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Autore: Il_Genio_del_Male    06/10/2015    6 recensioni
Sehun farebbe volentieri a meno dei sentimenti, ma non può.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Kai, Sehun, Sehun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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PAIRING: Sono monotona, chi già mi conosce lo sa.

GENERE: Angst, Sentimentale, Slice of life.

AVVERTIMENTI: Fagiani in lòv, Slash, un po’ (molto) di inevitabile OOC.

DISCLAIMER: Nessun membro degli EXO mi appartiene (anche se vorrei adottarli in massa, ma vabbè); fyccina scritta assolutamente non a scopo di lucro: non guadagno nulla dalla mia attività di fangirlamento compulsivo. Tutti loro sono ampiamente maggiorenni.

NOTE: La Musa non mi ha ancora abbandonata. E’ giusto precisare, però, che l’ispirazione me l’ha data una fanfiction angstissima del fandom di The Eagle of The Ninth, letta su AO3 e di cui non ricordo il titolo.

Buona lettura (si spera)!

 

 

 

 

 

E non soffro se mi sento solo,

soffro solo se mi fai sentire dispari.

(Marta sui Tubi)

 

 

 

Se il genere umano fosse in grado di stare al mondo senza provare sentimenti di alcun genere, pensa Sehun, la vita sarebbe tanto più semplice. Meno piacevole, probabilmente; monotona. Ma facile. Scorrerebbe via liscia come l’olio, serena, priva di complicazioni. I sentimenti sono una fregatura. Sehun salva a stento le emozioni –solo quelle positive. Detesta paura e tristezza, guarda con sospetto alla malinconia. Rifugge la noia quasi fosse peste; cerca di schivare quando possibile, non sempre cavandosela, rabbia e risentimento.

Jongin è una delle cause della sua ostilità nei confronti dei sentimenti, o meglio, la principale. Forse l’unica? Sehun non ne è sicuro e, francamente, non gli interessa granché sviscerare la questione. La sua sola certezza, al riguardo, è che se anni fa lui e Jongin non fossero stati reclutati dalla SM, il loro futuro avrebbe preso ben altra piega.

Non sarebbero diventati star internazionali, innanzitutto. Non avrebbero conosciuto il sapore inebriante della notorietà né quello corrosivo dello smarrimento e dell’abbandono. E di sicuro non si sarebbero ritrovati, durante uno dei rari giorni liberi, a infilarsi reciprocamente le mani nelle mutande, in seguito costretti a darsi appuntamento nel soggiorno ad orari improbabili, e scopare alla bell’e meglio sul divano o stesi sul tappeto soffocando i gemiti, attenti a non lasciare macchie rivelatrici.

A lungo andare, però, il loro comodo e in un certo senso confortante status di (tromb)amici non aveva retto l’assalto di massicce ondate di ossitocina; più precisamente, Sehun non lo aveva retto. Aveva cominciato a fantasticare di immaginari appuntamenti al cinema per pomiciare e ingozzarsi di popcorn, stupidi mesiversari, regalini altrettanto sciocchi e imbarazzanti, sesso consumato su un letto vero e proprio, mano nella mano, lento e morbido. E ci aveva provato, dannazione, aveva provato a tramutare quelle fantasie in realtà. Tuttavia, ad ogni sua proposta Jongin replicava talvolta strabuzzando gli occhi, talvolta non cogliendone affatto i sottintesi (“Ok, sento se gli altri si vogliono unire a noi”), spesso rifiutando con la scusa che, altrimenti, i loro compagni si sarebbero insospettiti.

Sehun non era scemo e, seppure a malincuore, aveva mangiato la foglia. Per Jongin non era cambiato nulla. I sentimenti non lo avevano ghermito –beato lui. Beato lui davvero.

 

 

Una sera si presenta l’occasione che Sehun aspetta da tempo. Il loro manager è riuscito a procurarsi dei biglietti per l’ultimo concerto dei Super Junior e Baekhyun, Chanyeol, Yixing, Jongdae e Minseok decidono di approfittarne. Joonmyun, invece, dichiara di essere troppo stanco e propone un tranquillo torneo di poker in dormitorio. Solo Kyungsoo accetta, sfregandosi le mani con maligna anticipazione al pensiero di potersi intrattenere in incontri ravvicinati del terzo tipo con il proprio uomo per almeno un paio d’ore. A Sehun non resta che cedere la camera ai piccioncini e a cercare rifugio presso Jongin. Lo trova spalmato sul letto, un romanzo in mano; sulla copertina candida e lucida spicca il nome dell’autore, Murakami Haruki.

“Ehi”.

“Non ti hanno insegnato a bussare prima di entrare in una stanza?” chiede continuando a leggere.

Sehun scrolla le spalle. “Da quando sei così formale?”

“Sono pudico, è diverso” infila un segnalibro tra le pagine. “Che ne sai, avrei potuto essere nudo”.

“Nulla che non abbia già visto” commenta con un sogghigno. Gli si stende accanto, prono, puntellando i gomiti contro il materasso.

Jongin arrossisce e appoggia il libro sul comodino. “Avrei potuto essere impegnato-”

“A farti una sega?” lo interrompe. “Ti avrei aiutato volentieri” strizza l’occhio, lascivo.

“Con qualcuno” dice in un soffio, lo sguardo basso e vergognoso. “Ci sarebbe potuta essere un’altra persona, qui con me”.

Sehun non se lo aspettava. Non di venire sostituito così in fretta. Da chi, poi? Impallidisce e blocca ogni suo movimento, raggelato. Un macigno tiratogli in testa sarebbe preferibile a quello, assai più pesante, che gli si piazza sulla bocca dello stomaco.

“Hai una storia?” domanda, la lingua ruvida come carta velina. Che sia questa la fine?

Il silenzio grava su di loro. “Non sarebbe comunque affar tuo” il tono di Jongin è deliberatamente ostile. Non è da lui servirsi delle parole come arma di offesa. Ma se è questo il suo intento, realizza Sehun con una fitta al cuore, avrà pane per i suoi denti.

“Non hai del tutto ragione, amico: non ci tengo a beccarmi una qualche malattia venerea, perciò ricordati di usare sempre il preservativo, grazie”.

Si sporge verso di lui -una manciata di centimetri- e gli ficca la lingua in gola. Lo sente irrigidirsi sotto di sé mentre si mette a cavalcioni e gli serra i fianchi con le cosce, una mano che scivola sotto la maglietta a contatto con la pelle calda e tenera del ventre. Percepisce il disagio di Jongin, neanche fosse un cazzo di verginello; se lo merita, pensa cupamente. Perché dovrebbe essere gentile? E’ solo sesso. Non è speciale né romantico.

Dopo un primo momento di passività, Jongin si ribella e se lo stacca di dosso. Bruscamente, i capelli arruffati e le labbra rosse, le mani artigliate con fermezza alle sue spalle. “Che cazzo ti prende, Sehun?” lo scruta accigliato.

“Lo chiedi a me?” quasi ride. “Mi pare evidente. Per quale motivo credi sia venuto da te, a quest’ora, con il dormitorio libero? Ho voglia di scopare, nient’altro” e mente, mente, mente. “Hai bisogno che ti rifili qualche lagna sdolcinata per fartelo venire duro? Vuoi che ti dica che sei bello, sexy, che mi piaci?”

E’ la verità, ma sa di non poterlo ammettere. Jongin glielo impedirebbe, negherebbe l’intensità di ciò che prova, con la crudeltà ottusa che solo le persone buone possiedono.

Jongin non risponde. Non lo tocca. Infine, quando si degna di replicare, l’espressione sul suo volto è dura come pietra ed estranea, terribile. “Non avevo capito che venissi a letto con me solo perché ti senti solo” mormora, e gli occhi sono buchi neri che annientano, la bocca si piega in una smorfia amara. “Vattene”.

Sehun batte le palpebre. “Cosa?”

“Vattene” scandisce con ferocia. “Non ti sopporto quando fai lo stronzo. Tornatene di là e datti una calmata. Quando ti sarai ricordato come si comporta una persona civile, ne riparleremo”.

Sehun obbedisce, talmente attonito -esilarato, se la situazione non fosse tragica- da non opporre resistenza. Non riesce nemmeno ad incazzarsi. E’ assurdo. Annichilente. Arrivato alla porta, la apre e indugia sulla soglia un istante ancora.

“Se ti sei stancato di me non hai che da dirlo, sai” dice rivolto al muro.

Jongin lo osserva allontanarsi e scomparire nel buio del corridoio. Un singulto gli scuote il petto. “Coglione” sussurra, e non sa se stia insultando se stesso o Sehun.

 

 

 

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Ne dubito fortemente, ma in caso abbiate apprezzato questa one-shot e vi incuriosisse  seguire in diretta i miei scleri vi lascio il link della mia pagina Facebook (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Alla prossima!

   
 
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