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Autore: Veni Vidi Jackie    06/10/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gaio Valerio Catullo studia con estrema perizia il mio nuovo cellulare, esaminandolo con la stessa attenzione di chi ha in mano un ordigno. Lo tiene sul palmo della mano e lo guarda, poi lo capovolge e lo guarda di nuovo. Sembra quasi che abbia paura che di lì a poco possa esplodere.
- Hai finito? - gli chiedo irritato. Lui me lo lancia, facendomi prendere un infarto. L'ho appena comprato, non voglio dover pagare altre centinaia di euro per ricomprarlo.
- Ho lezione con te oggi, giusto? - chiedo.

Lui annuisce, poi si avvia verso la porta e la apre.
- Usciamo – dice.

Perché tutte le lezioni devono essere all'aperto? Hanno così voglia di uscire? Me ne sto tanto bene in casa...

Prendo un giacchetto e lo seguo all'esterno, poi ci incamminiamo verso il centro del paese. Passiamo sotto il campanile e io non posso fare a meno di ricordare quel mattino...scaccio subito quel pensiero. Catullo non fa che guardare ogni ragazza che passa, per poi voltarsi ad osservare il loro “posteriore”. Certe volte fa anche un debole fischio e un'espressione del tipo “non male”. Non ho ancora capito dove mi stia portando, ma forse non lo sa neppure lui. Quando arriviamo ad un semaforo rosso lui si ferma e lo guarda, sussurrando: “Semaforo...se- ma – fo- ro”.
- Che funzione hanno questi semafori? - mi domanda, alla fine
- Per dirigere le macchine e il traffico. -

Catullo annuisce pensieroso, dando un'occhiata alle veloci auto che passano davanti a noi.
- Semaforo...se- ma- fo- ro...- continua a ripetere.

Un'anziana, che sta aspettando il verde come noi, osserva confusa il mio amico, per poi mandare uno sguardo interrogativo verso di me. Io scrollo le spalle, poi attraversiamo.
- Sai, Jack, voglio prendere la patente per la macchina – dichiara deciso Catullo.

Io scoppio dal ridere, immaginandolo alla guida: non sa neppure cosa sia un semaforo, figuriamoci se possa guidare. Lui mi guarda offeso, poi fa un sorrisino.

- Ci riuscirò, vedrai - promette
- Sì, certo...Insomma, cosa mi devi...-
- Aspetta, aspetta – mi interrompe, alzandosi sulla punta dei piedi e lanciando uno sguardo in lontananza.
- Che stai guardando? -

Catullo non mi risponde, ma sorride e poi un filo di saliva comincia a scendergli dal labbro. Probabilmente sta guardando una ragazza, ma non sapevo gli facesse questo effetto. Poi si riprende e ricomincia a camminare.
- Scusami – dice – adoro le belle fanciulle, mi affascinano. Cosa stavi dicendo? -
- Voglio sapere in cosa consista la mia lezione di oggi. -

I passanti non fanno che guardare Catullo: solo ora mi sono ricordato che è vestito con la tunica. Come ho fatto a scordarlo? Ho completamente dimenticato di farlo vestire in modo adeguato.
- Non ti preoccupare di loro – mi rassicura – i vestiti rappresentano solo l'apparenza, non la vera essenza di un uomo. -

Non sapendo a cosa si riferisca, fingo di non aver sentito. Raggiungiamo una piazza e ci sediamo su una panchina, mentre intorno a noi dei ragazzini di circa quattordici anni giocano con una palla.
- Dammi il tuo apparecchio – ordina Catullo, avvicinandomi una mano.
- Cosa dovrei darti? -
- L'apparecchio – risponde, indicandomi il cellulare
- E' un telefono, non un apparecchio -
- Poco importa. -

Valerio (è più conveniente chiamarlo così), prende di nuovo il mio cellulare in mano e torna a guardarlo. Io sbuffo, sperando che non passi tutto il tempo a giocherellarci. Quando faccio per prenderglielo, però, lui me lo allontana e scuote la testa.
- Questo apparecchio vi rende ciechi e sordi -
- Che vuoi dire? -

Mi sistemo meglio sulla sedia: la sua lezione sta per iniziare. Sono curioso di sapere quali siano i suoi preziosi precetti, sono pronto a fare qualunque cosa per dimenticare Matilde. Catullo si schiarisce la gola, poi ricomincia a parlare:
- In queste settimane ho potuto osservare voi uomini del terzo millennio, ho constatato che questo oggetto vi rende estranei alla vita. Quando lo usate non siete più umani, ma macchine. E' come se entraste in un mondo tutto vostro, fatto di solitudine -
- Può essere, ma il cellulare mi consente anche di essere sempre in contatto con i miei amici -
- A proposito di questo – Catullo accende la schermata del telefono e, come se lo avesse da sempre utilizzato, preme diversi tasti. Non so cosa stia facendo, ma la cosa non mi piace per nulla.

- Ecco, ora ho fatto - afferma.

Glielo prendo dalle mani e con terrore mi accorgo che ha cancellato il numero di Matilde, di Tom e Andy, in più mi ha cancellato dal gruppo di Whatsapp con loro. Sono esterrefatto e del tutto spiazzato, perché non mi immaginavo che fosse in grado una cosa del genere. Gli mando uno sguardo gelido, ma lui non si dimostra per nulla pentito.
- Mi ringrazierai per quello che ho fatto, Jack. Te ne dovevi liberare! Non senti l'odore della libertà? Libero! Libero come un uccello, Jack! -

Immagino che debba essere così, ma in questo momento non mi sento libero. Mi sento fuori dal mondo. Come potrò tenermi in contatto con i miei amici adesso? Come potrò contattare Matilde?
- E ora? Se io volessi chiamare Matilde? - gli chiedo, arrabbiato
- Matilde? Non pensare a lei! Sei libero, lo vuoi capire o no? Per un po' di tempo è meglio che te la togli dalla testa. Dobbiamo ricostruirti, non ricordi? Bene, non potremo farlo se tu non ti liberi di lei. Lasciala perdere, tanto non ti avrebbe chiamato comunque. Ha altro a cui pensare ora, non ti chiamerà più per un bel pezzo. Da ora in poi concentrati solo su te stesso. -

Lo ascolto, ma le sue parole non mi convincono. Adesso che non ho più il numero di Matilde mi sento definitivamente abbandonato da lei, mi sento come quando non la conoscevo ancora. Da quando c'è lei mi sono reso conto che prima non avevo mai vissuto, la mia vita è iniziata solo il giorno in cui ho conosciuto Matilde. E ora? Non ho assolutamente intenzione di tornare a prima.
- Valerio, non mi puoi fare questo. Innanzitutto, cosa dico ai miei amici? Vedranno che sono uscito dal loro gruppo di Whatsapp, mi chiederanno spiegazioni. In più hai cancellato il numero di lei...non posso vivere senza di lei...-

Catullo mi fa cenno con una mano di fermarmi, poi si alza e si avvia verso una ragazza. Si ferma davanti a lei, che nota il suo abbigliamento particolare e sorride, le dice qualcosa che non riesco a sentire e poi la bacia con passione. La ragazza inizialmente appare sorpresa, poi si tranquillizza e lo bacia pure lei.

Sono allibito. Cosa le ha detto?
- Scusami, ne avevo bisogno – mi dice, dopo essere tornato
- Cosa le hai detto per baciarla subito, scusa? -
- Ah, non ha importanza. Adesso posso dire di aver baciato una ragazza del terzo millennio, Cicerone mi deve una birra! - esclama felice.
- Dicevamo...- riprende – non sai cosa dire ai tuoi amici? Inventati una scusa, digli che il tuo cellulare funzionava male e ti sei cancellato dal gruppo. Punto. Matilde? Non ci pensare! Prenditi un po' di tempo solo per te stesso! Questo è il primo passo per guarire. Ricordi il termine temporale che ci siamo prefissati? -
- Il ventisei giugno, il mio compleanno – rispondo, annuendo
- Esatto. Entro quella data tu devi essere riuscito ad uscire dal tunnel della depressione, non devi più soffrire per lei. Sarà difficile, ma ce la puoi fare. La sera del ventisei giugno festeggerai il tuo ventesimo compleanno e inviterai pure lei -
- Cosa?! Mi dici di scordarla e poi la dovrei invitare? -

Proprio non capisco: come faccio a dimenticare una persona se poi la invito al mio compleanno? Mi sembra una contraddizione. Catullo mi guarda con la stessa espressione che una madre rivolge al proprio figlio, quando questo dice una sciocchezza.
- Io non ho mai detto che devi scordarla – risponde – ma solo che non devi pensarci per un po' di tempo. Comunque, avremo tempo per questo. Ogni cosa alla fine ti apparirà chiara ed ogni pezzo del puzzle andrà a combaciare. Adesso accompagnami da quella bella fanciulla, ho voglia di un altro bacio. -

Ci alziamo dalla panchina e andiamo verso la ragazza bionda che Catullo ha avvistato. Dopo poche parole, lui la bacia come in precedenza. I due si abbracciano e si avvinghiano tra di loro, continuando a baciarsi.

Mi giro dalla parte opposta, perché in testa non fa che tornarmi Matilde.

  
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