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Autore: hapworth    15/02/2009    1 recensioni
La porta si aprì rivelando la figura snella di Ayako con un caffè in mano – Signor Anzai le ho portato il the – gli disse sorridente – Oh Oh Oh... grazie Ayako. Dimmi è già qui? – lei annuì ridacchiando – Sta di nuovo sproloquiando sul fatto che non dovrebbe venire qui perché è un Genio... – sospirò esasperata, Anzai annuì e le chiese di farlo accomodare.
IN HIATUS || ATTESA DI REVISIONE
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui il secondo capitolo… beh spero che vi piaccia, anche se probabilmente sarà molto noioso… Buona lettura

 

La Soluzione di Anzai

02. Lo strano caso “Rukawa”

Vide il nuovo paziente entrare e lo osservò velocemente appuntandosi tutto quello che poteva dedurre dalla sua analisi esteriore, o almeno ci provò. Era alto, forse più di Hanamichi o forse no, aveva la pelle color alabastro e capelli corvini che cadevano con la frangia su due occhi color notte, o forse neri non avrebbe saputo dirlo, erano così spenti. Il fisico magro e ben proporzionato, probabilmente svolgeva, o aveva svolto, qualche attività fisica in maniera agonistica o semplicemente con assiduità.

Si soffermò ancora sugli occhi, anche se era rimasto fermo sulla porta, riusciva a vederli vuoti, quasi non gli importasse nulla di quello che gli stava accadendo e non trovasse interessante quella situazione, come se la cosa non lo toccasse…

- Presumo che lei sia... – il ragazzo non lo fece finire e continuò la frase – Kaede Rukawa – una risposta veloce e secca, come se non volesse risultare simpatico, come se volesse deliberatamente rendersi antipatico, probabilmente per proteggersi, da cosa e perché spettava a lui farglielo dire.

- Si sieda prego... – ma lo sguardo seccato che ricevette in risposta gli fece dedurre che probabilmente preferiva stare in piedi – Allora... perché non mi parla un po’ di lei, giusto per conoscerci? – di nuovo quegli occhi, stavolta color ghiaccio, lo guardarono come se fosse stato detta una maledizione – Nh... non c’è niente da dire... ho sedici anni, frequento le superiori allo Shohoku e gioco a Basket – rispose prima di sedersi sul divanetto ma rimanendo rigido.

- Questo già lo sapevo... che ne dici di parlarmi un po’ di quello che è successo dopo l’incidente ferroviario? – gli chiese abbozzando un sorriso comprensivo – Niente di particolare... morti i miei genitori sono stato trasferito da mio zio – disse cercando di tagliare il discorso, era palesemente chiaro che non voleva parlare – E come ti trovi con tuo zio? – gli chiese ancora – Bene – disse indifferente.

Anzai capì che sicuramente suo zio era uno dei problemi, quindi decise di insistere su quell’argomento, nella speranza di scoprire qualcosa di più – E dimmi adesso dov’è? Parlate spesso? – gli chiese – Dovrebbe essere in Europa per lavoro, l’ho visto solamente quando è venuto a prendermi dopo il funerale dei miei genitori – rispose ancora, era a disagio – Lo sai che dopo quello che mi hai detto dovrei chiamare gli assistenti sociali? Sei ancora minorenne e il fatto che tu sia sempre solo a casa li farebbe arrivare di corsa – gli fece notare vedendo il ghiaccio negli occhi del ragazzo diventare di vetro, totalmente privi di qualsiasi cosa, come uno specchio che riflette quello che ha davanti, era odio... lo percepiva chiaramente – Non voglio finire in uno schifo di Istituto... se per questo non volevo venire nemmeno in questa merda di ufficio per matti. Sono morti i miei genitori non sono impazzito. Mi piace stare da solo punto e stop discorso chiuso – disse tagliente guardandolo freddamente.

- E ci stai bene solo? – gli domandò Anzai guardandolo dritto negli occhi – Io ci sto benissimo da solo... e ora se vuole scusarmi devo andare a fare i compiti per domani – sibilò uscendo dall’ufficio sbattendo la porta, sapeva che sarebbe dovuto tornare la settimana dopo... eccome se lo sapeva.

Anzai sospirò, accidenti quel ragazzo era davvero difficile... come avrebbe fatto a risolvere tutti quei problemi che aveva percepito anche solo sapendo il minimo necessario di lui? Non lo sapeva ma sarebbe stato difficile, molto difficile.

La porta si aprì mentre Ayako entrava con la quotidiana tazza di the per il suo capo – Allora com’è andata? – gli chiese curiosa di sapere – Male Ayako... molto male... quel ragazzo è un problema unico, non so che pesci prendere. E ci ho parlato solo una volta. Non è nemmeno disposto a farsi aiutare e la cosa peggiore è che sa i avere dei problemi – affermò sospirando di nuovo mentre Ayako lo guardava preoccupata.

Intanto per strada Kaede camminava infuriato dentro di sé: lo sapeva benissimo di avere dei problemi non ci voleva uno strizza cervelli per scoprirlo accidenti! Sapeva di non stare bene sempre da solo e senza nessuno con cui parlare ma non si sarebbe mai abbassato a parlare dei suoi problemi e dei suoi pensieri con quel vecchio. Lui era Kaede Rukawa e ce l’avrebbe fatta con le sue sole forze ad uscire da quel pasticcio.

Non ci credeva manco lui ma cercava in qualche modo di non mortificare il suo orgoglio, già abbastanza provato dal fatto di non essere riuscito a salvare i suoi genitori, di essere stato l’unico a sopravvivere in quell’incidente. I primi tempi era stato male come un cane, certo non l’aveva dato a vedere ma si sentiva in colpa con sua madre, con suo padre e con gli altri passeggeri di quel dannato treno. Ora i sensi di colpa si erano leggermente affievoliti ma restava comunque l’amaro in bocca di essere totalmente solo, lui non ci stava bene solo, o almeno, non sempre e comunque, certo gli piaceva la solitudine ma amava anche stare con le persone a cui voleva bene... avrebbe voluto suo zio al fianco dopo il funerale ma quello era partito subito dopo dicendogli che non sarebbe tornato per minimo sei mesi e ogni iniziativa di parlare, di confessarsi con qualcuno era sfumata con la partenza di quell’uomo.

Sua madre era una donna splendida, pelle bianca e capelli corvini con due stupendi occhi verde smeraldo, mentre suo padre era castano con gli occhi azzurri... due persone che non rimanevano nell’anonimato data la loro particolare bellezza e la loro ricchezza... non che a lui o a loro fosse mai importato ma alla gente piaceva che fossero così... delle figure quasi da venerare. E quando erano morti si era ritrovato a stringere la mano a tanta gente che si diceva dispiaciuta per la morte dei suoi genitori quando invece dentro aveva un ghigno soddisfatto perché erano spariti finalmente quelle persone perfette... probabilmente il pensiero che lui fosse scampato a quel destino li infastidiva ma si accontentavano.

Non sopportava quegli sguardi compassionevoli e quelle persone false che lo guardavano dispiaciute solo perché era un Rukawa, o perché era un povero orfanello che si divertiva a fare l’asociale secondo il loro punto di vista. Che cavolo poteva farci se non riusciva a intrattenere un rapporto con gli altri? Se era un fottuto disadattato? Niente era così, punto e basta non c’era niente da fare. Non gli serviva certo uno psicologo. Se poi il suddetto avesse scoperto la sua inclinazione di sicuro si sarebbe divertito sadicamente a rompergli le palle sul fatto che fosse anormale o malato perché gli piacevano i ragazzi come lui... cazzate. Odiava le ragazzine che gli andavano dietro perché erano solo delle false, adoravano solo il suo aspetto fisico e non il suo carattere, già difficile da apprezzare dato che era antipatico e chiuso, il fatto era che almeno i ragazzi erano sinceri, o almeno così aveva sempre creduto, non ne aveva la prova dato che non aveva mai avuto amici... solo li preferiva alle femmine, se questo voleva dire gay... beh allora era gay. Ma la cosa non lo infastidiva più di tanto, era solo un suo modo di essere, faceva parte di lui e di certo non l’avrebbe cambiato solo perché a qualcuno non piaceva, come il suo carattere d’altronde. Aspettava solo che qualcuno lo apprezzasse per quello che era, ma le possibilità di trovarlo, dopo sedici anni, gli sembravano molto poche... ma non perdeva la speranza. 

- Mitchy! Quattrocchi! – una voce sguaiata e acuta lo distolse dai suoi pensieri e allora vide un ragazzo che si stava sbracciando davanti alla farmacia che aveva davanti. L’aveva già visto quel tipo... ne era certo, quella capigliatura rossa non passava inosservata e lui l’aveva già vista.

- Che vuoi Hanamichi?! Sempre a rompere qui devi venire! – esclamò un ragazzo moro che fulminava con lo sguardo il rossino – Mitchy lo sai che devo venire a prendere le medicine per mia madre no?! Ah il vecchio strizza cervelli vi saluta – esclamò il ragazzo dalla pelle abbronzata, ecco dove l’aveva già visto... da quel grassone – Non insultare il Signor Anzai stupido bamboccio! – rispose seccato il moro – Bamboccio a chi Bacia piselli?! Io sono il Tensai! – rispose l’altro.

Kaede sbuffò... il solito idiota che si incontra sempre almeno una volta al giorno, il rosso sembrò accorgersi di lui – Ah ma tu sei quello di prima! – esclamò indicandolo mentre Rukawa lo fulminava, che cavolo voleva adesso quel tizio?!

Continua...

 

Secondo capitolo... beh che posso dire, si vede che mi piace il personaggio di Rukawa? Ahah lo adoro *___* spero di non avervi annoiato troppo... Ringrazio Toru85 e GGG che hanno commentato ma anche chi ha solo letto^^

Ora meglio che vado vah!

Al prossimo capitolo!

By athenachan

 

   
 
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