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Autore: Writer_son of Hades    04/10/2015    1 recensioni
In un passato lontano, gli uomini stavano distruggendo la terra. Gli dei, vedendo queste atrocità, scesero nel mondo e devastarono l'umanità. Solo un uomo e una donna, per ognuno degli dei esistenti, vennero salvati per diventare figli del dio che li aveva scelti.
Nel loro sangue di mortali, scorreva anche una parte dell'icore dorata degli dei. Generazioni e generazioni di discendenti si precedettero, portando pace e rispettando per gli dei e per la terra dove vivevano.
Mille anni dopo, una ragazza mortale, discendente di nessun dio, si ritrova a dover affrontare il suo destino.
Sarà veramente pronta ad abbracciare il ruolo così importante che le spetta?
(per questa storia ho preso spunto da alcuni aspetti della saga di "Percy Jackson")
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo X








            Non so se quello che provai io fu qualcosa di veramente descrivibile. Ma ci provo lo stesso.
Dopo il viaggio nell’ombra, credo di essere svenuta. Solo che non percepii la caduta, perché mi sembrava più che altro di galleggiare, come se la mia anima si fosse distaccata dal corpo e fosse rimasta a mezz’aria lasciando cadere la carne al suolo.
Quella sensazione rimase a lungo fino a che non percepii un dolore lancinante. Quello durò più di tutto. Mi percorreva tutto il corpo e non potevo farci niente perché ero immobile. Non riuscivo ad aprire gli occhi o a rendermi conto di dove fossi. Potevo solo sopportare ed attendere che passasse. Ma non sembrava passare mai. Cercavo di urlare, di chiamare aiuto, ma era come se fossi in un’altra dimensione. Nessuno mi sentiva e dalla mia bocca non usciva alcun suono.
Non so quanto tempo passò di preciso. Forse ore, o forse giorni. Ma so che ad un certo punto tutto si quietò e sentii come se il copro si fosse liberato da un enorme peso. Mi sentivo libera.
Fu allora che riuscii ad aprire gli occhi.
Sbattei lentamente le palpebre e cercai di mettere a fuoco. Riconobbi la parete di roccia della miniera abbandonata. Una flebile luce la illuminava. Cercai di controllare il respiro e di guardarmi intorno. Cappi di essere attaccata ad uno dei lati rocciosi. Mossi lentamente il collo verso destra sentendo una fitta attraversare la spina dorsale.
Una figura scura era seduta scompostamente al mio fianco. Aveva le ginocchia alte e con le braccia le circondava per poi infilarci la testa dentro, nascondendola alla mia vista.
Volevo muovermi, volevo dire che ero viva. Ma avevo il corpo completamente indolenzito e di muoversi non se ne parlava proprio. Allora provai a parlare, ma quello che mi uscii era qualcosa molto simile ad un debole lamento, forse anche solo un sussurro.
Ma questo bastò per far alzare gli occhi alla persona davanti a me. Finalmente riconobbi il volto della figura. I capelli di Arcadio erano spettinati e i suoi occhi erano cerchiati di nero. Non dormiva da giorni. Ma per quanto ero stata incosciente?
Lui mi fissò con lo sguardo vuoto. Non credeva a quello che aveva davanti.
Io lo fissai a mia volta e emisi un “Ehi” un po’ più deciso rispetto a prima.
Vidi i suoi occhi illuminarsi improvvisamente di una luce di speranza. Le sue labbra incresparsi in un meraviglioso sorriso.
Si mise in ginocchio e mi tirò sé stritolandomi in un abbraccio.
                – Sei viva! Grazie agli dei sei ancora qui! – esclamò nascondendo il viso tra i miei capelli. Poi si staccò portando i nostri sguardi ad incrociarsi. – Ti credevo morta! Ma sei qui!
                – Sono contenta… pure io. – mormorai con voce roca.
Lui rise di gusto baciandomi direttamente sulle labbra, non lasciandomi nemmeno il tempo per rendermi conto di quello che stava realmente accadendo. Si staccò per guardami ancora.
Poi l’euforia svanì in un secondo. Il sorriso si smorzò e strinse le labbra. – Ma sei impazzita?!
                – Cosa? – domandai davvero confusa.
                – Come ti è passato per l’anticamera del cervello di fare una cazzata simile?! – mi gridò contro parecchio arrabbiato. – Potevi morire! Avresti potuto scomparire per sempre!
                – Ehi. – lo chiamai toccandogli una guancia.
Lui mi fissò.
                – Sto bene. – sussurrai. – Sono viva.
Sentii il suo battito rallentare e il respiro tornare controllato. L’espressione del suo volto si addolcì.
                – Ho avuto così tanta paura… – mormorò. – tu non hai idea di quanto ero-
                – Skia! – esclamò mio fratello entrando nella grotta. Mi corse incontro e mi abbracciò pure lui.
Lo ammetto: non ero abituata a tutto quel contatto fisico.
Quando si staccò lasciò spazio ad Aiden che mi mise le mani sul busto. Le fece scendere e salire più volte mentre recitava strane filastrocche in greco antico. Quando finì, si voltò verso Michael.
                – È incredibile. È come se non fosse successo niente. – spiegò drizzandosi. – Il metabolismo è completamente presente e funzionante.
                – A proposito di quello che è successo…  – mi intromisi. – qualcuno me lo può spiegare?
                – Dopo il viaggio nell’ombra, – intervenne Arcadio. – siamo spuntati nel bosco e ti ho vista svenire. Il punto è che ho cercato di prenderti, ma era come se non esistesse più il tuo corpo. – lo vidi sforzarsi di non farsi prendere dall’emozione. – Eri trasparente e tutto introno a te era freddo oppure moriva. Sofos è riuscito a portarti qui, non chiedermi come.
                – Ho cercato di capire cos’avessi, ma era come se non riuscissi a connettermi con il tuo corpo. Eri come in uno stato di transizione fra la vita e la morte. – mi spiegò Aiden.
                – Quando ci sforziamo troppo, noi discendenti di Ade, – si intromise Michael. – rischiamo di diventare noi stessi ombra. Durante questa transizione, possiamo solo contare su noi stessi e su quando siamo forti. – poi fece un sorrisetto. – Pochi sono riusciti a tornare indietro dall’oblio.
                Non mi rendevo conto di quello che avevo passato. Eppure ero lì. Ero viva.
Arcadio si sporse verso il suo zaino e mi diede una borraccia d’acqua. La bevvi tutta lentamente.
                – Sei rimasta incosciente per quattro giorni. – disse Arcadio.
Quattro giorni?!
                – Gli altri dove sono? – domandai.
                – Staranno arrivando. Sono andati a prendere delle provviste. – mi spiegò Aiden.
Io annuii mentre continuavo a bere sentendo che le forze tornavano con una calma inquietante. Poi mi venne un dubbio.
                – Se loro sono andati a prendere delle provviste…voi dove siete andati? – chiesi curiosa.
                – In centro.
                – Al mercato.
Risposero all’unisono. Poi si fissarono.
                – Prima in centro e poi al mercato. – spiegò meglio Michael lanciando un’occhiataccia all’altro.
                – Dovevo prendere delle medicine. – aggiunse il discendente di Apollo cambiando argomento. – Il numero sta aumentando e non posso farmi trovare impreparato se qualcuno rimane ferito.
Ero in qualche modo felice che ci fosse lui a sorvegliarci. Mi sentivo più sicura.
                – Mi pare ottimo. – aggiunsi prima di finire l’ultimo goccio d’acqua.
                – Senti Skia… vorremmo parlare con calma di quello che ti ha detto l’Oracolo. – cominciò Michael con voce grave.
Io d’istinto abbassai gli occhi e strinsi la mascella.
                – Non credo di sia molto da dire… – borbottai. Ma per fortuna venni bloccata da dei passi che provenivano dalle scale di pietra. Delle luci fioche di lanterne precedettero i ragazzi che entrarono rumorosamente.
                – Siamo tornati! – esclamò il ragazzo che ricordavo avesse il nome di Orion.
                – Sì, abbiamo sentito. – mormorò Michael alzando gli occhi al cielo. Io e lui non amiamo la compagnia.
                – E guardate chi abbiamo trovato! – esclamò Achlys, stranamente contenta.
Si avvicinarono  a noi due ragazzi che avranno avuto pressappoco l’età di Michael. Erano identici. Lei aveva capelli lunghi e lisci, di un castano caldo, che ricadevano fino a sotto il seno dando un’aria ancora più regale al viso allungato. Gli occhi di un viola scuro. Lui aveva ricci morbidi ma corti che incorniciavano il viso snello, e due occhi dello stesso colore della ragazza.
                 – Io sono Emphys. – si presentò la ragazza mantenendo un’espressione dura in viso. – Lui è mio fratello Perse. – continuò presentando il ragazzo al suo fianco. – Siamo discendenti di Ecate e siamo stati chiamati a seguire il Generale della Nuova Armata dell’Olimpo.
                – Loro sono i gemelli di Ecate. Sono molto famosi dalle nostre parti. – si intromise Samuel.
                – Un attentato alla nostra famiglia, ci ha costretti a venire a conoscenza molto presto del nostro destino. – continuò la Emphys. – Abbiamo aspettato a lungo prima di trovarti. Le voci girano. A Nuova Roma molti sanno che il Generale è arrivato.
Aveva un tono di voce così regale che mi sentivo nulla al suo confronto.
                – Allora siamo ufficialmente una minaccia. – risposi.
Lei mi piantò lo sguardo addosso.
                – Siamo una speranza.
Quelle parole mi bloccarono per un attimo.
Cercai di farmi forza e di mostrare un minimo di coraggio di fronte ai miei soldati. Lì, buttata a terra e con una coperta sulle spalle, sicuramente non davo l’idea di essere un vero e proprio Generale. Misi le mani a terra e cercai di alzarmi facendo leva su di esse. Ma non avevo abbastanza forza, non ancora. Arcadio mi mise un braccio attorno alla vita e mi issò in piedi.
Presi fiato e parlai con la voce che temevo mi tremasse: – Io sono Skia.
Allungai una mano e la ragazza la strinse non smettendo di tenere il suo sguardo fisso su di me. Sembrava che mi stesse studiando per capire se fidarsi o no di me.
                – Elai, portala a fare un bagno adesso. – ordinò Aiden voltandosi verso la discendente di Afrodite. – Deve rilassare i muscoli.
                – Posso farlo da sola. – risposi sentendomi lo sguardo dei nuovi arrivati addosso.
                – Hai bisogno di aiuto. – ribatté Aiden.
                – Non è vero. – borbottai. Poi feci qualche passo aiutata da Arcadio. Presi stabilità e mi aggrappai meglio a lui. Arrivammo alla porta della piscina naturale e tolsi il braccio dalle sue spalle, ma lui non mi lasciò il fianco.
                – Sei sicura? Non ho problemi ad aiutarti. – mi domandò Arcadio.
                – Ma io sì. – dissi cominciando a togliermi lentamente i vestiti per non fare movimenti troppo bruschi. – Posso farlo da sola.
Lo vidi annuire.
                – Ti aspetto qui fuori. Qualsiasi cosa ti serva-
Mi drizzai e gli diedi un veloce bacio sulla guancia, forse non se accorse nemmeno.
                – So badare a me stessa. – gli dissi togliendomi i pantaloni.
Lui se ne andò lasciandomi la mia privacy. Dopo essermi sfilata anche l’ultimo pezzo di stoffa mi immersi nell’acqua bollente. Sentii i muscoli distendersi e rilassarsi. Mi sedetti nella parte più bassa riuscendo a stare con la testa fuori dall’acqua. Poggiai il collo sulla roccia dietro di me e chiusi gli occhi.
 
               
               
               
 
 
               
 
Nota dell’autrice: Decimo capitolo gente! Che emozione! Sono consapevole che non ci sia molta azione e che sia corto, ma provvederò nei prossimi.
Bé sono stanca morta e perdonatemi se non sono riuscita ad aggiornare prima ma la scuola mi sta ammazzando… -.-“
Spero che a voi vada un po’ meglio, anche se non credo sia diversa la situazione.
Un abbraccio
Silvia
 
P.s.: volevo lasciare questo piccolo spazio ad una cosuccia che può interessarvi, oppure potete semplicemente sbattervene e saltare (per me è uguale tranquilli). Quello che volevo dire è che i nomi dei personaggi non sono dati a caso. Ci ho messo un po’ per sceglierli tutti, ho girato per siti e siti, consultato dizionari dei nomi ecc e alla fine ho trovato quelli che mi sembravano più adatti. Il punto è che ogni nome è collegato alla discendenza di ogni ragazzo e per condividere con voi il lavoro che ho fatto, vorrei mostrarvi come ho scelto i nomi dei personaggi fino ad adesso.
 
Skia (Ade): ombra in greco
Michael (Ade): da macario, che vuol dire morte buona in greco
Aiden (Apollo): da aeidein, che vuol dire canzone in greco
Arcadio (Pan): da Arcadia, cioè la terra natia di Pan
Samuel (Dioniso): da Semele, madre mortale di Dioniso
Elai (Afrodite): donna tramutata in colomba da Bacco
Achlys (Nemesi): nebbia in greco. Non centra molto ma la nebbia mi ricorda molto Nemesi per cui mi sembrava ci stesse anche bene.
Orion (Ermes): da Orione che è nato dall’urina di Zeus, Poseidone e Ermes. Fa’ un po’ schifo ma il nome mi piaceva tanto.
Maia (Ermes): nome della madre di Ermes
Emphys (Ecate): da empuse, figlie di Ecate
Perse (Ecate):  nome del padre di Ecate
 
Dunque ecco, se qualcuno era curioso di sapere (nessuno) se avevo scelto questi nomi a caso: ebbene no!
Farò una piccola noticina alla fine di ogni capitolo nel quale saranno presenti nuovi discendenti.
 
 
 
               
 
               
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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