/2015    6 recensioni
Una serie di storie brevi dedicate ai protagonisti della serie Dissidia Final Fantasy spaziando in tutti i generi ed rating, un ciclo di avventure attraverso la lotta senza fine tra l'Armonia e la Discordia, il Bene ed il Male, l'Amicizia e l'Odio. Tutto secondo la volontà di un dado e la voglia di scrivere qualcosa insieme ad un amico.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Onion%20Fanfic




Personaggio: Cavalier Cipolla
Genere: Introspettivo, Comico (o almeno ci ho provato)
Rating: Verde
Avvertenze: nessuna, a parte il fatto che non è tutto questo gran che.


L'importante è il risultato

V ciclo

“Non capisco il perché della cipolla! Non era meglio un pomodoro? I pomodori non fanno piangere e non ti distruggono l’alito!”
Il Cavalier Cipolla contò fino a cinque. Poi fino a dieci. Per sicurezza anche fino a trenta. Si trattenne dal voltarsi e sommergere il suo rumoroso compagno con una raffica di insulti solo perché, in fin dei conti, l’idea era stata sua. Gli altri l’avevano approvata all’unanimità –era stata l’unica volta dall’inizio della guerra che Lightning e Kain erano stati d’accordo su qualcosa- e ne era stato non poco orgoglioso, ma l’attuale situazione stava superando il suo fin troppo alto livello di sopportazione.
Laguna andava diviso equamente: un giorno in missione con uno, un giorno in missione con un altro. Dopo tre giorni in sua compagnia nelle rovine di Palamecia Squall gli aveva messo le mani al collo e probabilmente lo avrebbe davvero ucciso se non fossero intervenuti i grandi occhi dolci di Yuna a placare gli animi. Da quell’episodio avevano deciso di dividere l’onere, ma erano soltanto le prime ore della sera e già sentiva la necessità che spuntasse il sole per smollare quell’anello mancante tra l’uomo ed il cataclisma al prossimo del turno. Cecil o Kain, se non ricordava male.
“Insomma, perché Cavalier Cipolla? Dunque vuol dire che da dove vieni magari c’è anche un Sir Carota? Un Mago Cetriolo? Un Cavalier Pomodoro? Una Lady Lattuga? Tutti insieme fate l’Esercito del Minestr…
“Laguna, attento!”
Corse contro il primo dei cloni e gli piantò la spada nella coscia prima che potesse raggiungere la schiena di Laguna. Il mostro cristallino si piegò su se stesso senza emettere un grido, e questo permise al Cavalier Cipolla di far esplodere un Firaga in direzione della collina proprio nel punto in cui una dozzina di quelle copie inanimate si stava facendo strada. In situazioni normali si sarebbe complimentato con se stesso per la velocità e la precisione dell’incantesimo, ma qualunque pensiero fu interrotto da un “Mollami!” di Laguna proprio alle sue spalle.
Il clone che aveva colpito giusto un istante prima strisciava sul proprio petto ma entrambe le mani erano aggrappate alla caviglia del suo compagno. Quello gli scaricò addosso qualche colpo con il fucile, ma la creatura resistette il tempo sufficiente per fargli perdere l’equilibrio e trascinarlo a terra. Il Cavalier Cipolla corse verso i due costringendosi ad ignorare l’ennesima schiera di cloni che stava risalendo il canalone, stavolta tutti con la faccia arcigna di Lightning che preparavano i loro colpi. Affondò la spada nella schiena cristallina del pupazzo e quello rimase immobile, senza emettere un grido o un lamento; la scansò con il piede, poi aiutò il suo compagno a rialzarsi. “Laguna, fai quel tuo scudo elettromagnatico e andiamocene da qui!”
“Innanzitutto è uno scudo elettromagnetico, non elettromagnatico” rispose cercando di rimettere nello zaino tutte le cianfrusaglie sparpagliate tra le rocce. Il Cavalier Cipolla decise che la cosa più intelligente da fare sarebbe stata trascinarlo con forza, dunque lo afferrò per la camicia ed iniziò a spingerlo verso nord maledicendo quelle sue inutilissime armi ed il loro peso. “E poi mica posso farlo dal nulla, sai? Il generatore è scarico … e mi sembrava proprio brutto chiedere a Cosmos di evocare per me un pacchetto di pile. Dubito che Light mi presterebbe il suo caricabatteria, ma anche se riuscissi a muoverla a compassione … hai per caso visto una presa di corrente al Santuario dell’Ordine?”
“LAGUNA, SEI INUTILE!”
Si sarebbe voluto buttare per terra per la disperazione. Oppure prendere quella testa dal sorriso sornione, lanciarla contro i cloni ed attendere che la sua stupidità facesse il resto come l’aria velenosa delle paludi. In fondo cosa poteva aspettarsi da una persona che pretendeva di vincere usando delle macchine?
Ma si impose di pensare. Pensare. Pensare.
Era la cosa migliore di lui, dopotutto. Non poteva battere nessun nemico senza ragionare … e con il suo geniale cervello aveva battuto persino quel borioso dell’Imperatore, figuriamoci una schiera di cloni senza cervello. Bastava pensare.
Ed iniziare dal territorio, quella era sempre un’ottima chiave. Certo, lo spazio in cui si trovavano era pessimo: poca luce, nessuna stella che conoscesse ed un’inutilissima luna nuova che si divertiva a nascondergli i sassi sotto i piedi; aveva letto in lungo ed in largo la mappa di quel canalone prima di partire ed aveva studiato tutte le vie di fuga in caso di attacco –prima di pensare a come battere un nemico è sempre meglio pensare a come fuggirgli, e quel suo principio gli aveva sempre salvato la vita- ma questo prima di scoprire che Laguna fosse l’autore della mappa e che l’avesse disegnata durante chissà quale fasulla narrazione delle sue epiche gesta … trasformando la cartina in un pezzo di carta utile tutt’al più in caso di un fuoco da campo. I cloni che aveva visto si stavano radunando lungo il versante sud occupando totalmente l’ingresso da cui erano venuti, dunque quella strada era impraticabile specie se tra i nemici vi fossero state delle copie di Kain o Vaan, in grado di attaccarli anche dalla sommità rocciosa. E, se aveva visto bene, un piccolo gruppo era in arrivo dalle colline a est: da solo sarebbe anche riuscito a sgattaiolare, complice la scarsa visibilità, ma con quella zavorra chiassosa di Laguna sarebbe stato più semplice pretendere di riuscire a svuotare le tasche di Gidan. Il che lasciava solo la poco piacevole alternativa di avanzare in quel sentiero annegato nel buio, lanciare un fulmine e sperare che quello illuminasse la strada abbastanza a lungo da permettergli di trovare la fine del canalone e correre verso il Santuario … questo ovviamente sperando che la luce non attirasse su di loro –e su eventuali salvatori- anche tutti i cloni che li stavano lentamente accerchiando. Un piano con troppo scarse possibilità di riuscita.
Doveva imporsi di pensare di più. Era evidente che gli mancava qualche tassello, non aveva mai elaborato un piano che avesse meno di nove possibilità su dieci di riuscita, dunque … “Ehi, se continui così ti esce il fumo dalle orecchie!”
“Laguna …” sospirò, riproponendosi di chiedere a Cosmos se conoscesse qualche incantesimo per insonorizzare la gente. “… sto pensando. Tu limitati a camminare!”
“Lo so che stai pensando. Il punto è che dovresti rilassarti un po’, prendere un attimo di fiato!”
“In caso tu non te ne sia accorto i cloni ci stanno circondando!”
“Appunto! Pensare consuma un sacco di energia. In questi casi …” disse, e liberandosi dalla sua presa con uno strattone si mise a gambe incrociate per terra. A gambe incrociate per terra.
A gambe incrociate per terra.
Svuotando sui ciottoli il contenuto nel suo zaino che avevano appena riempito nemmeno un minuto prima. Pensò con nemmeno troppo malcelato piacere che in quel momento Yuna era tra i ghiacci delle isole settentrionali con Firion e Tifa, dunque nessuno si sarebbe interposto tra lui ed il divertimento di usare quel perfetto imbecille come esca per i cloni mentre lui se la dava a gambe. Soprattutto in quel momento, mentre lo osservava come se fosse lui il povero idiota in grado di non capire la gravità della situazione “… bisogna fare un bel respiro e sgomberare la testa. Ai tuoi genitori non piacerebbe vederti così preoccupato!”
“Senti … tu adesso ti alzi o io ti …”
“Dico sul serio, ma non ti stanchi mai? Non solo di pensare, dico … di tutto! Non ti andrebbe mai una volta di giocare ad acchiapparella? Con i soldatini? Con le macchinine telecomandate, giochi così … O con la palla, quale bambino non ama giocare a palla?”
Da quell’accozzaglia di pezzi di metallo di colore diverso usciti dal suo zaino ne scelse un paio, poi si mise ad osservarli come se fossero qualcosa di diverso da due stupidi pezzi di metallo: iniziò ad avvicinarli e ne raccolse altri, poi dalle tasche dei pantaloni estrasse un filo tutto nero e lo attaccò a qualunque cosa stesse cercando di fare. Il tutto guardandolo come se fosse un poppante che non capisce nulla delle Cose dei Grandi. “Sul serio, quanti anni hai? Fattelo dire, ma i tuoi genitori sono degli irresponsabili: mandare un bambino così carino come te a combattere è davvero una cattiveria, alla tua età io stavo ancora giocando con il trenino ed i soldatini!”
“Laguna, ti sembra il momento di pensare ai miei genitori?”
“Oh, certo che sì!”
Il numero di oggetti nelle sue mani adesso era aumentato a dismisura, ma qualunque cosa stesse cercando di creare con quella spazzatura era inevitabilmente destinato a fallire. Come tutte le sue strampalate idee. E la cosa orribile che lui era ancora lì cercando di convincere con la logica ed il buonsenso un perfetto imbecille che Cosmos aveva chiaramente richiamato in un momento di noia, follia o un’esplosiva combinazione di entrambe le situazioni. E poi cosa gliene importa dei miei genitori?
Non li ricordava, dunque non aveva senso pensarci su. Ed anche se fosse riuscito a ricordarne i nomi era certo che sarebbero stati orgogliosi di lui: era il Cavalier Cipolla, dopotutto. Un titolo leggendario. Non aveva memoria del perché, ma era certo che rappresentasse qualcosa, qualcosa di molto importante che aveva ricevuto per il suo valore e per il suo indiscutibile genio. Di certo i bambini del mondo di Laguna non avrebbero mai potuto vantarsi di questo onore, non si diventava Cavalier Cipolla giocando con la palla o le macchinine telecomandate (qualunque cosa fossero …).
Ecco, la cosa odiosa era che stava davvero dando ascolto a quel pazzo scriteriato invece di pensare ad una via di fuga … specie quando dall’ingresso del canalone una cortina di fulmini iniziò ad illuminare il terreno, simbolo che le copie di Light erano passate all’azione. E qualunque cosa Laguna stesse facendo non prometteva assolutamente nulla di buono, specie perché lo stesso creatore stava continuando ad inserire delle viti a destra ed a sinistra con sul viso la chiara espressione di qualcuno che non ha la più pallida idea di come il tutto andrà a finire. “Laguna, lascia perdere tutto e andiamocene da qui!”
“Tranquillo, ho tutto sotto controllo! Sempre che il cavo rosso vada nella spina A e non nella B …”
Appunto …
“I bambini non dovrebbero combattere. Mettiti seduto e lascia fare allo zio Laguna!”
Poi il misterioso oggetto emise uno sbuffo di fumo nero.
Poi un secondo. Ed un terzo.
Sulla punta –se era una punta- comparve una strana luce rossa ed una serie di suoni velocissimi e forti rimbombarono quasi come un segnale d’allarme. Senza nemmeno chiedersi cosa stesse facendo il Cavalier Cipolla corse in avanti ed afferrò Laguna per la giacca, puntando i piedi per controbilanciare il suo peso e poi lo scaraventò più lontano possibile insieme a sé, rotolando lungo i sassi appuntiti l’attimo prima che tutto il mondo fosse sommerso da un lampo di luce rossa, una folata di fumo ed infine un boato la cui eco venne amplificata, raddoppiata dalle pareti rocciose tutt’intorno a loro. Inghiottì una quantità enorme di terriccio, ma quando tentò di sputarla un odore amaro e pungente lo travolse causandogli conati di vomito che mandarono all’aria qualunque piano di fuga il suo cervello stesse tentando di elaborare. Maledicendo le macchine, il metallo e Laguna cercò di alzarsi in piedi non appena si accorse che il fumo si era diradato e che il boato di prima si era trasformato in un fastidioso ma comunque tollerabile ronzio; senza pensare strinse la mano sull’elsa della spada, puntandola in avanti sapendo che da un istante all’altro i cloni sarebbero emersi dal pulviscolo e si sarebbero gettati su di loro come un branco di lupi furiosi. Concentrò le poche energie rimaste sulla mano libera, caricandola del potere del fuoco.
Ma da oltre la foschia non venne alcun suono, nemmeno il rumore di passi sul terreno, l’unico che in effetti i cloni fossero in grado di emettere. Trattenne il respiro, gli occhi puntati in avanti pronto a saltare non appena il familiare baluginare del cristallo sotto la luce fosse comparso; l’unico rumore erano i borbottii di quel grandissimo imbecille del suo compagno di viaggio.
Fu quando un’improvvisa folata di vento portò via ciò che rimaneva dell’esplosione che si accorse di non trovarsi più in un canalone. O, per essere precisi, l’unico segno dell’esistenza di una gola erano due picchi rocciosi alle sue spalle su cui sembrava che si fosse abbattuto il pugno di Titano.
Davanti a lui, a nemmeno tre braccia di distanza, l’unica cosa visibile era un’enorme conca nel terreno che occupava tutto il panorama notturno fino alle paludi, quasi come se Atomos avesse deciso di risvegliarsi dal sonno e divorare qualunque cosa trovasse a tiro. La roccia era diventata nera e debole, e quando cercò di fissare oltre la spaccatura sentì il terreno franargli sotto i piedi, fragile. L’unica traccia dei cloni erano piccole schegge annerite che mandavano suoni ovattati sotto gli stivali, quasi camminare su dei frammenti di specchio. Si voltò sconcertato, osservando il macchinario di Laguna emettere un ultimo sbuffo maleodorante e poi andare in pezzi sotto lo sguardo dubbioso del suo padrone. “Mmm … mi sa che il cavo rosso andava nella spina B … Ma è venuto comunque un KABOOM notevole. L’importante è il risultato, dico sempre io!”
Evitò di fargli notare che il suo risultato li aveva quasi uccisi e che qualunque cosa avesse usato per sconfiggere i cloni era ormai inservibile.
“Il buon vecchio Cannone Ragnarok 35.01 non tradisce mai! Ma suppongo che dovrò chiedere a Cosmos di evocarmelo di nuovo con annesso il libretto delle istruzioni. Senti, ti va se le chiedo anche una macchinina telecomandata per te? Non ho idea di quando sia il tuo compleanno, ma non esiste che lo zio Laguna permetta che un bambino lo trascorra senza nemmeno un regalo!”
“LAGUNA, IO TI …”
Beh, in effetti non sapeva quando fosse il suo compleanno. Non lo sapeva nessuno, ma in effetti in quel mondo era impossibile sapere con certezza in che giorno si trovassero. E da qualche parte, in un piccolo spiraglio tra i suoi ricordi avvolti nella foschia, c’era qualcuno con le braccia unite dietro la schiena che gli chiedeva di chiudere bene gli occhi, di aprire le mani e di essere felice. “… io ti ringrazio. Ma niente macchinine, grazie!”
Dopotutto ciò che piace a Laguna o fa fotografie o esplode.
  
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