Che posso farci, sembra mi sia partita la fissazione per Saskura e Sasuke…
Ahinoi.
suni
Riflesso
Dolore. Un dolore atroce, come lei non
ne ha mai provato.
C’è un sole sfacciato e splendente che riluce nel
cielo azzurro, qua e là adornato di irriverenti nuvole candide, come
baffi di zucchero velato. Tra i rami verdeggianti della foresta intorno a
Konoha risuona lieto un diffuso, persistente ma discreto coro di cinguettii
indaffarati.
È un bel pomeriggio estivo della Foglia, come ne ha
visti tanti.
“Sakura.”
Sussulta al suono di quella voce, si volta di scatto
trattenendo malamente un sorriso. È seduta nell’erba accanto alla
grande quercia dove la portava a passeggiare sua madre da bambina, sul prato
tiepido e tappezzato di ranuncoli, con le mani affondate tra gli steli e le
gambe abbandonate in avanti, verso lo sciabordio del ruscello che riverbera la
luce diffusa.
“Sas’ke-kun,”
risponde allegra, celando come può l’emozione e la leggera
soggezione che la sua presenza, da sempre, le provoca. Ed è proprio Sasuke,
senza quell’orribile cappa nera dell’Akatsuki, inguainato nel
kimono chiaro sopra i larghi pantaloni neri che gli corrono morbidi lungo le
gambe. Le si avvicina camminando con calma, meraviglia vivente ancor più
magnifica dell’estate boschiva. Quando le arriva accanto si trattiene a
guardarla con quegli occhi allungati, infinitamente neri e profondi come laghi.
“Posso sedermi?” chiede spiccio, senza
attendere la risposta – che comunque sarebbe affermativa, non
c’è bisogno di dirlo. Si lascia cadere con eleganza innata accanto
a lei, piegando le gambe e abbandonando le braccia sulle ginocchia con indolenza.
“Prendi il sole?” le chiede neutro.
Lei sorride ancora, stringendosi nelle spalle.
“E’ una giornata bellissima,” spiega, con
le parole che sgorgano da sé. E la è, davvero: l’aria
stessa sembra brillare. Realizza che avrebbe dovuto approfittare prima di un
tempo simile, forse in mattinata, e magari l’avrebbe anche incontrato
più presto. “E tu?”
Sasuke fa scorrere lo sguardo lungo il braccio sinuoso del
ruscello, assorto.
“Passavo di qui,” risponde sintetico.
Sakura annuisce senza insistere oltre, segue la direzione
presa dagli occhi di lui e indica le piante sull’altra riva, di slancio.
“Senti?” lo interroga, tacendo per un momento.
“Un picchio,” continua, dopo aver udito il ticchettio ripetuto del
legno aggredito.
“Beh? ...Che io ricordi ce ne sono parecchi in questa
stagione, a Konoha,” commenta distrattamente lui, osservando il suolo.
Strappa via qualche ciuffo d’erba senza prestarvi attenzione, pensoso,
mentre Sakura annuisce.
“Sì, e anche scoiattoli. Ma questo lo sai,
giusto?” risponde lei azzardando una timida battuta, cercando così
di sciogliere l’imbarazzo che ancora l’attanaglia. Sasuke la premia
con un sorriso breve e distratto, osservando le fronde degli alberi, e questo
le dà coraggio. “Sono contenta che tu sia qui, Sas’ke-kun, mi…ci sei mancato,” afferma di slancio,
abbassando gli occhi nell’arrossire leggermente. Sognava di dirglielo da
tanto tempo, troppo. Sembra impossibile poterlo finalmente fare, non ha potuto
trattenersi.
“Lo so,” risponde lui, laconico. “Ma era
necessario. Ci sono cose che non si scelgono, Sakura,” aggiunge senza
celare una remota amarezza.
Lei annuisce impacciata, poi aggrotta la fronte e piega il
capo di lato.
“Non ne sono sicura,” mormora, quasi stupendosi
lei stessa della propria impudenza.
Sasuke volta uno sguardo penetrante su di lei, facendosi
serio e vagamente accigliato, ma senza ombra di rancore.
“Cosa intendi?” chiede contenuto.
Sakura scrolla le spalle, esitante. Non è facile
parlare con Sasuke e non lo vuole contrariare, non ora che è lì
con lei spontaneamente e le parla con tanta familiarità non vuole che se
ne vada, di nuovo, e la lasci sola con la voragine incolmabile della nostalgia
di lui.
Ma Sasuke continua a guardarla, attento.
“Forse…” Sakura prende un lungo respiro,
raddrizza le spalle e si fa coraggio. È pur sempre una kunoichi di Konoha, dopotutto. “Penso che la vita non
sia un destino tracciato in precedenza, ma un volo. E nell’aria non ci
sono sentieri, solo spazio infinito e infinite direzioni possibili,”
spiega, senza osare voltarsi di nuovo verso di lui per la paura di vederlo
offeso, di vederlo alzarsi e andare via dandole dell’oca insopportabile
che non sa neanche di cosa parla.
Invece Sasuke rimane silenzioso e quando lei osa gettare un
sguardo esitante e fuggevole nella sua direzione lo scopre ancora intento a
tormentare gli steli d’erba con la mano chiara, agile e nervosa.
“Si chiama Falco, non è vero?” mormora,
intimidita.
Sasuke solleva lo sguardo su di lei di scatto, gli occhi un
po’ spalancati e sconcertati. Maschera immediatamente la sorpresa,
facendosi apatico prima di scuotere la testa con noncuranza.
“Non ci avevo pensato,” commenta inespressivo.
“Sì.”
Sakura sorride, annuisce e si limita a guardarlo.
È bello, Sasuke, lo è sempre stato. È
bello oggettivamente, con quel viso raffinato, quegli occhi lunghi, gli zigomi
eleganti e la pelle chiara, la vita sinuosa e le gambe slanciate, scattanti. Ed
è bello riflesso nei suoi occhi verdi, che lo guardano senza cessare mai
nemmeno se a separarli sono migliaia di chilometri. È bello il suo
sguardo quando si fa confuso, è bello il suo viso che s’imbroncia
nel fingersi offeso con Naruto, è bello il gesto armonico e risoluto del
suo braccio solido che lancia i kunai con sicurezza,
è bello il movimento del suo collo quando piega leggermente la testa e
socchiude gli occhi con concentrazione, è bello il modo in cui porta
automaticamente le mani intrecciate verso il viso quando si siede senza fare
nulla di particolare. È Sasuke.
“Perché mi fissi?” chiede lui, atono.
Sakura si riscuote, avvampando. Volta la testa vergognosa,
infossandola un po’ nelle spalle.
“Scusami,” mormora avvilita. “E’
soltanto che…” E le mancano la voce e le parole, s’interrompe
di botto con ancor più imbarazzo.
“Che…?”
Sakura prende un lungo respiro tremante, fuggendo gli occhi
di lui e portando i propri nervosamente intorno a sé. Dall’altro
lato del ruscello, su un ramo che scende leggermente verso l’acqua, corre
un quel momento proprio uno scoiattolo dalla folta coda rossastra, zampettando
rapidissimo intorno alla corteccia in una danza morbida prima di sparire nella
coltre delle foglie.
Forse è un buon auspicio.
“Che… Quello che ti ho detto quella sera, Saske-kun, ti ricordi…” bofonchia incerta, con
un fil di voce.
“Certo che mi ricordo,” osserva lui con calma,
come sottolineando l’ovvio.
A Sakura quasi si ferma il cuore nel sentirglielo dire
così, con tanta naturalezza.
“Beh, vale ancora,” sussurra, con il cuore che
batte furiosamente. “Sono innam…”
“Lo so,” la interrompe Sasuke a voce bassa, con
le sopracciglia aggrottate. Serra le labbra chinando di nuovo la testa verso il
basso, la scuote impercettibile e fa un lungo sospiro. “Vieni qui.”
Sakura non ci può credere quando la mano di Sasuke
si stringe con gentilezza sul suo polso per poi tirarla sicura verso di lui.
Non può credere al proprio avambraccio che istintivamente va a portarsi
in avanti come per parare una caduta e atterra delicato contro il torace di lui.
Sgrana gli occhi sbigottita quando le labbra di lui sfiorano le sue in un bacio
incerto e urgente. Assapora in punta di fiato quella morbidezza che sognava da
tutta la vita, il respiro di Sasuke, la pelle di Sasuke e i suoi occhi che
così vicini sembrano ancora più tremendamente neri e sterminati. Allunga
goffamente la mano verso il lato del suo viso e lo raggiunge soltanto con i
polpastrelli, quasi non osando oltre e con una voglia di piangere incastrata in
gola, ma stavolta per la gioia assoluta. Ed è Sasuke che fa scivolare il
proprio braccio intorno ai suoi fianchi e la attira ancora più vicina,
piegando leggermente la testa per avere più facile accesso alle sue
labbra.
Gli occhi di Sakura si chiudono da soli. E mentre lo fanno
lei si spinge in avanti, con un gemito leggerissimo di sollievo che sgorga dal
profondo di lei. Si aggrappa alle spalle di Sasuke, intrecciando
inavvertitamente la gamba con le sue, protende il collo in avanti per
immergersi in quel bacio che si fa sempre più profondo e la fa tremare.
Quando le labbra di Sasuke lasciano le sue lei rialza le
palpebre e si rituffa in quelle iridi nere, quasi sperse e trasognate. Sorride
timidamente e anche sul viso di Sasuke si apre di riflesso un sorriso
spontaneo, che però non scaccia dai suoi occhi il velo dell’amarezza.
La mano di lui scivola lungo la sua guancia, sul mento, lentamente. Sakura non
riesce nemmeno a respirare.
Sasuke fa vagare lo sguardo su tutto il suo viso e a lei
sembra, assurdamente, di essere qualcosa di incredibilmente incantevole.
“La fronte ampia è un segno di intelligenza,
sai?”
Il braccio di Sakura precipita inerte al suolo le sue
spalle si sciolgono e la sorpresa mista ad una strana estasi le fanno tremolare
le labbra ed annebbiare gli occhi.
“Cosa?’” bisbiglia fievole, senza
riuscire a nascondere le lacrime nella voce.
“Già in accademia, ogni volta che ti passavo
vicino ti schiacciavi i capelli sulla fronte. Sei sempre stata molto stupida,
Sakura, non so davvero perché mi piaci così tanto. Così
enormemente, capisci?”
Le lacrime le sfuggono dagli occhi insieme
all’euforia e alla felicità totale racchiusa in quelle parole
calme, velatamente ironiche e pronunciate con genuino imbarazzo, ma sta
già ridendo leggera con perfetta allegria mentre si piega leggermente in
avanti per sfiorare con la testa la spalla di Sasuke, colmata dalla
consapevolezza di avere esattamente tutto quello che sognava.
Sasuke rimane silenzioso, forse a disagio, mentre lei si
asciuga via le lacrime dalle guance senza smettere di sorridere e nel farlo
solleva appena la testa e lo guarda di nuovo in faccia. Si volta per trovare il
punto che anche lui sta fissando, tra le ondicelle
sciabordanti del ruscello in cui, svagato, Sasuke getta un sassolino che
affonda con lieve tonfo attutito, disegnando cerchi tremolanti sull’acqua.
Lei li rimira e nota distrattamente il riflesso della grande quercia poco
lontana. L’ha osservata tante volte, ma non ha mai fatto caso alla sua
immagine specchiata nell’acqua.
E mentre, appoggiata a lui, socchiude le labbra per dire
qualcosa, forse un banale ti amo, il
suo respiro si blocca e Sakura finalmente capisce. Un muro di gelo le atterra
nel petto, il suo corpo si irrigidisce con uno spasmo lancinante di
disperazione e impotenza e lei realizza semplicemente la verità.
La quercia non è mai stata riflessa
dall’acqua.
Non c’è nessun ruscello, in quel punto del
bosco.
Il picchio, lo scoiattolo, il cinguettio perfetto, il sole,
il bacio, le parole di Sasuke, il suo atteggiamento intimo. L’essersi
trovata lì senza nemmeno domandarsi perché. Tutto diventa chiaro.
“Sas’ke-kun,”
mormora, sanguinando dentro.
“Dimmi,” risponde lui, distratto.
Sakura serra le palpebre, trattenendo un pianto che questa
volta è di rabbia e dolore, ma quando parla è con nuova durezza.
“Cosa sta succedendo, nella realtà?”
Il torace di Sasuke si tende, i muscoli si fanno rigidi e
per un secondo il genio trattiene il fiato.
“Te ne sei accorta,” mormora poi grave, con
amarezza.
Sakura stringe le labbra, si stacca da lui rimanendo
accovacciata col capo chino.
“E’ un genjutsu,
vero?”
Sasuke tace per svariati secondi, non lo si sente muoversi.
Poi prende fiato, a fondo.
“Sì.”
Il singhiozzo è impossibile da trattenere.
“Perché mi hai portata qui? Cosa è
successo?”
Sasuke si muove, lei sente il fruscio del suo kimono e si
volta a guardarlo: ha le mani intrecciate in quel suo modo ed è sempre
bello da far male, vorrebbe colpirlo con tutta la forza che ha e baciarlo di
nuovo e sparire dalla faccia della terra, annullarsi per cancellare la
delusione.
“La battaglia è finita. L’Akatsuki ha perso,
Kyuubi è sistemato,” annuncia Sasuke, senza intonazione.
Lei sgrana gli occhi, senza fiato.
“Naruto…” mormora trepidante.
“Se la caverà…lui,” risponde
Sasuke, piegando le labbra rabbiosamente verso il basso prima di pronunciare
l’ultima parola. “Perché l’hai fatto, Sakura?
Perché ti sei messa in mezzo? Ti avevo detto di non intrometterti mai
più tra me e Naruto! Te l’avevo detto!” esclama tagliente
alzando la voce quasi in un urlo, irato e afflitto.
Sakura emette un gemito mentre la violenza dell’immagine
vaga la colpisce come un pugno di Tsunade. Madara, il
Falco, gli shinobi della Foglia, Kyuubi e la sua furia devastante, Sasuke in
difficoltà, la corsa disperata e quell’urto, il dolore terribile e
mostruoso, di una violenza agghiacciante e intollerabile.
Sposta intontita lo sguardo fisso verso il basso, con le
labbra semiaperte e le orecchie che ronzano.
“Avevo paura…che Kyuubi ti uccid…”
esala, raggelata.
“Ti avevo detto di lasciarmi perdere! Ti avevo detto
di non venire con me, ti avevo detto che non dovevi cercarmi, ti avevo
detto…! Tu non dovevi finire in mezzo!” ruggisce lui, con accusa. Sbatte
il pugno per terra, la mano gli trema, il viso piegato verso le ginocchia
è nascosto dalle ciocche nere dei capelli.
Sakura scuote piano la testa, incredula.
“Sto morendo?” soffia angosciata, con voce
innaturalmente acuta.
Il nuovo silenzio è ancora più lungo del
precedente, più denso e pesante.
“Sì,” risponde rauco Sasuke, il cui
volto è ancora celato. “La ferita è troppo grave, non
c’è niente da fare.”
Sakura esala un singhiozzo sbigottito, attonita, porta la
mano alla bocca e la stringe come se potesse uscirne chissà che,
scuotendo velocemente la testa. Il suo corpo sta agonizzando, la sua vita se ne
sta andando. Il terrore la riempie annullando tutta la sua lucidità,
annebbiandole i sensi e lasciandola rattrappita dal panico e dalla
disperazione. Geme, e il suono della sua stessa voce la riscuote.
Chiude gli occhi per impedirsi di piangere. È una
shinobi, e la vita degli shinobi è una vita di morte.
“Perché mi hai portata qui, Sas’ke-kun?” mormora, cercando di dominarsi.
“Perchè almeno non senti
male…” risponde lui, appoggiandosi il braccio piegato sulla testa
reclinata. “E…non voglio!…” Gli si spezza la voce in un
singhiozzo squassante.
“Piangi?” mormora meccanicamente lei,
esterrefatta.
“Maledizione, Sakura!” sbotta furiosamente
Sasuke, sollevando la testa di scatto e rivelando il viso distorto da una
smorfia stravolta, su cui si intravede il sentiero lucido percorso dalla sua lacrima.
“Cos’altro dovrei fare, eh?” ringhia, quasi astioso.
Lei rimane immobile, annichilita. Lo resta a guardare spaesata,
ancora senza riuscire del tutto a capacitarsi, e Sasuke guarda febbrilmente lei
senza un gesto, respirandole abbastanza vicino da permetterle di sentire quanto
il suo fiato sia affannoso a dispetto dell’espressione del volto che si
affretta a ritornare, per quanto possibile, controllato. Forse se
continuerà a guardare Sasuke non succederà niente di male, forse
passerà tutto, perché lui è lì.
Poi lo vede irrigidirsi, sgranare leggermente gli occhi e
tendere l’orecchio nel vuoto, verso qualcosa che lei non può
percepire, mentre il suo volto si fa ancor più bianco.
“Vieni qui,” mormora con urgenza, allungando
una mano verso di lei. “Vieni qui, Sakura,” ripete rassicurante.
Lei si getta in avanti d’impulso, atterrita, affonda nel suo abbraccio
nascondendogli il viso contro il collo e lasciando che le sue braccia la circondino
e la serrino stretta.
“Sta succedendo ora?” sussurra, strizzando
forte le palpebre per non piangere. Singhiozza comunque, in silenzio.
“No,” mormora Sasuke deciso, con soltanto una
nota lontana di sconforto nella voce. “No, no, non sta succedendo niente.
Niente. È tutto a posto. Va tutto bene, Sakura, tutto benissimo.”
E il suo sussurro le scivola dentro le vene, nel sangue, come la più
leggiadra delle musiche. Inspira profondamente, annusando la sua pelle. Se
Sasuke dice che va tutto bene, va tutto bene. Qualunque cosa questo significhi.
“Avrei tante cose da dirti, ma non lo so fare,” continua lui in un
bisbiglio.
Sakura annuisce, strofinandogli il viso contro.
“Sì, invece, lo stai facendo. Se mi tieni
abbastanza stretta le posso sentire,” sussurra cercando di non tremare.
La presa di Sasuke si fa ancora più forte e spasmodica, avvolgendola.
Le sembra di immergersi in lui e d’improvviso le
viene in mente che non potrebbe esistere una morte più bella di questa,
in nessun modo. Gli passa le braccia intorno alla vita e resta lì con
gli occhi chiusi, il suo profumo nelle narici, una ciocca dei suoi capelli che
le solletica la fronte che, alla fine, non è poi così
tremendamente grande. Sorride tra sé, annegando in quella morbidezza.
“Sas’ke-kun! Sas’ke-kun…lasciala.
È finita.”
“Ino, fallo sdraiare, è ferito abbastanza
gravemente.”
“Ma non mi
ascolta!” Un singhiozzo. “Sakura... Sas’ke-kun,
lasciale la mano. Lascia, non serve più a niente.”
“Forse Naruto
può dirgli qualco…”
“No, è ancora
incosciente. Sas’ke-kun, ti prego, ti devo
medicare.”
“Lasciami stare. Dannazione, lasciatemi stare tutti.
Da solo.”
_________________________________________
Sì, lo so, in questo momento vorreste morta anche
me.
Prendo atto.
^__^
Un’unica cosa: quando Sakura parla della presenza di
scoiattoli e dice “ma questo lo sai” si riferisce al fatto che il
nome Sasuke significa appunto scoiattolo.
Lo dico, ché non si sa mai.
Hasta.