Ecco qui il secondo
capitolo… beh spero che vi piaccia, anche se probabilmente sarà
molto noioso… Buona lettura
La Soluzione di Anzai
02. Lo strano caso
“Rukawa”
Vide il nuovo paziente entrare
e lo osservò velocemente appuntandosi tutto quello che poteva dedurre
dalla sua analisi esteriore, o almeno ci provò. Era alto, forse
più di Hanamichi o forse no, aveva la pelle color alabastro e capelli
corvini che cadevano con la frangia su due occhi color notte, o forse neri non
avrebbe saputo dirlo, erano così spenti.
Il fisico magro e ben proporzionato, probabilmente svolgeva, o aveva svolto,
qualche attività fisica in maniera agonistica o semplicemente con
assiduità.
Si soffermò ancora
sugli occhi, anche se era rimasto fermo sulla porta, riusciva a vederli vuoti,
quasi non gli importasse nulla di quello che gli stava
accadendo e non trovasse interessante quella situazione, come se la cosa non lo
toccasse…
- Presumo che lei sia...
– il ragazzo non lo fece finire e continuò la frase – Kaede
Rukawa – una risposta veloce e secca, come se non volesse risultare
simpatico, come se volesse deliberatamente
rendersi antipatico, probabilmente per proteggersi, da cosa e perché
spettava a lui farglielo dire.
- Si sieda prego...
– ma lo sguardo seccato che ricevette in risposta gli fece dedurre
che probabilmente preferiva stare in piedi – Allora... perché non
mi parla un po’ di lei, giusto per conoscerci? – di
nuovo quegli occhi, stavolta color ghiaccio, lo guardarono come se fosse
stato detta una maledizione – Nh... non c’è niente da
dire... ho sedici anni, frequento le superiori allo Shohoku e gioco a Basket
– rispose prima di sedersi sul divanetto ma rimanendo rigido.
- Questo già lo
sapevo... che ne dici di parlarmi un po’ di
quello che è successo dopo l’incidente ferroviario? – gli
chiese abbozzando un sorriso comprensivo – Niente di particolare... morti
i miei genitori sono stato trasferito da mio zio – disse cercando di
tagliare il discorso, era palesemente chiaro che non voleva
parlare – E come ti trovi con tuo zio? – gli chiese ancora –
Bene – disse indifferente.
Anzai capì che
sicuramente suo zio era uno dei problemi, quindi decise di insistere su
quell’argomento, nella speranza di scoprire qualcosa di più
– E dimmi adesso dov’è? Parlate
spesso? – gli chiese – Dovrebbe essere in Europa per lavoro,
l’ho visto solamente quando è venuto a
prendermi dopo il funerale dei miei genitori – rispose ancora, era a
disagio – Lo sai che dopo quello che mi hai detto dovrei chiamare gli
assistenti sociali? Sei ancora minorenne e il fatto che tu sia sempre solo a
casa li farebbe arrivare di corsa – gli fece notare vedendo il ghiaccio
negli occhi del ragazzo diventare di vetro, totalmente privi di qualsiasi cosa,
come uno specchio che riflette quello che ha davanti, era odio... lo percepiva
chiaramente – Non voglio finire in uno schifo di Istituto... se per
questo non volevo venire nemmeno in questa merda di ufficio per matti. Sono
morti i miei genitori non sono impazzito. Mi piace stare da solo punto e stop
discorso chiuso – disse tagliente guardandolo freddamente.
- E ci stai bene solo? – gli domandò Anzai
guardandolo dritto negli occhi – Io ci sto benissimo da solo... e ora se
vuole scusarmi devo andare a fare i compiti per domani – sibilò
uscendo dall’ufficio sbattendo la porta, sapeva che sarebbe dovuto
tornare la settimana dopo... eccome se lo sapeva.
Anzai sospirò,
accidenti quel ragazzo era davvero difficile... come avrebbe fatto a risolvere
tutti quei problemi che aveva percepito anche solo sapendo il minimo necessario
di lui? Non lo sapeva ma sarebbe stato difficile,
molto difficile.
La porta si aprì mentre Ayako entrava con la quotidiana tazza di
the per il suo capo – Allora com’è andata? – gli
chiese curiosa di sapere – Male Ayako... molto male... quel ragazzo
è un problema unico, non so che pesci prendere. E ci ho parlato solo una
volta. Non è nemmeno disposto a farsi aiutare e la cosa peggiore
è che sa i
avere dei problemi – affermò sospirando di nuovo mentre Ayako
lo guardava preoccupata.
Intanto per strada Kaede camminava infuriato dentro di sé: lo
sapeva benissimo di avere dei problemi non ci voleva uno strizza cervelli per
scoprirlo accidenti! Sapeva di non stare bene sempre da solo e senza nessuno con cui parlare
ma non si sarebbe mai abbassato a parlare dei suoi problemi e dei suoi pensieri
con quel vecchio. Lui era Kaede Rukawa e ce l’avrebbe
fatta con le sue sole forze ad uscire da quel pasticcio.
Non ci credeva manco lui ma cercava in qualche modo di non mortificare il suo
orgoglio, già abbastanza provato dal fatto di non essere riuscito a
salvare i suoi genitori, di essere stato l’unico a sopravvivere in quell’incidente. I primi tempi era stato male
come un cane, certo non l’aveva dato a vedere ma
si sentiva in colpa con sua madre, con suo padre e con gli altri passeggeri di
quel dannato treno. Ora i sensi di colpa si erano leggermente affievoliti ma restava comunque l’amaro in bocca di
essere totalmente solo, lui non ci stava bene solo, o almeno, non sempre e
comunque, certo gli piaceva la solitudine ma amava anche stare con le persone a
cui voleva bene... avrebbe voluto suo zio al fianco dopo il funerale ma quello
era partito subito dopo dicendogli che non sarebbe tornato per minimo sei mesi
e ogni iniziativa di parlare, di confessarsi con qualcuno era sfumata con la
partenza di quell’uomo.
Sua madre era una donna
splendida, pelle bianca e capelli corvini con due stupendi occhi verde
smeraldo, mentre suo padre era castano con gli occhi azzurri... due persone che
non rimanevano nell’anonimato data la loro particolare
bellezza e la loro ricchezza... non che a lui o a loro fosse mai importato ma
alla gente piaceva che fossero così... delle figure quasi da venerare. E
quando erano morti si era ritrovato a stringere la mano a tanta gente che si diceva dispiaciuta per la morte dei suoi
genitori quando invece dentro aveva un ghigno
soddisfatto perché erano spariti finalmente quelle persone perfette...
probabilmente il pensiero che lui fosse scampato a quel destino li infastidiva
ma si accontentavano.
Non sopportava quegli sguardi
compassionevoli e quelle persone false che lo guardavano dispiaciute solo
perché era un Rukawa, o perché era un povero orfanello che si
divertiva a fare l’asociale secondo il loro punto di vista. Che cavolo
poteva farci se non riusciva a
intrattenere un rapporto con gli altri? Se era un fottuto
disadattato? Niente era così, punto e basta non c’era niente da
fare. Non gli serviva certo uno psicologo. Se poi il suddetto avesse scoperto
la sua inclinazione di sicuro si
sarebbe divertito sadicamente a rompergli le palle sul fatto che fosse anormale o malato perché gli
piacevano i ragazzi come lui... cazzate. Odiava le ragazzine che gli andavano
dietro perché erano solo delle false, adoravano solo il suo aspetto
fisico e non il suo carattere, già difficile da apprezzare dato che era
antipatico e chiuso, il fatto era che almeno i ragazzi erano sinceri, o almeno
così aveva sempre creduto, non ne aveva la prova dato che non aveva mai
avuto amici... solo li preferiva alle femmine, se questo voleva dire gay... beh
allora era gay. Ma la cosa non lo infastidiva più di tanto, era solo un
suo modo di essere, faceva parte di lui e di certo non l’avrebbe cambiato
solo perché a qualcuno non piaceva, come il suo carattere
d’altronde. Aspettava solo che qualcuno lo apprezzasse per quello che
era, ma le possibilità di trovarlo, dopo sedici anni, gli sembravano molto poche... ma non perdeva la speranza.
- Mitchy!
Quattrocchi! – una voce sguaiata e acuta lo distolse dai suoi pensieri e
allora vide un ragazzo che si stava sbracciando davanti alla farmacia che aveva
davanti. L’aveva già visto quel tipo... ne era certo, quella
capigliatura rossa non passava inosservata e lui l’aveva già vista.
- Che vuoi Hanamichi?! Sempre a rompere qui devi venire! – esclamò
un ragazzo moro che fulminava con lo sguardo il rossino – Mitchy lo sai che devo venire a prendere le medicine per
mia madre no?! Ah il vecchio strizza cervelli vi
saluta – esclamò il ragazzo dalla pelle abbronzata, ecco dove
l’aveva già visto... da quel grassone – Non insultare il
Signor Anzai stupido bamboccio! – rispose seccato il moro –
Bamboccio a chi Bacia piselli?! Io sono il Tensai!
– rispose l’altro.
Kaede sbuffò... il
solito idiota che si incontra sempre almeno una volta al
giorno, il rosso sembrò accorgersi di lui – Ah ma tu sei quello di
prima! – esclamò indicandolo mentre
Rukawa lo fulminava, che cavolo voleva adesso quel tizio?!
Continua...
Secondo capitolo...
beh che posso dire, si vede che mi piace il personaggio di Rukawa? Ahah lo
adoro *___* spero di non avervi annoiato troppo... Ringrazio
Toru85 e GGG che hanno commentato ma anche chi ha solo letto^^
Ora meglio che vado vah!
Al prossimo capitolo!
By athenachan