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Autore: ale_lu_maguire    06/10/2015    3 recensioni
Era tutto così tranquillo, tutto era come doveva essere sia per Regina che per Robin. Finalmente erano così felici ma qualcosa minacciava questa felicità, minacciava di rovinare la loro famiglia.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
 
“L’amore vero è una rarità,
ed è l’unica cosa che dia un senso
alla vita.”
Nicholas Sparks
 
 
 
 
Era ancora appoggiata contro il muro quando una guardia iniziò a bussare e bussare ripetutamente fino ad entrare senza aspettare una risposta dalla sovrana di quel regno. Regina voleva solo ritornare a casa, voleva solo ritornare dalla sua famiglia, voleva tornare a Storybrooke la sua vera casa.
-Maestà dovete venire con me deve dare il suo consenso alle decapitazioni- disse la guardia aprendo la porta per farle strada.
-Decapitazioni?- chiese ingenuamente la donna.
-Si vostra altezza- rispose il soldato.
-Ma io non ho dato nessun ordine- aggiunse la mora alzandosi per poi asciugarsi il viso.
-Oh si che avete dato degli ordini, e lo avete fatto ieri sera- disse la guardia.
-C-cosa? Non può essere!- Regina non capiva cosa diamine le stava succedendo, forse suo padre aveva ragione, forse quelle voci la stavano facendo cambiare e lei non si ricordava cosa aveva fatto la sera prima.
-Maestà ma che vi prende?- chiese la guardia stranita dal comportamento della donna. In quell’istante lo sguardo di Regina iniziò a mutarsi, a diventare sempre più cattivo, sempre pieno di odio e di vendetta.
-Allora? Cosa stiamo aspettando, avanti portami da loro ho voglia di strappare cuori, e poi che diamine indosso?- chiese guardandosi allo specchio per poi notare quei vestiti fuori dal normale, quei vestiti letteralmente strani per quel mondo. Schioccò le dita e quel lato che aveva tenuto a bada per tutto quel tempo, quel lato che aveva eliminato dalla sua vita, era ritornato per completare ciò che aveva lasciato a metà. Il vestito nero, il suo vestito nero da EvilQueen era ritornato sul suo corpo.
-Mi sei mancata- sussurrò la mora guardandosi un’ultima volta allo specchio per poi seguire quella guardia che era venuta a chiamarla.
-Ecco a voi vostra maestà. Questa è la donna che non vi ha voluto svelare dove fosse Biancaneve- disse la guardia.
-Si ricordo bene il suo viso. E ricordo anche che puzza di plebe- disse la donna afferrandole il viso.
-Siete un mostro- disse la donna dalla carnagione un po’ scura.
-Peccato che a me piace essere un mostro. Guardie, fate di lei ciò che volete- disse la Regina lasciandola in mano alle guardie per poi uscire dalle prigioni reali.
-Vostra altezza abbiamo beccato un piccolo furfante! Stava rubando nelle terre reali!- disse la guardia tenendo per il braccio il bambino.
-Merita una punizione vostra altezza! E tu moccioso stai fermo!- aggiunse la guardia mentre Regina osservava quel bambino dall’aria famigliare.
-Il mio nome è Roland! E mi fai male!- disse il bambino che poteva avere si e no sei anni.
-Concordo, puniscilo- concluse in fretta la Regina.
-Bene vieni qui- disse l’uomo portandolo in piazza, per far vedere a tutti cosa succede a chi ruba nelle terre reali.
-Tutto bene altezza?- chiese un uomo al suo fianco, sempre un soldato. Regina non rispose, stava osservando quel bambino che le ricordava qualcuno, ma quel qualcuno in quel momento le sfuggiva. Il bambino continuava a stare zitto, finchè prima che il soldato decidesse di ucciderlo, si voltò verso la donna per guardarla negli occhi.
-FERMO!- urlò Regina per poi avvicinarsi al bambino mentre tutti iniziavano a mormorare.
-Lo sai assomigli molto a un bambino che conosco- sussurrò la mora al bambino.
-Davvero?- chiese il bambino.
-Si, si chiamava proprio come te. Roland- rispose la donna.
-E adesso dov’è?- domandò ingenuamente il bambino.
-Non lo so. Io sono arrivata qui ieri e ho perso ogni contatto con lui- rispose la donna alzandosi.
-Su adesso torna dal tuo papà e se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere piccolo- disse la mora voltandogli le spalle.
-Dopotutto non sei cattiva come dicono. Audace e sfrontata ma non cattiva- disse il piccolo.
-C-cosa?- disse la mora voltandosi per poi non vedere più il bambino. quelle due parole, quelle semplici parole le fecero capire che quella non era lei, che tutto questo non era reale, era soltanto un’altra dimensione. Quelle furono le prime parole che le disse Robin quando si conobbero a Storybrooke, e lei le ricordava benissimo.
-Un attimo di attenzione per favore- disse Regina avanzando di qualche passo in modo che tutti la vedessero.
-So che ho causato male, dolore e disperazione a tutti voi, ma voglio solo dirvi che questa non sono io. Io non sono la Regina Cattiva, io sono solo Regina, Regina Mills. Una donna che cerca di tornare da suo figlio e dall’uomo della sua vita. Una donna che è cambiata e che farebbe di tutto per tornare indietro e rimediare a tutti gli errori che ha fatto. Detto questo mi ritiro, non ho più niente da dire e vi chiedo scusa, scusa dal profondo del mio cuore- disse la ex Regina Cattiva per poi voltare le spalle a tutti e dirigersi verso l’entrata del castello.
-Ho fatto ciò che avrei dovuto capire ventotto anni fa nella foresta incantata- sussurrò la donna sedendosi davanti la grande scrivania e iniziare a sfogliare un libro in cerca di un modo per tornare a casa, la sua vera casa.
 
[x]
 
Stava camminando lungo una stradina nel bosco, quando il vento iniziò a farsi sempre più forte, e il cielo azzurro stava iniziando a sparire per far spazio alle nuvole grigie che non avrebbero portato soltanto pioggia e vento ma anche qualcosa che Robin non avrebbe mai immaginato.
-Che diamine?- sussurrò Robin andando verso l’accampamento dell’allegra brigata.
-Robin Hood- sussurrò una voce alle sue spalle.
-Chi sei?- chiese Robin voltandosi per poi trovare un uomo sulla sessantina d’anni.
-Henry, Henry Mills- rispose l’uomo.
-Henry? Il padre di Regina?- chiese il ladro avvicinandosi a lui senza timore.
-Si. Sono venuto per dirti che sta bene ed è viva, è solo intrappolata in un’altra dimensione. Mi ha detto di darti questo- disse l’uomo dando a Robin la metà dello specchietto che gli diede Regina.
-Che cosa devo farci?- chiese Robin esaminando lo specchietto.
-Non lo so mi ha detto di dartelo forse troverà un modo per mettersi in contatto con te- disse lui.
-Grazie puoi dirle una cosa da parte mia?- chiese Robin a Henry senior.
-Si certo- rispose l’uomo.
-Regina so che stai piangendo, ma tu sei forte più forte di tutto questo. Ti amo, Regina troverò un modo per riportarti a casa. Amore non importa ciò che succederà ti amo e questo, questo non cambierà mai- disse Robin.
-E’ fortunata ad avere un uomo come te. Adesso devo andare troverete un modo per tornare insieme- disse Henry facendo un cenno del capo per poi sparire dalla foresta e lasciare Robin di nuovo da solo.
-Ti riporterò a casa Milady- sussurrò il ladro osservando lo specchietto per poi ritornare sui suoi passi.
 
[x]
 
Stava ancora sfogliando quel vecchio libri di incantesimi quando con un solo movimento della mano lo fece cadere a terra, fece cadere a terra tutto ciò che si trovava su quel tavolo al centro di quella enorme sala.
-Niente! Non trovo niente!- urlò la mora innervosendosi.
-Voglio solo tornare dalla mia famiglia- sussurrò Regina sedendosi e incrociando le mani per nascondere il viso tra di esse e iniziare a piangere, piangere per debolezza e paura di non rivedere più Henry, Roland e Robin.
-Regina so che stai piangendo...- disse una voce da lei conosciuta.
-Robin? Robin!- urlò la mora non appena riconobbe la voce del suo amato.
-...tu sei forte, più forte di tutti questo- continuava a parlare come se non si accorgesse di lei. Regina iniziava a camminare e seguire la voce del suo uomo, la seguiva e seguiva fino ad arrivare nella sua stanza dove vide un uomo che dalle spalle sembrava lui.
-Robin?- sussurrò nuovamente la donna.
-Ti amo. Regina troverò un modo per riportarti a casa. Non importa ciò che succederà io ti amo e questo, questo non cambierà mai- disse lui per poi voltarsi.
-Robin- disse Regina in lacrime dopo aver sentito quelle parole.
-Lui ti ama- disse suo padre apparendo al suo fianco per poi far sparire Robin, o meglio una copia fatta da polvere magica.
-Ti ha detto tutto questo?- chiese Regina con lo sguardo fisso e intento a ricordare ogni singola parola di Robin.
-Si. Ti ama davvero molto. Ho fatto come hai detto, gli ho dato lo specchio- disse Henry senior.
-Lo amo papà voglio tornare da lui- ammise Regina.
-Tornerete insieme me lo sento e poi mia figlia prima non indossava vestiti meno spaventosi?- disse suo padre ridendo.
-Vero hai ragione- disse lei ridendo per poi schioccare le dita e cambiarsi d'abito.
-Che te ne pare di questo?- chiese la mora.
-Stai benissimo gli piacerai tantissimo- disse Henry.
-Proverò a mettermi in contatto con Robin tramite lo specchio- aggiunse lei.
-Bene se hai bisogno dai dove trovarmi- disse Henry per poi svanire nel nulla.
-Robin? Robin mi senti?- disse Regina guardando lo specchietto dopo averlo incantato per la seconda volta.
-Regina?- sussurrò una voce per poi essere accompagnata da un uomo all'interno dello specchietto.
-Robin o mio dio!- lo osservava come se lo avesse davanti in carne ed ossa, come se potesse sentire la sua presenza.
-Regina amore mio troverò un modo te lo giuro- disse Robin guardandola dritta negli occhi attraverso lo specchio.
-Dove sei adesso Robin?- gli chiese Regina osservando il paesaggio dietro di lui.
-Dove sei sparita milady- disse lui guardando la piazza ancora a pezzi.
-Nessuna magia può separarci Robin, tornerò da te, te lo prometto- disse lei mentre una lacrima  cadeva sullo specchietto.
-Nessuna magia può separarci milady. Hai ragione troveremo un modo- aggiunse lui mentre una luce si sprigionava da entrambi gli specchi.
-Robin!- urlò lei mentre non riusciva a vederlo.
-Milady!- urlò il ladro mentre lo specchietto si trasformava in un buco luminoso.
-Robin che succede!- urlò lei prima di essere trascinata via dal quella specie di portale. Era tutto cosi strano la luce li aveva separati dopo pochi secondi che si erano rivisti attraverso un pezzo di vetro. Tutto era avvolto da una luce bianca, una luce abbastanza forte da impedire a Robin di guardare cosa stesse succedendo.
-Regina!- urlò lui così, per vedere se riusciva ad ottenere una risposta dalla donna che amava. Riuscì a scorgere una figura all’interno di quella luce così intensa, cosi bianca e allo stesso tempo fastidiosa, era una figura femminile, una donna forse la sua donna.
-Robin!- urlò una voce femminile conosciuta dal ladro.
-Milady!- urlò lui pochi secondi prima che la luce esplodesse lasciando solo una persona, lasciando solo la sua donna li di fronte a lui.
-Milady- sussurrò lui non appena vide la sua amata a pochi passi.
-Robin- sussurrò anche lei quasi in lacrime e ancora prima che riuscisse a fare un passo si ritrovò stretta fra le sue braccia, stretta al suo amore, stretta alla sua unica ragione di vita.
-Mamma!- urlò Roland che li aveva raggiunti insieme ad Henry dopo aver sentito quell’enorme boato.
-Mamma mi sei mancata- urlò Roland correndo verso di lei per poi lasciarsi stringere.
-Mi sei mancato anche tu amore di mamma- rispose lei stringendolo.
-Henry, Henry vieni qui- aggiunse per poi stringerli entrambi.
-Mamma- sussurrò Henry stringendola forte.
-Vi prometto che ovunque io sia sarò sempre con voi, nessuna magia ci separerà mai- disse lei.
-Milady- disse Robin sorridendo.
-Sh non dire niente. Lo so. So che mi ami, so che non mi avresti mai lasciata li. So tutto amore mio- disse Regina dandogli un bacio davanti a tutti.
-Ti amo e non smetterò mai di dirtelo- disse lui accarezzandole il viso per poi prenderla per mano.
-Ometto non devi dire una cosa alla mamma?- chiese Robin al bambino.
-Mamma io, cioè ti aspetto ancora per la ciambella- disse Roland guardandola con tenerezza.
-Una ciambella eh?- disse Regina dandogli un bacio sulla guancia.
-Si mamma Roland non ha fato altro che comprare miriadi di ciambelle tutte per te- disse Henry ridendo.
-Che carino il mio ometto- disse Regina chinandosi verso di lui.
-Io non voglio solo le ciambelle, io voglio la mia famiglia e di conseguenza il mio Roland- aggiunse per poi toccargli il nasino.
-Milady ricordati che mi hai detto si- disse Robin ridendo per poi darle un bacio sulla guancia.
-Mm per cosa?- disse Regina guardando l’anello al dito.
-Non lo ricordi?- chiese Robin.
-Stupido certo che lo ricordo. Adesso ho fame e voglio la ciambella al cioccolato- disse Regina prendendo per mano Roland e Robin.
-Ehi e a me la mano?- disse Henry ridendo?
-Sei grande ormai Henry- disse Regina ridendo a sua volta.
-Non è vero per me rimane sempre il piccolo Hood-Mills, il piccolo principe della mia Regina- disse Robin prendendolo per mano.
-Ma a proposito Henry come va con Violet?- chiese Regina sorridendo.
-Ehm bene, cioè siamo amici- rispose lui arrossendo.
-Non ti dico la reazione di tua madre appena vi ha visti insieme al ballo di Camelot- disse Robin ridendo.
-Zitto tu non farmi passare per gelosa- disse Regina dandogli una gomitata allo stomaco mentre arrossiva.
-Mamma avanti- disse Henry ridendo una risata che contagiò tutti.
-Andiamo a casa adesso- disse la mora iniziando a camminare verso la sua casa, verso la loro casa dove sperava che niente poteva andare storto, e se fosse successo dell’altro loro erano forti e potevano superare qualsiasi cosa.
 
 
 
 
 
Nda.
Cari amici u.u eccovi il secondo capitolo di quella che doveva essere una one shot, e non dimenticate che dovrei scrivere il terzo capitolo con il matrimonio OutlawQueen e per questo mi aiuterà la mia puffa (si ancora devo dirglielo ahahaha) allora ci vediamo alla prossima miei cari e spero vi sia piaciuto one kiss my pretties hoodbye.
   
 
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