Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    07/10/2015    2 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Accostò la macchina nello spiazzo antistante il centro riabilitativo, con una manovra fluida e decisa, come il suo modo di guidare. I suoi occhi grigi saettarono per un attimo verso lo specchietto retrovisore prima di muoversi verso destra per riempirsi di lei.
-Grazie amore!- esclamò Margaret, infilandosi la giacca dopo aver slacciato la cintura.
Law ghignò, inclinando appena il capo all’indietro, maledicendo il fatto di non poter restare più a lungo con lei. Nell’ultimo periodo gli mancavano sempre più gli anni dell’università, quando una volta finite le lezioni potevano regolare loro i propri orari. All’epoca il sesso mattutina era la regola, non certo l’eccezione.
-Allora per tornare sei tranquilla?! Sicura?!- chiese, suonando più apprensivo di quello che avrebbe voluto.
Margaret lo fissò qualche istante, sopprimendo l’impulso di scuotere la testa, senza mai smettere di sorridergli. In quegli ultimi dieci anni, Law aveva fatto uno sforzo non indifferente per imparare a essere meno apprensivo ma quella sua indole in alcuni momenti riemergeva, soprattutto con lei e con Lamy.
-Sono sicura, Law- gli disse, sporgendosi verso di lui e circondandogli la mandibola con entrambe le mani -Tu vai al lavoro sereno, vai a salvare tante vite e a rendermi fiera, okay?!- gli disse, con un guizzo negli occhi, facendolo irrigidire per il tono di scherno che aveva usato ma sentendolo subito rilassarsi e lasciarsi andare quando le loro labbra si unirono, modellandosi tra loro.
Non c’era niente da fare, quando Margaret lo baciava non riusciva a rimanere freddo e distaccato. Era una delle poche cose che gli facevano perdere la ragione e il controllo. Un po’ come quando zio Dofla cercava di fargli provare il suo boa.
No!!!
Cancellare l’ultimo pensiero!
Riuscì per miracolo a contenere una smorfia di disgusto e si concentrò anima e corpo sul bacio, lasciandosi prendere completamente.
Posò le mani sulla sua vita per tirarsela di più contro il petto e sentì il calore pervaderlo, facendogli venire una voglia matta di prenderla e farla sua, lì nell’auto parcheggiata su una delle strade più trafficate di Raftel.
Per questo non si oppose quando Margaret, ragionevole, si staccò a malincuore da lui, ma non trattenne un mugugno di fastidio.
-Allora ci vediamo a casa stasera- mormorò accarezzandolo sulla guancia -Ti preparo gli onigiri- lo avvisò, facendolo sorridere con quel suo ghigno mozzafiato.
-Buon lavoro- soffiò sulle sue labbra, riluttante a lasciarla andare.
-Anche a te- rispose, ancora persa per metà.
Scosse energicamente la testa e afferrò lo zainetto posato in terra tra le sue gambe, prima di aprire la portiera e uscire di gran carriera dalla macchina. Disse ancora qualcosa mentre la richiudeva, qualcosa che si sovrappose con il tonfo, rendendo incomprensibile la frase della ragazza.
Law la guardò allontanarsi, sentendosi stranamente malinconico. Non che gli creasse problemi dover stare senza  Margaret, in fondo lui andava in ospedale ed era impegnato per tutto il giorno, tanto che a volte il tempo volava e in un attimo era sera e ora di tornare da lei.
Il problema era che qualcosa non andava. Da quando Margaret lavorava lì al Centro Riabilitativo, qualcosa era cambiato.
In poche settimane si era ambientata benissimo e lui ne era stato subito felice ma, proprio in quelle stesse settimane, era diventata più distratta, lo cercava meno e sembrava persa nel suo mondo più spesso del solio. E poi c’era quella faccenda che c’era sempre qualcuno che la riaccompagnava a casa.
Insomma mica tutti i suoi colleghi potevano abitare vicino al loro quartiere no?!
Sì, quella faccenda dei passaggi per tornare era quella che gli piaceva meno e lo allertava di più ma si era imposto di rimanere calmo per non apparire il Law troppo apprensivo su cui aveva lavorato per tanto tempo e che, comunque, se n’era andato per sempre anche se con qualche ritorno di fiamma molto saltuario. In fondo sapeva che, finché Margaret non gliene parlava, non poteva trattarsi di nessuno di importante o degno di nota.
Di questo era certo.
Sospirò mentre si smuoveva sul sedile per ripartire e lanciò un’altra occhiata allo specchietto retrovisore, sentendosi subito infastidito nel mettere a fuoco il suo ghigno divertito.
-Quanto amore si respira in questa macchina!- commentò, mezzo svaccato sui sedili posteriori, le dita intrecciate dietro la nuca.
-Fottiti- gli rispose asciutto, mettendo in moto.
Incurante del fatto che il moro aveva già iniziato a fare manovra, Pen si sollevò dalla sua posizione mezzo-sdraiata e, piegando il busto in avanti, passò in mezzo ai due sedili anteriori, per sedersi al posto di Margaret, osservando poi l’amico con un misto di divertimento e preoccupazione.
-Dico sul serio, amico- insistette, agganciando la cintura senza distogliere gli occhi da lui -Sembrava non volessi più lasciarla andare! Se volevi un po’ di privacy con lei bastava farmi una telefonata e sarei venuto al lavoro in autobus!- gli fece presente, guadagnandosi un’occhiata scettica.
-Neppure sapevo di doverti dare un passaggio, Pen. Ti sei presentato a casa mia stamattina senza dire niente- gli fece notare.
Per tutta risposta, Pen emise un prolungato sospiro posando la nuca sulla testiera del sedile.
-Non immaginavo che la macchina servisse a Rebecca oggi-
-Come diavolo è possibile che tu non sapessi che la tua fidanzata aveva bisogno della macchina?!- domandò incredulo il moro, accigliandosi.
-Ieri sera mentre cenavamo mi ha detto che doveva dirmi una cosa ma non si ricordava più cosa e poi dopo cena…- fece una pausa, piegando un angolo della bocca verso l’alto e girandosi verso il finestrino -Beh diciamo che non le ho lasciato il tempo di dire niente per il resto della serata- affermò, soddisfatto e orgoglioso.
Fermandosi al semaforo, Law si girò a guardarlo.
-Vedi, è da queste cose che capisco che anche se ti avessi telefonato per dirti che non ti volevo dare un passaggio per stare da solo con Margaret tu ti saresti comunque presentato da noi. Perché la privacy è un concetto a te sconosciuto- mormorò lapidario, prima di rimettere in moto.
Pen lo squadrò qualche secondo in silenzio, apparentemente infastidito da quella affermazione per poi aprire bocca e prendere aria.
-Sai cosa ti dico?!- ribatté -Hai pienamente ragione! Però tu te la prendi troppo!- proseguì, puntandogli contro l’indice -Margaret era contenta di potermi aiutare, hai sentito con quanto entusiasmo mi ha salutato scendendo dall’auto?!-
-Non saprei, il tonfo ha coperto tutto. Io ho sentito solo “Pen” alla fine, prima potrebbe anche averti insultato- commentò sarcastico, facendo assumere una smorfia al rosso.
-Non credo che Margaret sarebbe capace di insultare qualcuno a cui tiene- considerò.
-Margaret è insospettabile- ribatté Law, guardandolo di striscio.
Pen aggrottò le sopracciglia a quelle parole, riflettendo solo pochi istanti prima di girarsi verso di lui con anche il busto, stavolta serio e preoccupato.
-Law cosa succede?!- domandò con un tono della serie “non provare a rispondere niente” -E non provare a rispondere “niente”!- aggiunse, puntandogli contro il dito.
Law prese un profondo respiro, soffiando un poco dal naso e tenendo gli occhi puntati di fronte a sé, la mascella testardamente serrata prima di decidersi a parlare.
-Io… non lo so- ammise, odiandosi per mostrarsi tanto vulnerabile.
Anche se dopotutto non c’era niente di male no?! In fondo Pen era il suo migliore amico! Erano come fratelli!
-Ultimamente è come se lei fosse distante, in un’altra dimensione e… a spaventarmi è che sembra una dimensione dove non la posso raggiungere- continuò, rendendosi conto anche lui in quel momento di sentirsi come stava descrivendo a Pen.
Finché non lo aveva detto ad alta voce non si era reso pienamente conto e ora che lo stava tirando fuori si sentiva in effetti un po’ meglio.
-Mmmmmh- mugugnò il rosso, con fare da consumato psicoterapeuta -Beh ha iniziato un nuovo lavoro, un lavora che le piace e che è esattamente il ruolo per il quale ha studiato, in queste settimane sta conoscendo tutti i colleghi, è normale sia un po’ spersa ma almeno lo è in positivo- gli fece notare, insospettabilmente ragionevole.
Law si girò a guardarlo, dopo avere posteggiato nel parcheggio riservato ai dipendenti dell’ospedale.
-C’è altro- tirò fuori, esitante -Ecco quando… quando facciamo l’amore… non è più come prima…- sussurrò, sentendosi patetico.
Dannazione, sembrava una ragazzina alle prime armi! E poi cosa gli diceva il cervello per parlarne con Pen?! Avrebbe dovuto parlarne con i suoi fratelli!
Per un attimo si immaginò fare quel discorso a Zoro e le labbra gli si piegarono in una smorfia.
Okay no… Avrebbe dovuto parlarne con Robin. Robin e basta.
Ma ormai era tardi, aveva iniziato a tirare fuori il problema e non poteva più aspettare. Pen era lì, era il suo migliore amico ed era disposto ad ascoltarlo. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
-Beh Law, state insieme da dieci anni, anche quello è normale! Possono capitare dei periodi così ma non significa niente!- affermò, stranamente coinvolto -Forse puoi provare a… non so… inventarti qualcosa…- aggiunse, tentennando appena.
Law sgranò gli occhi quando intuì a cosa si stava riferendo il rosso, senza riuscire a credere che stesse davvero portando avanti una simile conversazione.
-Intendi giochi erotici?- domandò, aggrottando le sopracciglia e guardandolo annuire -Beh ma non è che non ne abbiamo mai fatti in questi anni-
-E giochi di ruolo?- buttò ancora lì, insistendo.
-Ma tu e Rebecca…- provò a domandare senza riuscire a finire la domanda.
-Ogni tanto- si strinse nelle spalle il rosso -Sai per mantenere viva la passione ecco-
Un flash di Pen vestito da elettricista che suonava alla porta di casa, sostenendo che c’era un guasto da riparare e Rebecca che gli apriva in déshabiller gli attraversò la mente, facendolo rabbrividire.
Era certo che il suo amico non intendesse una cosa del genere, che ricordava più che altro l’inizio di un film porno piuttosto che quello di un sano amplesso tra due persone adulte con una relazione decennale alle spalle, ma sapeva che sarebbe stata dura togliersi quell’immagine dalla mente.
Ma perché l’elettricista poi?! Insomma erano medici! Avrebbe avuto più senso che se lo fosse immaginato con il camice!
Strabuzzò gli occhi seriamente preoccupato per la propria sanità mentale, perché in effetti non avrebbe dovuto proprio immaginarsi il proprio migliore amico in certe situazioni, e decise che quel discorso si era dilungato anche troppo.
-Tipo una volta…- aveva ripreso la parola il rosso e Law sollevò le mani ai lati del viso, quasi inorridito.
-Non voglio sentire! Va bene così!- affermò agitato, scendendo poi rapido dalla vettura, seguito da un perplesso Pen.
Fece il giro della macchina già pronto a dirigersi verso l’ingresso quando una pacca sulla spalla lo trattenne. Si voltò verso l’amico, interrogativo.
-Tu e Margaret siete una delle coppie più belle che abbia mai visto, Law. Vi rispettate e vi amate non devi preoccuparti. Sono certo che è solo un momento- snocciolò sincero, cogliendolo alla sprovvista.
Lo fissò interdetto qualche istante, sentendo il cuore scaldarsi, e abbassò gli occhi al pavimento abbozzando un ghigno. Tornò a guardarlo con occhi pieni di gratitudine.
-Grazie- mormorò dandogli a sua volta una goliardica pacca sul braccio.
-Ma figurati- minimizzò il rosso sventolando la mano -E ora andiamo! Andiamo a salvare vite e rendere orgogliosa la tua signora!- aggiunse avviandosi, facendolo grugnire con sguardo omicida. 
 

 
***

 
Lasciò cadere l’ultimo scatolone a terra, accettando volentieri la birra in bottiglia che l’amico gli stava tendendo.
-Grazie- mormorò tamponandosi il sudore della fronte con l’avambraccio.
-Grazie a te Marimo- rispose, una volta tanto sincero.
Fecero cozzare il vetro delle bottiglie in un silenzioso brindisi, prima di prendere una generosa sorsata nel silenzio del futuro All Blue.
Zoro non aveva esitato quando Sanji gli aveva chiesto di dargli una mano con gli scatoloni. Nami aveva un incontro con un’importante casa di moda poco fuori Raftel, a cui Boa si era offerta di accompagnarla, ed essendo ricominciate le scuole al mattino al Dojo non c’era bisogno di lui tutti i giorni.
In realtà, non lo avrebbe mai ammesso ma era felice che Sanji avesse chiesto a lui.
Erano tornati stabilmente a Raftel solo da pochi mesi e non poteva negare che in quei dieci anni di lontananza i suoi amici gli fossero mancati, soprattutto Sanji e quei rari momenti di serenità in cui non litigavano ma si limitavano a godere della presenza l’uno dell’altro.
Ora che gareggiava con la nazionale solo nelle gare di kendo più importanti non era obbligato a vivere a Kuraigana e anzi era felice di allenare nel Dojo di suo padre, dove la sua passione era nata. Era stato campione del mondo, aveva collezionato molte medaglie individuali e di squadra e ne aveva ancora qualcuna da vincere davanti a sé.
Non rimpiangeva nulla e gli faceva ancora strano che esistesse una pagina di Wikipedia a lui dedicata ma non come gli faceva strano essere di nuovo finalmente a casa. Gli era mancato, doveva ammetterlo. In fondo Raftel non era un semplice sputo sulla cartina geografica, anzi.
E proprio quando lui era già all’apice del suo sogno, ecco che il suo migliore amico stava per realizzare il proprio, aprendo il suo ristorante, poco importava che avrebbe finito con il fare concorrenza a quello di suo padre. D’altra parte Zeff non sarebbe potuto essere più orgoglioso del figlio e anche Califa, con cui lo chef stellato aveva una relazione da quasi undici anni ormai, non faceva che tessere le lodi della cucina del biondo.
E per imbiancare le pareti del locale e scaricare gli scatoloni con piatti e tovaglie aveva chiesto proprio a lui. Portò rapido la birra alle labbra, per nascondere il ghigno che forzava per piegargliele, mentre Sanji si addossava con i gomiti al bancone.
-Allora la bella Nami-swan aveva un colloquio stamattina?!- chiese conferma, facendolo annuire.
-Ha detto che sarebbe un sogno venire presa da quella casa di moda- gli raccontò, senza nascondere la propria empatia con la sua donna.
Sanji lo studiò attentamente qualche istante, assottigliando lo sguardo.
-Tu sei felice di essere tornato e allenare al Dojo?!- si informò, palesemente preoccupato per lui.
Zoro lo guardò, preso in contropiede, colpito da tutto l’interesse che trapelava dalla voce dell’amico.
Il verde ghignò, sollevando un sopracciglio.
-Torciglio, stai diventando sentimentale?!- domandò, prendendolo in giro e facendogli spuntare una vena pulsante sulla fronte.
-Preferisci che ti affetti, testa muschiata?!- domandò, senza ottenere di farlo reagire come sempre.
Anziché innervosirsi o rispondere a tono, Zoro continuò a sorridere e, infilata una mano in tasca, si avvicinò a sua volta al bancone, per appoggiarsi, di fianco al cuoco. Perse lo sguardo davanti a sé qualche istante, bevendo ancora dalla bottiglia.
-Lo sai, se qualcuno l’ultimo anno di liceo mi avesse detto che a dieci anni di distanza tutto sarebbe andato a gonfie vele, non ci avrei mai creduto. Ma invece è così, va tutto a gonfie vele, non potrei desiderare niente di diverso da quello che ho- ammise, stupendosi della facilità con cui era riuscito a esprimere i propri sentimenti.
 E in fondo non c’era niente di cui vergognarsi se amava la sua donna, la sua famiglia e il suo lavoro.
Sanji lo fissò qualche istante prima di sorridere e portarsi il collo di vetro alle labbra.
-Sai Marimo, una volta tanto la pensiamo uguale. Neppure io cambierei niente- disse mentre Zoro gli lanciava un’occhiata di striscio.
-E vorrei ben vedere! Dovresti ringraziare già solo per il fatto di avere trovato una donna figuriamoci una come Violet! Dì la verità, le metti la droga nel cibo?!- chiese, esageratamente in vena di infastidirlo, incassando l’occhiata truce del biondo.
-Cosa vorresti insinuare, verza ammuffita?! Sei tu quello che non è all’altezza di Nami-swan!- ribatté, stringendo i pugni.
Zoro ridivenne serio a quelle parole, mettendosi dritto e posando la birra sul bancone.
-Come hai detto?-
-Ho detto…- cominciò Sanji imitandolo -…Che non sei all’altezza della bella Nami-swan- ripeté a denti stretti.
-Ripetilo se hai il coraggio-
-Non sei all’altezza…-
Le parole gli morirono in gola quando Zoro si avventò su di lui mandandolo a terra e avventandosi poi su di lui. Presero a rotolare sul pavimento, spingendosi la testa indietro l’uno con l’altro e azzuffandosi come quando erano ragazzi.
-Deficiente!-
-Idiota!-
-Cretino!-
-Imbecille!-
Zoro puntellò un piede a terra per riuscire a sovrastarlo ma perse presa sul pavimento, scivolando in fuori con la gamba e colpendo in pieno uno degli scatoloni, mandandolo a terra con un tonfo. Si congelarono lì dov’erano, Zoro con il palmo a deformare la guancia di Sanji, Sanji con le dita strette sui capelli di Zoro, trattenendo il fiato e sgranando gli occhi inorriditi.
Deglutirono lentamente quasi il minimo rumore potesse frantumare i piatti contenuti in uno dei carichi e si alzarono per avvicinarsi cauti e lenti. Una fugace occhiata passò tra di loro prima che Sanji impugnasse il taglierino e aprisse la scatola per poi tirare un sospiro di sollievo nel constatare che conteneva tovaglie, runner e tovaglioli.
-Grazie ai kami!- esclamò il biondo mentre Zoro chiudeva per un attimo gli occhi.
Non era decisamente il posto migliore in cui pestarsi quello, se ne sarebbero dovuti ricordare in futuro.
Sanji si rimise dritto, le mani sui fianchi, contemplando ancora qualche attimo il cotone bianco e finemente lavorato.
-Scherzi a parte Marimo, devo darti di nuovo ragione. Siamo fortunati ad averle- affermò con un sorriso -Non riesco a immaginare di vivere una tappa così importante con qualcuno che non fosse Violet accanto-
Zoro si accigliò, non certo di cosa stesse parlando il cuoco.
-Tappa importante?! Intendi il ristorante?!- s’informò, facendolo voltare.
Lo guardò con la sua tipica espressione da “sei irrecuperabile” e sospirò, prima di tornare verso il bancone.
-Ovvio che no Zoro! Sto parlando della tappa successiva! Sai no?! Si va a vivere insieme e poi c’è il matrimonio, i figli, metter su famiglia…-
Un improvviso ronzio tappò le orecchie del verde, che deglutì rumorosamente, in debito di ossigeno.
Matrimonio?! Figli?! Ma stava scherzando?!?!
Avevano solo 28 anni!!!
Eppure… Eppure se Sanji pensava una cosa del genere non era così impossibile che anche Nami lo desiderasse.
Ma no era assurdo dai! Se neppure Robin e Law erano ancora arrivati a compiere quel passo, era sicuramente Sanji quello che correva!
Sicuramente!
-…RO!!!-
Sobbalzò nel realizzare che il cuoco lo stava chiamando già da qualche minuto.
-C-cosa?!-
-Sei sicuro di stare bene?! Sei così pallido che sembri verde! E non il verde dei tuoi capelli da alga!- si premurò di specificare, facendolo grugnire.
Cercando di nascondere il proprio disagio, tornò a sua volta al bancone e riprese in mano la birra, studiando qualche istante il vetro ambrato. Ne bevve una generosa sorsata, permettendo al liquido fresco di rilassarlo scorrendo nella sua gola.
Non doveva farsi venire il panico, lui e Nami erano da sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Era certo che anche per lei non fosse un problema aspettare.
-Sto benone Torciglio, tranquillo- rispose, per poi girarsi a guardarlo ghignante -Allora ci rimettiamo al lavoro?! Questo ristorante lo deve arredare qualcuno, mica lo può fare in autogestione-

 
***

 
-Ricordami ancora una volta perché siamo qui?!- chiese atono, la schiena contro il muro, le braccia al petto e lo sguardo privo di espressione perso sul negozio dove solo un altro paio di svogliati clienti girovagavano, allungando la mano verso una felpa o una giacca a vento giusto per tenersi impegnati.
-Perché Makino ha decretato che ho dei vestiti così vecchi che bisognerebbe bruciarli per essere certi di non finire nel libro nero dell’ufficio d’igiene di Raftel!- rispose da dietro la tenda di cotone verde scuro.
Drakul sospirò, senza muovere un solo muscolo.
-E allora perché stai provando una muta?!- domandò ancora, ignorando la voce nella sua testa che gli suggeriva di non dare corda al suo migliore amico.
-Parlava dei miei vestiti del lavoro!- alzò appena il tono Shanks da dentro il camerino, senza sapere che si era appena beccato un’occhiata omicida dal moro.
-Shanks, tu fai l’istruttore di barca a vela- gli fece notare, asciutto, puntando gli occhi sulla tenda che vibrò appena quando Shanks la scostò cacciando fuori la testa.
-Potrebbe sempre tornarmi utile sai?! Sto comunque in mare aperto! E poi è insospettabilmente comoda!- argomentò con tanto, decisamente troppo entusiasmo.
Mihawk lo studiò, interdetto, domandandosi come faceva ancora dopo tutti quegli anni. Come faceva a stupirsi ancora, come faceva a finire sempre per andare a suo rimorchio. Come faceva Sabo a essere normale e come faceva a non esserci alcun legame di parentela tra lui e Rufy, dato che erano uguali.
Scosse la testa per riprendersi e si passò pollice e indice sugli occhi.
Non che gli pesasse accompagnare il suo più vecchio, caro e fidato amico a fare spese dal momento che aveva la mattinata libera ma avrebbe di certo preferito che non si perdesse via in inutili attività come passare venti minuti a provare costose mute da sub che tanto non avrebbe comprato, anche perché parlare così, attraverso la tenda del camerino, era alquanto disagevole.
-Allora dici blu o verde?- gli chiese, facendogli riaprire gli occhi incredulo.
-Ma cosa fai?! La compri?!?- chiese con un filo di voce.
-Ovvio che no! Ma volevo un tuo parere, tanto per…- si strinse nelle spalle il rosso, accigliandosi -Lo sai che non sono tipo da spendere soldi in cose inutili!- gli fece poi presente, facendolo sobbalzare appena.
Sì, lo sapeva Drag che Shanks non era il tipo. Non che fosse un avido ma anche da ragazzo era sempre stato attento per non dover mai pesare sulle spalle dei suoi e da quando era padre di famiglia con una moglie e due figli meravigliosi stava ancora più attento. Piuttosto che far mancare qualcosa a Makino, Sabo o Lamy si sarebbe tagliato un braccio, non aveva dubbi al riguardo Drakul.
Un moto di affetto e calore verso il rosso lo pervase, portandolo a piegare le labbra in un ghigno.
-Quella blu- annuì con sicurezza, facendolo sorridere radioso e guardandolo aprire di nuovo la bocca, sapendo già cosa stava per chiedere -E vale anche per la giacca a vento. I pantaloni, quelli grigi. le magliette la L ti sta meglio ma secondo me si restringono al primo lavaggio quindi starei su una taglia in più e il costume decisamente quello rosso con le palme blu e non perché ci sia un qualche contorto doppio senso sotto- snocciolò tornando monocorde, anticipando tutte le domande dell’amico, senza che questo si stupisse neanche un po’.
-Cosa farei senza di te, il mio piccolo casalingo di fiducia?!- chiese invece retorico per prenderlo in giro, ottenendo di farlo soffiare con fastidio dal naso.
-Se avessi dovuto gestire il guardaroba di Sabo da solo mentre passava dall’infanzia alla pubertà ora non avresti bisogno né di me né di tua moglie per scegliere la taglia delle magliette. E comunque ti ricordo che il più alto dei due sono io- snocciolò con tono apparentemente pacato, facendo assumere a Shanks un’espressione scettica.
-Di un centimetro e mezzo scarso?!-
-Resto comunque io il più alto- decretò Drag, tornando a puntare gli occhi davanti a sé, sollevando appena un po’ il mento con fare orgoglioso.
Shanks ridacchiò sotto i baffi, prima di scomparire di nuovo dentro il camerino.
-Amico ora me lo dici cosa ti turba?- gli chiese attraverso la tenda, facendolo accigliare.
-Di che parli?!-
-Oh andiamo si vede da un kilometro che sei preoccupato per qualcosa e particolarmente suscettibile! Ouch!!! Merda!!!-
Drag si girò perplesso verso il camerino da cui stavano fuoriuscendo dei tonfi.
-Che hai fatto?!- chiese in allerta.
-Niente, niente!- minimizzò -E non cambiare argomento!- lo ammonì.
Il moro sospirò, puntando per un attimo lo sguardo a terra, consapevole che più di tanto non poteva mentire, non a lui. Non era mai stato granché bravo a farlo, ovviando la problematica invenzione di bugie con la sua espressione impassibile e il mutismo ma c’erano persone con cui quella tecnica non aveva mai funzionato. Persone come sua madre, Olivia, Boa e Robin. E Shanks. 
Prese un profondo respiro, pronto a confessare cosa lo preoccupasse da qualche giorno a quella parte.
-Beh…- cominciò, il tono sincero e il cuore in mano ma un nuovo tonfo, più potente di quelli precedenti, lo interruppe e gli fece sgranare ancora una volta gli occhi dorati, al colmo della preoccupazione.
Ma che diavolo…
-Porco Roger, ma che stai combinando?!- chiese, scostando la tenda con decisione.
Rimase immobile sulla soglia del camerino, senza sapere se scoppiare a ridere o lasciarlo lì una volta per tutte nel trovarlo spalmato contro la parete di legno, in una posizione degna di un contorsionista, assunta nel tentativo di slacciarsi la lampo della muta e che gli aveva fatto perdere l’equilibrio. Anche senza avere assistito a tutta la scena, Drag non faticava a immaginarselo saltellare nel tentativo di restare dritto prima di schiantarsi a peso morto contro il muro di parquet.
Con un grugnito e scuotendo energicamente la testa per sopprimere il riso, lo spadaccino entrò e si chiuse la tenda alle spalle sotto lo sguardo interrogativo di Shanks.
-Dai che ti aiuto, imbecille- lo apostrofò, osservandolo staccarsi a fatica dal muro e posizionarsi di spalle per farsi slacciare la cerniera.
-Dicevi?!- gli ricordò il rosso, senza perdere nemmeno un attimo, studiandolo attraverso lo specchio.
Drag gli lanciò una fugace occhiata, tornando subito a concentrarsi sulla muta.
-Sabo non vi ha parlato del nuovo prof di letteratura?- chiese, prendendola un po’ alla larga e facendo aggrottare le sopracciglia al rosso.
-Il prof Cora?! Sì, perché?! Mi è sembrato molto entusiasta lui e dice che non avranno problemi a cambiare docente l’anno della maturità con un insegnante così! Sono stati fortunati!- considerò, non riuscendo a capire cosa preoccupasse l’amico di quella faccenda.
-Sì beh ecco… il fatto è che anche Perona è entusiasta di lui… Anche troppo…- concluse, sollevando nuovamente il capo, con un’espressione eloquente.
Il rosso sgranò gli occhi mentre si girava, finalmente libero di sfilarsi la muta e senza esitare un attimo a farlo, lo sguardo costantemente puntato sull’amico.
-Pensi che Perona abbia una cotta per il suo professore?!- chiese in un soffio, facendogli assumere un’espressione miserabile e che parlava per lui -Ma ne hai parlato con Boa?!-
-Ma figurati! Mi darebbe del paranoico! È che non lo so Shanks! Non sarebbe un problema se solo lei non fosse così… matura! Da quanto ne so non ha mai preso una sbandata per nessuno della sua età e fino a tre anni fa era ancora cotta di Sanji!- disse tutto d’un fiato, dando sfogo alla sua preoccupazione.
Shanks, vestito solo dei boxer, sollevò un sopracciglio e portò le mani ai fianchi.
-Se fosse interessata a qualcuno della sua età saresti preoccupato comunque!-
-Ma sarebbe diverso!- insistette -Avrei la certezza che non le piace gente troppo adulta! Non voglio che mia figlia diventi la classica ventenne che finisce a letto con il proprio docente universitario!-
-Drag guarda che quello lo fanno le ragazze a cui manca una figura paterna nella loro vita- gli fece notare, calmo e rilassato -Non è il caso di Perona, tu sei un padre presente. Anche troppo a volte-
Drakul lo fissò qualche istante, senza sapere cosa dire, la preoccupazione per la sua bambina che lo faceva sragionare.
Poi un’idea lo colse all’improvviso. Ignorando tutto il logico e ragionevole discorso che il rosso gli aveva fatto, si avvicinò a lui, posandogli le mani sulle spalle nude.
-Puoi chiedere a Sabo di indagare!- propose, una luce quasi folle negli occhi.
Senza smettere di sorridergli, Shanks afferrò i baveri della sua camicia per scuoterlo.
-Drag devi darti una calmata!-
-Oh andiamo! Che ti costa?!-
-Ma tu sei fuori!-
-Solo un paio di domande!- lo implorò quasi, senza che nessuno dei due lasciasse andare l’altro.
-Drag…- lo chiamò di nuovo, chiudendo gli occhi un istante e respirando a fondo.
Tornò a guardarlo proprio mentre dei passi si avvicinavano fuori dal camerino.
-Provo questa roba e arrivo! Ci metto un attimo!- cinguettò una voce maschile e decisamente effeminata da oltre la tenda -Non farai nemmeno in tempo a dire “Un, deux…”-
I due amici voltarono il viso verso la tenda, immobili e agganciati l’uno all’altro.
-“…trois”!!!-
Sotto i loro sguardi sgranati e interdetti, la tenda si aprì con estrema grazia, rivelando un individuo alquanto singolare, non tanto per l’abbigliamento, eccentrico certo ma relativamente normale per loro che frequentavano Dofla dall’asilo, quanto per il trucco esagerato sugli occhi e per il fatto che stava piroettando con la grazia di una etoile. Si accigliarono quando il tizio si fermò nel suo roteare e li guardò perplesso.
Che aveva da fare quella faccia?! Era lui quello strano!!!
Poi, lentamente, Drakul realizzò la situazione assolutamente equivoca in cui si trovavano. Che Shanks era praticamente nudo e che erano ben più vicini di quanto ci si sarebbe aspettato da due amici, per quanto di vecchia data. Deglutì a vuoto, senza riuscire a muoversi, a causa del troppo imbarazzo.
-O-oh!- esclamò il tizio strano, incrociando le braccia e sollevando un sopracciglio con interesse -Posso unirmi a voi, pasticcini?! La mia esperienza mi dice che trois è meglio che deux!-
Congelato lì dov’era, Drag pregò mentalmente che Shanks si staccasse da lui, cacciasse quel soggetto assurdo e ritirasse la tenda, mentre la faccia gli andava a fuoco diventando dello stesso colore dei capelli dell’amico.
Ma si rese presto conto che la sua fiducia era stata mal riposta e grugnì tutta la sua frustrazione verso se stesso per essersi scelto un migliore amico tanto cretino, quando il rosso sorrise allo sconosciuto.
-Prego, c’è spazio per tutti!- 














Angolo di Piper: 
Ciao a tutti gente! Dunque vorrei scusarmi se non rispondo alle recensioni ma sappiate che le leggo tutte con gioia e ringrazio di cuore Bambolinarossa, Gibutistan, Luna e Eva! Non avete idea di quanto mi sproni a proseguire la storia! 
Luna voglio conoscerlo il tuo migliore amico!!!! XD 
Okay dunque su richiesta di Bambolinarossa ecco la foto di Izo: 



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E' un pirata di Barbabianca, il comandante mi pare della 14esima flotta! 
Beh che altro dire se non grazie di cuore a tutti voi che siete giunti fin qui e aspettate pure il prossimo capitolo! 
Un bacio grande! 
Piper. 
 
  
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