Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Loda    06/10/2015    3 recensioni
Quanto poco abbiamo conosciuto le vite di Petra, Auruo, Gunther e Erd e il loro rapporto con lo stesso Levi? Questa fan fiction va un po' indietro nel tempo e propone una possibile versione della loro storia all'interno della legione, con il punto di vista di Petra.
Personaggi: Levi, Petra, Auruo, Gunther, Erd, Hanji, Erwin, Eren più altri inventati.
[dal testo] Petra uscì dalla camera di Levi con circospezione e cercando di camminare piano - i suoi passi le rimbombavano minacciosamente nelle orecchie, le pareva impossibile che nessuno li sentisse. Era mattino presto e in cuor suo sperava che nessuno vedesse l'ennesima delle sue vergogne. Non fu abbastanza furtiva - quando mai era stata capace di nascondere qualcosa - perché incontrò Erd lungo il cammino e la sua colpevolezza le si dipinse in faccia. Erd l'aveva colta in flagrante e lei non seppe mentire. Lui era confuso, lei disse solo: "Non dirlo ad Auruo... Non dirlo a nessuno." La verità era che Erd non l'aveva colta in flagrante, solo che lei aveva voglia di parlare con qualcuno.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Auruo, Bossard, Erd, Gin, Gunter, Shulz, Petra, Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La squadra di Levi - capitolo 5
Capitolo V
 





Nei suoi sogni, morivano. Uno ad uno, prima Toimo, poi Erd, poi Auruo. Infine toccava a lei, lei che non aveva più abbastanza lacrime né abbastanza rabbia e si lasciava prendere.
Il capitano la guardava dall’alto senza battere ciglio, sospeso come un angelo indifferente; non l’aiutava perché, evidentemente, era morta – allora come faceva a vederlo?
Si svegliò risucchiando tutta l’aria che aveva a disposizione e quasi annaspò. Il suo cuore batteva forte e lei abbandonò la testa sul cuscino. Era ovvio che fosse solo un sogno, nei sogni non aveva mai abbastanza paura.
Si girò su un lato e quasi gridò per lo spavento. Illuminata debolmente dalla luce della luna che proveniva da fuori, Aniela era vestita di tutto punto e se ne stava in piedi vicino alla porta. Era bianca e immobile come uno spettro, e Petra cercò di ricordare se la sua compagna di stanza fosse già morta.
«Aniela? Non è ancora sorto il sole, che fai?»
Quella non rispose. Non vedeva l’ora che arrivasse il momento in cui sarebbero partiti per la spedizione, anche se non aveva affatto la faccia di chi non vede l’ora. L’attesa era così tanto peggiore del male.
«Devi dormire un po’, lo sai che non…» Petra si bloccò, senza sapere come continuare.
Lo sai che non sopravvivrai, stava pensando.
Il capitano Levi si raccomandava sempre di dormire la notte. Se dormite meno di otto ore la notte, diceva, le vostre probabilità di sopravvivenza si riducono del quindici percento. Se ne dormite meno di sei, si riducono del trenta. Se ne dormite…
Petra si distese, cercando di ignorare Aniela. Si era addormentata molto tardi, forse qualche ora prima, doveva assolutamente dormire almeno altre cinque ore… Ma il sole forse sarebbe sorto tra poco e lei aveva ormai il trenta percento in meno di possibilità di sopravvivere.
Aniela avrebbe avuto una percentuale in meno ancora maggiore, ma da tempo era già solo un’ombra.
La mattina, davanti alle mura ancora chiuse, Petra sentì per la prima volta una certa determinazione. Al suo fianco c’erano i suoi compagni: Auruo le strizzava l’occhio, Erd guardava dritto davanti a sé e Toimo, lui così timoroso, pareva avere il fuoco negli occhi. Il capitano Levi poi, lui era una statua di ghiaccio. Pareva invincibile e Petra si sentì il cuore infondersi di coraggio.
Cavalcarono molto, quella volta riuscirono a superare il limite che ormai non superavano più da varie spedizioni e quando scesero da cavallo per creare il nuovo confine e la nuova stazione di rifornimento fu una festa. La squadra di Levi aveva combattuto in prima fila e Petra era piena di graffi ed angoscia come sempre. Auruo aveva l’adrenalina a mille e una volta raggiunta l’abbracciò e baciò in fronte.
Toimo aveva il respiro affannoso ed Erd un sorriso incredulo, nonostante il sangue tra i denti.
«Staremo solo il tempo necessario, poi proveremo ad andare più avanti» li avvertì Levi col suo tono pacato prima di allontanarsi e dirigersi verso Erwin.
«Sei molto forte, Petra! Jeremie davvero non aveva capito niente» disse Erd, gentile e commosso. Mostrava una sincera riconoscenza, Petra gli aveva salvato la vita, o qualcosa del genere, le immagini nella sua mente erano veloci e già lei rischiava di dimenticarle.
«Siamo forti!» esultò Toimo. Era tanto timido, ma fuori dalle mura si trasformava. Parevano spaventarlo meno i giganti delle persone.
Petra si allontanò dichiarando che andava ricaricare il suo dispositivo. Passò di fianco a Levi, che intanto si era messo a discutere con Hanji, forse lo fece apposta, e captò alcune parole.
«…gli esperimenti, non è possibile…»
«…credi che io abbia voglia…»
«Non sono i tuoi soldati, Levi!»
Petra si decise ad affrettare il passo, ma Levi si era già accorto di lei.
«Ehi, Ral, vieni qui.»
Lei, con la faccia colpevole e il dispositivo tra le mani come uno scudo, si avvicinò a quella che ormai i suoi occhi vedevano come una fascinosa e inquietante coppia.
Hanji guardò Levi interrogativa.
«Vuoi chiedere il parere di un soldato semplice?»
«Si tratta un membro della mia squadra.»
«Non fare il grosso solo perché ora hai una squadra.»
Levi alzò gli occhi al cielo. «Sono il capitano» disse, impassibile «Non ho bisogno di fare il grosso.»
«Ecco, perché proprio grosso non sei…»
Hanji lo guardava dall’alto sogghignando; Levi la ignorò e si rivolse a Petra.
Lei si concentrò, mentre la sua mente galoppava più veloce del suo cavallo sulle più strane questioni che Levi avrebbe potuto sottoporle, o sulle più strane idee che si faceva su di lui e Hanji.
Lui la guardava negli occhi e lei si accorse che anche il suo cuore curiosamente galoppava. A volte, quando lo guardava, ancora le sembrava di stare davanti ad un gigante.
«Cosa ne pensi degli esperimenti sui giganti?»
«Esperimenti? Ecco, io…»
«Potrebbero aiutarci a capire come sono fatti, e come sconfiggerli.»
«Sì, certo…»
«Ral, ti ho chiesto un’opinione.»
Petra quasi scattò sull’attenti. «Sarebbe utilissimo, capitano, ma mi pare una cosa difficilmente attuabile.»
Levi annuì. «Sai come combattono i tuoi compagni. Fai una stima di quanti soldati morirebbero per la cattura di un singolo gigante.»
«Non lo so, parecchi… E anche i più forti, farebbero fatica a…»
Il viso di lui non fece una piega. «Moriresti anche tu.» Le sue parole non erano dette con cattiveria, non erano mai cattive, ma la ferivano sempre, da qualche parte. Non si sentiva mai forte abbastanza.
Il capitano si voltò di nuovo verso Hanji. «In un’operazione del genere sopravvivremmo solo io, Erwin, Mike e te» aggiunse, sicuro di sé «Saresti così egoista da far morire tutti gli altri?»
Indicò Petra e la sua fronte si corrugò leggermente.
«Non è egoismo!» sbottò Hanji, indignata «Io morirei pure, se poi trovassimo il modo di sconfiggerli! Non si può andare avanti così, Levi!»
Levi non si scompose. «Non lo decido io il modo di andare avanti.»
Lei, che di solito aveva gli scuri occhi dolci e ilari, lo guardò in cagnesco. «Se non mi aiuti tu con Erwin…»
Lui non la fece finire, perché se ne andò e, senza dire una parola, lasciò le due ragazze da sole.
Hanji sbuffò, si sistemò gli occhiali e tese la mano a Petra, ritrasformando i suoi occhi in due caldi cioccolatini. «Piacere, soldato, io sono il caposquadra Hanji.»
Nessun capo le aveva mai teso la mano e Petra rimase inebetita. Non sapeva se presentarsi come Petra, Ral o se doveva fare solo il saluto.
«Petra Ral» disse infine, in maniera un po’ ossequiosa, mentre stringeva la mano alla donna. Quella aveva una stretta molto forte, ma lei non era da meno.
«È una testa calda, ma un bravissimo capitano, suvvia» proseguì il caposquadra, e Petra non capiva se stesse parlando effettivamente con lei. Poi le strizzò un occhio e capì che era matta, ma non al punto da parlare da sola. «Pensaci sugli esperimenti, magari Levi si fa convincere da te. Magari gli piacciono le rosse!»
«I-io non sono…»
Ma Hanji, divertita, si era già allontanata e Petra rimase ferma, attonita, con ancora il dispositivo tra le braccia. Auruo sbucò dal nulla e la riscosse.
«Petra, muoviti! Ancora devi attaccarti al generatore?! Dobbiamo andare! Il capitano si arrabbia!»
Avanzarono ancora un po’, incontrarono qualche gigante, poi fu il momento della ritirata.
La ritirata avveniva sempre nel momento più difficile, Petra non se lo spiegava, sembrava che aspettassero sempre di arrivare al limite delle loro forze, o delle loro possibilità, prima di cedere. Non aveva senso giocare così, con le pedine stanche, le perdite si sarebbero duplicate.
Mentre combatteva non ripensò alle parole di Hanji, non ripensò alla sua proposta di cattura dei giganti, se non per un momento soltanto. Quando, in quell’attimo, che davvero durava poco, in cui si librava per aria, e raggiungeva la collottola del gigante, e il sangue schizzava, si chiese per la durata di quell’istante: come faccio a catturarlo? Quello crollò e lei con lui, che gli poggiava i piedi sulle spalle. Saltò in aria prima che il gigante toccasse terra e lei rimase a guardarlo, mentre puliva le sue lame. Eccolo, era inerme, ma era morto, non avrebbe potuto scoprire nulla su di lui…
Io morirei pure, se poi trovassimo il modo di sconfiggerli!
Ma come si catturava?!
La verità era che Petra non era disposta a morire. Puntava alla collottola, sempre, come una macchina, ma non era una macchina perché era mossa dalla paura, dalle emozioni, sempre.
Forse anche Hanji, fosse stata più debole, non sarebbe stata disposta a niente. Era Hanji la macchina, quella forte, pure Levi, eppure… La indicava mentre diceva che sarebbero morti tutti.
Non era così terribile, il capitano, non era così inumano, come diceva Claire…
Mentre rientrava, i pensieri negativi pesavano di più sul suo cuore, un po’ come sempre – era inevitabile.
Aveva visto Claire in difficoltà, aveva visto Auruo mentre scappava per un soffio dalla stretta di un gigante, aveva visto morire due ragazzi. La pioggia di braccia, di gambe, e di sangue, quella era incessante, come nei suoi peggiori incubi.
Levi continuava a non fare una piega, ma Petra lo sapeva che gli dispiaceva. Ma gli dispiaceva davvero? O erano solo calcoli? Contava quanti uomini sopravvivevano per le spedizioni successive?! Jeremie, l’aveva visto da qualche parte mentre combatteva, Jeremie lo diceva. Se fosse morto qualcuno della sua squadra, se fosse morta lei, gli sarebbe dispiaciuto?!
C’era un momento, durante le spedizioni, in cui i suoi pensieri, affaticati e doloranti, vorticavano in un delirio e lei non sapeva più se pensava cose a caso, o se le pensava sul serio, o se le avrebbe pensate ancora.
Rientrarono nelle mura e, finalmente, si guardò intorno. In lontananza vide Claire, di Aniela non c’era traccia. Quella mattina – sembrava molto lontana – Aniela andava gioiosamente incontro alla morte, Petra non era triste per lei, eppure versò una lacrima.
Ma la spedizione era stata un successo e bisognava festeggiare.
Forse avrebbero festeggiato i capi, aveva scherzato Gunther, i soldati avevano sempre ben poco da festeggiare.
Eppure nella sala comune c’erano vari mormorii sereni, qualcuno brindava pure, per la nuova stazione di rifornimento raggiunta. Qualcuno piangeva e, per non disturbare, se n’era andato nella sua camera.
Erd e Toimo, più vecchi di Petra e Auruo e più conosciuti, venivano celebrati in un angolo della sala.
Petra notò lo sguardo diffidente e contrariato di Jeremie, che si beveva una birra con altri pochi amici. Forse gli era morto qualcuno, o forse era invidioso.
«E così si è pentito della sua scelta, il moccioso» ghignò Auruo, seduto comodamente su una panca «Ora rosica, diceva che della gloria non se ne faceva niente ma…»
«Quale gloria?» scoppiò a ridere Petra «Nessuno ti calcola, Auruo, sono tutti intorno ad Erd e Toimo!»
In realtà Toimo, intimorito dalla folla, continuava a lanciare sguardi verso di lei. Lei gli sorrideva divertita, ma si accorse che non era il solo che la fissava. Auruo poteva avere anche ragione.
«Goditi il momento» ribatteva lui, sognante «Goditi l’anonimato, che poi il fardello della gloria si abbatterà pure su di noi…»
Si distese, con un sorrisetto. «Potrei persino diventare capitano! In un anno, come il capitano Levi…»
Petra scosse la testa e voltò uno sguardo mortificato verso Claire, seduta di fronte a loro.
Indicò il suo miglior amico e fece spallucce, come se  si scusasse.
Ma anche Claire era insolitamente allegra e si limitò a scostare un po’ le labbra tra di loro. Dopo un po’ disse: «Mi dispiace per Aniela, ma era praticamente già morta da tempo.»
«Siamo rimaste in due» commentò Petra. I pianti di Aniela non le sarebbero mancati, eppure se ci pensava le pioveva addosso una quieta e fastidiosa tristezza.
«Forse avrebbero potuto mandarla a casa, ma non sarebbe stata più la stessa.»
Petra ripensò improvvisamente a Sibael. Non l’aveva più vista ma non osava pensare che fosse morta pure lei. «Dici che aveva perso la testa?» La domanda muta, che leggeva negli occhi di tutti, era un’altra: si può davvero perdere la testa?
«Non ho idea di come funzioni» ammise Claire, come se le avesse letto sul serio la muta domanda negli occhi «Ma nella sua testa non c’era più quello che c’è nella nostra.»
«Parlate di cose tristi» borbottò improvvisamente Auruo. Si alzò e raggiunse Erd e Toimo.
Non si possono arginare le cose tristi, pensò Petra, quelle scorrono impetuose, hanno reso Aniela pazza, hanno reso il capitano freddo, Hanji una macchina.
Guardò Auruo mentre, di nuovo col sorriso, si univa con gran voce alla combriccola di soldati che cercavano di sfuggire dall’angoscia e approfittavano di quel momento, perché sarebbe potuto tornare tra molto tempo, sarebbe potuto non tornare più.
In cosa ci trasformeremo, Auruo?
Eppure si limitò a ridere, anche lei. «E così la gloria non ha potuto aspettare.»
Claire non commentò, fece un accenno di sorriso e fissò il gruppo di ragazzi.  
«Sai, Petra, avevo paura a farmi degli amici… Avevo paura della morte, come tutti. Credevo che tutti dovessimo morire, prima o poi, che tutto fosse inutile.» La guardò, timidamente. «Mi ero arresa e mi limitavo a fare il mio dovere. Ma ora… Ti ho visto combattere, ora ci credo un po’ di più.»
Petra si sorprese e le sorrise. Aveva voglia di abbracciarla, ma forse sarebbe stato troppo.
Si commosse anche, le lacrime non scendevano, ma, da qualche parte, sapeva che infondere coraggio alle persone era quello che aveva sempre desiderato. Quello che avrebbe voluto saper fare anche coi suoi genitori. Dare speranza era qualcosa di simile al dare protezione, lo aveva sempre pensato, e avrebbe smesso di crederlo più avanti.
Il disastro sarebbe arrivato, non avrebbero potuto arginarlo, neppure Levi poteva, e quello dilagava ancor più crudelmente che i tristi banali pensieri che seguono una spedizione.
A cosa serviva andare avanti in quel modo, pensava Petra, ricordando le parole di Hanji. Claire le aveva detto che ci credeva un po’ di più, ma in cosa? Percorrevano spazi nuovi, esploravano luoghi, combattevano giganti.
Catturarne uno avrebbe dato un senso, una speranza – protezione. Ma gli occhi del capitano la fissavano irremovibili, e loro per il momento potevano solo parlare, fingere di essere felici, bere birra in compagnia, solo perché avevano ispezionato un pezzo di terra in più.
Ma il disastro sarebbe arrivato, non avrebbero potuto arginarlo...
Claire parlò ancora, aveva un bel sorriso: qualcuno avrebbe dovuto dirglielo, prima che fosse troppo tardi. Petra pensava che ciascuna ragazza avrebbe dovuto sentirsi dire almeno una volta prima di morire, che aveva un bel sorriso. 










Ben ritrovate! Chiedo scusa per la lunga assenza, ho avuto un brutto periodo, ma ora sono tornata e dovrei riuscire ad aggiornare frequentemente, spero vogliate continuare a seguirmi :D
Sono consapevole della miseria di questo capitolo (è pure più corto rispetto agli altri), ma ho evidentemente bisogno di ringranare... per il prossimo ho già più spunti!
A presto :) 
   
 
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