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Autore: Betsy Gravestone    05/10/2015    0 recensioni
Londra, seconda metà del 1800. I fratelli Burns scoprono la verità sulla loro famiglia e sulla realtà soprannaturale che li circonda e della quale erano ignari. I "non morti" si aggirano nella notte, recando con loro verità a lungo negate, terrore e sangue...
Vi auguro una buona lettura!
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aria era talmente gelida che neppure i pesanti mantelli di lana bastavano a proteggere dal freddo della notte. La neve ora scendeva dal cielo a fiocchi radi e quasi invisibili, mentre la coltre spessa della strada rendeva il percorso difficoltoso e faceva apparire la meta sempre più lontana.

Damian si voltò un poco a guardare sua sorella: Evette, con il cappuccio calato pesantemente sulla testa, sembrava una figura oscura e senza vita che camminava silenziosa al suo fianco.

La via era deserta e non solo perché il tempo sconsigliava a ogni persona razionale di non uscire di casa; mancavano poche ore al Natale e ogni famiglia di Londra, benestante o meno abbiente che fosse, doveva trovarsi riunita attorno a una tavola, o al caldo sotto pesanti coperte.

Non era così che la loro vigilia di Natale doveva trascorrere. Non era così che dovevano andare le cose.

Evette svoltò a sinistra, e la piazza deserta e semibuia di Covent Garden si aprì davanti ai loro occhi. Non c'erano mendicanti a chiedere elemosina, scacciati forse da quella morsa di gelo che avrebbe rischiato di portar via loro la vita. Non c'erano cuori vivi che battevano, a parte quelli di Damian ed Evette. Calpestando la neve e lasciando una lunga scia di impronte, i due fratelli giunsero davanti al numero 9 di un vecchio edificio di Neil Street. Solo allora il silenzio della notte fu interrotto da un grido che agghiacciò loro le vene e che li dissuase dai loro intenti. Evette fece ricadere la mano che stava per afferrare il battente della porta. Damian tremò sotto le vesti e si ritrovò a invocare il nome di suo padre, ucciso solo qualche tempo prima dalla mano di un non morto.
Ed era a uno di questi esseri che stavano per far visita.
«Sei sicura che Duncan sia già arrivato?» domandò a sua sorella.

Evette si voltò verso di lui. La pelle del viso era pallida e quando parlò del fumo denso le uscì dalla bocca.

«E' qui e non è solo. Non ci avrebbe mai telegrafato questo indirizzo se non lo fosse.»

Duncan, vecchio compagno di caccia di Lord Charles Anthony Burns, aveva scritto loro dicendo che due cadaveri erano stati rinvenuti nella neve e che la causa del decesso era da attribuirsi all'opera di un non morto. Damian ed Evette avevano discusso a lungo se raggiungere l'uomo oppure ignorare la sua richiesta. I due giovani avevano appreso da poco l'esistenza del mondo soprannaturale, e ancora i loro sogni venivano infestati da eventi che per poco non li avevano fatti impazzire entrambi. Ma non potevano tralasciare quel messaggio; sapevano che Lord Charles Anthony Burns, ovunque fosse la sua anima, non li avrebbe mai perdonati. Evette sollevò di nuovo il braccio per picchiare il battente, quando la porta si spalancò di colpo. Una donna, i cui abiti rivelavano una natura molto povera, scrutò alla luce della sua torcia i loro volti e poi fece cenno loro di entrare. Damian afferrò il braccio di sua sorella e ubbidì.

«Il demonio è al piano superiore. L'hanno intrappolato.» parlò la donna tremando così tanto che Evette e Damian potevano sentire i suoi denti battere l'uno sull'altro.

«Resti qui.» le rispose Damian che tentò di mascherare il suo terrore dietro una finta aria autorevole.

In realtà avrebbe imboccato a ritroso la porta e sarebbe scappato via nascondendosi sotto un tappeto di neve gelida. Evette cacciò fuori dal mantello l'altra mano, quella che teneva stretto tra le dita un paletto di legno appuntito. Quindi si diresse verso la scalinata che portava al piano superiore. Damian la seguì. Giunti al quarto scalino si bloccarono di colpo poiché un altro grido disumano trapassò i loro timpani. Evette cercò la mano di suo fratello che il ragazzo strinse con forza. A cosa stavano andando incontro? E Duncan dov'era?

La vecchia donna li accompagnò con il suo lume fino al piano superiore. Poi affidò la luce al ragazzo e scappò via senza proferire parola, rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi e cadere. Lungo il corridoio di quella fatiscente abitazione un'unica porta era aperta: la penultima a destra. Da quella si elevò un altro grido, seguito da parole che i due ragazzi non capirono. Sembrò loro latino, e solo in quell'istante seppero associare quella lingua con i numerosi libri che Lord Burns teneva nel suo studio. I passi di Evette e Damian erano sincronizzati. Uno due...tre. E poi si arrestarono all'unisono quando Duncan si palesò sulla soglia della porta.

«Ragazzi miei, ce ne avete messo di tempo a venire. Entrate presto, dobbiamo sigillare l'ingresso!»

Damian strinse le dita di sua sorella così forte che Evette fu costretta a trattenere un gemito di dolore. Sigillare la porta una volta entrati voleva dire che non avevano più speranza o occasione di fuggire via. Prima di chiedersi se quella fosse davvero una buona idea o prima di sospettare che dietro quella chiamata ci fosse dell'altro, i due fratelli si decisero a entrare. Damian precedette sua sorella e quando varcarono la porta, questa fu subito richiusa alle loro spalle da Duncan. L'uomo fece girare la chiave nella toppa, dopodiché si chinò per spargere una lunga striscia di sale sul pavimento. Completò l'opera sistemando alcune ostie consacrate piazzate con cura a semicerchio. Solo Evette prestò attenzione a quelle brevi operazioni. Damian aveva invece già fissato gli occhi sulla figura che si trovava al centro della stanza. Dalle vesti e dai lunghi capelli scuri sembrava una donna: ripiegata su se stessa, accartocciata nelle sue gonne, teneva il volto e le mani rivolte a terra. Sembrava ferita o agonizzante, perché alle volte lasciava andare dei gemiti o meglio... dei sibili. Quando anche Evette la vide trattenne il respiro. Era senza dubbio quello il non morto che aveva causato degli omicidi sospetti in quella zona di Londra. Evette fece scivolare il cappuccio dalla testa e si voltò a guardare Duncan. L'uomo le posò una mano su una spalla, ma tornò subito ad affiancarsi ai suoi due compagni di caccia, uomini dalla corporatura robusta che parvero non badare alla presenza dei due giovani. I tre avevano formato attorno alla figura del non morto un cerchio all'interno del quale delle croci, tutte della stessa grandezza e misura, erano state come conficcate nel pavimento. Damian s'accorse che le assi di legno erano intrise di acqua che presumette fosse benedetta. Il non morto era stato catturato e intrappolato in quella sorta di gabbia improvvisata. Catturato, ma non ucciso ancora.

Perché?
«Questi sono i figli di Lord Burns?» domandò l'uomo alla sinistra di Duncan che si voltò a guardare Damian ed Evette.

Si soffermò soprattutto a studiare la ragazza senza curarsi di nascondere il suo interesse. Evette sollevò un poco il paletto che aveva stretto nella mano, come se dovesse utilizzarlo contro l'uomo anziché contro il non morto, immobile lì all'interno del cerchio di croci e acqua santa.

«Si sono loro, Edmond. E l'anima del buon loro vecchio padre uscirebbe dalla tomba per perseguitarti piuttosto che vederti maritato assieme a sua figlia!»
«Smettete di tergiversare! Stiamo solo perdendo tempo!» li rimproverò l'altro uomo che si accucciò sul corpo della vampira dando come l'impressione di accertarsi se fosse ancora “viva”. «Questa dannata non vivrà ancora a lungo. Se morisse ora sarebbe stato tutto vano.»
Evette e Damian si lanciarono un'occhiata dubbiosa. Dunque ciò a cui stavano per prendere parte era una sorta di interrogatorio, ecco perché quella “donna” non era stata ancora uccisa. Ma la risposta a questo primo quesito spalancava le porte a molte altre domande. Duncan sembrò leggere loro la mente perché parlò prima che a farlo fosse qualcun altro.

«Dobbiamo sapere quanti e quali covi di non morti ci sono in questa zona della città.»
Fece per aggiungere altro ma ricacciò le parole in bocca.

L'uomo chinato sul corpo de non morto si risollevò in piedi per caricare un calcio con la gamba destra e sferrarlo sulla schiena della vampira. Questa emise un debole grido. Evette a quella scena sobbalzò e inorridì, sorprendendosi a provare compassione nei confronti di quell'essere. Era inerme, non avrebbe potuto nuocere a nessuno nelle condizioni in cui versava. Perché torturarla?

«E come...pensate che possa dirvi qualcosa se...la picchiate in quel modo?» domandò Damian balbettando e temendo di infastidire con le sue parole i due cacciatori che non conosceva.

Si chiese inoltre, ma senza rivelarlo a voce alta, perché Duncan permettesse uno spettacolo del genere.

Con quelle parole si inimicò i due uomini che si voltarono a guardarli torvi e minacciosi. La paura per la presenza del non morto passò decisamente in secondo piano, e il ragazzo si pentì di aver risposto al richiamo di Duncan e di aver portato sua sorella con sé.

«Diglielo Duncan!» eruppe Edmond con aria seccata «Alla menzogna che hai detto non ci crederebbe neppure un bambino!»
L'anziano cacciatore si grattò la testa e tentennò. Raccolse le parole giuste nella testa e bloccò giusto in tempo uno dei cacciatori che stava per parlare e precederlo, con aria piuttosto seccata.

«Quest'essere era presente alla morte di vostro padre.» spiegò.

«Con...contribuì alla sua morte?» domandò Evette fissando ora il corpo della vampira con occhi diversi.
Se solo fino a qualche istante prima aveva provato una sorta di compassione nei suoi confronti, questa era già svanita.

«Non esattamente.»

La vampira provò a sollevare la testa senza riuscirci. Come avrebbero poi appreso i fratelli Burns, le era stata posta un'ostia consacrata sotto la lingua. Ecco perché non accennava a muoversi, indebolita da quel “sortilegio”.

«Lei era con vostro padre e me quando fummo attaccati nel cimitero di Highgate.» riprese Duncan «Vostro padre sapeva chi era prima ancora che lo scoprissi io, e assieme a lei stava dando la caccia al suo Creatore.»
«Assieme...a lei? Vuoi dire, Duncan, che nostro padre collaborava con questi...demoni?»
Damian si sentì mancare. Non bastava la sconcertante rivelazione di quel mondo nascosto nelle tenebre; si aggiungeva alla vita segreta di Lord Charles Anthony Burns un altro inquietante tassello che non solo gettava luce sull'esistenza di suo padre, ma che proiettava allo stesso tempo delle misteriose ombre sulla sua figura.

«La vampira sa dove è situata la lapide» riprese Duncan «sotto alla quale è nascosto un oggetto molto prezioso. Dovete sapere che la cappella della vostra famiglia è sempre stata vuota, fatta eccezione ora per il corpo di vostro padre. Che Dio l'abbia in gloria. »
Altro velo scoperto. Evette si domandò cosa ci fosse sepolto sotto quel cumulo di menzogne nelle quali avevano sempre vissuto.

La vampira emise nel frattempo una sorta di rantolo.

«Nella tomba vuota c'era nascosto un diario. Vostro padre trafugò quest' oggetto dalla cappella di famiglia e lo portò altrove.»

«Tutto questo non ha senso...» balbettò Evette senza staccare gli occhi dalla creatura immobilizzata a terra. «Perché la vampira dovrebbe...»

Evette sussultò, colta da un terribile pensiero.

Dovete sapere che la cappella della vostra famiglia è sempre stata vuota...”

La sua mente le suggerì le ipotesi più improbabili e contraddittorie. Senza accorgersene allungò una mano per afferrare quella del fratello. Tentò di controllare il suo tremore, ma non vi riuscì. Damian se ne accorse, strinse le sue dita e in quell'istante sembrò capire anche lui.

Di Lady Chantelle Burns, Damian ed Evette conservavano un vago e timido ricordo. Morta quando loro erano poco più che bambini, aveva lasciato dietro di sé un vuoto incolmabile e molti rimpianti. Nessuno mai in casa Burns provò a intavolare un discorso che riguardasse la donna, che divenne agli occhi dei figli come una sorta di fantasma dal nome impronunciabile. E Chantelle Burns, o almeno la sua identità, ora tornava prepotente nelle loro vite.

In quel momento. Nella stanza semibuia e spoglia di una casa disabitata. La notte della vigilia di Natale.

Damian ed Evette spostarono gli occhi da Duncan alla vampira, dalla vampira a Duncan, in un gioco di sguardi interrogativi sui quali si affacciava già l'ombra di un terribile sospetto.

«La vampira conosce l'ubicazione della tomba sulla cui lapide c'è inciso il nome di vostra madre perché ella in realtà...»
«E' nostra... madre...» osò dire Damian con voce così debole che nessuno a parte se stesso lo udì.

Duncan pronunciò le stesse parole del ragazzo ma nessuno dei fratelli Burns lo ascoltò. Ciò superava ogni loro immaginazione. Duncan aveva sempre avuto un pessimo senso dell'umorismo, e questa ne era la prova più evidente.

«Vostro padre nascose il diario in una cassa, sotto terra, e vi pose sopra una lapide che porta le sue iniziali e quelle di Chantelle Burns. Dopo la morte di vostro padre a conoscere il luogo segreto è rimasta solo lei...»
La vampira rantolò ancora, intuendo che era proprio di lei che si stava discutendo. Evette la fissò a lungo, cercando di scorgere qualche tratto del suo volto nascosto dai capelli scuri e lunghi. Esattamente come i suoi. Fece un passo in avanti ma Damian la bloccò. Il ragazzo era impallidito, e Duncan gli si avvicinò per posargli una mano sulla spalla e sostenerlo nel caso fosse svenuto.

«Capite ora perché vostro padre vi ha tenuto nascosta la caccia? E soprattutto perché vi ho fatti chiamare qui?»
«Nostra madre è morta...» parlò Evette convincendosi di quelle sue parole, rifiutando il fatto che davvero quell'essere intrappolato da ostie, croci e acqua sacra fosse...
«Infatti lei tecnicamente è morta.» infierì Edmond.

Con la punta dello stivale picchiettò il fianco della vampira, la quale grugnì e si mosse nel tentativo vano di alzarsi.
«Lasciala stare.»

Damian digrignò i denti, balbettando quelle parole. Presto la vista gli si appannò di lacrime e una furia cieca l'assalì. Menzogne. Erano cresciuti attorniati da bugie e traditori. E ora Duncan, il loro “fedele” servitore, era pronto a sostenere che quella vampira in realtà fosse
Chantelle Burns. La madre che credevano perduta da anni. Inammissibile.

«Lei ci condurrà alla lapide e al diario. Nel diario sono contenute alcune testimonianze che ci aiuterebbero a...»
Evette sollevò la mano che stringeva ancora il paletto facendo segno a Duncan di zittirsi. Ne aveva abbastanza di quelle mezze verità tirate fuori solo quando l'occasione lo richiedeva. La ragazza prese il coraggio a due mani e si staccò da suo fratello per avvicinarsi al non morto. La vampira non muoveva un muscolo e a intervalli emetteva un gemito sommesso. Con il paletto stretto nella mano si piegò sulle ginocchia e tentò ancora di scorgere il suo viso attraverso i boccoli scomposti. Non osò però spostarle i capelli, temendo che lei potesse morderla.

Non poteva essere sua madre quella. Quando come e perché si fosse tramutata in un mostro non era ancora il momento di saperlo. Né lei né Damian erano pronti a simili particolari.

«Come farà a condurvi alla lapide se la trattenete qui?» domandò Evette.
La vampira mosse la testa, ma non sollevò il viso né tanto meno lo sguardo.

«L'abbiamo trattenuta perché il vecchio Duncan voleva che la famiglia si riunisse per qualche attimo. Siamo a Natale no?»
Evette si risollevò in piedi e guardò Edmond con occhi sprezzanti. Detestava quell'uomo più del non morto in quella stanza.

Damian si decise a scattare in avanti, e afferrata sua sorella per un braccio la trascinò via. Non posò gli occhi sulla vampira; avrebbe preferito che fosse un non morto qualunque da torturare e impalare. Sorpreso da quella nuova consapevolezza desiderava solo trovarsi lontano da quel posto, seduto davanti al camino, ad attendere l'arrivo del Natale proprio come avevano sempre fatto fino ad allora.

“La famiglia riunita per qualche attimo”. Una menzogna anche quella.

La famiglia Burns non esisteva se non nelle figure di Damian ed Evette. Che la vampira fosse o no Chantelle Burns non faceva alcuna differenza.

«Immagino non vogliate seguirci.» parlò Duncan.
Nella sua voce si riconoscevano mortificazione e tristezza.

«Dopo questa notte non fare ritorno alla tenuta.» gli rispose Evette «Non voglio vederti, mai più.»
Duncan, il vecchio servitore che aveva visto crescere quei due ragazzi mantenendo segreti che andavano oltre la sua stessa comprensione, assentì con la testa. Immaginò una reazione simile e incassò quel duro colpo senza replicare. Ma non si pentì di quello che aveva fatto; i due giovani avevano diritto di sapere che Chantelle Burns era stata trasformata in un non morto, e che Lord Charles Burns l'aveva cercata in lungo e in largo.

Evette sarebbe rimasta ancora un poco, giusto il tempo per vedere finalmente il viso della vampira e confrontarlo con uno dei numerosi ritratti che si trovavano appesi nella tenuta dei Burns. Ma Damian la trascinò via, incapace di accettare oltremodo quella situazione.

Quando tornarono in strada la neve aveva ripreso a cadere dal cielo. Il freddo si era fatto più violento stringendoli nella sua morsa e gelando il loro sangue. Tuttavia non era tutto questo ad aver ghiacciato le loro vene, rendendo vani i loro sensi.

Evette si risistemò il cappuccio sulla testa e lanciò un'occhiata a suo fratello. Damian, pallido in viso e tremante, lesse nei suoi occhi la sua tacita richiesta e scosse il capo.

«No, per favore. E' la vigilia di Natale.»

Alle loro orecchie giunse un grido; il lamento di Chantelle Burns, o del mostro che si era impadronito di lei, squarciò il silenzio della notte santa. Damian singhiozzò. Evette si sentì soffocare dal nodo che le aveva chiuso la gola e accalappiò suo fratello per un braccio costringendolo a nascondersi in un vicolo poco distante, dal quale potevano osservare la strada. Si strinsero l'un l'altro per scaldarsi e infondersi coraggio. Poi Duncan e gli altri due cacciatori lasciarono il numero 9 di Neil Street trascinando con loro la vampira.

Erano davvero solo le ostie e le croci a renderla così inerme?
Evette guardò ancora Damian, che scosse di nuovo la testa con maggiore decisione. Ma le sue difese crollarono subito, e i due fratelli Burns attesero che il gruppo si fosse allontanato di qualche miglio prima di seguire le loro orme sulla neve.

Dopo qualche istante tutte le campane delle chiese di Londra annunciarono la mezzanotte. Era il 25 dicembre del 1887 e i fratelli Burns avrebbero trascorso quella ricorrenza come tutte le famiglie: assieme a uno dei genitori che credevano di aver perduto.

 

Ma ciò che accadde quando rividero quella vampira, è un'altra storia.

FINE 

 

 

 

 



 

 

   
 
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