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Autore: Malanova    02/10/2015    1 recensioni
Come non detto... HO MODIFICATO LEGGERMENTE LA STORIA!
Ebbene si... perennemente insoddisfatta, ho deciso di fare altre piccole modifiche e cercare di migliorare la storia ed il suo contenuto, grazie anche all'aiuto di Felinala che, con la pazienza di una santa, mi aiuta con la grammatica e mi da qualche spunto XP.
Questa storia narra di Piccolo, figlio del Grande Mago che tenne sotto il suo giogo il mondo per oltre trecento anni, e di Lyrica, la bellissima e alquanto misteriosa fanciulla apparsa dal nulla costretta a prestare servizio alla Famiglia Demoniaca in cambio della sua vita. Sperando di non aver creato un ulteriore pasticcio, vi auguro buona lettura!
P.S. La storia segue la trama dell'opera di Toriyama... se ci sono spazi vuoti vuol dire che la storia è rimasta inalterata
P.P.S Dedico questa storia ad una ragazza molto speciale, di cui non ricordo il nickname (Malanova sei una cretina) che leggeva questa storia, anni fa, ad un gruppo di ragazzini molto speciali... Perdonatemi se vi ho fatto aspettare, non vi ho dimenticati, spero che questa revisione vi piaccia perché grazie a voi che c'è ancora!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Goku era riuscito a vincere anche se era gravemente ferito: il Grande Mago era morto grazie al braccio che non gli aveva spezzato e con quello gli aveva trapassato il corpo con un pugno. Il colpo fu talmente forte che il tiranno era esploso in mille pezzi. Piccolo, invece, era steso per terra, gravemente ferito, incosciente ma ancora vivo. Attorno a loro il vento soffiava sui miseri resti del King Castle e della città Centrale. Goku sorrise. Finalmente il mondo era libero dalla loro tirannia e l’anima di tutti quelli che avevano perso la vita per mano della Famiglia Demoniaca poteva riposare in pace, vendicata.

Yajirobei, un ragazzo vestito da samurai che Goku aveva conosciuto qualche giorno fa ed aveva battuto Cembalo con un solo fendente della sua katana, lo trascinò delicatamente verso la macchina volante in suo possesso e lo accomodò sul sedile. Tensing, intanto, gli riferiva che anche il drago Shenron era morto, ucciso dal Grande Mago poco dopo aver ottenuto l’agognato desiderio. Il moro abbassò lo sguardo e divenne malinconico mentre affiorarono i ricordi più belli che aveva di Crilin e del maestro Muten. Ad un certo punto udirono dei passi e il terzetto si voltò verso il rumore.

Lyrica, dopo aver recuperato un po’ di forze, era ritornata indietro. Sul suo viso c’era un sorriso mesto, che scomparve per un breve attimo quando posò lo sguardo sul corpo esanime di Piccolo. Goku notò il suo stato d’animo e fece un sospiro. Il diciannovenne, appena l’aveva vista, si era messo in posizione di guardia. L’aveva vista uscire dalle rovine del castello e non ci aveva messo molto a capire che la ragazza fosse al servizio del Grande Mago. Doveva essere per forza una simpatizzante dei Daimao, solo loro potevano usare la magia al cospetto del Grande Mago senza ripercussioni. Sarà venuta per vendicare i suoi padroni.

“Ciao Lyrica…” la salutò Goku in tono gentile e sorridendole debolmente “Chissà perché non sono tanto sorpreso di vederti qui…” “Oh, mi dispiace così tanto…” ribatté lei con afflizione “Non avevo altra scelta che mentirti, quel giorno…”. Il ragazzo scosse leggermente la testa e socchiuse gli occhi, stancamente “Non fa niente… Sono ancora dell’idea che tu sia una brava ragazza… Altrimenti non saresti tornata indietro…” “Eh?”. Goku indicò con un cenno della testa Piccolo “So che tu sai che lui è ancora vivo, ma è conciato troppo male per potersi difendere da qualche cittadino furioso così sei venuta a portarlo via…”. Il suo sorriso divenne più ampio “Fallo, ti copro le spalle” “Sei diventato scemo a furia di sbattere la testa per terra?!?” urlò Yajirobei “I Daimao ci hanno fatto patire le pene dell’inferno e tu vuoi salvargli la vita?” “Questo ragazzo ha ragione!” si aggregò il triclope con furore “Pensi che quando si riprenderà non tenterà di prendere il posto di suo padre?” “Se ci proverà, sarò pronto a fermarlo” disse Goku guardando seriamente i suoi amici. Poi guardò Lyrica e le domandò “Tu cosa farai poi? Continuerai a servirlo?”. Ella gli prese la mano, guardò Piccolo, e rispose “Non sarò più una serva ma… Devo ripagare un debito di vita…” “Lo immaginavo”. La mano del ragazzo strinse quella di lei. La mano libera di Lyrica accarezzò il viso di Goku con gentilezza e gli diede un lieve bacio sulle labbra, come se lo erano scambiati a Yahoi, e il moro fece lo stesso. I due diciannovenni distolsero lo sguardo dalla coppia, leggermente rossi in viso. Poi Goku si risistemò al suo posto e la giovane gli mormorò “Be binnenkort, sheli waarde yedid…” “Eh?”. La ragazza si mise a ridacchiare e ripeté, questa volta in modo comprensibile “A presto, mio valoroso amico…”.

Piccolo aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno. Si trovava in una stanza sotterranea, non sapeva dove. Nel soffitto erano incastonate delle gemme di vari colori e grandezze, tutte perfettamente tonde, sparse qui e là ed erano circondate da migliaia di piccole conchiglie bianche. Nel guardarlo meglio, il ragazzo si accorse che era una fedele riproduzione astrologica delle stelle e le sue costellazioni. Portò la sua attenzione al resto della stanza. Era steso su un letto piuttosto comodo, probabilmente fatto di quel materiale molto simile alla spugna e dal nome impronunciabile, con lenzuola di cotone beige e una coperta di lana leggera fatta a mano. Nell’aria si sentiva un intenso odore di vaniglia. Sentiva dolori lancinanti su tutto il corpo e non riusciva ad alzarsi. Al suo fianco, con la testa appoggiata sul materasso e seduta per terra, ci stava Lyrica, profondamente addormentata. Adesso la ragazza aveva i capelli lisci come la seta e lunghi fino alle scapole e una ciocca era finita sul dorso della sua mano. Ammirò il contrasto di colore che faceva sulla sua pelle e per un lungo attimo accarezzò la ciocca con il pollice, pettinandola con la punta dell’unghia appuntita. Poi decise che era giunto il momento di avere delle risposte così gliela tirò, facendo attenzione a non strappargliela. Lei aprì con fatica gli occhi e lo guardò. Assonnata, aveva un’espressione così…

“Dove mi trovo?” domandò lui, arrossendo lievemente e distogliendo lo sguardo da quello dorato “Al sicuro” fu la secca risposta della ragazza. Poi ella sbadigliò “Ti ho portato in una delle stanze sotterranee del castello che scoprì anni fa e che usavo per starmene in pace. Questa è l’unica che tuo padre non è riuscito a distruggere con il suo raggio…”. Piccolo allora ricordò tutto: lo scontro… suo padre che distrugge la Città Centrale… e l’odioso ragazzino che, nonostante era gravemente ferito, sprigionava un intensa energia e con un… maledetto Goku! Aveva ucciso suo padre! Lyrica, intanto, si era alzata ed aveva preso da un tavolino di legno bianco poco distante uno straccio umido ed un paio di forbici, che utilizzò per tagliare le bende sporche di sangue violaceo e sudore. Pazientemente, gli pulì le ferite passandole con lo straccio umido “Gran parte dei miei prodotti curativi sono andati perduti con la distruzione del castello… Per fortuna sono facili da reperire e non devo andare molto lontano… Per il momento te le pulirò con l’acqua…”. Le tastò lievemente e domandò “Non riesco a capire… Hai un fattore rigenerante decisamente più sviluppato degli umani eppure queste ferite non guariscono…” “Devo aver subito delle pesanti ferite alla testa, tipo un trauma cranico o qualcosa del genere…”. La ragazza gli visitò gli occhi e borbottò “Sarà ma a me sembra che tu stia meglio…”. Lui cercò di alzarsi ma un dolore terribile alla testa lo fece ristendere di nuovo sul letto, gemendo “Ho detto che stai meglio, Tola’at, non che sei completamente guarito!” lo rimproverò lei “Vuoi farmi perdere i sei giorni che ho passato -senza neanche dormire tra l’altro- per curarti?” “Sei giorni?” ripeté lui, ansimando “Già…” confermò lei prendendo delle bende pulite sempre dal tavolo “E’ stato difficile portarti qui e curarti, anche perché sei diventato piuttosto pesante…”.

Lui chiuse gli occhi e lasciò che la ragazza finisse di medicarlo. Si sollevò appena per consentirle di mettergli le bende attorno all’ampio torace. Lyrica dovette appoggiare la testa sul suo petto per far passare il tessuto dietro alla schiena e per un attimo le sembrò che il cuore del demone battesse più veloce del normale. Alzò lo sguardo, leggermente preoccupata “Tutto bene?” “Muoviti con quelle bende!” le rispose lui, scontroso “Non riesco a rimanere in questa posizione ancora per molto!” poi, dopo qualche minuto, tranquillizzandosi, le domandò “Perché?”. Lei gli poggiò il mento sul torace “Eh?”. Lo guardava con innocenza e disse “Perché cosa?” “Perché sei ritornata indietro? Perché, invece di darmi il colpo di grazia, mi hai portato qui e mi hai curato?” domandò lui cercando di rimanere calmo. Lyrica finì di sistemare la benda, si separò da lui e dette una scrollata alle spalle “Per quanto faccia fatica ad ammetterlo, ho dei debiti nei tuoi confronti…”. Incrociò le braccia e fece la vocina in falsetto “… E non pensare che lo faccio perché sono mossa da insulsi sentimenti da femminuccia!”. Mentre pronunciava queste parole fece una smorfia così buffa che lui non riuscì a trattenere una piccola risata. Stettero in silenzio per un minuto, poi lui disse “Ti rendi conto che hai salvato la vita ad un demonio? Appena guarito potrei decidere che sei obsoleta e farti fuori” “Dovevi pensarci durante questi anni” lo interruppe lei, acida “Ora ti tocca sopportarmi ancora per un po’…”. Prese da una cesta che stava a terra una mela e un coltellino. Tagliò uno spicchio dal frutto e lo porse a Piccolo “Ti va?”.

Passò un mese prima che Piccolo si riprendesse completamente dalla battaglia. Le ferite alla testa erano gravi, credeva che non sarebbe mai tornato come prima, ma Lyrica era stata davvero portentosa nel curarlo con la magia, radici, frutta e polvere di pietra mischiate all’acqua. Era notte fonda quando lui uscì dalla stanza sotterranea. Nel cielo brillavano migliaia di stelle e il vento scuoteva gli alberi in lontananza. L’erba era cresciuta, alta, ed aveva ricoprendo la terra bruciata. Il vento primaverile portava con sé anche il profumo dei fiori in boccio. “E’ una bella notte per andarsene via…” pensò lui. Si librò in aria e dette un’occhiata alle rovine del castello. Immaginò Lyrica che dormiva su un pagliericcio per terra, esausta, raggomitolata su se stessa come un gatto. Quella ragazza non si rendeva conto di quello che aveva fatto salvandolo… Poteva sentire nella sua testa, quasi come se fossero i suoi, i pensieri del Supremo, l’alter ego di suo padre che era diventato il Dio della Terra. Stava allenando il suo nemico personalmente nella speranza di riuscire ad estirpare il male definitivamente. Nella speranza che, crescendo, Goku mettesse da parte la pietà e lo uccidesse una volta per tutte. Ma lui non sarebbe rimasto con le mani in mano: sarebbe andato nel deserto di pietra delle terre del Sud e lì si sarebbe sottoposto ad un durissimo allenamento e poi, nel torneo di cui aveva sentito parlare, ora simbolo del giorno della liberazione, avrebbe vendicato la morte di suo padre e riconquistato il mondo. In quanto a quella stupida… che se ne andasse dove più desiderava! Non aveva più bisogno di lei... Se ne volò via sapendo che, in fondo, quella ragazzina gli sarebbe mancata.

  
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