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Autore: Maty66    02/10/2015    1 recensioni
Può un'amicizia sopravvivere a tutto il dolore che a volte la vita ci riserva? Al senso di colpa che ti attanaglia per aver lasciato il tuo migliore amico solo nel momento del bisogno? O al dolore di vedere la propria vita travolta da menomazioni fisiche che forse mineranno la tua indipendenza per sempre?
E cosa si nasconde nel luogo in cui Ben si è rifugiato per sfuggire a tutto? Possono le persone che incontrerà sul suo cammino aiutarlo a riprendere in mano la tua vita?
Sequel di "Il paradiso può attendere". E' consigliabile anche se non necessario, leggere la storia precedente.
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA CLINICA DEGLI ORRORI DI MATY66 e CHIARABJ
 
Capitolo 15
Per me ci sei sempre
  
“Aspetti qui, vado io” intimò Kim, mentre Semir guardava imbambolato il corpo coperto da un lenzuolo che i vigili del fuoco avevano appena tirato fuori dalle macerie.
Il piccolo turco aveva le gambe che gli tremavano e quasi non riusciva a respirare; fu estremamente grato per la proposta, ma i minuti che Kim ci mise per arrivare vicino al fagotto steso in terra, alzare il lenzuolo e tornare verso di lui gli sembrarono secoli.
“Non è Ben. E’ Stein” disse solo la Kruger tornando verso di lui, anche se a Semir sembrò di vedere una lacrima di sollievo scendere sulla guancia della donna.
Il piccolo turco sospirò più volte cercando di reprimere le lacrime.
E’ vero non era Ben, ma il suo amico era ancora lì, sepolto sotto quintali di macerie e le ore passavano inesorabili, allontanando sempre di più la possibilità di rivederlo vivo.
Se quel bastardo di Stein non fosse morto Semir era certo di poterlo uccidere con le sue stesse mani, ed in modo molto lento.
 
Ormai era notte inoltrata ed i lavori continuavano alla luce delle fotoelettriche. Neppure i cani erano riusciti a fiutare qualcosa e Semir se ne stava seduto sotto un albero del grande giardino, esausto dopo aver lavorato per ore con i vigili del fuoco.
Nessuno parlava, ma dallo sguardo di pietà che ogni tanto i suoi colleghi del distretto gli lanciavano capiva bene che il tempo si stava esaurendo. Probabilmente Ben e anche Chiara erano già morti, là sotto, da soli, al buio e senza aria.
Il pensiero gli riusciva davvero insopportabile; due anni passati a litigare, incomprensioni e ripicche assurde, poi il lungo periodo con Ben in coma in  America, la ripresa e la speranza  che tutto si potesse risolvere ed ora? 
Tutto finito per sempre?
Semir ripensò al sogno che aveva fatto poco prima che Ben si risvegliasse dal coma… il funerale, la pioggia, la disperazione di tutti.
Quando lo avevano chiamato da Dallas per dirgli che Ben si era svegliato dal coma lo aveva completamente cancellato dalla sua mente, come un brutto incubo svanito all’alba con le prime luci del sole.
Ma ora le immagini gli tornavano come una premonizione.
No!!!
Non poteva essere.
“Tom ti prego aiutami” invocò.
Pensava spesso al suo amico Tom Kranich, soprattutto nei momenti del bisogno, lo aveva sempre considerato una specie di angelo custode che lo proteggeva da lassù.
“A destra sotto quella grande trave”
Semir non capì se qualcuno avesse davvero pronunciato quella frase o se la fosse solo immaginata.
Si girò di scatto solo per vedere una figura scura che si allontanava.
Per un attimo la figura si girò e Semir ebbe netta l’impressione di vedere un paio di  familiari occhi verdi che lo fissavano amorevoli.
“No non può essere stai avendo di nuovo le allucinazioni” si disse il piccolo turco.
Ma sapeva di dover cercare lì.
“VENITE QUI!” urlò mentre si precipitava  dove gli aveva detto la voce.
 
“Abbiamo già controllato, anche con i cani, non c’è nulla qui… e sinceramente se anche il suo amico fosse qui sotto non ci sono speranze che sia ancora in vita” concluse scettico il  comandante dei vigili del fuoco.
Semir riusciva a stento a tenere a bada la rabbia.
“Dobbiamo cercare ancora. Sono sicuro che sono lì sotto” urlò disperato.
“Calma Semir… se il capo dice che…” 
“Sono lì e sono vivi” urlò di nuovo Semir.
“Questa parte dell’edificio è molto instabile ispettore, non posso permettere a nessuno di rischiare…” continuò il comandante dei vigili con aria severa.
“Rischio io. Mi assumo ogni responsabilità. Basta che mi create un piccolo passaggio.  Non mi serve molto spazio come vede”
“Semir è pericoloso… pensi ad Andrea, alle bambine” cercò di opporsi la Kruger.
“Io non lascio morire così il mio migliore amico. Costi quel che costi”
 
I vigili erano riusciti a creare con molta difficoltà un piccolo passaggio sotto la grande trave che sovrastava il cumulo di macerie, ma i continui piccoli smottamenti di pietre e i rumori alquanto sinistri erano già di per sé sinonimo di instabilità.
Poteva crollare tutto da un momento all’altro.
“Semir lei non può andare là sotto… Semir!!” provò a richiamare la Kruger, ma il piccolo turco, imbragato e con un caschetto protettivo si stava già avviando e non diede il minimo segno di volerla ascoltare.
“BEN!!!” urlò Semir mentre cercava faticosamente di avanzare in quel cumulo di ferro, cemento, pietre, mobili e quant’altro che lo circondava.
“BEN!!!” urlò di nuovo con quanto fiato aveva, rimanendo poi in silenzio nella speranza di  ascoltare anche un minimo segno di vita.
Semir avanzò ancora, ma lì sotto al buio con la luce della sola torcia era difficile orientarsi.
“BEN!!! CHIARA!!!” urlò mentre la voce gli si rompeva in un singhiozzo disperato.
Nulla.
Solo il silenzio.
E poi all’improvviso una vocina debole femminile.
“Se… Semir… siamo qui!”
 
 
Semir ci mese quasi mezz’ora per arrivare strisciando a Chiara, incurante delle intimazioni dei vigili del fuoco che attraverso la radio gli intimavano di aspettare fermo.
Sopra di sé sentiva il rumore degli scavi, ma la situazione era comunque instabile, con pietre e calcinacci che cadevano ovunque.
Il cuore gli saltò un battito quando vide la figura di Ben distesa sotto la trave.
“State bene?” chiese con un filo di voce, mentre cercava di avvicinarsi di più.
“Io ho il braccio bloccato, penso sia rotto… ma non sento Ben da almeno due ore…” singhiozzò Chiara.
“Ben!!!” chiamò di nuovo Semir, sempre più terrorizzato.
“Ben ti prego parlami!” urlò ancora strisciando più vicino.
“Se… Semir” sentì alla fine in risposta.
“Allah ti ringrazio” ormai il piccolo turco stava singhiozzando.
“Sapevo che saresti arrivato” sorrise Ben mentre strizzava gli occhi alla luce della torcia.
 

Il tempo che i vigili del fuoco ci misero per raggiungerli sembrò a Semir un’eternità.
Un incubo lunghissimo in cui ogni pietra o rumore forte gli faceva pensare che tutto sarebbe crollato su di loro seppellendoli definitivamente.
 
Il medico aveva dato a Ben un leggero sedativo, ma già uscendo dall’ambulanza dove aveva fatto i primi controlli aveva lanciato un timido sorriso di rassicurazione.
“Il suo amico è stato fortunato. Solo due costole rotte ed una piccola commozione celebrale. Due giorni e potrà andare a casa”
“E Chiara? La dottoressa Beck…” chiese ancora Semir accennando all’altra ambulanza su cui c’era Chiara.
“Braccio  fratturato in due punti. Ma niente di preoccupante. Come detto sono stati molto fortunati”
Semir sospirò di sollievo.
Guardò distrattamente i vigili che portavano via il corpo, coperto da un lenzuolo, dell’assistente di Stein che avevano trovato accanto a Ben e Chiara. Se uno dei due si fosse trovato a meno di un metro da dove erano potevano esserci loro sotto quel lenzuolo.
Cercando di scacciare il pensiero dalla mente, si avvicinò di nuovo al medico.
“Posso vedere un attimo Ben?”
“Certo” rispose il medico conciliante.
 
Agile, Semir salì sull’ambulanza dove  Ben era disteso sulla barella, con gli occhi chiusi.
“Ehi… come va? Come ti senti?” chiese sfiorando la mano.
“Affamato” rispose il ragazzo aprendo gli occhi.
“Buon segno…” sorrise Semir.
“Chiara?”
“Qui a fianco nell’ altra ambulanza, ha un braccio rotto, ma sta bene. Stein e l’assistente  invece sono  morti”
“Non posso dire che mi dispiaccia. Posso vedere Chiara?” chiese preoccupato Ben.
“Più tardi penso. Vi stanno portando allo stesso ospedale. Non ti posso promettere che vi metteranno in stanza insieme però” ridacchiò Semir.
Ben sorrise a sua volta.
“Ehi… ho una sorpresa per te” disse poi sornione, alzando la coperta che gli copriva le gambe.
A Semir non sembrava vero mentre guardava le gambe di Ben che si alzano e si piegavano sia pure lentamente.
Non riuscì a dire nulla, ma non c’era neppure bisogno di dire nulla mentre gli stringeva la mano.
I due amici passarono alcuni secondi in silenzio.
“Sapevo che saresti arrivato” fece alla fine Ben, trattenendo le lacrime.
“Davvero? Perché io invece ho avuto una paura dannata di non riuscire a trovarti stavolta. Come facevi a sapere che sarei arrivato in tempo?” chiese Semir con voce triste.
“Perché tu per me ci sei sempre”
 
 
Angolino musicale: l’affetto che unisce Semir e Ben è qualcosa di speciale e il piccolo ispettore è disposto a rischiare il tutto per tutto pur di ritrovarlo…
 
Queen ‘Too Much Love Will Kill You’…( Troppo amore ti ucciderà)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=ivbO3s1udic
 
Sono solo i frammenti dell'uomo che ero solito essere Troppe lacrime amare si stanno riversando su di me Sono molto lontano da casa E sto affrontando tutto questo da solo 
da troppo tempo Mi sento come se nessuno mi avesse mai detto la verità Su come crescere e sullo sforzo che avrebbe comportato Nella mia mente piena di confusione Sto guardando indietro per scoprire dove ho sbagliato Troppo amore ti ucciderà Se non riuscirai a deciderti Diviso tra l'amante e l'amore che lasci indietro Vai incontro ad un disastro perché non hai mai letto le indicazioni Troppo amore ti ucciderà - ogni volta Sono solo l'ombra dell'uomo che ero solito essere E sembra che per me non ci sia alcuna via d'uscita da tutto ciò Ero solito ridarti la felicità Adesso tutto ciò che faccio è deprimerti Come sarebbe se tu fossi nei miei panni? Non vedi che è impossibile scegliere? Non c'è alcun senso in tutto questo Qualunque strada io intraprenda, devo perdere Troppo amore ti ucciderà Come quando non ne hai affatto Prosciugherà la forza che c'è in te Ti farà gridare, implorare e strisciare E il dolore ti renderà pazzo Sei la vittima del tuo crimine Troppo amore ti ucciderà - ogni volta 
Troppo amore ti ucciderà Renderà la tua vita una farsa Sì, troppo amore ti ucciderà 
E non riuscirai a capire il perché Daresti la tua vita, venderesti la tua anima Ma sarà di nuovo così Troppo amore ti ucciderà Alla fine...
  
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