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Autore: ChelseaH    06/10/2015    1 recensioni
Dove Harry e Louis pensano di non poter essere più incompatibili di così, finché Louis non riesce a trascinare Harry nei proprio guai.
“Non rispondere. Dimenticati dell’erba. Aspetta, ho un’idea... ricominciamo da capo.”
Così dicendo uscì dal negozio, lasciò passare due minuti esatti di orologio e rientrò.
“Buongiorno, sono Louis Tomlinson, sono qui per un colloquio,” disse allungando una mano verso Harry dall’altra parte del bancone.
“Tu sei pazzo,” disse Harry guardandolo come se fosse un alieno. “E comunque da dove vieni con quell’accento così marcato?”
“Donny.”
Harry lo fissò interrogativo.
“Doncaster,” ripeté usando il nome completo della cittadina dalla quale veniva. “Non l’hai letto sul mio curriculum? Sono abbastanza sicuro di averci scritto ‘Doncaster, patria dei gloriosi Rovers’.”

[Harry/Louis]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCE INSIDE

What makes the one to shake you down?
Each touch belongs to each new sound
Say now you want to shake me too
Move down to me, slip into you


 

In cui il Tower Bridge è il posto più romantico del mondo
Harry si massaggiò le tempie appoggiando i gomiti sul tavolo, troppe informazioni tutte insieme alle otto e mezza del mattino non facevano proprio al caso suo.
“Non dire a me che sono strano quando ti sei rifiutato di entrare in quattro Starbucks di fila impuntandoti per venire da Costa,” gli stava dicendo Zayn.
Be’, lui poteva anche aver sviluppato una strana allergia a Starbucks ma di sicuro non aveva tirato giù dal letto nessuno a quell’ora indecente del mattino per andare a caccia di un anello di fidanzamento. Anello di fidanzamento.
“Mi sembri confuso,” aggiunse Zayn azzannando il muffin che aveva di fronte.
Certo che era confuso.
La sera prima – anzi, la notte prima visto che era successo alle due di notte se non più tardi – Louis gli aveva chiesto se la mattina dopo poteva accompagnare al suo posto Zayn a fare commissioni, e Harry troppo assonnato per farsi domande aveva annuito sistemandosi meglio la testa nell’incavo della spalla di Louis, che lo teneva abbracciato accarezzandogli i capelli. Erano passate due settimane dall’inizio di quella routine – ammesso che di routine si potesse parlare – per la quale appena Niall si ritirava a vita privata lui e Louis si ritiravano nel suo letto e parlavano raccontandosi qualunque cosa bisbigliandosi nelle orecchie o mandando avanti la conversazione a spizzichi e bocconi fra un bacio e l’altro. Non avevano esattamente definito la loro relazione anzi, non ne avevano proprio discusso, ma a Harry piaceva quella nuova quotidianità fatta di baci rubati, gite in giro per Londra e uscite con gli amici. Per la prima volta da quando era sbarcato a Euston mesi prima, stava iniziando a sentirsi a casa.
“Insomma, io e Perrie stiamo insieme da più di un anno ormai.”
Giusto, l’anello di fidanzamento.
Louis non gli aveva specificato che le commissioni di Zayn fossero cercare un anello di fidanzamento per chiedere alla sua ragazza di sposarlo. Non che ci fosse qualcosa di male, ma fino a cinque minuti prima lui non sapeva nemmeno che Zayn avesse una ragazza fissa e lui non gli sembrava nemmeno il tipo da ragazza fissa.
Lascialo fare.
Guardò il messaggio di Louis in risposta al suo ZAYN VUOLE SPOSARSI?! e se lo immaginò a letto avvolto nelle coperte che gli rispondeva con un solo occhio aperto e poi rimetteva il cellulare sotto al cuscino e tornava a dormire. Immaginava che non fosse poi così d’accordo con quella storia se ufficialmente aveva mandato Harry a fare le sue veci perché lui aveva promesso a Liam di aiutarlo a fare qualcosa di non meglio specificato.
Ma i propositi matrimoniali di Zayn non erano l’unica notizia sconvolgente della sua mattinata, infatti il ragazzo era riuscito a trovare a Niall un lavoro nel negozio di prodotti pakistani dello zio. A quanto pareva detto zio aveva trovato i modi irlandesi di Niall molto esotici e quindi era stato disposto a soprassedere sul fatto che non fosse pakistano quando nemmeno Zayn era stato considerato idoneo, ed erano solo alla colazione, chissà cos’altro sarebbe successo entro il pranzo.
“Non so se chiederle prima di sposarmi o di venire a vivere con me, ho trovato questa villetta bellissima appena fuori Londra che mi sembra proprio l’ideale per iniziare a costruire qualcosa insieme. Dici che dovrei firmare il contratto della casa senza fargliela vedere e poi portarcela e farle lì la proposta? Però per la proposta avevo pensato a qualcosa di più tradizionale con entrambe le nostre famiglie presenti... sai si usa così dalle mie parti. Possibile che Louis non ti abbia detto niente di tutto ciò? Mi rifiuto di credere che passiate tutto il vostro tempo a darci dentro... oddio, passate tutto il vostro tempo a... no, non lo voglio sapere.”
A Harry andò di traverso il caramel macchiato, una bevanda che aveva iniziato a prendere ogni volta che non era con Louis perché gli ricordava la sera in cui si erano incrociati per caso a Waterloo. Tossì battendosi un pugno sul petto, aveva eliminato dal cervello il fatto che Zayn fosse l’unico a sapere di lui e Louis, perché Louis ovviamente non era riuscito a stare zitto anche se avevano deciso di tenere la cosa fra loro per il momento. E comunque da quando Zayn parlava così tanto? E da dove aveva intenzione di tirare fuori i soldi per una villa? Louis gli aveva detto più volte che i soldi non erano un problema per Zayn ma fino a quel punto?
“Non fare la fidanzatina timida,” rise Zayn. “Comunque mi sono fatto questo in previsione della proposta, Perrie non l’ha ancora visto,” così dicendo il ragazzo si alzò la manica della felpa e gli fece vedere un tatuaggio avvolto nella pellicola e con i contorni ancora vistosamente arrossati, poteva esserselo fatto al massimo il pomeriggio prima e raffigurava una ragazza che Harry dedusse essere Perrie.
“Credo che se il mio ragazzo si presentasse da me con la mia faccia tatuata sul braccio, una casa nuova e un anello di fidanzamento, scapperei dall’altra parte del mondo a nuoto.”
“Sicuro? Da come parla Louis invece sembrate prossimi al matrimonio.”
Harry ringraziò tutti i santi del cielo e della terra di non avere cibo in bocca o sarebbe stata la volta buona che si sarebbe soffocato.
“L-L-Louis non è il mio ragazzo!” balbettò e si sentì le guance avvampare.
Zayn lo osservò per un attimo prima di replicare, “Ah, quindi siete solo scopamici? Louis lo sa questo?”
Ora Harry era sicurissimo di essere diventato bordeaux fino alla punta delle orecchie. Non era giusto che Louis fosse libero di parlare di loro a Zayn e lui invece dovesse tenersi tutto dentro, e soprattutto non era giusto che Louis lo considerasse il proprio ragazzo senza renderglielo noto, era profondamente ingiusto che dovesse venirlo a sapere da Zayn davanti a un caramel macchiato invece che dai sussurri di Louis sotto le coperte.
Stronzo, gli scrisse ignorando Zayn che aveva ricominciato a parlare e parlare e parlare, al punto che iniziava quasi a pensare che Louis l’avesse morso passandogli il virus della propria parlantina. A partire da quella sera sarebbero tornati a dormire in letti separati, questo era sicuro.
Non riesco a dormire, mi mancano i tuoi riccioli, lascia perdere Malik e vieni qui.
O forse no.
 
“Okay, partiamo dal presupposto che generalmente non mi piace parlare degli affari miei. Ma mi sembri un ragazzo affidabile e sei l’unico a cui posso chiederlo. Non che mi importi.”
Eleanor si era seduta di fianco a lui allungandogli una tazza di caffè.
Harry sapeva esattamente cosa la ragazza volesse chiedergli, aveva atteso e temuto questo momento per giorni e a quanto pareva ora era arrivato.
“Sembra una cosa seria,” le rispose portandosi alle labbra la tazza ed evitando il contatto visivo.
“No in realtà no. Non ho mai pensato che io e Louis fossimo anime gemelle o cose simili, era abbastanza ovvio che non funzionassimo insieme. Ma... è come se stavolta ci fosse qualcosa di diverso, come se mi avesse lasciata per un motivo serio. Ha senso quello che sto dicendo?”
Ne aveva fin troppo ed era la seconda volta in un giorno che qualcuno gli diceva che lui era importante per Louis. Si sentiva come uno scolaretto alla sua prima cotta, con tutte le paranoie annesse. In quelle settimane aveva cercato di pensarci il meno possibile e di vivere il momento, ma la verità era che moriva dalla voglia di definire la relazione, di raccontarlo a Niall, a Gemma e a sua madre e di urlarlo al mondo perché la verità era che Louis gli piaceva molto più di quello che fosse disposto ad ammettere a se stesso ma aveva una paura assurda che la cosa non fosse reciproca. Invece perfino Eleanor pensava che lo fosse, anche se in realtà non era proprio ciò che aveva detto.
Sospirò.
“Ha un’altra vero?” Eleanor si unì al suo sospiro.
“Non ti ha tradita, se è questo che volevi sapere.”
Bugia, bugia, bugia.
Mezza bugia, in fondo Louis l’aveva lasciata subito dopo averlo baciato la prima volta, poteva essere considerato tradimento? Harry scosse la testa sconsolato, forse non era poi il caso che continuasse a lavorare a così stretto contatto con Eleanor nonostante la paga fosse ottima, il lavoro gli piacesse e il suo armadio si fosse più che raddoppiato in un lasso di tempo brevissimo.
“Questo vuol dire che c’è un’altra. Dove l’ha trovata se passa tutto il suo tempo libero a farsi di canne con Zayn?”
“Se hai questa opinione di lui perché ci stavi insieme?” Harry non avrebbe voluto essere così brusco, ma le parole gli erano uscite dalla bocca ancora prima che potesse rendersene conto. Aveva appena scoperto che non gli piaceva sentir parlare così di Louis e sentì l’irritazione propagarsi in ogni fibra del suo corpo, la stessa irritazione che l’aveva pervaso per ragioni completamente diverse ogni volta che si trovava in presenza di Louis prima che lui e Louis iniziassero a legare. Ma quella era irritazione dovuta la fatto che stava reprimendo inconsapevolmente ciò che stava nascendo dentro di lui, questa invece era irritazione dovuta al fatto che qualcuno stava entrando nel suo territorio e lo stava dissacrando.
A quel paese tutto, pensò, in fondo prima o poi Eleanor avrebbe scoperto di lui e Louis e sarebbe stata lei ad allontanarlo, tanto valeva essere lui a fare la prima mossa.
“Ti ringrazio molto per quello che hai fatto per me nelle ultime settimane, ma non credo di essere tagliato per questo tipo di lavoro,” le disse restituendole la tazza di caffè ancora mezza piena e andandosene cercando di non farle capire quanto fosse teso e nervoso.
 
In paese gira la voce che il tuo nuovo ragazzo abbia rotto il naso a Charles. C’è qualcosa che vuoi condividere con noi, tesoro?
Harry rilesse due volte incredulo il messaggio che la madre aveva appena mandato nella chat che avevano in comune con Gemma. Si era completamente dimenticato di Charles e non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello ciò che era ovvio, ovvero che il ragazzo avrebbe raccontato le sue disavventure londinesi a tutti una volta tornato a casa.
Nuovo ragazzo??? LOUIS???
Questa era Gemma e a Harry stava venendo un mal di testa assurdo.
Louis? Il ragazzo che vive con te? Non posso credere di non sapere nemmeno che faccia abbia.
Eccoti ma’.
Due secondi dopo nella conversazione comparve una foto di lui e Louis che parlavano con fare cospiratorio, Gemma doveva averla scattata a tradimento qualche sera prima quando erano andati tutti al pub insieme. Chissà da quanto tempo l’aveva capito...
Tesoro ma siete meravigliosi!
Vero ma’? Dovresti vedere come amoreggiano pensando che nessuno intorno a loro se ne possa accorgere!
“Non posso crederci, per una volta che tutto sembra filare come si deve per la nostra economia domestica tu cosa fai?!” La voce di Niall lo riportò improvvisamente al soggiorno del loro appartamento, dove aveva appena finito di raccontare a Niall e Louis che in un certo senso si era licenziato.
“Alla buon’ora!” esclamò Louis con la bocca piena.
Avevano ordinato al cinese per non cucinare e Harry non sapeva se mettersi a ridere o piangere di fronte alle due reazioni diametralmente opposte di Niall e Louis.
“Alla buon’ora?! Ricordami perché abbiamo acconsentito a farti stare qui?” chiese Niall piccato.
“Harry non poteva continuare a lavorare con Eleanor, era pura follia.”
“È la tua ragazza Tommo!”
“Eddai Nialler, sei davvero così tardo?!”
“Basta! Non mi sentivo a mio agio, in fondo posso sempre tornare a lavorare con Liam, gli ho già parlato,” Harry si sentì in dovere di intervenire prima che Louis raccontasse tutto anche a Niall come aveva fatto con Zayn. Non che Harry volesse tenerlo all’oscuro, ma voleva essere lui a dirglielo e comunque quello non gli sembrava il momento più adatto.
“No, non sono così tardo Tomlinson. Cosa credi, che sia sordo e non vi senta pomiciare ogni santa notte?”
“Allora non fare finta di non sapere perché Harry non poteva continuare a lavorare con la mia ex e non fare nemmeno finta di non sapere che io e lei ci siamo lasciati.”
“Lo sai che è maleducazione parlare con la bocca piena?”
“Volete smetterla? Ho un’emicrania assurda,” si lamentò Harry, ormai troppo stanco per chiedersi da quanto Niall lo sapesse o da quanto lo sapesse Gemma o quanto ci avrebbe impiegato sua madre a farsi una gita a Londra per conoscere Louis. “Vado a dormire,” decretò abbandonando il suo piatto sul pavimento e lasciandoli soli.
Circa un quarto d’ora dopo sentì Louis entrare nella stanza, ma quando si infilò nel suo letto da sopra le coperte si rese conto che non era Louis ma bensì Niall.
“Avrei solo voluto che me lo dicessi tu,” lo rimproverò.
“L’avrei fatto se non l’avessi capito da solo,” bofonchiò Harry tirandosi le coperte fin sopra la testa.
“Allora facciamo finta che non l’abbia capito,” Niall gli scoprì la testa e lo costrinse a guardarlo in faccia alla debole luce dei lampioni che entrava attraverso la finestra.
“Credo che io e Louis stiamo insieme.”
“Credi?” ridacchiò Niall. “La maggior parte del tempo non lo sopporto ma sono così felice per te Harry!” disse buttandoglisi addosso e stritolandolo in un abbraccio. “Quando sei venuto a vivere qui eri un piccolo pulcino bagnato che pensava che la sua vita amorosa fosse finita per sempre e ora guardati, innamorato del primo psicopatico che ti è passato di fronte, ma pur sempre innamorato!”
“Non ho mai detto di essere innamorato!” piagnucolò Harry cercando di liberarsi dalla presa di Niall.
“Be’ ma lo sei, lo sei stato fin dal primo istante, perché credi che abbia sopportato quell’essere così ingombrante senza fiatare?”
Harry si ritrovò a sorridere, a quanto pare Niall aveva capito molto prima di lui tutto quanto.
“Non sono innamorato,” ripeté, con meno convinzione perché in realtà non era per niente sicuro che fosse vero.
“Dì pure al tuo amore che stasera sei tutto mio, devi raccontarmi tutto.”
 
***
 
“Dimmi qualcosa che non so Tommo,” rise Liam e Louis scrollò la testa irritato, che senso aveva andare da qualcuno con tutto l’entusiasmo di questo mondo se poi questo qualcuno ti rispondeva così?
“Oh be’, scusa per averti reso partecipe della mia vita sentimentale.”
Liam stava ridendo di gusto davanti allo specchio, intento com’era a mettersi il cerone bianco sul viso.
“La prossima volta che vuoi mantenere una relazione segreta, evita di lanciare sguardi così eloquenti al tuo amante oppure di tentare di prenderlo per mano da sotto i tavoli ogni volta che ne hai l’occasione.”
A Louis non sembrava di essere stato così ovvio, eppure tutte le persone che avevano intorno erano arrivate da sole a capire che lui e Harry stavano insieme, nonostante lui e Harry non si fossero mai detti di stare insieme e non fossero mai nemmeno usciti per un appuntamento vero e proprio. Forse era il caso di rimediare anzi, era decisamente il caso di rimediare e di portare la loro relazione fuori dalle quattro mura della loro camera, per poi riportarla dentro al letto e approfondirla e-
“Ti senti bene? Sei più rosso di un peperone,” Liam lo stava osservando preoccupato, del tutto ignaro dei pensieri che gli stavano passando per la testa.
“Dammi qua e fatti gli affari tuoi,” borbottò lui rubando il cerone dalle mani di Liam e iniziando a sua volta a truccarsi. Non era la prima volta che pensava a come sarebbe stato approfondire la conoscenza fisica con Harry e il pensiero da un lato lo terrorizzava perché era un campo del tutto nuovo per lui, dall’altro invece avrebbe solo voluto prendere Harry, sbatterlo al muro, strappargli i vestiti di dosso e... una cosa alla volta, si disse deglutendo sonoramente. Finì di imbiancarsi il viso, sistemò il nasone rosso al proprio posto e poi andò a frugare nello zaino alla ricerca del cellulare, il tutto sotto allo sguardo scettico di Liam.
“Che cavolo, devo aver lasciato il telefono a casa. Mi presti il tuo Payno? Devo solo mandare un messaggio.”
Liam gli allungò il proprio cellulare e tornò a sistemarsi davanti allo specchio per finire ciò che aveva iniziato prima che Louis lo spodestasse.
Ci vediamo alle otto fuori dallo Starbucks di Victoria. È un appuntamento, Styles.
Louis premette invio tutto soddisfatto di se stesso poi, nonostante il suo rapporto con Londra fosse molto migliorato negli ultimi tempi, iniziò a temere che Harry si potesse perdere nell’oceano di persone che transitavano per Victoria a quell’ora di sera.
Cambio di programma, vediamoci a Southbank allo skatepark.
Ora sì che era decisamente soddisfatto di se stesso e dell’idea brillante che aveva appena avuto.
Fai otto e venti.
Aggiunse poi, pensando che gli ci sarebbe voluto più tempo per arrivare lì da dove si trovava.  Il cellulare gli vibrò fra le mani e vide che c’era un messaggio in entrata da parte di Harry.
Oh Liam, aspettavo questo momento dal giorno in cui ci siamo conosciuti!!! Non dirlo a Lou però!
Louis scoppiò a ridere e arrossì leggermente a leggere quel Lou.
Idiota! Sìì puntuale e fammi il favore di non perderti che non ho il cellulare con me e non posso venirti a salvare.
 
Louis rabbrividì quando una folata di vento lo investì in pieno e si maledì per non essersi portato una felpa, un giubbino o una qualunque cosa da mettersi addosso. Così eccolo lì a camminare nella sera londinese con solo una maglia a mezze maniche addosso – pure piuttosto scollata – solo perché quando era uscito di casa poco prima di mezzogiorno il debole sole che spuntava dalle nuvole gli aveva dato l’illusione di calore nonostante fosse quasi inverno. Guardò l’orologio e imprecò, come se il freddo non fosse stato abbastanza, era pure in ritardo di venti minuti abbondanti e lui se fosse stato in Harry se ne sarebbe già tornato a casa irritato. Ma Harry no, Harry era una persona molto più brava e paziente di lui, e si ritrovò a sorridere improvvisamente dimentico del freddo quando vide da lontano la sua sagoma sdraiata su uno dei muretti che delimitavano lo skatepark, i riccioli che ondeggiavano ribelli al ritmo del vento.
“Da lontano ti avevo scambiato per un barbone che si era già sistemato per la notte,” gli disse raggiungendolo e chinandosi a dargli un bacio fra i capelli.
Harry si alzò e lo osservò.
“Sicuro che sia io il barbone? Pensavo fosse un appuntamento galante! E comunque sei in ritardo,” il tono del ragazzo era serio ma Louis vide il sorriso nei suoi occhi.
“Scusa se stavo lavorando!” replicò, nonostante fosse indubbio che fra i due il barbone era decisamente lui. Harry era vestito in maniera impeccabile: innanzitutto aveva una sciarpa, lui, il cappotto era leggermente sbottonato e sotto si vedeva una camicia bianca con una fantasia nera, portava dei jeans neri così aderenti che per un attimo credette fossero uno dei tanti leggings delle sue sorelle e ai piedi i suoi ormai inseparabili stivaletti da ottanta sterline che usava al posto di quelli originali su cui era riuscito a mettere le mani e che non indossava mai per paura di rovinarli. Poi c’era lui, lui con i suoi pantaloni della tuta di una taglia più grandi per stare più comodo e che sembravano più un pigiama che altro, maglietta a maniche corte, Vans nere ai piedi e capelli che fra il lavoro e il vento londinese dovevano essere in uno stato pietoso.
“Ho un regalo per te,” gli disse Harry mantenendo l’espressione seria e allungandogli un sacchetto che aveva fatto materializzare da chissà dove. Louis lo prese e dentro ci trovo una felpa, il suo giubbino e la sua cuffia di lana.
“Ti prego sposami!” esclamò tirando fuori il tutto e infilandosi di corsa la felpa. “Questa è tua,” osservò dopo averla indossata.
“Sì, non riuscivo a trovarne una tua che fosse stirata,” rise Harry vedendo che all’interno del capo potevano tranquillamente starci due Louis. “Sei così piccolo.”
Louis stava per difendere la sua corporatura quando Harry lo avvolse in un abbraccio.
“È cibo quello che hai abbandonato li in terra?” gli chiese poi scostandosi e Louis si ricordò del sacchetto del McDonald che aveva posato in mezzo all’erba quando si era chinato a baciarlo.
“È la nostra cena per essere più esatti,” disse fiero di se stesso mentre recuperava il sacchetto. Prese Harry per mano e lo trascinò giù per le scale che portavano alle rampe, fino a quando non si trovarono nell’esatto centro dell’area dedicata allo skate. A quel punto si sedette sull’asfalto e lo invitò a fare lo stesso.
“Meglio mangiare prima che i panini diventino di ghiaccio,” gli disse.
“Questa è la tua idea di primo appuntamento? Molto igienico devo dire!”
“Non fare lo schizzinoso, Harold. Ti ho portato nel mio posto preferito di tutta Londra in un’ora in cui è deserto, è un po’ come se fossimo le uniche due persone sulla faccia della terra anche se siamo al centro di una delle città più caotiche del mondo.”
Harry si allungò verso di lui e gli stampò un bacio pericolosamente vicino alle labbra.
“Mangia, Styles,” gli intimò iniziando a togliere il cibo dal sacchetto e distribuendolo di fronte a loro. Okay, forse non era il massimo dell’igiene. E in più il cibo era freddo e il cibo freddo del Mc era pessimo. Louis si rese conto che probabilmente quello era il peggior appuntamento a cui Harry fosse mai stato.
“È vero,” disse Harry dando voce ai suoi pensieri. “Non sembra di essere al centro di una delle città più caotiche del mondo.”
No, Harry non stava dando voce ai suoi pensieri.
Harry si era appoggiato sulle gambe incrociate il cartone con le patatine e le stava mangiando di gusto nonostante fossero fredde, guardandosi intorno sorridendo. Louis seguì il suo esempio e addentò uno dei due panini, e anche se non sapeva più di nulla tranne che di freddo, si ritrovò a sorridere a sua volta. Harry mangiava in silenzio, ogni tanto si scostava i riccioli che il vento gli buttava di prepotenza sul viso e aveva un’espressione serena. Sembrava genuinamente felice di essere lì e per Louis era tutto così strano e nuovo che sentiva il cuore pulsargli con violenza in gola. Si sentiva come uno scolaretto alla sua prima cotta, come un adolescente con la sua prima ragazza – o in questo caso, il primo ragazzo.
“Non posso credere che tu ti stia divertendo, è l’appuntamento peggiore di sempre.”
Non sapeva perché l’aveva detto, non voleva rovinare la magia del momento ma dall’altra parte non voleva nemmeno illudersi che Harry si sentisse come lui.
“Scherzi? Sei riuscito a creare un centro del mondo nel quale siamo le uniche due persone esistenti. Nessuno l’aveva mai fatto per me. Non credevo nemmeno fosse possibile.”
Louis ancor prima di pensare a ciò che stava facendo lasciò cadere il panino, si allungò verso Harry e lo baciò. Lo sentì sorridere sulle proprie labbra, lo sentì afferrarlo per un braccio e tirarlo ancora più a se, fino a quando entrambi persero l’equilibrio e si ritrovarono distesi sull’asfalto della pista. Ma le loro labbra non sembrarono risentirne, le loro labbra continuarono a cercarsi avide.
 
Stavano passeggiando lungo il Tamigi e Louis si rese conto di quanta strada avessero percorso solo quando vide approssimarsi le luci del Tower Bridge. Si stavano tenendo per mano, le dita intrecciate, e quasi non avevano aperto bocca da quando avevano lasciato lo skatepark ma non era uno di quei silenzi ingombranti e imbarazzanti, era come se entrambi non volessero altro che la reciproca vicinanza e tutto il resto non importasse. Era una bella sensazione.
“Pensavo che il Tower Bridge fosse più lontano,” fu Harry a rompere il silenzio, fissando il ponte in lontananza.
“Abbiamo camminato per quasi un’ora,” puntualizzò Louis.
Harry si fermò di scatto e lo attirò a se. Louis si ritrovò con la schiena appoggiata al suo petto, le sue braccia che lo stringevano forte.
“Quando era piccola Gemma diceva sempre che il ragazzo che l’avrebbe portata sotto al Tower Bridge di notte, sarebbe stato l’uomo della sua vita. Sosteneva che fosse la cosa più romantica del mondo anche se non aveva mai visto Londra.”
Louis chiuse gli occhi e Harry si chinò su di lui fino a quando non si ritrovarono guancia contro guancia.
“Harry Styles, vuoi essere il mio ragazzo?” gli chiese senza riaprire gli occhi.
“Pensavo di esserlo già.”
“E io pensavo volessi sentirtelo chiedere.”
“Gemma sarebbe molto orgogliosa di te.”
Lo sentì sorridere e improvvisamente sperò che il tempo si fermasse.
Non aveva mai desiderato che il tempo si fermasse, anzi aveva sempre ritenuto abbastanza stupida l’espressione vorrei che il tempo si fermasse ora, perché qualcuno avrebbe dovuto voler fermare il tempo e bloccare un istante, quando c’erano così tanti altri istanti e momenti da vivere? Perché esistevano istanti perfetti e ne stava sperimentando uno per la prima volta nella sua vita, ecco perché.
“Non mi hai risposto.”
“Sì, Louis Tomlinson.”
 
NOTE.
Come probabilmente ho ripetuto alla fine di ogni capitolo, questa è una storia molto "easy", paranoie-free, leggera e dove l'amore trionfa ad ogni angolo della strada just for the sake of it e sarà sempre più così da qui alla fine, giusto per avvisare xD
Btw, volevo ringraziare tutti voi che siete arrivati a leggere fin qui, sperando che la storia possa continuare a piacervi ^_____^

 
   
 
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