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Autore: holyground    03/10/2015    2 recensioni
Tauriel torna nel Reame Boscoso distrutta dalla morte di Kili. Teme di affrontare il lutto, teme l'oblio, teme il dolore. Così si rivolge a chi ha permesso al suo cuore di diventare di ghiaccio pur di superare la sofferenza: Thranduil.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tauriel, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
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--- Mi scuso per l'assenza, ma l'università ha preso il sopravvento. Spero che questo capitolo assolutamente doloroso valga come offerta di pace. Grazie mille a chi legge e recensisce, davvero! ---



  “Tu non conosci il peso delle tue parole.” proferì solennemente il re, il calice ancora stretto in mano. Qualcosa diceva a Tauriel che non lo avrebbe lasciato andare tanto facilmente.
  “Non comprendi a fondo la natura della tua richiesta.”
  “La comprendo appieno.” replicò Tauriel con voce ferma. Le lacrime si erano fermate e adesso aveva dei solchi salati che le rigavano le guance.
  Thranduil le si avvicinò, così vicino che lei avvertì l’aroma amaro del vino quando lui parlò.
  “Il tuo è solo un capriccio.” sibilò. “Non hai il coraggio per affrontare ciò che è successo, ciò che tu stessa hai provocato. Non sei abbastanza forte per assumerti le tue responsabilità, così cerchi una scappatoia. Ma io non te lo permetterò.”
  Si voltò di scatto, e Tauriel sussultò al fruscio improvviso delle sue vesti.
  “È vero, non sono abbastanza forte. Ma voglio diventarlo.”
  “Allora affronta i tuoi fantasmi, non scappare da loro.”
  “Se non vuoi farlo per me...” Il re, intento a dirigersi verso il trono, si fermò per ascoltare le parole dell’elfa, dandole le spalle. “Allora fallo per il tuo reame.”
  A quelle parole, Thranduil si voltò per fronteggiarla.
  “Cos’hanno a che fare i tuoi capricci con il mio reame?”
  “Da quando sono tornata dalla battaglia non riesco più ad impugnare un’arma. Ne va della sicurezza del regno.”
  “Ho centinaia di altri soldati a disposizione.” replicò il re con disprezzo.
  “Ma io sono la migliore!” esclamò lei. “Sai che sono la migliore.” Lo fissò con sguardo di sfida, ma lui non cedette. “Riguadagnerei il mio ruolo di Capitano in men che non si dica... Se solo riuscissi a combattere ancora. Non puoi lasciarmi così. Non puoi permettere che io mi lasci morire. Sei stato un padre per me una volta. Puoi esserlo ancora.”
  “Appellarti al mio cuore non ti servirà.”
  Tauriel non aveva davvero pensato all’eventualità che il re potesse dirle di no. Semplicemente perché non poteva permetterselo. Se c’era una cosa in cui ancora riponeva tutta la sua determinazione, quella era la sua voglia di vivere, la sua volontà di non lasciarsi morire.
  “Mi sto appellando al tuo buon senso.” replicò più convinta di quanto in realtà fosse. “Ai tuoi doveri di re. Non lasceresti morire uno della tua specie, dopo tutte le vite che hai perso. Nemmeno un semplice elfo Silvano.”
  L’espressione del re s’indurì, e Tauriel capì che Thranduil aveva tirato su un muro impenetrabile, in cui lei non sarebbe mai riuscita a fare breccia. Stava considerando la sua richiesta da un punto di vista puramente pratico, tuttavia la stava considerando.
  Discese di nuovo le scale del trono.
  “Dimmi, Tauriel.” iniziò avvicinandosi. “Perché pensi che ti abbia permesso di tornare nel mio regno?”
  Perché in fondo hai un cuore.
  Perché sono quanto di più vicino a Legolas potrai mai avere.
  Lo sguardo gelido del re le fece intuire che nessuna di quelle era la risposta corretta.
  “Per punirmi.”
  “Sbagliato.” affermò lui con sua grande sorpresa. “Per educarti.” puntualizzò. “Per insegnarti che nessuno può minacciarmi. Per ricordarti qual è il tuo posto.”
  Si voltò di nuovo, comunicando che, per quanto lo riguardava, la conversazione era finita.
  “Una volta il mio posto era accanto a Legolas.”
  La voce di Tauriel riecheggiò nella stanza, risuonando all’infinito nella testa del re. Scavando e distruggendo quel muro che lui aveva innalzato poco prima. Non si voltò, ma rimase immobile come pietrificato. Il silenziò che seguì la sua affermazione provocò in Tauriel la stessa sensazione che aveva sentito percorrerle il corpo quando Thranduil le aveva puntato la spada contro. Non si sentiva al sicuro.
  “Una volta Legolas era qui.” La voce del re era esattamente come appariva lui in quel momento: morta.
  “Anche io sento la sua mancanza, Thranduil.”
  A quelle parole, lui si voltò di scatto, facendo sussultare Tauriel. La sensazione di essere una facile preda la fece indietreggiare di qualche impercettibile passo, nonostante lui fosse rimasto distante.
  “Io sono il re per te, soldato.”
  “Esatto, sei il mio re. E come tale hai una responsabilità verso di me.”
  “Non posso correggere i tuoi errori. Non posso aggiustare ciò che si è spezzato. Solo tu puoi.”
  “E voglio! Ma non posso farlo da sola.”
  “Credimi, Tauriel, se potessi eliminare dalla tua memoria l’esistenza di quel nano, lo farei.”
  “Non è questo ciò che cerco!”
  Il re tornò freddo e duro come la pietra.
  “È tutto ciò che posso concederti.”
  “Hai detto che era reale!” gridò Tauriel, con la voce rotta. Non poteva ritrattare. “Pensavo che avessi capito.”
  “Ed è così!”
Thranduil non urlava. Mai. Alzava la voce, minacciava, sibiliva – il che era la cosa peggiore che potesse mai fare intrattenendo un discorso. Ma non urlava. Tauriel non lo aveva mai sentito gridare, neanche quando doveva sgridare lei e Legolas per qualche birichinata combinata da piccoli.
  Ma adesso la potenza della sua voce l’aveva investita completamente, facendola vacillare. Si sentiva piccolissima, con il re a pochi centimetri da lei, i suoi occhi infuriati che riempivano il suo campo visivo. Occhi glaciali e minacciosi come il fiume in inverno.
  “Ho capito perfettamente i tuoi sentimenti. E credimi quando dico che morire non è neanche lontanamente il destino peggiore che tu possa subire.”
  Tauriel aggrottò le sopracciglia, dischiudendo leggermente le labbra, sorpresa. Le stava davvero augurando la morte?
  “Credimi quando dico che ogni giorno che passa è come una pugnalata al cuore, che il tempo scorre lentamente, troppo lentamente persino per un elfo. Credimi quando dico che il vuoto occupa più spazio di qualsiasi altra cosa tu possa usare per riempirlo. Che il silenzio è assordate e la solitudine una compagna fin troppo presente. Devi credermi quando dico che morire sarebbe come rinascere.”
  Gli occhi di Tauriel annegarono in quelli del re. Lei sembrava aver perso la voce, mentre lui sembrava aver perso molto di più. Non sembrava avere intenzione di muoversi, proiettando verso Tauriel tutto il suo dolore, travolgendola con le sue emozioni.
  “Lasciati andare, tu che puoi.”
  Tauriel avvertì una lacrima percorrerle la guancia mentre fissava le lacrime che il re non avrebbe pianto.
  
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