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Autore: Atra    04/10/2015    4 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe andata la storia di Final Fantasy VIII se Seifer avesse avuto una sorella?
Beh, io sì e questo è il risultato:
Il sangue è un vincolo.
E dai vincoli non ci si può liberare.
E non si può nemmeno scegliere senza farsi male.
O senza subire perdite.
Cosa scelsi io? Perché scelsi?
Quando avrei potuto cambiare qualcosa, feci tutto ciò che era in mio potere?
Il sangue è un vincolo.
Lo rimane anche quando è versato.
Potrai perdonarmi adesso, Seifer?

Buona lettura e spero che vi piaccia!
Genere: Azione, Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Seifer Almasy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami'
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-Sentitemi un po', io non voglio ostacolarvi!- rivela improvvisamente Nida, abbassando la spada per sottolineare le sue intenzioni.
Spalanco gli occhi per lo stupore nel momento in cui, arrivati proprio davanti a lui, io e Seifer lo superiamo di gran carriera, lasciandolo interdetto e impalato dietro di noi.
-Aspettate un attimo, maled...INSOMMA!- si intestardisce Nida, urlando forte come mai ha fatto da quando lo conosco, cioè...da ieri. La sua spada sbatte contro il vialetto esterno con violenza, come se l’avesse scagliata a terra in un accesso di frustrazione.
Una volta fuori, io e Seifer ci voltiamo a guardarlo e io mi azzardo anche a mettere via il pugnale: ormai con in pugno la sicurezza di essere usciti dal Garden possiamo anche arrischiarci a sentire cosa vuole e credo che non tenterà di attaccarci proprio ora che stiamo studiando le sue mosse.
Una volta ottenuta la nostra attenzione, il SeeD si acciglia:
-Alla buon'ora, Seifer. Mi chiedi un favore e poi non vuoi più saperne niente?-.
Mio fratello rinfodera l'Hyperion e si passa una mano fra i capelli:
-Perché mai avrei dovuto chiedere un favore a te?!- si meraviglia ridendo. Nida finge di non sentire:
-Non dirmi che devo già pentirmene... - mormora, prima di continuare concitatamente - Mi hai chiesto di quell'uomo, no? Roger o come diavolo si chiama. Il problema è che non posso aiutarlo, perché è sotto la protezione delle autorità di Balamb-.
Mio fratello si illumina improvvisamente nel sentire quel nome:
-Ah, mi ricordo! Proprio questo devi sapere: quell'uomo è innocente. Qualunque sia l'accusa contro di lui, è innocente. Il Garden non lo lascerà mai andare perché gli procura tanti di questi - e qui sfrega pollice e indice per indicare la carta moneta - ed è per questo che io e mia sorella siamo inseguiti dai SeeD: abbiamo tentato con le buone e con le cattive di fargliela capire, ma non c'è verso. Solo tu puoi aiutarlo, adesso-.
Nida si irrigidisce di colpo e assume un'espressione sospettosa:
-I SeeD non possono essere responsabili di un'ingiustizia così grande- si intestardisce, incrociando le braccia al petto. Mio fratello scoppia in una risata canzonatoria:
-Sei nel giro da un solo giorno, hai ancora molto da imparare. Ma vedi di fare la scelta giusta, anche se a volte non è la meno facile-.
Mi volto a guardare Seifer, colpita dalle sue parole, che capitano proprio nel momento in cui persino io non so più quale sia la cosa giusta da fare.
Nida ha ancora un attimo di esitazione, prima di stringere le labbra e mordersele forte:
-Mi chiedevo per quale motivo i SeeD si fossero accaniti così tanto contro di voi. Effettivamente l'interesse per i soldi può sviare le persone. Ieri ho sentito Shu dire che se la guerra a Dollet non fosse finita così presto avrebbero preso più soldi e...-.
-Non ce ne frega una mazza - lo interrompo seccamente - Non abbiamo tutto il tempo del mondo, sai-. Nida arrossisce violentemente e poi annuisce:
-Va bene, mi fido di voi. Proverò ad aiutare quell'uomo: con il trambusto che avete creato non dovrebbe essere difficile. Voi però dovete andarvene in fretta da qui; io - e qui Nida risolleva la spada da terra e lancia uno sguardo ansioso al Garden - dirò ai SeeD che vi siete diretti verso la Caverna di Fuoco, d'accordo?-. Noi annuiamo e io faccio un passo verso di lui:
-Ti ringraziamo- borbotto fra i denti, dato che odio avere dei conti in sospeso con qualcuno. Soprattutto se sta rischiando grosso come Nida, che stranamente non è il ragazzo preciso, rispettoso delle regole e determinato contro i nemici che ho conosciuto ieri. O meglio, lo è ma al tempo stesso pensa con la propria testa, il che non lo rende poi tanto ottuso. Questo è ciò che renderà la sua versione credibile...o quasi.
Mentre io e Seifer cominciamo a correre per mettere più distanza possibile tra noi e il Garden, mi accorgo che nella sua versione c’è un buco enorme che farà saltare tutto il nostro vantaggio e...sì, anche la sua carriera da SeeD: come farà Nida a giustificare il fatto che noi ce ne siamo andati tranquillamente, se si presenta così illeso com’è?
Così mi volto fulminea e scaglio una freccia che si pianta nella gamba del SeeD.
-Ma che diavolo fai?!- strilla lui, accasciandosi contro il battente del cancello, la spada che gli sfugge nuovamente di mano.
-Evito che ti degradino subito, idiota. Dovresti essermi riconoscente- gli rispondo, prima di correre via con Seifer, rimettendomi l’arco a tracolla. Dietro di me sento l’ ”ah” dolorante e poco entusiasta di Nida, ma ormai la freccia è lì e ci rimarrà, quindi che faccia poche storie.
-A che ora è il prossimo treno?- mi domanda mio fratello. Mi riscuoto dai miei pensieri in tempo per cercare di impedirmi di crollare a terra e ansimare:
-Alle dieci. Che ore sono?- domando poi allarmata.
-Le dieci meno un quarto- mi risponde guardando il suo orologio, prima di fermarsi davanti a me al limitare del bosco accanto a Balamb.
-Passeremo da qui per nasconderci - mi dice poi, prima che una scintilla furba gli attraversi le iridi degli occhi - Adesso non mi servi più come retroguardia- sorride, rinfoderando l'Hyperion e tendendo le braccia per afferrarmi.
-Sto bene!- esclamo, divincolandomi dalla sua presa e cercando di impedirgli di prendermi in braccio. Ma Seifer non vuole sentire ragioni e mi solleva da terra senza sforzo:
-No, tu sei esausta e stai per collassare. Quando arriviamo all’ingresso di Balamb ti lascio andare- mi promette, addentrandosi nel bosco.
Da dietro la sua spalla vedo i SeeD correre sbraitando verso la Caverna. L'inganno sarà scoperto in fretta perché non ci metteranno molto ad esplorare in lungo e in largo la caverna, ma il tempo che impiegheranno ci sarà sufficiente per fuggire.
-E gli altri tre che fine hanno fatto?- mi chiede improvvisamente Seifer. La sua voce mi riscuote dal mio silenzio provocandomi un sussulto, subito messo a tacere dalla stretta più salda di mio fratello sulle mie gambe.
-Gli ho detto di andare a Balamb e di aspettarci per le dieci- rispondo infine, appoggiando la testa sulla spalla di Seifer e traendo il primo respiro tranquillo dopo tanto tempo.
-Poi mi spiegherai cosa ci fa il gallinaccio con noi- mi dice lui risentito, sbuffando contro la mia guancia. Mi viene da dirgli che anche lui mi deve delle spiegazioni, ma credo di non essere in grado di ascoltarle senza avere reazioni esasperate o collassare da qualche parte.
-Mi ha fermata in armeria e mi ha dato una mano a raggiungervi in giardino. In pratica è stato lui a voler venire- sospiro semplicemente, rassegnata. Seifer ha un moto di stizza:
-Non che pensassi che gli avessi chiesto tu di venire- sorride, nascondendo con poco successo la sua gelosia.
Questa volta tocca a me sbuffare e scuotere la testa: niente da fare, è sempre il solito. Non che mi aspettassi altro, beninteso.
Sento la stretta di Seifer rinsaldarsi ancora di più sul mio corpo, mentre gli sfugge un gemito fra i denti:
-Maledizione, il tuo G.F. si è proprio ripreso- annuncia, contraendo il viso in una smorfia sofferente. Mi abbandono alla prima risata rilassata:
-Ah, davvero? - chiedo divertita - Ci ha messo poco a tornare in forze-.
-Troppo poco - mugugna lui, sussultando subito dopo - Mi sta facendo esplodere la testa-.
Libero una mano da sotto il suo braccio e gli poso una mano sulla guancia:
-Allora fermati un attimo e...ridammelo-.
La mia breve esitazione non sfugge a mio fratello, che si blocca di colpo nell'atto di superare un intrico di radici, mi posa a terra e punta su di me gli occhi, tornati al loro originale azzurro ghiaccio.
-Sei sicura di quello che dici? - indaga lui, divenuto improvvisamente freddo e duro - A me non sembra-.
Sospiro, mentre mi passo la mano sugli occhi:
-Non possiamo parlarne più tardi? Scusami, ma sono esausta- mormoro flebilmente. Mio fratello non dà cenno di voler proseguire e si impunta:
-Sei stata tu a tirare fuori il discorso, Atra- commenta con una punta di asprezza che non mi sfugge e che mi fa subito saltare i nervi:
-Va bene, allora senti un po' - comincio, lo sguardo fermamente fisso nel suo- Cosa avrei dovuto fare? Mi hai strappato il mio G.F. senza nemmeno avvisarmi mentre ero mezza incosciente. Sono un soldato anche io e, come tale, ho un istinto di sopravvivenza più forte di qualunque altra cosa- spiego seccamente, incrociando le braccia. Seifer mi imita e mi squadra:
-Anche del ben più duraturo legame con tuo fratello? - mi stuzzica - Non capisco dove sia stato il problema. Mi dispiace se il mio gesto ti abbia fatto del male fisico, non era sicuramente mia intenzione. Ma da qui ad essere terrorizzata da me... e non negarlo, ti ho cresciuta e conosco le tue reazioni. Mi sai dire dove era il problema?- mi chiede poi, il dito puntato verso di me in un'accusa silenziosa, ferita e amareggiata.
Deglutisco anche io l'amaro in bocca e allungo una mano a prendergli il mento fra le dita, scrutando le sue iridi tutta concentrata:
-Qui - gli dico, risalendo con l'indice fino alle sue palpebre e sfiorandole - I tuoi occhi erano il problema...e non negarlo, perché anche tu sei cresciuto insieme a me e ti conosco come le mie tasche-.
Improvvisamente Seifer si sottrae al mio contatto e stringe i pugni:
-Ancora con questa storia degli occhi! - sbotta arrabbiato - Un semplice riflesso ti crea così tante paranoie? Avresti anche potuto essere nervosa per la situazione, ma non ti credevo così facilmente impressionabile- osserva acido. Gli scocco uno sguardo al limite dell'irritazione:
-Non mi sembra che le tue reazioni esasperate ti rendano migliore di me- ribatto piccata. Mio fratello allarga le braccia e si rabbuia:
-Ogni volta che mi dici queste cose sento che non ti fidi di me - confessa in un borbottio - E non sopporto che tu stessa metta in dubbio la mia capacità di proteggerti: insomma, ti ho fatta uscire sana e salva o no?-.
In questo preciso momento io barcollo in avanti per la stanchezza e le braccia forti di Seifer mi afferrano per le spalle.
-Per l'appunto- sottolineo, ansimando leggermente contro il suo petto. Lui sbuffa:
-Adesso non fare la patetica per contraddirmi- mugugna. Il mio mento scatta verso l'alto a incenerirlo con lo sguardo, ma incontro subito il suo mezzo sorriso:
-Scherzavo- aggiunge, prima di riprendermi di nuovo in braccio. Gli cingo il collo e nel mentre sospiro:
-Nemmeno tu ti fidi di me, dato che mi nascondi qualcosa- non manco di precisare. Seifer scuote lentamente la testa:
-In effetti oggi mi sento un po' strano, come se dovessi ricordarmi ossessivamente qualcosa che mi sfugge in continuazione - mi confessa, un po' confuso e risentito - Ma non ti nasconderei mai niente. Infatti stamattina piuttosto che fuggire dal Garden da solo per andare a Dollet, ho preferito avvisarti e svelarti il piano. Se questa non è fiducia...-.
Mi prendo un attimo per rispondergli e riflettere, per quanto mi è concesso dalla stanchezza: Seifer sembra terribilmente abbattuto ed è probabile che io abbia davvero preso un abbaglio...anche se per un buon numero di volte, eh. D'altra parte, non sono onnisciente e quindi posso solo basarmi su ciò che vedono i miei occhi. E loro vedono un Seifer sempre diverso: a volte premuroso (come ora), altre aggressivo (come nel Centro Disciplinare), altre ancora irremovibile (come nell'ascensore). E un'altra volta incurante di me, come...
-Dannazione, forse ho capito perché te ne stai così in silenzio-.
La frase di Seifer spezza il filo della mia riflessione nel momento in cui le nostre menti giungono alla stessa conclusione. Ma non è questo che mi ha fatto più male.
-Mi credi se ti dico che non so cosa mi sia preso, quando ti ho lasciata sola?- mi domanda, voltando il viso per guardarmi negli occhi. Almeno il lato positivo è che ha il coraggio di affrontare il contatto visivo. Questo vuol dire che non sta mentendo, anche se i fatti lo smentiscono perfettamente. Ma, ripeto, non è questo che mi ha fatto più male.
-E tu mi credi se ti dico che avresti dovuto lasciarmi lì? Ti saresti risparmiato dei grattacapi in più- gli rispondo. Seifer sbuffa:
-Ecco, questo è il tuo problema: non capisci quanto valore abbiano certe cose. Tu hai aiutato me? Io aiuto te. Punto. Sei mia sorella? Allora il mio compito è aiutarti sempre. Questo non è mai cambiato, Atra-.
Mi addentro fra le sue parole dure e secche per trovare il succo del discorso, che Seifer non mi rivelerà mai direttamente. D'altronde, non lo farei nemmeno io, perché tra noi non c'è bisogno di ribadire ogni volta cosa siamo l'uno per l'altra. Non è vero che non capisco il valore di certe cose, ma non ho bisogno di sentirmi dire da Seifer che per lui sono importante. Mi aspettavo che si sarebbe pentito di avermi abbandonata, quindi non è stato questo a ferirmi di più.
-Per questo ti dico che mi dispiace - riprende intanto lui, una volta accertatosi che io abbia afferrato il senso di ciò che sta dicendo - Perché in quel momento non sono stato tuo fratello-.
-Anche io sono fuggita- non manco di precisare con una punta di vergogna. In fondo, io non gli ho ancora chiesto scusa per questo. Ma Seifer schiocca subito la lingua:
-E' diverso. Sapevamo entrambi che avresti usato il tuo asso nella manica, cioè ritornare al Garden da sola. Io non avrei avuto altre occasioni, una volta guadagnata la libertà senza di te- mi spiega tutto d'un fiato, la voce turbata.
Espiro tutta l'aria che ho in corpo:
-Va bene hai vinto tu, se la cosa ti fa sentire meglio - concedo un po' seccata - E ti chiedo scusa per ciò che è successo in ascensore: forse è qualcosa che nessuno di noi due riesce a capire...oppure sono solo un'imbecille io- ammetto. Il resto lo dico fra me e me: ma ricordati che ti tengo d'occhio.
Questo mi ha fatto e mi fa ancora male: dover sorvegliare la persona di cui mi fido più al mondo...proprio perché non mi fido più allo stesso modo. E mi ferisce anche dovergli mentire per poterlo sorvegliare più tranquillamente, perché lui si fiderà così tanto di me da non accorgersi di niente.
-Giusto, sorellina - sorride infatti lui, rilassandosi - Sai che io non ti racconto bugie: puoi credermi-.
Questo fa scattare in me il bisogno impellente di un altro chiarimento:
-Ehi, a proposito di bugie: cos'è questa storia del prigioniero da liberare?- indago, tornando sospettosa. Mio fratello sbuffa:
-Anche questa è una storia vera, diffidente che non sei altro. Mentre mi portavano al Centro Disciplinare, sono incappato in questo prigioniero di Dollet: l'hanno catturato ieri durante il nostro esame, ma è completamente innocente. Tuttavia, la direzione del Garden vuole trattenerlo ugualmente fino a quando il governo di Balamb non avrà deciso cosa fare, ricevendo nel frattempo tutti i sussidi dovuti alla sua detenzione...nonché il premio per la sua cattura - mi spiega velocemente, prima di anticipare la mia prossima domanda - Ok è vero: ho mentito a Nida sull'obiettivo della nostra missione per convincerlo ad aiutare il tipo...ma l'ho fatto a fin di bene, no?-.
-A dire la verità mi chiedevo perché avessi preso tanto a cuore la questione del prigioniero...- domando, mentre il flash del tipo che mi ha indicato la via nel Centro Disciplinare mi lampeggia davanti agli occhi. Possibile che sia lui? In questo caso, non mi entusiasma più di tanto saperlo libero.
-Guarda che qualche volta anche io sono umano! - si difende lui scherzosamente, prima di ritornare serio - E comunque ho capito subito che è stato lui a darti quelle dritte per trovarmi...e a raccontarti qualcosa sulle proiezioni che, a proposito, non hai finito di spiegarmi-.
Sollevo gli occhi al cielo:
-Te lo dirò un'altra volta. L'importante adesso è che ci siamo chiariti- sospiro con una punta di amarezza ben nascosta, mentre nel frattempo gli ultimi alberi si diradano e davanti a noi ricompare Balamb. È stata comunque una buona idea aver preso la via del bosco: se ci avessero beccati mentre passavamo per la strada sarebbe stato un disastro.
-Ah, dimenticavo di ringraziarti. Questa volta ho fatto cilecca, sorellina-. Seifer si morde un labbro in silenzio prima di rimettermi a terra.
Riacquisto stabilità sui piedi e gli scocco uno sguardo di fuoco:
-Senti, è stata una combinazione di dinamiche imprevedibili. Anche per noi esistono dei limiti e oggi ne abbiamo avuta la prova- mormoro, guardandomi poi le scarpe e sentendomi automaticamente tirata in causa. Seifer sorride appena, tornando poi immediatamente serio:
-Soprattutto tu. La Medicina dell'Eroe non fa miracoli, sappilo. È già tanto se sei ancora in piedi- mi rimprovera un po' contrariato, prima di superarmi ed entrare in città.
Ops: beccata, maledizione.

***

Balamb è sempre il solito posto tranquillo e dopo tanta confusione mi sento un po' spaesata, soprattutto quando mi rendo conto che non è più necessario mettere mano alle armi contro ogni persona che incontriamo.
-Dove si saranno nascosti ad aspettarci?- mugugna Seifer, irritato dalla prospettiva di dover cercare quei tre imbranati per tutta la città.
Mio fratello cammina davanti a me, una mano lungo il fianco che a ogni dondolio sfiora l'elsa del Gunblade e l'altra sulla fronte a proteggersi dal sole.
Arriviamo in fretta all'incrocio delle due strade per il porto e per la stazione e ancora non abbiamo un'idea di dove potremmo trovarli.
-Non potremmo lasciarli qui?- domando io speranzosa.
-Ma non pensateci nemmeno, voi due!- esclama una voce tra l'offeso e il sollevato. Ci voltiamo subito per vedere Zell sbracciarsi con una mano dall'ingresso di una delle due case a lato della strada che abbiamo appena percorso. Davanti a lui compaiono subito Fujin e Raijin, che partono in quarta e lo travolgono per andare a fare le feste a mio fratello.
-Finalmente, capo!- esulta Raijin, lanciando le mani in aria in quello che vorrebbe essere un gesto entusiasta, ma lo fa maledettamente somigliare a un macaco con una paresi alle articolazioni.
-SOLLIEVO!- esclama Fujin accennando un lieve sorriso.
Zell invece viene da me a grandi passi e incrocia le gambe per mettersi comodo, appoggiandosi al muro alla sua sinistra:
-Sapevo che l'avresti tirato fuori di lì- sorride, accennando con il mento a un soddisfattissimo Seifer, che sta circondando le spalle di Fujin e Raijin e li sta rassicurando.
Reprimo un sospiro scocciato, mentre ancora una volta il mio corpo si rende conto che adesso può rilassare i muscoli e i nervi contratti.
-Non è stato facile- mi sorprendo ad ammettere, muovendo le gambe per togliermi di dosso la sgradevole sensazione della stanchezza.
-In effetti hai una faccia stravolta- osserva preoccupato Zell.
Come se aspettassi solo che qualcuno me lo facesse notare, divento di colpo totalmente cosciente del mio corpo e allungo una mano a sfiorarmi il viso, prima di accorgermi che le dita stanno tremando. Serro i denti in risposta alla strana ondata di leggerezza che mi risale le gambe, lasciandosi dietro un dolore lacerante e diffuso, come di aghi che mi trapassano la carne.
Le mie palpebre cominciano a sfarfallare, mentre a ogni volta che le risollevo sul mondo un velo in più di penombra cala a confondere la mia vista, come la condensa che si allarga sul vetro a sfumare e sbiadire la realtà vista attraverso di esso. Un brivido caldo mi percorre il collo e in questo momento sento le gambe sciogliersi definitivamente: crollo come un castello di carte e mi ripiego su me stessa.
-Atra!- chiamano delle voci e un paio di mani scatta a fermare la mia caduta.
-Resta qui!-.
-Mi senti?-.
-Atra!-.
-Gallinaccio, stalle lontano!-.
Di colpo la realtà perde il suo senso e il suo significato, perché sento che ormai sono lontana.
Lontana da queste mani che stanno sfidando l'abbandono del mio corpo, lontana da queste parole che confondono il mio nome tra mille imprecazioni, lontana dalla luce, dalle figure, dal peso e dalla terra, sebbene ormai sia sotto la mia schiena.
E mentre mi allontano ancora di più, l'estremo velo d'oscurità cala sui miei occhi e non mi rimane altro che il buio.
Nient'altro.
Nemmeno la paura.


Ok, adesso ne siamo sicuri: ci siamo, la missione di salvataggio si è conclusa e i nostri eroi (?!) stanno per partire alla volta di Timber...
...se non ci fosse un altro piccolo problema, perché io non riesco a concludere un capitolo in modo tranquillo, nossignori! Sono crudele, perdonatemi (ma intanto per il prossimo capitolo dovete aspettare fino a domenica prossima, hehehehehehehe)...
Comunque, la situazione è ben diversa rispetto a ciò che è successo due capitoli fa: qui nessuno ha attaccato Atra, no? E allora cosa le sarà successo? Dai, sicuramente qualcuno di voi avrà già indovinato!
Voglio porre anche l'attenzione sul discorso fra Atra e Seifer: Atra sembra aver intuito che qualcosa non va (come voi avete notato il suo comportamento nei capitoli precedenti, l'avrà notato anche lei, no?) e purtroppo le fa male averlo capito, perché la mette in uno stato di disagio verso la persona che più ama al mondo. Così come l'ha ferita la sensazione di terrore che l'ha assalita quando Seifer le ha Assimilato Leviathan, perché non è normale. Anche lui l'ha notata (e non manca di dimostrarle la sua irritazione), ma il discorso poi decade come tutti gli altri. Da qui il nome del capitolo: chiarimenti (irrisolti). Possiamo bne capire per chi siano rimasti irrisolti.
E poi ritorna il nostro prigioniero: ho visto che vi è piaciuto parecchio e vi ha incuriosito e tra alcuni capitoli scoprirete il suo ruolo in questa storia.
Sorprende anche il comportamento di Nida: insomma, chi si fiderebbe di un Almasy? A quanto pare lui lo fa e ha anche delle buone motivazioni.
Dai, lascio a voi le opinioni (altrimenti stiamo qui fino a domani mattina) e ringrazio tantissimo chi segue, legge, commenta questa storia (da notare che il capitolo è più corto, yeeeeeee!): grazie infinite!
A domenica prossima, ciao!

   
 
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