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Autore: Andys_Universe    05/10/2015    1 recensioni
Intrappolata tra finzione e realtà, Riley è in cerca di sua sorella Rachel, prigioniera degli esperimenti della WICKED.
Ritrovarla o meno dipenderà solo da una scelta...
Gruppo A o Gruppo B?
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 24

Stringevo tra le mani una pistola che nemmeno sapevo utilizzare e il solo pensiero di doverla usare per proteggermi mi faceva ridere, probabilmente non sarei riuscita a sparare neanche per sbaglio. Mi tremavano le mani mentre la impugnavo e ogni qual volta svoltavo un angolo, trattenevo il respiro sperando che non ci fosse nessun bersaglio in avvicinamento a cui dover sparare. 
-Ce la fai?- chiese Nick guardandomi da sopra la spalla. 
-A fare cosa, a stare al passo o a sparare? Perché al momento non sono sicura di riuscire a fare nessuna delle due cose.- lo informai con tutta franchezza, mi sentivo debole, stanca come mai prima e non c'era motivo di negarlo, perché lui si sentiva esattamente allo stesso modo. Lo capii dai suoi occhi, erano leggermente arrossati, quindi non doveva aver dormito molto. 
Di colpo si arrestò e io per poco non andai a sbattergli contro. -Hai bisogno di una pausa? Possiamo fermarci se vuoi.- disse tra un affanno e l'altro. La preoccupazione che mi rivolse, fece scattare un senso di fastidio nel mio corpo e non sapevo se fosse dovuto al fatto che probabilmente ero ancora arrabbiata con lui per la storia di Rachel o a qualcos'altro. Rispedii indietro quel pensiero e cercai di concentrare la rabbia su qualcun altro. 
-No, voglio trovare i ragazzi.- risposi a denti stretti e allora Nick riprese a camminare. Diminuì il passo una volta raggiunto il corridoio che portava alla Sezione 10. 
-Nick sai dove dobbiamo andare?- domandai toccandogli una spalla, era rigido, teso come corde di violino. 
Ci mise un po' per svegliarsi dalla trance, ma alla fine riuscì a rispondere. 
-Credo di sì. In tutto ci sono 12 Sezioni qui, più una Sezione Speciale. Non ho mai visto nessuno andare lassù senza permesso, penso sia quello il posto in cui hanno portato Minho e gli altri.- spiegò e riprese a muoversi, questa volta più velocemente. Il suo tono era mesto e sperai di non vederlo perdere le speranze proprio ora. Qualunque cosa ci fosse in quella Sezione Speciale non mi spaventava, avrei salvato Thomas, Newt e Minho pur rimettendoci la pelle. Loro erano la mia famiglia adesso. 
Respirai a pieni polmoni. -Ce la faremo.- 
Lui non si voltò, ma riuscii a capire che mi aveva sentita dopo che ebbe rilassato le spalle. 
Dopo qualche minuto di silenzio dissi: -Prima hai detto che nessuno può andare lassù senza permesso, ma io credevo che le Sezioni fossero tutte sullo stesso piano, credevo non ci fossero altri piani.- riflettei per non pensare a quanto la pistola stesse diventando pesante tra le mie mani. 
-Per questo si chiama Sezione Speciale.- Udii una risata scappare dalle sue labbra. -Io non l'ho mai vista ne ci sono mai andato, ma da come ho sentito dire, non è una vera e propria sezione, è più una specie di stanza ovale con al centro un buco dove vi è collegato un tubo, che però non si sa dove porti. Sempre secondo le voci, da fuori appare un po' come un'astronave sostenuta da un lungo pilastro o roba del genere.- rise per il paragone rimanendo però concentrato, il fucile saldo tra le mani. Per ora sembrava tutto tranquillo, nessun Punitore in zona. 
-Un tubo eh?- chiesi confusa. 
-Così si dice, si dice anche che questa stanza ovale sia così alta da arrivare a toccare il cielo, ma io credo che siano tutte esagerazioni di uomini ubriachi.- Nick scattò a destra e a sinistra per controllare che fosse tutto libero, solo dopo continuò andando verso la Sezione 11. 
Le mani iniziarono a sudare. -E come ci si arriva?- 
-Superata la Sezione 12 c'è un ascensore, ci porterà fin lassù.- disse schietto, doveva aver imparato un sacco di cose in tutti quegli anni alla WICKED e per un attimo mi sentii gelosa di tutta quella conoscenza. Io avevo passato li tutta la mia vita, eppure avevo una conoscenza molto ristretta di tutto ciò che mi circondava. Ero stata così stupida per tutto quel tempo dal non pormi alcuna domanda. 
Mi alzai in punta di piedi per guardare da sopra la spalla di Nick, tenendo il più lontano possibile la pistola.
Avevamo raggiunto la porta che dava alla Sezione 12. 
Mi sembrò talmente strano tutto quel silenzio. Era tutto troppo facile, non ci avrebbero mai lasciati arrivare alla Sezione Speciale con così tanta facilità, ne ero sicura. 
Oltrepassammo la porta e Nick non mi sembrò sorpreso di vedere che dall'altra parte, nel corridoio, i Punitori aspettavano il nostro arrivo. 
Per un attimo il pensiero di voltarmi e tornare indietro, magari per trovare un'altra via, mi sfiorò la mente, ma qualcosa mi diceva che non c'era un'altra strada che portava lassù. 
-Mettete giù le armi!- tuonò una voce profonda. Eseguimmo l'ordine e malgrado la scomoda situazione, provai piacere nel non avere più un'arma tra le mani.
Una delle guardie puntò il dito contro Nick. Lo riconobbi all'istante, era il tizio che ci aveva presi la scorsa volta. Sembrava essere passata già un'infinità di tempo dall'uscita dal Labirinto. 
-Abbiamo l'ordine di ucciderti.- gli riferì come per fargli sapere che era arrivata la sua ora. Lo sguardo dell'uomo dalle spalle possenti era minaccioso, ma non seppi decidermi se lo fosse di più della sua voce. 
Alzai lo sguardo e mi pentii subito di averlo fatto. Avevamo puntate addosso almeno una decina di armi tra fucili e pistole, quale fosse la più pericolosa non lo sapevo, ma sperai in una morte rapida. 
Per la seconda volta, vidi l'uomo puntare la pistola alla fronte di Nick. Lo fece inginocchiare, le mani dietro alla schiena. Un'altro Punitore era arrivato per tenerlo fermo, non che ce ne fosse bisogno, Nick era immobile quasi steso a terra. 
-Fermi!- gridò la voce di una donna. -Abbassate subito quelle armi e non azzardatevi più a puntarle contro mia figlia.- li ammonì la Page con tono severo. Si fece spazio tra la fila di Punitori e finalmente riuscii a vedere il suo viso. I suoi occhi ridotti a una fessura, scrutarono tutti gli uomini li presenti, inducendoli a eseguire gli ordini. 
Tutte le armi puntarono a terra, meno che una. L'uomo di fronte a Nick non sembrava intenzionato ad arrendersi.
-Mettila giù ti ha detto!- ripetei con voce rotta. Ci fu un momento in cui mi mancò l'aria e mi ritrovai a boccheggiare. Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi, qualcosa non andava.
La Page intrecciò le mani sul ventre. -No tesoro, lui deve morire. È un traditore.- 
Scossi la testa. -No!- Odiavo Nick, dopo ciò che aveva fatto, lo odiavo più io che chiunque altro, ma non volevo che morisse. D'altronde era stato il mio migliore amico fino a poco tempo prima. -Ti prego, non puoi ucciderlo. Ti prego- ripetei con il peso delle lacrime nel petto. -lui è stato il mio migliore amico per tutti questi anni.- 
-Non posso rischiare che comprometta la validità delle cianografie.- Fece un passo verso di lui e verso di me. -Non posso lasciare che raggiunga suo fratello.- A quel punto lo guardò abbassando lo sguardo, il suo andamento regale e freddo. Nick alzò gli occhi su di lei, si mostrò senza paura e riuscì quasi a convincere anche me che la morte non lo spaventava. 
Cominciai a tremare per il timore di sentire, da un momento all'altro, lo sparo della pistola. 
L'uomo dalle spalle possenti caricò l'arma, mentre il mio cuore saltava un battito. 
-Per favore...- esitai tentando di mantenere la voce ferma. Una lacrima mi bagnò il viso e poi un'altra, ma non persi tempo ad asciugarle. Cercai, invece, un punto debole in cui colpire, per far cambiare gli ordini alla Page. -mamma... ti prego!- Arrivai al punto di implorarla in ginocchio tra le lacrime, mi sentivo umiliata e sconfitta, ma se serviva a salvare la vita di Nick mi sarei stesa anche a terra. 
Con il piede, spostai qualcosa di duro sul pavimento, nell'istante in cui mi inginocchiai a terra. Era la pistola. 
Dopo averla sfiorata con le dita, ne fui certa. Fu allora che la mia mente si riempì di mille idee diverse sul come poterla sfruttare. Non sapevo usarla, ma forse non ce n'era bisogno. 
-Mi dispiace.- disse lei, ma io non la stavo più ascoltando. Udivo solamente il suono dei miei pensieri e del mio respiro irregolare.
Per quanto volessi negarlo, la Page era mia madre e aveva detto di aver creato la WICKED per poter sviluppare la cura che mi avrebbe salvata. Quindi il centro di tutto ero io, teneva a me tanto dall'uccidere centinai di ragazzi. 
Strinsi i denti e smisi di piangere. Tutto tacque e l'aria diventò pesante nei polmoni. 
L'idea mi disgustò, vedere Ava disperarsi per salvarmi, forse addirittura piangere... No, non mi piaceva per niente quell'idea, ma quando la pistola della guardia emise un click e l'uomo fu pronto a sparare alla testa di Nick, afferrai l'arma ai miei piedi e mi alzai di scatto. 
-Anche a me.- dissi. La canna della pistola era fredda sulla pelle, piccoli brividi mi percorsero la schiena. 
-Non essere stupida,- replicò e il suo atteggiamento allarmato mi fece capire che stava andando tutto secondo i piani. -non ti lascerò morire.- Fece un passo avanti, la mano tesa verso di me. 
Risi, forse per il nervosismo, la cosa non era affatto divertente. 
-Come hai intenzione di fermarmi? Volete togliermi la pistola?- la sfidai con uno sguardo, quando le guardie alle sue spalle si fecero avanti. -Vediamo se siete svelti abbastanza da impedire che la pallottola mi perfori il cranio...- Mi ci volle tutta la forza e la concentrazione possibile, per impedire che la pistola tremasse tra le mie mani. -Scommetto di no.- aggiunsi e nessuno osò fare più un passo. Lanciai uno sguardo a Nick che mi sembrò preoccupato.
-Lascialo andare, prima che prema il grilletto per sbaglio.-
L'uomo cercò l'approvazione della Page con uno sguardo. 
-Fa come ti dice.- asserì lei. 
L'attimo dopo, la pistola puntava verso terra e Nick mi era accanto.
-Che stai facendo?- mormorò sporgendosi verso di me. 
-Tu fidati.- risposi senza guardarlo. 
Il mio sguardo tornò sulla Page, l'espressione di lei era indecifrabile e non sapevo quale fosse il suo grado di preoccupazione in quell'istante. Camminai nella sua direzione, ma mantenendo comunque una certa distanza. 
Gli uomini alle sue spalle mi scrutavano con lo stesso sguardo della donna, come fossero una cosa sola. Inghiotti la saliva prima di parlare. -Ora ci lascerete andare dai nostri amici.- Con lo sguardo calcolai quanta distanza ci fosse dalla nostra posizione alla Sezione Speciale. Era abbastanza lontana e le probabilità di farcela non erano tante.
Pregai perché non si presentassero complicazioni e che tutto andasse secondo i piani. 
La voce della Page si fece roca. -Non posso lasciarvelo fare Riley.-
Caricai la pistola e i suoi occhi si serrarono per il terrore che la attraversò, come una scossa elettrica. Affianco a me avvertii l'agitazione di Nick. -Be' dovrai farlo se non vuoi che spari.- 
Attesi nel silenzio. Restammo tutti immobili. Io, più che altro, per paura che se mi fossi mossa troppo avrei potuto premere il grilletto e morire sul serio. 
Pensai a Newt e a tutte le imprecazione che mi avrebbe gridato in quel momento, per aver scelto di fare una cosa così stupida. 
-Allora?- chiesi impaziente. Non c'era più molto tempo, in qualsiasi posto avessero portato i ragazzi, se avessimo aspettato ancora sarebbe stato troppo tardi per aiutarli. 
La Page schiuse le labbra e indurì lo sguardo. -Lasciateli andare.-
La fila di Punitori nel corridoio si spartì ai lati lasciando un passaggio al centro. Io e Nick cominciammo a muoverci sotto gli sguardi vitrei delle guardie, continuai a tenere la pistola puntata alla tempia fino a quando non si creò una certa distanza tra noi e loro. Poi la gettai a terra e si scatenò il panico.
-Bloccate tutte le uscite, chiudete i portelli!- strillò la Page a squarciagola. -Non devono raggiungere la Sezione Speciale!- 
Udii la sua voce squillante travolgermi e per poco rompermi i timpani. 
Subito dopo, un rumore metallico contribuì a far accrescere l'agitazione e la paura che mi stavano divorando il petto come tante piccole tarme. 
Portelloni in ferro, spessi almeno quanto un muro, iniziarono a chiudersi alle nostre spalle uno dopo l'altro. All'impatto con il pavimento un boato echeggiò nel corridoio e il mio respiro si fece più veloce. 
Ogni tre quattro metri un portellone si chiudeva e l'ultimo mi parve di sentirlo fin troppo vicino alla schiena. Non osai guardarmi indietro neanche per un secondo. 
-Nick non ce la faremo!- gridai con affanno mentre l'aria calda mi sferzava i capelli. 
-Ce la faremo invece.- disse lui di rimando. 
Un altro portello si chiuse e un'altro boato subito dopo. 
Aumentammo la velocità. 
Immaginai di avere un Dolente alle calcagna, una versione ancora peggiore di quella del Labirinto, il che servì a spronarmi per tenere duro e non lasciare che il dolore che sentivo alle gambe mi rallentasse. 
Un altro boato. Un'altra porta chiusa. 
Erano sempre più vicine, si chiudevano ad una velocità inspiegabile. Pensai che alla successiva saremmo rimasti sicuramente bloccati, non eravamo abbastanza veloci. 
-Siamo arrivati.- disse Nick indicando la Sezione Speciale. 
Ciò che vidi dopo mi congelò, la porta stava per chiudersi, questa con più lentezza rispetto alle altre, ma non ce l'avremmo fatta in ogni caso. 
-Possiamo farcela!- mi incitò Nick come se mi avesse letto nel pensiero. Lo guardai scuotendo la testa, la mia mente era attraversata dai peggiori scenari mai visti e mi augurai che nessuno di essi si fosse avverato. -Dobbiamo scivolarci sotto.- disse in un altro grido disperato. 
Scenario 2, rimanere schiacciati sotto la porta, ci avevo già pensato.
-Non ce la faremo mai.- Con una mano mi apprestai ad asciugare il sudore sulla fronte.
Nick gemette. -Si invece.-
-No!-
-Si, dammi la mano.- 
Strinsi la mano di Nick, era sudata ma non c'era tempo per fare la schizzinosa. 
Il portellone era arrivato a metà. Respirai più aria di quella che riuscii a trattenere e in contemporanea con Nick, mi lasciai scivolare sotto il portello di ferro quando ormai lo spazio era scarso. 
Solo quando riaprii gli occhi e mi resi conto di essere dall'altra parte, lasciai uscire l'aria in eccesso. Sentii nello stomaco lo stesso vuoto che avevo sentito, quella volta in cui avevo rischiato di rimanere schiacciata tra le grandi porte di pietra del Labirinto. 
Abbracciai Nick d'istinto. -Siamo salvi!- 
Lui fece di sì con la testa e ricambiò.

Avevo raggiunto l'ascensore quasi strisciando sul pavimento. Non sentivo più le gambe e stare in piedi era quasi impossibile, ma mi costrinsi a farlo ancora per un po'. Entrammo nell'ascensore, era spazioso e di vetro, quando iniziò a salire, rimasi a bocca aperta per lo stupore. 
Riuscii a vedere il mondo esterno, il cielo era di una tonalità sul rosso scuro, tinteggiato da qualche chiazza di nero, mentre il resto era il caos, vi erano detriti ovunque e qualche albero secco arso dal fuco. La delusione fu la prima emozione che provai, era esattamente come i Punitori lo avevano raccontato. 
Anche Thomas, salendo li sopra, doveva averlo visto e non potei fare a meno di domandarmi che cosa avesse pensato nel momento in cui aveva visto ciò che era rimasto del nostro mondo. 
Improvvisamente sentii nostalgia del mondo immaginario che avevo lasciato, sentii nostalgia di un posto in cui non avevo mai vissuto veramente, di un posto che era solo nella mia mente.
Un debole suono ci avvertì che avevamo raggiunto la Sezione Speciale, così le porte si aprirono. 
Non ebbi il tempo nemmeno di guardarmi intorno, che subito venni colpita da una fitta di dolore al petto, nel vedere Thomas che cadeva in un enorme tubo, quello di cui mi aveva raccontato Nick, al centro della stanza. Vidi nel suo sguardo terrorizzato una bagliore di luce scintillare non appena incontrò i miei occhi. 
Corsi verso il bordo arrotondato del buco che vi era al centro della stanza e mi chinai per guardarvi dentro. 
-Thomas!- gridai e la mia voce fece eco tra le pareti in plastica del tubo, che da quassù sembrava scendere per chilometri. Nessuno rispose, era stato inghiottito da una luce gialla e poi era sparito. 
-Riley allontana da li!- mi ordinò una voce, era Newt. Era al mio fianco e non appena mi alzai, gli andai incontro stringendogli le braccia al collo. Aveva un buon profumo, non più di fango e sudore come nella Radura, ma uno tutto suo, era il profumo dolce della sua pelle. 
-Mi sei mancato così tanto, credevo di averti perso.- singhiozzai ormai sopraffatta dalle lacrime. Strinsi di più il mio viso tra i suoi vestiti puliti, mentre lui mi accarezzava i capelli con le dita. Mi sentii rabbrividire. 
-Non mi perderai mai.- La sua voce era tenera e mi sembrò di non sentirla da settimane. Avrei voluto chiedergli di ripeterlo ancora, ma quando aprii la bocca, qualcuno lo strattonò via da me.
-Ora basta, entra!- gracchiò un uomo alto dai capelli brizzolati. Aveva afferrato Newt per la maglia tirandolo indietro. 
-Lasciami andare!- si ribellò Newt scrollando le braccia. -Farò come dici, voglio solo salutare la mia ragazza.- 
-Newt spostati.- Nick si fece avanti colpendo la guardia con la canna del fucile, l'uomo tentò di reagire all'attacco, lasciando così la presa dalla maglia di Newt. 
Seguii con lo sguardo ogni movimento come a rallentatore quando, il piede di Newt, scivolò sul bordo tondeggiante del buco finendo per perdere l'equilibrio. 
-Newt,- Mi lanciai in avanti afferrandogli le mani che cercavano di aggrapparsi a qualcosa per tenersi su. Provai un dolore lancinante all'addome per via della brusca caduta, ma l'unica cosa davvero importante in quel momento, furono le mani di Newt intrecciate alle mie. -non lasciare la presa.- 
Mi sporsi di poco e vidi il suo corpo ciondolare pericolosamente nel nulla. Cercai di trattenere un urlo, lo sentii grattarmi la gola mentre parlavo. 
-Puoi lasciarmi andare, raggiungerò Minho e Thomas, troveremo un modo per salvarti.- I miei occhi non riuscivano a staccarsi dai suoi, continuai a guardarlo anche quando le lacrime iniziarono a scendere sul viso. Erano calde e salate sulle labbra.
-Non lascio andare anche te, non so nemmeno che cosa ci sia laggiù.- scossi la testa e tirai su con il naso. La paura di perderlo mi fece stringere ancora di più la presa sulle sue mani, lui sembrò accorgersene e mi fece segno di avvicinarmi. 
Mi stesi a terra, nonostante in quella posizione mi fosse più difficile tenerlo su. 
-Me la caverò... ti amo Riley.- Il suo viso era a pochi millimetri dal mio, i nostri nasi si toccavano e il suo alito caldo mi accarezzava le labbra. Una lacrima mi scese sulla guancia fino a raggiungere la bocca e in quello stesso istante, Newt fece un ultimo sforzo per tirarsi su abbastanza da far combaciare le nostre labbra. 
-Anche io ti amo.- dissi una volta che ci fummo allontanati. 
Chiusi gli occhi, pensando che se non lo avessi visto cadere, il dolore sarebbe stato meno intenso. Strinsi le sue mani quando ancora potei farlo e una volta pronto, fu lui a lasciarle andare. Un lampo di luce risalì il tubo, riuscii a vederlo nonostante avessi ancora gli occhi chiusi.
Un singhiozzo mi morì in gola, avvertii delle mani attorno alla vita che mi aiutarono ad alzarmi. Nick. 
E ora che dovevamo fare? 
Il rumore dell'ascensore che saliva riempì la stanza ovale. Mi guardai intorno per la prima volta e notai che anche da li, si riusciva a vedere il mondo esterno. Solo allora scorsi la luce scura che entrava dalle finestre, non era lucente come quella del sole che illuminava la Radura, ma era spenta e aveva un non so che di raccapricciante. Un terrore inesorabile mi attanagliò lo stomaco. 
-Io vado- sentii dire da Nick a un certo punto, quando l'ascensore era ancora a metà strada. -qualunque cosa ci sia la sotto io vado. Non posso abbandonare Minho, non un'altra volta.- disse con un'espressione mesta sul volto. 
-Vai, io ti seguirò non appena avrò capito qualcosa in più su tutto questo, non appena saprò che cosa dovremmo fare di preciso laggiù.- Lo vidi annuire e non appena fu pronto a saltare nel buco, mi voltai dandogli le spalle. 
Un'altro lampo di luce percorse il tubo, fino ad arrivare alla superficie e seppi che Nick era stato inghiottito da qualunque cosa ci fosse alla fine di quel passaggio. 
Poco dopo, il segnale acustico mi avvertì dell'arrivo di qualcuno. Le porte dell'ascensore si aprirono piano, sapevo fosse abbastanza grande da contenere almeno una decina di persone, eppure la Page era venuta da sola. 
Le rivolsi lo sguardo duro che prima era stato rivolto a me. 
-Per fortuna sei salva.- Fu la prima cosa che disse. Io rimasi impassibile, le sue parole non mi toccarono nemmeno, non era poi così brava a manipolare le menti delle persone come avevo sentito dire.
-Che cos'è quella specie di luce gialla dove hai mandato i miei amici?- Le parole che usai suonarono stupide, ma non sapevo in che altro modo descrivere ciò che avevo visto. 
Ci fu un momento di silenzio in cui la donna rimase a guardarmi, poi si avvicinò piano. 
-Si chiama Pass Verticale.- spiegò con il solito tono autorevole che mi infastidiva a tal punto dal volere che chiudesse la bocca. -È un portale che ti teletrasporta in un luogo da noi predefinito.-
-E questo dove porta?- 
La sua riluttanza nel non voler rispondere fu percettibile, ma alla fine cedette. Sembrava che ad ogni cosa che chiedessi lei non potesse fare a meno di rispondere. 
-Alla Zona Bruciata,- rispose. -è una parte di territorio dove ormai tutto è distrutto e dove gli unici esseri che ci vivono sono le persone, il cui cervello è stato compromesso del tutto dall'Eruzione.- Mi precedette come se già si aspettasse quella domanda. -Per questo non puoi andarci.-
-Però ci hai mandato Thomas... e Newt e Minho.- strinsi i denti e dalle mie labbra uscì un ringhio inferocito. Se non fossi stata così presa dalla rabbia, probabilmente mi sarei spaventata di me stessa. -Io ci vado.- dissi alla fine.
La Page fece uno scatto in avanti.
-No, non ci andrai!- 
Era a poca distanza da me quando decisi di saltare dentro al buco. La sensazione di vuoto, che già avevo sentito più volte nel sogno-realtà, non mancò neanche questa volta. 
Svuotai la mente e mi preparai a cadere quando, delle dita forti si attorcigliarono attorno al mio polso. Urlai per il dolore e alzai lo sguardo. Ava era sdraiata a terra proprio come me con Newt e mi teneva su con entrambe le mani. 
La pelle sotto la sua stretta stava diventando rossa e faceva male.
-Ho detto che non andrai con loro!- gridò e la sua espressione, sempre ben posata, andò in frantumi. -Tu sei mia figlia,- continuò ansimando per lo sforzo. -e farai ciò che ti dico.- 
Scossi la testa guardandola negli occhi azzurri come i miei. -Mai.- 
Raccolsi i piccoli residui di forza che mi restarono e iniziai a far sbattere il braccio contro la superficie dura del tubo, così che si decidesse a lasciarmi andare una volta per tutte. 
Diedi un altro scossone cercando di resistere al dolore. 
Strinsi i denti. 
Un'altra botta contro il tubo e le sue dite si sciolsero dal mio polso. 
Mi sentii cadere l'istante successivo. I capelli volarono all'insù, mentre boccheggiavo in cerca di aria. 
Udii un sonoro grido provenire dall'alto prima che il fascio di luce mi ricoprì, ingurgitandomi come fossi l'ultimo pezzo di cibo rimasto.
...

Fine prima parte.


SPAZIO AUTRICE

Cari lettori, voglio ringraziare tutti voi che siete arrivati fino alla fine della storia :) 
Spero tanto che vi sia piaciuta... se si, spero che continuerete a leggerla, perchè molto presto inizierò a pubblicare il sequel! 
Vi aspetto, grazie ancora a tutti quanti <3

Sara

   
 
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