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Autore: Alice_Leonetta    03/10/2015    5 recensioni
Dal secondo capitolo:
|| “Non c’è stato un momento preciso, ricordo solo di esserlo sempre stata. Ed era magnifico”. Francesca sorride e mi accarezza il braccio destro con la mano. Ha gli occhi lucidi, come se le fosse stata appena raccontata la fine tragica di una bellissima storia d’amore. Forse è così. “Eravate davvero una bellissima coppia, Vilu”. Serro le labbra, abbassando la testa ed annuendo. “Già… eravamo”. ||
|| “Posso chiederti qual è la cosa che ti piaceva di più, di lui?” chiede alzando di poco gli angoli della bocca. Sorriso leggermente abbassando la testa sulle mie dita, poi la rialzo con lo sguardo nel vuoto. “Mi piaceva guardarlo negli occhi. Dio quanto mi piaceva! Ci passavo giornate intere, e ti posso giurare che non mi stancavo mai”.||
Salve a tutti! Questa è una piccola trama (Sempre se si possa chiamare così. Diciamo che è un piccolo pezzo di un capitolo) di questa storia. E’ il sequel di Salvami, Amore mio. Quindi, se avete intenzione di leggere questa, vi consiglio di dare prima uno sguardo all’altra. Spero di ricevere molte visite, soprattutto dai lettori della prima storia. Grazie, bacioni e alla prossima!
#Alice_Leonetta
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7.
 
 
E siamo ad Agosto. Il tempo passa così velocemente… non riesco a capacitarmi del fatto che sono già quattro mesi che io e Josh siamo fidanzati. Il tempo è davvero volato, ed a parte quella ‘chiacchierata’ con Leon, sulla spiaggia, è tutto perfetto… o quasi. Mi manca ancora così tanto, ma mi sono promessa –ancora una volta- che devo riuscire ad andare avanti, e lo sto facendo. Sono sempre più orgogliosa di me stessa, ed anche se molte volte mi tornano in mente le nostre risate, le giornate passate insieme al centro commerciale quando io facevo shopping e lui mi portava le buste, quando andavano assieme al cinema, le nottate a guardare le stelle, a sfiorare le sue labbra con le mie per poi vedere quel sorriso che ancora oggi mi ammazza. Ma a parte questo va tutto bene, e sono felice. “Vilu? Ehi!”. Camilla mi passa una mano davanti alla faccia, facendomi tornare sulla Terra. Siamo sedute al bordo della piscina di Ludmilla; ci ha invitate a pranzo da lei e ci siamo fermate anche per fare un bagno, visto che quest’anno a Buenos Aires proprio non si respira! Batto gli occhi un paio di volte prima di voltarmi verso la mia amica rossa che mi guarda come se avesse visto un ufo. “Tutto ok?”. Annuisco tornando con lo sguardo nell’acqua trasparente e cristallina che risplende ai raggi del sole. “A cosa pensavi?”. “Secondo te?”. La sento cacciare l’aria dai polmoni, ed incrociare le braccia al petto. “Devi smetterla”. “Tu riesci a smettere di pensare alla persona che ami?”. “Ma la persona che ami è Josh, Violetta!”. Questa volta sono io a cacciare l’aria dai polmoni “Sì, è vero. Ma Leon sarà sempre più importante di lui, avrà sempre la precedenza, sarà sempre nascosto nell’angolo più remoto del mio cuore”. “E questo Josh lo sa?”. “Certo”. Alza le mani per poi mettersi in piedi e raggiungere Francesca e Nata dentro l’acqua. So che continuo a sbagliare, so che devo smettere di pensare a lui… è passato più di un anno! Non ce la faccio più, deve uscire dalla mia testa. Ma come faccio a dimenticare una persona che vedo tutti i giorni? Come faccio a dimenticare che lui mi ha lasciata sola, fragile… che ha preferito una bellezza migliore, una ragazza più bella? Come faccio a dimenticare le sue carezze, i suoi baci, i suoi occhi, i sorrisi –che erano quelli che mi abbattevano definitivamente-, i suoi abbracci? Come posso? Non bisogna guardare indietro, perché i ricordi tagliano più del vetro. Devo imparare che non bisogna affezionarsi alle persone, perché tanto poi tutti se ne vanno, che senso ha affezionarsi? Abituarsi a una voce, a un sorriso, a un abbraccio o ad una risata, se poi resta solo il vuoto e la mancanza? La nostra storia sembrava l’inizio di qualche felicità. Poi si sa come vanno le cose: scivolano sempre, impercettibili, non c’è verso di fermarle, se ne vanno, semplicemente se ne vanno. E ci pensi a come sarebbe stato? Se invece si mollare avessimo lottato? So che devo smettere di sognarlo, so che non devo più leggere di lui sul mio vecchio diario, e so che non devo più tirar fuori nulla di suo che è rimasto in camera mia. Ma ieri notte ho sognato il sapore delle sue labbra, l’ho immaginato stringermi il petto e togliermi il fiato. Sembra impossibile, starete dicendo. Eppure è così, ho sognato il sapore delle sue labbra sulle mie. Come una volta. Come quando si sfioravano assaporando ogni istante, si appartenevano. Ho sognato il sapore delle sue labbra, e la loro assenza è atroce. Così come la sua. Poi mi sono svegliata con le lacrime agli occhi, una voragine che faceva tremendamente male, proprio al centro del petto, mi mancava il respiro. Ho aperto il cassetto del comodino ed ho letto pagine e pagine di lui, infine ho tirato fuori una sua vecchia camicia –che ha ancora il suo profumo- e mi sono addormentata nuovamente, stringendola al petto, le lacrime agli occhi.
 
 
 Apro il cassetto del comodino prendendo il mio vecchio diario viola, e lo apro alla pagina dove avevo lasciato il segnalibro. ’15 Dicembre 2014. I Vargas stanno per arrivare. Leon, sta per arrivare. Non vedo l’ora di rivederlo. Dio, quanto mi è mancato. Mi ha appena scritto su WhatsApp che vuole riabbracciarmi. Oggi l’ho anche incontrato a scuola, ed ho conosciuto ‘Gery’. O almeno mi sembra che si chiami così. Gli ha chiesto un passaggio, ma lui le ha detto che doveva riaccompagnare me. Doveva portare anche Maxi, ma ha lui ha detto, o meglio Nata ha detto che li avrebbe riportati Francesca. Il mio primo giorno è stato bellissimo. A parte quando ho saputo che Leon era in aula magna con questa Gery. Devo sapere chi è. Però non credo che stanno insieme, altrimenti che so… l’avrebbe baciata? Non so perché dico così, tanto a me Leon non piace. Siamo solo migliori amici. Basta. Niente di più. Tutti sono convinti che presto cambierà qualcosa… ma se fossi al loro posto non ci spererei troppo. Leon non mi ama.’ Come dimenticare quel giorno! E’ stato quando siamo tornati a Buenos Aires e io e Leon abbiamo passato molto tempo fuori in cortile, con quel vento che gelava perfino le ossa. E’ stato quando mi ha raccontato di tutti gli anni nei quali io ero assente, di Gery, del gruppo dei nostri amici… e di Josh. Abbiamo passato tutta la sera a parlare, e mi ha anche regalato un bracciale che conservo ancora molto gelosamente in un cofanetto. E com’è la Spagna?” domandò l’uomo. “Meravigliosa!” esclamarono all’unisono German e Violetta “Oh, ci credo, ci credo. Siete riusciti a vederla tutta?” continuò “No, purtroppo non tutta. Ma diciamo che quello che abbiamo visto ci è bastato” rispose German, ricevendo l’approvazione di sua figlia. “E scommetto che avrai avuto mille ragazzi che ti correvano dietro!” esclamò Clara, prima di essere fulminata dallo sguardo del figlio “In realtà…” cominciò Violetta, per poi sentire un’altra stretta alla mano “…non molti. Ma non mi piaceva nessuno” ammise infine. “Dai, non ci credo che non ti piaceva nessun spagnolo!” continuò la donna “Bhè, ovvio che no! Non ha mai smesso di pensare a Leon!” intervenne German, facendo diventare rossa la figlia e facendo ridere Alejandro e Clara, mentre Leon si limitò a sorridere. “PAPA’!” gridò Violetta lanciandogli un calcio sotto il tavolo’. Quando capisci che la persona che ami non tornerà, non è che smetti di amarla, semplicemente ti rassegni a perderla. Di nuovo… mi ostino ancora ad andare a vedere il suo profilo Facebook e continuo a starci male. Non mi rendo conto che lui ora è innamorato di un’altra, non mi rendo conto che probabilmente non mi pensa più. Vivo ancora nell’illusione che un giorno lui mi possa scrivere un messaggio o addirittura presentarsi davanti casa mia dicendomi: “Amore mio, scusami. Ho sbagliato, sono un tremendo idiota. Ti va di ricominciare?”. A volte penso di aver letto troppi libri, o di aver visto troppi film  in cui il finale ‘E vissero tutti felici e contenti’ è d’obbligo. La vita non è questa. Lo devo scrivere un libro con quello che succede realmente! Dovrei descrivere io quello che è successo quando ci siamo salutati per l’ultima volta, e li si che farei successo. Comunque il fatto è che è innamorato di un’altra… mentre io per dormire devo stringere una sua vecchia camicia. Bel compromesso l’amore! O per citare Fedez: ‘L’amore spesso prende, ma poi non restituisce’. Sento il cellulare vibrare sopra al comodino, con il dorso della mano mi asciugo le lacrime che mi rigano il viso e lo afferro. Un messaggio su WhatsApp; lo apro e il nome di Leon mi appare come prima conversazione: ‘Dobbiamo parlare. In piazza tra dieci minuti’. E il cuore mi si blocca.
 
 
 Sono cinque minuti che mi sto congelando seduta su questa stramaledettissima panchina… mi ha forse presa in giro? O forse era Isabel che vuole parlarmi? In ogni caso sto sentendo davvero troppo freddo, così mi alzo iniziando ad incamminarmi verso casa. “Violetta!” mi sento chiamare. E’ arrivato. Wow, proprio da film! Ha il fiatone, si appoggia alla panchina… ha corso per venire da me. Lo raggiungo alzando un sopracciglio. “Scusa il ritardo”. “Non è da te”. “Lo so, ho avuto un contrattempo”. Lo fisso. Devo credergli? Ma che m’importa… tanto non stiamo più insieme. “D’accordo…” dico sedendomi nuovamente, e lui fa lo stesso, il suo respiro sta ridiventando regolare. “Cosa volevi dirmi?”. Lo vedo fare un respiro profondo, è nervoso. “Ecco, volevo sapere… come va con Josh”. Alzo le sopracciglia guardandolo sorpresa. “Davvero sei uscito con tutto questo freddo solo per chiedermi se stiamo bene io e Josh?”. Annuisce, e so che sta mentendo. “Non potevi chiedermelo su WhatsApp?”. “Sai che non sono tipo da messaggi”. “Giusto…” annuisco leggermente, sempre con quell’espressione sorpresa, ma adesso anche confusa “…comunque, bene. Siamo molto felici”. Annuisce mordendosi il labbro inferiore ed abbassando la testa. “E tu?”. “Io? Io cosa?”. “Come va con Bel?”. “Oh! Sì, ecco… bene. Sì, credo bene”. Sì, l’ho capito. Ho capito che non può più farci nulla, che la vita ti da solo quello che ti vuole concedere, che ti affianca le persone che crede siano migliori per te, e allontana quelle che ti potrebbero far soffrire. Ma la sofferenza non la conosci fino a quando qualcuno ti lascia dentro un vuoto. Vorresti piangere, gridare e liberare quello che hai dentro. Ma cosa c’è da liberare se dentro non hai più nulla? Se quel vuoto è talmente grande da prendesi una parte di quel buono che ti è rimasto? “Sono felice”. “Anch’io… adesso”. Caccio l’aria dai polmoni, pentendomene subito perché improvvisamente ne ho un assoluto bisogno. I polmoni vanno a fuoco, così come la gola, lo stomaco, le gambe e le braccia. “Perché non la smettiamo e mi dici il vero motivo del perché siamo qui, Leon?”. Lo vedo irrigidirsi. L’ho colto nel fragrante. “Stanotte eravamo abbracciati sul letto, il tuo braccio stretto alla mia vita e la mia mano che circondava la tua. A petto nudo vedevo meglio il tuo torace alzarsi ed abbassarsi. Ti riempivo il collo di baci e seguivo il percorso delle costole con le mie dita fredde, ma non ti lamentavi per questo… e sappiamo entrambi che è impossibile!” ride, “Solo Dio sa i brividi che riuscivi a darmi con un solo tocco, ma anche tu lo sapevi. Sorridevi di nascosto ad ogni mio sussulto. E quel sorriso avrei voluto mangiartelo, morderlo, sentirlo sempre sulle mie labbra. Eravamo quel letto, due corpi che si respiravano e si amavano, ma non so perché provassi quella strana sensazione allo stomaco. Hai presente? Come quando hai paura di qualcosa. Ad un certo punto un suono ha inondato la stanza e ci siamo tirati su di scatto. Ci siamo guardati in giro, ma niente. Poi tu ha iniziato a sparire, a diventare trasparente e più cercavo di stringerti meno sentivo il tuo calore. E quando ho aperto gli oggi ero nella mia stanza, solo, al buio, il cuscino sgualcito e quasi per terra. E quella sensazione allo stomaco c’era ancora, ma non riuscivo a spiegarmela. Era tutto un sogno, uno stramaledettissimo sogno, nient’altro che un sogno. E quella sensazione si è trasformata in lacrime”. E lo devo ammettere –ancora una volta-: mi manca. Come quando sei sott’acqua e hai bisogno di ossigeno. Come quando ti svegli e hai quel senso di vuoto, e hai bisogno di braccia che ti stringono e parole che ti cullano. Mi manca come quando rivedo delle vecchie foto, ed ho bisogno di forza per andare avanti. Come quando sei stanco e hai bisogno di riposo, come quando sei nervoso ed hai bisogno di un sorriso. Ecco, lui mi manca; come aria nei polmoni, come sangue nelle vene, come braccia pure e candite. “Anch’io ti ho sognato” sussurro con le lacrime agli occhi. “Cosa… cosa hai sognato?” domanda balbettando, le parole gli muoiono in gola mentre mi fissa con gli occhi lucidi. “Ho sognato il sapore delle tue labbra, l’ho immaginato stringermi il petto e togliermi il fiato. Ho sognato il sapore delle tue labbra sulle mie. Come una volta. Come quando si sfioravano assaporando ogni istante, si appartenevano. Ho sognato il sapore delle tue labbra, e la loro assenza è atroce. Così come la tua. Poi mi sono svegliata con le lacrime agli occhi, una voragine che faceva tremendamente male, proprio al centro del petto, mi mancava il respiro”. La sua espressione è diversa, è triste. Una prima lacrima gli bagna il perfetto viso, rigandolo. Un vento si alza, come se la tempesta che è nei nostri cuori, dentro di noi, avesse deciso di scatenarsi al di fuori. “Pensavo che ti fossi dimenticata di me”. “Ci ho provato”. “Anche io” sussurra con voce spezzata. “E ci sei riuscito”. “No, invece”. E il mio cuore si blocca ancora una volta. “Non potrò mai scordare la nostra storia… quanto mi abbia amato”. “E tu… tu mi amavi, vero?”. Resta in silenzio per qualche secondo, lo strusciare delle foglie sul terreno, dei lampi in lontananza che accendono la città, ed i nostri cuori che battono all’unisono. “Ti amo ancora”. I brividi non sono sempre causati dal freddo. E senza dire nient’altro, con un gesto violento, veloce, non dolce o tenero, ma spietato, mi afferra il viso e fa combaciare le nostre labbra; ed io non riesco più a ricordare le volte che ho sognato tutto questo, da quando ci siamo lasciati. Il suo sapore è lo stesso, lo stesso che ho sognato e che ho lasciato: sa di bei sogni, di vaniglia, fumo, e amore. Mi bacia a lungo sulla bocca, si lecca le labbra, dice che sono il sapore della sua vita. Ma io gli rispondo che stiamo sbagliando, e che è tutto così sbagliato. “Non voglio più lasciarti”. “Devi”. Scuote la testa, le sue mani sulle mie guance, la sua fronte sulla mia, le lacrime che ci bagnano il viso. “No”. Un bacio. “No, no”. Un altro bacio. “No, per favore. No”. Ancora un bacio. “Ti amo”. L’ultimo bacio. Non si bacia una persona solo protendendo le labbra. La si guarda e ci si ricorda perché la si desidera così tanto. Il sistema nervoso simpatico fa accelerare il battito, il lobo frontale riduce l’inibizione e si sente il bisogno di baciarla. Succede tutto in contemporanea. Siamo sia impulsivi che compulsivi. Il cervello funziona così… e il mio adesso non mi sta facendo capire nulla. “Anch’io ti amo, Leon” sussurro con il viso piegato in dolore, le lacrime che scendono, la mia mano che accarezza la sua guancia “Ma lo sai che non possiamo più stare insieme”. “Non puoi sapere com’è estremamente difficile per me, riuscire ad addormentarmi, sapendo che la mia giornata terminerà di nuovo senza un tuo abbraccio, senza un tuo bacio…”. “E’ la stessa cosa per me”. E ci baciamo. Ci baciamo con la stessa disperazione di due che hanno aspettato una vita. Le dita dappertutto: tra i capelli, tra le labbra, ci baciamo non solo con la bocca, ma con tutto il corpo. Ci baciamo, e non riusciamo a bastarci. “Come faremo, Leon?”. “Non lo so. So solo che ti amo, che ti voglio, che non ti lascerò più… costi quel che costi”. “Non possiamo”. Con i pollici mi accarezza le guance, asciugandomi le lacrime. “Non possiamo, Leon” ripeto, il viso contorto in disperazione. “Mi dispiace… non sai quanto” sussurra lasciandomi ancora un tenero bacio sulle labbra. “Anche a me… ma va bene così”. “Certo”.
 
 
 A volte me lo chiedo. Se tornassi indietro, rifarei tutto? La risposta non la so. Lo amerei ancora? Sì. Mi fiderei ancora? Sì, certo. Gli direi tutte quelle cose? Sì, e forse anche altre. Lo aspetterei ancora? Sempre. lui è andato avanti e io, in qualche modo, pure. E tornare indietro non si può, andare avanti senza di lui, forse, nemmeno. Ma giuro che se potessi rivivere la nostra storia, una cosa la cambierei. Lo bacerei per tutte quelle volte che non l’ho fatto, per tutte le volte che non ho avuto il coraggio di dirgli che lo amo. E forse solo adesso che per noi non c’è più né presente, né tantomeno futuro, avrei la forza di stringerlo forte a dirgli che qualunque cosa accada, per me, per me sarà sempre e solo lui. Mi vengono i brividi ogni volta che passo davanti ai posti dove siamo stati insieme, dove ci siamo abbracciati e baciati. Mi vengono le lacrime agli occhi quando i ricordi vengono a galla in quel momento. Odio dar occhiata al passato, e pensare che adesso non posso neanche più toccarlo. Stanotte eravamo abbracciati sul letto, il tuo braccio stretto alla mia vita e la mia mano che circondava la tua. A petto nudo vedevo meglio il tuo torace alzarsi ed abbassarsi. Ti riempivo il collo di baci e seguivo il percorso delle costole con le mie dita fredde, ma non ti lamentavi per questo… e sappiamo entrambi che è impossibile! Solo Dio sa i brividi che riuscivi a darmi con un solo tocco, ma anche tu lo sapevi. Sorridevi di nascosto ad ogni mio sussulto. E quel sorriso avrei voluto mangiartelo, morderlo, sentirlo sempre sulle mie labbra. Eravamo quel letto, due corpi che si respiravano e si amavano, ma non so perché provassi quella strana sensazione allo stomaco. Hai presente? Come quando hai paura di qualcosa. Ad un certo punto un suono inondò la stanza e si tirammo su di scatto. Ci guardammo in giro, ma niente. Poi tu iniziasti a sparire, a diventare trasparente e più cercavo di stringerti meno sentivo il tuo calore. Aprii gli occhi. Ero nella mia stanza, solo, al buio, il cuscino sgualcito e quasi per terra. E quella sensazione allo stomaco c’era ancora, ma non riuscivo a spiegarmela. Era tutto un sogno, uno stramaledettissimo sogno, nient’altro che un sogno. E quella sensazione si è trasformata in lacrime’. Certe parole ti rimangono incastrate tra le costole, i polmoni, nella gola e diventa poi difficile respirare. I polmoni vanno in fiamme, così come il cervello. In quel momento non riuscivo più a pensare a niente… non volevo pensare a niente. C’eravamo solo noi due, per me andava benissimo così. Sto andando da Maxi, oggi abbiamo le prove della band. Tra un paio di settimane registreremo un nuovo videoclip, che però uscirà tra qualche mese. Infilo le cuffiette nelle orecchie, e faccio partire ‘Red’ di Taylor Swift.
Loving him is like driving a new Maserati down a dead end street. (Amarlo è come guidare una Maserati nuova lungo una strada senza uscita).
Faster than the wind, passionate as sin, ending so suddenly. (Più veloce del vento, appassionato come il peccato, è finite così improvvisamente).
Loving him is like trying to change your mind once your already flying through a free fall. (Amarlo è come cercare di cambiare idea una volta che stai già volando in caduta libera).
Like the colors in autumn so bright just before they lose it. (Come I colori in autunno, così vivaci, appena prima che li perdano del tutto).
Losing him was blue, like I’d never know. (Perderlo era blu, come non avevo mai conosciuto).
Missing him was dark grey, all alone. (Sentire la sua mancanza era grigio scuro, tutta sola).
Forgetting him was like trying to know somebody you’ve never met. (Dimenticarlo era come cercare di conoscere qualcuno che non hai mai incontrato).
But loving him was red. (Ma amarlo era rosso).
Loving him was red. (Amarlo era rosso).
Touching him was like realizing all you ever wanted was right there in front of you. (Toccarlo era come realizzare che tutto quello che hai sempre volute era proprio di fronte a te).
Memorizing him was as easy as knowing all the words to your old favorite song. (Memorizzarlo era facile come conoscere tutte le parole della tua vecchia canzone preferita).
Fighting with him was like trying to solve a crossword and realizing there’s no right answer. (Litigare con lui era come cercare di risolvere un cruciverba e accorgersi che non c’è una risposta giusta).
Regretting him was like wishing you never found out that love could be that strong. (Rimpiangerlo era come desiderare di non aver mai scoperto che l’amore potesse essere così forte).
Losing him was blue, like I’d never know. (Perderlo era blu, come non avevo mai conosciuto).
Missing him was dark grey, all alone. (Sentire la sua mancanza era grigio scuro, tutta sola).
Forgetting him was like trying to know somebody you’ve never met. (Dimenticarlo era come cercare di conoscere qualcuno che non hai mai incontrato).
But loving him was red. (Ma amarlo era rosso).
Oh red.
Burning red. (Rosso acceso)
Remembering him comes in flashbacks echoes, (Ricordarlo arriva in flashback e in echi),
Tell myself it’s time now gotta let go, but moving on from him is impossible when I still see it all in my head… in burning red. (Dico a me stessa che è il momento, devo lasciare andare, ma andare avanti da lui è impossibile quando ancora vedo tutto nella mia testa… rosso acceso).
Burning, it was red. (Era rosso acceso)
Oh, losing him was blue, like I’d never know. (Perderlo era blu, come non avevo mai conosciuto).
Missing him was dark grey, all alone. (Sentire la sua mancanza era grigio scuro, tutta sola).
Forgetting him was like trying to know somebody you’ve never met. (Dimenticarlo era come cercare di conoscere qualcuno che non hai mai incontrato).
‘Cause loving him was red, yeah, yeah red. (Perchè amarlo era rosso)
Burning red. (Rosso acceso)
And that’s why he’s spinning around in my head. (Ed è per questo che continuo ad averlo in testa)
Comes back to me in burning red. (Torna da me, rosso accesso).
His love was like driving a new Maserati down a dead end street. (Il suo amore era come guidarre una Maserati lungo una strada senza uscita).
Perché questa canzone mi rispecchia?
 
 
 “NO! NO! E NO! Non possiamo continuare così!”. “Maxi, calmo! Ho solo sbagliato un accordo!” grida Federico, una vena sul collo che gli pulsa. Maxi ultimamente è molto agitato, sarà per il contratto con la casa dicografica… sicuramente non c’entra nulla che sta per rimettersi con Nata. Diciamo che hanno fatto pace, e che ora sono più vicini. Sicuro che a breve li rivedremo sbaciucchiarsi ovunque. “HAI SOLO SBAGLIATO UN ACCORDO? TI RENDI CONTO SE LO SBAGLIASSI DURANTE UN CONCERTO? LA NOSTRA CARRIERA SAREBBE ROVINATA!”. “Ok, io propongo di fare una pausa e di bere tutti una bella camomilla” propone Francesca afferrando cautamente Maxi per un braccio e facendolo sedere. “D’accordo”. “Bene. Camilla, Ludmilla… vi spiacerebbe venire ad aiutarmi?”. Le due ragazze annuiscono e insieme a Francesca spariscono al piano superiore. Nata si accomoda accanto a Maxi, cercando di tranquillizzarlo. Federico e Brodway sono occupati un un’animata discussione, Alex e Gery stanno sistemando gli strumenti… Josh mi schiocca le dita davanti agli occhi, facendomi tornare sulla Terra. “Ehi”. Sorrido leggermente “Scusa, pensavo ad altro”. Mi sorrise afferrando il mio viso ad accarezzandomi le guance con i pollici, proprio come ha fatto Leon ieri sera… ma non è assolutamente la stessa cosa. “Tranquilla. A cosa pensavi?”. “Un po’ a tutto”. Annuisce alzando gli angoli della bocca, per poi avvicinarsi a me e far combaciare le nostre labbra. Con la coda dell’occhio vedo Leon che ci guarda, i pugni serrati ed un’espressione triste, disperata. “Ehi! Ho finito la canzone… volete sentirla?” chiede improvvisamente. Tutti annuiamo, ma prima di afferrare la chitarra mi lancia uno sguardo furtivo, e gli scappa anche un leggero sorriso.
No soy ave para volar, y en un cuadro no se pintar.
No soy poeta, escultor... tan solo soy lo que soy.
Las estrellas no se leer, y la luna no bajaré.
No soy el cielo, ni el sol... tan solo soy.
Pero hay cosas que si sé, ven aquì y te mostraré.
En tus ojos puedo ver... lo puedes lograr, prueba imaginar.
Podemos pintar colores al alma, podemos gritar... yhee.
Podemos volar sin tener alas... ser la letra en i canciòn, y tallame en tu voz.
No soy el sol que se pone en el mar, no se nada que este por pasar...
No soy un prìincipe azul... tan solo soy.
Pero hay cosas que si sé, ven aquì y te mostraré.
En tus ojos puedo ver... lo puedes lograr, prueba imaginar.
Podemos pintar colores al alma, podemos gritar... yhee.
Podemos volar sin tener alas... ser la letra en i canciòn...
No es el destino, ni la suerte que vino por mi.
Lo imaginamos...
Y la magia te trajò hasta aquì...
Podemos pintar colores al alma, podemos gritar... yhee.
Podemos volar sin tener alas... ser la letra en i canciòn...
Podemos pintar colores al alma, podemos gritar... yhee.
Podemos volar sin tener alas... ser la letra en i canciòn...
Y tallame en tu voz.
E mi lancia ancora un’occhiata, con i suoi occhi color smeraldo. Non appena suona gli ultimi accordi con la tastiera, Bel si alza e gli prende il viso fra le mani… e si baciano. Chiudo gli occhi voltandomi verso Josh che sta applaudendo. Il punto è che amo entrambi, ma la mia scelta già l’ho fatta… anche se mi fa male il cuore. Si siede nuovamente accanto alla sua fidanzata, lanciandomi un’ultima occhiata. Lo so, stiamo soffrendo entrambi. “Bella, vero!” esclama Josh voltandosi verso di me con un sorriso da orecchio ad orecchio. “Già. Molto”. “Ecco qua!”. Francesca, Camilla e Ludmilla scendono le scale con tre vassoi sui quali sono poggiate delle tazze fumanti di camomilla. Le mettono sui bassi tavolini banchi, ed ognuno ne prende una. Una mezzoretta dopo ridiamo tutti, come una volta… e ricominciamo le prove. Anche se non mi toglierò più dalla mente la sua espressione triste e disperata.
 
ANGOLO AUTRICE:
Saaaaaaaaaaalve a tuttii! Come staaaaaaaaaate? Innanzitutto scusatemi per la tanta attesa di questo capitolo (?) ma non ho avuto ispirazione, e solo ieri ho ricominciato a scrivere. Poi la scuola, i compiti, la palestra… insomma, mi capite no? So che questo capitolo fa letteralmente schifo, ed è per questo che vi dico che non so se continuerò la storia, perché sinceramente non ho più molte idee, e non riesco a scrivere o se scrivo qualcosa non mi piace e la cancello. Quindi non so… fatemi sapere, cosa ne pensate? Scrivetemi la vostra, con questo vi saluto! :) Bacioni e alla prossima!
#Alice_Leonetta
P.S. -------->Questo è il link della canzone di Taylor Swift https://www.youtube.com/watch?v=Zlot0i3Zykw e questo è il testo ------------> https://www.youtube.com/watch?v=mqVO-BVSF64 e questa è la traduzione (io ho seguito questa, scusate se non è giusta) ----------> https://www.youtube.com/watch?v=WbwqrT2-pms

 
  
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