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Autore: Gremilde    04/10/2015    4 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo e che decido di pubblicare sugli shugo chara. E' una storia che sto scrivendo con l'aiuto delle mie sorelline, anche loro appassionate dell'anime.
Non posso dirvi se all'interno della mia storia ci saranno degli spoiler. Non conosco il manga e dell'anime ho visto solo una parte. Questo racconto, è nato dopo aver visto Ikuto stare male per colpa dell'energia X contenuta nel suo violino. Non ho ancora visto cosa accadrà da lì in poi... Questo è ciò che immagino io...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Sesto:

Amore ritrovato


Dopo essersi rinfrescati e rifocillati, i Guardiani e gli adulti tornarono in palestra, stanchi dalle emozioni della lunga giornata.
Rima, Yaya ed Amu, si stesero vicine nella parte destra della palestra, erano stanche ma avevano bisogno di parlare e stavano chiacchierando sommessamente; Tadase, Kukai e Nagihiko si stesero nei futon liberi in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Tsukasa portò il suo futon vicino alla finestra, lontano dal resto del gruppo, non aveva voglia di stare vicino ai suoi studenti; né di vedere Custode e Oracolo che amoreggiavano senza sosta.
Era geloso, la storia si stava ripetendo e lui doveva stare attento a non lasciarsi trascinare nel buio come era successo anni fa.
Osservando la luna alta in Cielo, prese dalla tasca i suoi tarocchi ed iniziò ad interrogare le carte.
Sakura stava sistemando le sue cose all’interno della borsa, doveva tenere al sicuro la teca con l’uovo ed il libro, era il suo principale dovere di Custode.
Takuumi la osservava pensieroso, sentiva che stava per succedere qualcosa. Ma non capiva se era una cosa positiva o negativa.
La giovane donna, sentendosi osservata, si girò verso l’Oracolo e gli sorrise dolcemente.
- Ho la tuta fuori posto? – domandò inarcando un sopracciglio.
- No sciocchina. – sorrise suo malgrado.
- “Sciocchina”?! – ripeté incrociando le braccia – Non ho più quattordici anni.
- Oh lo so. – ridacchiò raggiungendola – Sei… inve…
- Se dici quella parola, sei un Oracolo morto! – lo minacciò.
- Ti amo. – concluse invece facendola restare senza fiato per lo stupore.
- Takuumi? – lo chiamò pensando che lui avesse creato un’altra illusione per prenderla in giro.
- Nessuna illusione. – capì il pensiero di lei – Sono solo vent’anni che devo dirtelo. – si strinse nelle spalle, poi si chinò e la baciò dolcemente sulle labbra.
- Ti amo anch’io… - mormorò rossa in viso Sakura alla fine del bacio, poi baciò con devozione la cicatrice del suo viso, espandendo il suo chakra del cuore fino a toccare quello di lui.
Oracolo e Custode ritrovarono la sintonia che li aveva contraddistinti un tempo: quando erano una coppia di giovani Guardiani con tanti sogni nel cassetto.
- Ragazzi. – li chiamò sotto voce Tsukasa – I tarocchi non hanno portato belle notizie.
- Indovino… - sospirò Sakura – Temi un attacco? – domandò poi guardò Takuumi che scosse la testa in senso di diniego.
- No. – rispose infatti il Preside – Al momento la situazione è tranquilla, ma ho avvertito l’arrivo di un altro ex-Guardiano.
- Otsune. – disse Sakura stringendo gli occhi.
- Esatto, l’ex-Ace’s Chair. – annuì lentamente l’Indovino – Voi già lo sapevate?
- Otsune si è fatta sentire alcune ore fa. – mostrò il cellulare Takuumi.
- Lei è la responsabile del cambiamento di Ikuto? – chiese Tsukasa.
- Sì. – annuì lentamente Takuumi – E’ stata assoldata come medico dalla Easter, ormai sono alcuni anni che lavora per loro.
- Ma non era più in Giappone. – spiegò Tsukasa – Avevo perso le sue tracce anni fa.
- Sì, - rispose pensierosa Sakura – ricordo che era andata in America per completare gli studi. Lei ci tradì poco prima della battaglia finale.
- Già, ricordo che disse al nostro nemico il nostro piano d’accatto e poi partì. – annuì il Preside.
- Potrebbe essersi pentita del gesto. – mormorò la giovane donna – Sa che per colpa sua molti nostri amici non ci sono più.
- Sì, ne hanno parlato a lungo i giornali. – assentì Takuumi – E’ stata una bella battaglia.
- Conclusa a nostro vantaggio, per fortuna.
- Adesso mettiamoci a dormire. – disse Tsukasa – Domani sarà una lunga giornata. Tu ed Amu dovrete lavorare sodo. E tu, Takuumi, dovrai metterti sulle tracce di Otsune per aiutare Ikuto.
- È vero… - annuì Sakura – Buona notte, senpai. – gli sorrise e raggiunse il proprio futon sciogliendosi i capelli.
- Stai attento a lei. – lo pregò Tsukasa.
- Lo farò. – annuì stringendogli la mano – Abbiamo una seconda possibilità, perché sprecarla?
- Buona notte. – lo salutò con un sorriso mesto l’uomo, ancora innamorato di Sakura.

Takuumi stese il futon di fianco a quello di Sakura, si sistemò per la notte e poi l’abbracciò, stringendola con ferma dolcezza contro il proprio petto.
Amu, che non riusciva a prendere sonno, li osservava pensierosa: i gesti di quell’uomo le ricordavano così tanto quelli del suo pervertito Ikuto.
La malizia, il modo di sorridere ed il brillio nello sguardo, lo stesso che aveva visto negli occhi del ragazzo quando le stava accanto.
Con il cuore pesante, si girò verso il muro e chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi quanto prima.

 

Alla Easter…

Ikuto, grazie alle cure della dottoressa Otsune, si stava rimettendo lentamente in forza.
Era ancora molto debole e non riusciva a stare sveglio a lungo, ma i momenti di lucidità stavano diventando sempre più frequenti.
La dottoressa lo alimentava tramite flebo, non poteva ancora mangiare era troppo debole.
Durante un controllo sulle sue funzioni vitali, la porta della stanza di Ikuto si aprì di colpo, lasciando entrare il capo seguito da alcuni dei suoi scagnozzi.
- Dottoressa Otsune, - le parlò con voce fredda – sa dirmi perché il mio burattino non si è ancora ripreso del tutto?
- Lo scontro gli ha fatto perdere più energia del previsto. – rispose sobbalzando.
- Perché temo che lei mi stia dicendo solo bugie? – e, con un cenno della testa, fece entrare l’assistente di Otsune in stanza, ridotto in fin di vita.
- Cosa…? – domandò ma uno schiaffo di una delle guardie del corpo del capo, la fece volare al centro della stanza.
- Lei non ha il diritto di chiedermi niente. – sibilò l’uomo – Voi siete al mio servizio! Il suo assistente, dopo un paio di fiale di siero della verità e una bella dose di botte, ha cantato come un cardellino.
- Lei è un bastardo! – sputò la donna alzandosi – Sta uccidendo questo ragazzino per il suo desiderio.
- Di lui non mi importa niente. – si strinse nelle spalle – E’ una pedina come voi. – le sorrise crudele – Adesso lei farà in modo che si rimetta in piedi per domani.
- Ma… - tentò di dire, ma l’uomo scosse la testa.
- Domani, ho detto. – ripeté duramente.
- Va bene signore. – abbassò la testa Otsune, dispiaciuta di non essere riuscita nel suo intento di salvare Ikuto.

Il capo e uno degli agenti di scorta, uscirono chiudendo la porta a chiave, lasciando dentro la stanza Otsune Ikuto ed una guardia.
- Oltre ad essere un agente armato, dottoressa, sono un ex-medico militare. – parlò con voce piatta – So esattamente cosa deve fare e come funzionano le macchine.
- Grazie per avermelo detto. – bofonchiò lei sterilizzandosi le mani – Ho intenzione di somministrare l’energia X ad Ikuto per via endovenosa questa volta. Il suo corpo è molto debole ancora.
- Ha bisogno di aiuto, dottoressa?
- No, grazie. – la donna fece un mezzo sorriso all’uomo completamente vestito di nero, erano entrambi manovrati dalla crudeltà del capo della Easter, almeno era gentile ed era un medico, avrebbe potuto aiutarla in caso di bisogno.
- Le prendo una fiala di energia X. – le disse la guardia muovendosi verso il frigorifero.
Otsune annuì e sospirò, prese dalle mani della guardia la fiala di energia X, caricò la siringa e ne trasferì il contenuto all’interno della sacca che stava somministrando ad Ikuto.
Il ragazzo, appena l’energia X toccò il suo corpo, si svegliò urlando di dolore. Si girò a guardare la dottoressa con gli occhi sgranati ma, quando vide che era tenuta lei stessa in ostaggio, capì che il piano per salvarlo era fallito e che erano stati scoperti.
- Mi dispiace Ikuto. – singhiozzò lei.
- Non è colpa sua. – le sorrise prima di perdere coscienza – Almeno ci ha provato. – poi chiuse gli occhi, stordito dall’energia concentrata delle uova X.
- Perché vuole salvarlo? – domandò l’uomo osservando lo sgomento negli occhi della dottoressa.
- Perché è solo un ragazzino di diciassette anni. Se continua così, morirà. – si strinse nelle spalle e distolse gli occhi – Perché ho già causato troppe morti in passato.
- In che modo?
- Non sono cose che riguardano il mio aguzzino. – replicò asciugandosi gli occhi stizzita – Adesso devo seguire Ikuto. La prego di non importunarmi più.

Ikuto, che era riuscito a rafforzare la bolla protettiva attorno al suo vero IO, sorbiva ad occhi chiusi la flebo di energia X. Non riusciva a reagire, la purificazione subita dalla donna con il violino, aveva esaurito quasi completamente la sua energia.
Mentre il capo della Easter riprendeva il controllo sulla sua coscienza, il ragazzo raggiunse il seme nero di Amu, attivandolo nonostante non fosse una sua volontà.
Nel limbo del sogno, i due ragazzi si ritrovarono dopo tanto tempo.
- Confettino! – la chiamò lui facendola sobbalzare, erano in una specie di parco ma i contorni erano sfumati dal sogno.
- I… Ikuto! – balbettò Amu agitandosi nel sonno – Sei tu? Sei veramente tu?
- Certo che sono io. – le sorrise, quel sorriso malizioso che riservava solo a lei.
- Come… Come stai? – mormorò abbassando lo sguardo, imbarazzata.
- Mai stato meglio. – con un balzo la raggiunse, mostrando la lunga coda nera e le orecchie da gatto che le piacevano tanto.
- Perché ci hai attaccato? – domandò osservandolo, non fidandosi.
- Perché sono stato costretto. – rispose a denti stretti, aveva avvicinato il suo viso a quello di lei, osservando i suoi occhi ambra spenti – Ti manco tanto, confettino? – le domandò sfiorando le sue labbra con il suo fiato caldo.
- Ma cosa dici? – urlò facendo un passo indietro lei.
- Hai gli occhi tristi. – le disse beffardo – Questo vuol dire che ti manco! – senza darle tempo di replicare, la strinse contro il proprio petto e le fece appoggiare la testa sul proprio cuore – Anche tu mi sei mancata! – le disse con un sospiro.
- Iku… Ikuto… - balbettò emozionata Amu, ma non ebbe tempo di aggiungere altro, lui le aveva alzato il viso per incontrare il suo sguardo triste e malinconico.
- Tra poco dovremmo salutarci. – le disse.
- No. Ti prego. – strinse le dita sulla stoffa scura della sua camicia.
Lui non rispose, fece un mezzo sorriso e la baciò: un bacio dolcemente sensuale, che lasciò entrambi senza fiato. Il Lucchetto e la Chiave entrarono in risonanza, facendoli allontanare e svegliare entrambi.
- Domani al parco davanti alla fontana. – le urlò Ikuto prima di uscire dalla sua coscienza definitamente.
- A domani. – annuì Amu svegliandosi.

Il capo della Easter sorrise soddisfatto: aveva guidato lui la mente di Ikuto da Amu, doveva assolutamente riuscire ad impadronirsi del Lucchetto, con o senza la sua portatrice.
Però, se fosse riuscito ad aprirlo per incanalare l’energia in esso contenuta, missione fallita miseramente da chi lo aveva preceduto in passato, avrebbe potuto sconfiggere una volta per tutte quegli inutili Guardiani e tutta l’energia positiva che difendevano a costo della propria vita.
Con un sorriso malvagio, versò del vino in due calici e ne porse uno a Satoshi dicendo:
- Bravo, sono orgoglioso di te, figliolo.
- Grazie padre. – sorrise il medico che aveva solo finto di essere stato brutalmente malmenato dagli “uomini in nero” – Quella Otsune è una credulona.
- Anche se la sua anima è stata sporcata molti anni fa ed il suo shugo chara è scomparso, lei ha ancora un pizzico di coscienza e di bontà. – si girò a guardare suo figlio – Cerca di guidarla verso l’oscurità.
- Farò del mio meglio, padre. – annuì l’altro alzando il bicchiere a mo’ di brindisi verso il padre e la sua geniale malvagità.

 

Residenza Fujisaki

Gli occupanti della palestra, furono svegliati dall’urlo sovrumano di Amu che si era svegliata di soprassalto dal suo incubo.
- Amu! – la chiamò Sakura andandole vicino – Amu guardami… torna in te…
- Sa… Sakura! – balbettò spaventata – Ho sognato Ikuto.
- Che ti ha detto? – le chiese Takuumi avvicinandosi – Ti ha parlato? Ha cercato di ucciderti?
- No. – scosse la testa – Mi ha chiesto aiuto. – mentì ma nessuno sembrò farci caso – Come possiamo fare per aiutarlo?
- L’anima di Ikuto ha bisogno di essere purificata. – spiegò Tsukasa osservandola da lontano.
- Anche la mia. – rifletté lei.
- Già. – annuì Tadase con uno sbadiglio – Vedrai che riusciremo a salvare quel maledetto gatto nero.
- Ehi signorino. – lo guardò Takuumi – Non mi piace che parli così di mio nipote. Lui è sangue del mio sangue.
- Chiedo scusa. – si strinse nelle spalle, poi voltò la schiena e ricominciò a dormire.
- È ferito. – spiegò Rima – Ha il cuore spezzato ma presto tornerà il Tadase che conosciamo tutti.
- Ne siamo consapevoli. – le sorrise grata Sakura – Adesso torniamo a dormire.
- Ottima idea. – sbadigliò Yaya.
- Takuumi? – lo chiamò Amu.
- Sì, Amu, dimmi.
- Io… vorrei parlare con te.
- Adesso? – le domandò alzando un sopraccilgio.
- Non ho sonno. Ti prego. – lo supplicò.
- Va bene. – si strinse nelle spalle avviandosi alla porta – Ma usciamo, i tuoi amici vorrebbero riposare.
- Arrivo… - Amu si alzò dal futon, prese la giacca e raggiunse l’uomo fuori dalla porta.
Sakura li osservò pensierosa, quella ragazzina non le stava dicendo proprio tutta la verità, aspettò qualche secondo poi si vestì e li seguì in giardino.

Li raggiunse che stavano passeggiando lentamente lungo il porticato della casa, stavano in silenzio, Amu qualche passo avanti e Takuumi che la seguiva fumandosi una sigaretta.
- Ikuto mi ha contattata nel sonno. – disse d’un fiato.
- Questo l’avevo capito. – le sorrise – Non mi sono bevuto la storiella che hai raccontato.
- L’ho capito da come mi hai guardato. – annuì stringendosi nella giacca – Sai, tu assomigli molto ad Ikuto. Anche di carattere intendo.
- Sul serio? – sorrise – Non conosco mio nipote. Non so che dire. – spense la sigaretta e la gettò oltre il muro di cinta.
- Vorrei salvarlo dal controllo. – disse, dentro al suo cuore il seme stava germogliando, suggerendole le cose giuste da dire – Ma, per farlo, dovrei conoscerlo meglio. – guardò l’uomo, ma solo per un attimo.
- In questo come posso aiutarti io, ragazzina? – le chiese con uno sbuffo annoiato.
- Parlandomi di te. – si strinse nelle spalle – La tua infanzia è stata difficile come quella di Ikuto, entrambi avete desiderato essere invisibili ed indipendenti. Ikuto come un gatto. Tu come un ninjia.
- Vuoi che ti parli di me, confettino? – la guardò – Non vedo come questo possa aiutarti, ma se vuoi lo farò.
I due, seguiti da Sakura che non si stava perdendo una sola parola, presero posto nella sala da tea, fuori faceva freddo c’era molta umidità e quella stanza era abbastanza lontano da orecchie indiscrete per parlare liberamente.
- Sono nato a metà dicembre, da una madre giovane e scema. – la voce di Takuumi era fredda come il ghiaccio mentre raccontava – Lei era molto bella, aveva capelli color del grano e grandi occhi color cioccolato. – sorrise – Era la più bella ragazza del suo villaggio. Un piccolo villaggio di pescatori sulla costa. Molto lontano dal lusso e dalle comodità della città alle quali tu sei abituata.
- Immagino che la vita fosse molto dura per la sua famiglia.
- Sì, soprattutto nei periodi di magra. – annuì pensieroso – Sai, i miei nonni speravano che la loro unica figlia contraesse un buon matrimonio, con un uomo ricco magari, in modo da smettere di lavorare 16 ore al giorno tutti i giorni.
- Oh… - balbettò Amu che non pensava esistessero persone che dovevano lavorare tanto per mantenere la famiglia.
- Confettino. – ridacchiò – Non è tutto rose e fiori come pensi. Tu vivi bene, in una bella casa, con una famiglia che ti ama e che non ti fa mancare niente. Anzi si… dei vestiti un po’ meno ridicoli.
- Cos’hai da dire contro il mio stile? Amo il gotich punk ecco! – si arrabbiò gonfiando le guance.
- Va bene. – rise – Va bene.
- E poi… - lo incalzò – che altro?
- Abbiamo un visitatore. – sorrise – Sakura, entra, starai gelando.
Sakura entrò con un’espressione colpevole sul viso, prese posto vicino a Takuumi dicendo:
- Scusatemi, vi ho visti uscire e non ho resistito.
- Non preoccuparti. – la baciò sulla tempia lui – Puoi ascoltare. Sto parlando di me.
- La tua storia completa? – lo osservò.
- Il bignami. – le sorrise – Non voglio annoiarvi troppo, donne.
Amu non disse niente, si limitò a sorridere al Custode e all’Oracolo; ma nei suoi occhi brillava una luce strana, non presagiva niente di buono il suo sguardo.
- Comunque, mia madre crebbe e diventò una bella donna. Da sempre, aveva aiutato in famiglia, studiando e lavorando. Il suo sogno era quello di diventare cantante. – sorrise – Un giorno, le arrivò per posta un volantino pubblicitario: una casa discografica stava facendo delle audizioni. Lei si disse “perché non provare”?
- Già, era la sua occasione per avere successo e far stare meglio la sua famiglia. – annuì Amu con un sorriso.
- Esatto. Così, indossando il suo vestito migliore, andò in città e si presentò all’audizione. Uno dei soci della casa discografica altri non era che il mio caro nonnino che, quel giorno, aveva costretto il figlio, mio padre, a seguirlo. Mio padre e mia madre si sono conosciuti nei corridoi del posto dove si tenevano le audizioni e, per mia madre, fu amore a prima vista. – fece una piccola pausa e Sakura intervenne, conosceva bene quella parte di storia:
- La voce della madre di Takuumi era incantevole, soave e dolcissima. Capace di placare gli animi. Vince l’audizione pur avendo un vestito rattoppato e una semplice coda di cavallo.
- Già. – rise Takuumi – Mia madre aveva la voce di un angelo. A mio padre, venne affidato il compito di renderla presentabile per il pubblico e per la conferenza stampa. Così, iniziò a portarla in giro a fare compere. Lei non voleva che spendesse tanti soldi, ma lui la rassicurava dicendo che era il loro fruttuoso investimento e che, quei soldi, erano ben spesi.
- Che uomo gelido. – borbottò Amu.
- Molto. Ma non voleva farsi coinvolgere dalla giovane donna. – spiegò – Sai, mio padre a quel tempo era già sposato ed era diventato padre del piccolo Aruto. L’onta di un divorzio avrebbe pesato sul nome della famiglia.
- Oh beh, lo credo. – bofonchiò Sakura rabbiosa.
- Ormai è passato Sakura. – le sorrise – Ed il passato non può più tornare indietro a ferirmi.
- Hai ragione. – annuì – Ma io ci sto ancora male.
- E allora torna a letto.
- No. Voglio restare. – scosse la testa.
- E allora fa silenzio. – ridacchiò lui che continuò la sua storia – Alla fine, però, mio padre passava più tempo con la nuova stellina della casa discografica che non con sua moglie e loro figlio. Era sempre in giro per concerti e promozioni, sottraendo tempo alla famiglia che tanto diceva di amare. Fu così che, una sera, alla fine di un concerto a bordo di una nave di lusso, mia madre lo sedusse definitivamente diventando la sua amante. – Takuumi fece un sorriso amaro – Lei era veramente innamorata di mio padre, si concesse anima e corpo dicendosi pronta ad aspettare che lo avrebbe amato per sempre.
- E poi? – domandò Amu.
- Poi mia madre restò incinta e la casa discografica la licenziò in tronco. Lei andò da mio nonno dicendo che il figlio che portava in grembo era uno Tsukiyomi; ma lui non volle crederle dicendo che le ragazze che diventavano famose troppo presto, erano inclini a donarsi a più uomini e che suo figlio aveva già una famiglia che lo stava aspettando.
- A quel punto, - intervenne Sakura dopo avergli preso la mano – il cuore della mamma di Takuumi si spezzò. Lei non sapeva che l’uomo che amava in realtà era sposato. Lui le aveva raccontato che…
- Che non era pronto a sposarsi e che prima voleva dimostrare al padre di essere in grado di farla brillare come la più fulgida delle stelle. – sorrise amaro – Mia madre lasciò la città e tornò a rifugiarsi nel suo piccolo villaggio di pescatori. Ma, anche lì, la sua vita fu tutt’altro che facile. I genitori non l’accolsero a casa, una figlia nubile e gravida era un’onta al loro onore. Così lei, andò ad abitare in una stanza in affitto, vivendo la sua gravidanza con vergogna.
- Poi Takuumi è nato. E sua madre non ha più avuto notizie né della casa discografica né del padre del bambino.
- Però continuavano ad arrivare degli assegni, i diritti delle canzoni che aveva inciso e che dovevano pagarle. – un lampo di rabbia brillò nei suoi occhi – Per il villaggio, ero l’invisibile. Per anni nessuno si è rivolto a me chiamandomi per nome. Ero il figlio del disonore. Una cosa ridicola. Così, visto che ero invisibile, ho imparato presto a sopravvivere da solo. Mantenevo mia madre pescando e cacciando. Non volevo i soldi che l’avevano resa tanto triste e sola. Erano sporchi ai miei occhi di bambino.
- Sei cresciuto da solo? – domandò Amu.
- Sì. Ho frequentato le scuole, come tutti. Eccellevo in tutte le materie. A scuola mi sentivo una persona, forse perché gli insegnanti mi chiamavano per nome. – sorrise – Erano marito e moglie, una coppia sempre gentile con me, e con tutti i bambini problematici. – mandò la testa di lato – Un giorno, mentre crescevo selvatico come un gatto, ho desiderato imparare ad essere silenzioso e invincibile come un ninja. È da lì che è nato Arashi. Mia madre è morta di tubercolosi che io avevo appena otto anni. – guardò il giardino – Sono andato dai nonni dicendo “vostra figlia è morta, io me ne vado”. Il nonno, avrebbe voluto trattenermi perché ero figlio di sua figlia, ma era tardi. La coppia di insegnanti mi aveva adottato, dandomi finalmente quel cognome che agognavo. Da quel giorno, non sarei più stato un Rokudenashi*, un bastardo, ma un Fuyutssuki. Per anni ho evitato di cercare chi fosse mio padre, vivendo nella tranquillità della mia nuova famiglia.
- Per anni Takuumi ha fatto il ramingo. – intervenne Sakura accarezzandogli il braccio – Ha viaggiato molto, sia in compagnia dei suoi genitori sia da solo. La strada è stata la sua principale scuola.
- Già, solo negli ultimi due anni i miei genitori adottivi si sono stabiliti in città. – annuì – Ma io ero diverso da tutti gli altri studenti. Studiavo molto. Soprattutto arti marziali. Durante i miei viaggi, non ho mai trovato nessuno in grado di battermi.
- Ehm, ehm. – tossì la giovane donna – Io ti ho battuto. – sorrise.
- Già. Durante un allenamento, non volevo impegnarmi al massimo contro una ragazzina tutt’ossi e occhiali.
- Ed io ti ho fatto il culo. – rise forte – Non sopportavo quell’aria di superiorità che distribuiva a destra e a manca.
- La mia era una maschera, signorina. – le sorrise con dolcezza – Ero arrabbiato, avevo da poco scoperto la verità su mia madre e mio padre. Ho provato a rintracciare quel vigliacco di mio padre, ma la sua famiglia non me l’ha permesso. È lì che ho scoperto di avere un fratellastro, Aruto.
Takuumi spiegò dettagliatamente di com’era stata la sua vita, i genitori viaggiavano molto per lavoro e lui aveva visto mezzo Mondo grazie a loro.
Aveva vissuto all’orientale e all’occidentale. Ma il suo paese d’origine gli era sempre mancato molto.
Quando i genitori avevano accettato, finalmente, un posto di lavoro fisso in città lui era stato felice. Aveva scoperto per caso chi fosse il suo vero padre, ma tutti i tentativi di entrare in contatto con l’uomo erano miseramente falliti e lui aveva un grande rimpianto: non avergli potuto dire addio prima di morire.

Amu, con le lacrime agli occhi, ringraziò Takuumi per averle raccontato così approfonditamente la sua vita. Adesso, dopo aver ascoltato il dolore dalla voce del protagonista, forse riusciva a capire meglio Ikuto ed aiutarlo a scacciare l’energia X che gli stava lentamente mangiando l’anima.
La Jolly, più serena, augurò al Custode e all’Oracolo la buona notte, uscì dalla sala del tea chiudendo lentamente la porta scorrevole.
Sakura abbracciò strettamente Takuumi contro il seno, sapeva che il dolore che aveva raccontato ad Amu era solo la punta dell’iceberg.
Lei lo conosceva da molto tempo e una volta era riuscita a farlo parlare, a tirare fuori tutta la rabbia, la frustrazione ed il dolore che gli opprimevano il cuore.
- Erano anni che non parlavo tanto di me. – disse strusciando il viso contro il seno florido di lei.
- Lo so. – lo baciò sulla nuca – Sei stato molto coraggioso.
- O molto stupido.
- Non stupido. – gli sorrise sui capelli – Ma furbo, perché hai raccontato solo quello che hai voluto, senza dare troppi dolorosi dettagli di te.
- Quelli li conosce solo la mia Custode. – ammise stringendola a sé con dolce fermezza.
Sakura e Takuumi si baciarono, un bacio tenero e salato dalle lacrime di lui. Non gli piaceva ammetterlo, ma parlare del proprio passato e dell’odio che aveva subito lo face stare male.
Lentamente, la giovane donna, lo fece stendere sul pavimento della sala da tea e continuò a baciarlo ed accarezzarlo con dolcezza per scacciare via la rabbia e il dolore dalla sua anima.
Takuumi, ad occhi chiusi, subiva i baci e le carezze di Sakura. Era bello sentirsi amati e coccolati in quel modo, si sentiva compreso e protetto.
- Sak… Sakura… - pigolò con voce roca.
Lei lo baciò sulle labbra per poi morderle e scendere a tormentare il suo zigomo e il suo mento ricoperto da un sottile velo di barba.
Takuumi tremò e si inarcò verso di lei. Sakura continuò il suo dolce supplizio, gli aprì la zip della tuta che indossava, esponendo il suo petto muscoloso ai suoi baci ed alle sue carezze; lui strinse con forza i pugni facendo sbiancare le nocche, la bocca di Sakura sopra il suo petto a tormentare i suoi muscoli e le sue cicatrici lo stava facendo letteralmente impazzire.
Mugolando il suo nome con voce strozzata, la costrinse a fermarsi. Sakura piantò i suoi languidi occhi azzurri, scuri di desiderio, in quelli smeraldo di lui che perse completamente la testa e, senza darle il tempo di dire niente, ribaltò le posizioni facendola stendere a terra.
Rapidamente, le mani di Takuumi la denudarono degli abiti superflui, lasciandola in intimo per baciarla ed idolatrarla come un sacerdote avrebbe fatto alla sua Dea.
Sakura gemeva e si agitava sul pavimento freddo, riscaldandolo con il calore della sua pelle arroventata dai baci e dalle carezze di lui.
Takuumi, senza smettere di baciarla, si tolse la tuta che intralciava i suoi movimenti e poi la strinse pelle contro pelle.
- Sakura… - ansimò facendole sentire contro la gamba la propria voglia – Fermami adesso o…
- Takuumi, - borbottò rossa in viso per l’eccitazione – se ti fermi adesso ti uccido.
Il giovane uomo ridacchiò piano contro il collo morbido di lei, le slacciò il reggiseno e si avventò contro i suoi seni sodi come frutti maturi.
Le dita di Takuumi si muovevano sulla pelle calda di Sakura suonando melodie, lei era in preda alla passione e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Quando lui sfiorò la sua femminilità attraverso il tessuto sottile degli slip, lei lo morse con forza sulla spalle per contenere il grido di piacere che le sgorgò dalla gola. Incapace di aspettare ancora, lui si finì di spogliare lasciando nuda anche lei.
- Non posso più aspettare…  - mormorò dopo l’ennesimo bacio che li lasciò senza fiato.
- Nemmeno io. – ansimò lei accogliendolo contro il suo corpo.

Takuumi guidò la propria virilità all’interno del corpo di Sakura, spingendo lentamente la fece sua.
Sakura lo abbracciò e, guardandolo negli occhi, donò il suo corpo e la propria verginità a colui che aveva sempre amato.
Il Custode e l’Oracolo si amarono con calma, gemendo e mormorandosi dolci parole a fior di labbra. Lui fu tenero ed attento a non farle troppo male, la sensazione di stare dentro al suo corpo morbido ed accogliente sconvolgeva i suoi sensi fino a fargli perdere completamente la testa.
Il ritmo dolce dell’inizio, fu ben presto sostituito dalla sfrenata passione che faceva battere forte i loro cuori e scorrere rapido il loro sangue nelle vene.
Dopo baci… morsi… abbracci… Sakura accavallò le gambe sui glutei di Takuumi lasciandogli libero accesso al suo corpo… donandosi completamente a quell’uomo che aveva perso e ritrovato, all’unico in grado di farla sentire amata e completa.
Takuumi, a quel gesto, perse completamente la testa ed iniziò a muoversi dentro di lei con sempre maggiore urgenza. Urlando i rispettivi nomi, l’uno nella bocca dell’altra, arrivarono all’apice del piacere.

Mentre Sakura e Takuumi si univano fisicamente, le loro energie si intrecciarono, formando dei vortici di energia positiva che armonizzarono completamente l’atmosfera di casa Fujisaki.
Ansimando, Takuumi rubò un ultimo bacio alle labbra di Sakura, poi si stese al suo fianco abbracciandola dolcemente.
- Ti amo Takuumi. – mormorò annusando il suo collo profumato.
- Sakura… - ansimò lui ancora senza fiato – Io ti amo e…
- Ssshhh… - lo baciò – Non rovinare questo momento…
- Sei mia. – la strinse e poi la baciò di nuovo, facendo scintillare le rispettive auree energetiche.
Gli spiriti guardiani, che erano stati investiti dal turbine di energia, erano imbarazzati perché avevano intuito cos’era successo tra Custode e Oracolo.
Lo stesso Indovino aveva smesso di divinare i tarocchi, lasciandosi trasportare dall’energia positiva che aveva invaso la palestra quando i due erano diventati un’unica persona.

Sakura e Takuumi, raccolsero gli indumenti da terra, andarono verso il bagno e si rinfrescarono.
Non potevano tornare dagli altri sporchi e sudati.
Per mano, varcarono la porta della palestra dove trovarono tutti addormentati; baciandosi un’ultima volta, si stesero nei futon e si addormentarono abbracciati.

 

 


Angolo dell’Autrice:
Spaventata dai forconi di Bebe, la presente strega ha già terminato il sesto capitolo.
Pant… Pant… Ho ancora il fiatone per quanto ho corso…
Sto scherzando ovviamente! ^_^

Grazie alle mie preziose Bebe e Blue Passion, che mi seguono… mi consigliano e mi minacciano…
Siete uniche e molto, molto preziose. Adoro le vostre storie e sapere che mi seguite mi rende orgogliosa.

Buona lettura e… al prossimo capitolo incentrato su Amuto…

XOXO Gremilde

   
 
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