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Autore: Dora95    08/10/2015    1 recensioni
Dal testo:
La ragazza non perse altro tempo e spalancò la porta della prigione, precipitandosi dentro prima che le guardie potessero fermala di nuovo.
Quello che vide la lasciò sconvolta.
"No..."
Sentì una fitta al centro del petto, mentre cercava di riprendere a respirare regolarmente. Tra tutti quelli che potevano essere, si trovò davanti proprio lui.
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Post 2x16. Ho iniziato ad immaginare cosa poteva accadere dopo la seconda stagione e così sono arrivata a scrivere questa fan fiction. Spero vi piaccia. [BELLARKE]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Far away
This ship has taken me far away
Far away from the memories
Of the people who care if I live or die.

Lontano
Questa nave mi ha portato lontano
Lontano dai ricordi
Delle persone a cui importa se vivo o muoio.

(Muse - Starlight)


Fu il tintinnio delle catene che gli legavano i polsi e le caviglie a risvegliarlo. La testa gli pulsava per via della botta che aveva subito e i suoi pensieri erano ancora confusi.

La prima cosa che vide fu il corpo di Jasper, ancora svenuto, che veniva trascinato accanto a lui. Subito la paura lo invase. 

Non aveva voluto che Jasper prendesse parte a quella missione per non mettere a rischio la sua vita ed ora era proprio quello che stava succedendo. 

Cercò di schiarirsi la mente, doveva essere completamente lucido se voleva sopravvivere. 
I terrestri li stavano portando da qualche parte, probabilmente dal loro comandante, pensò Bellamy, ma il fatto che li avessero tenuti in vita significava che volevano qualcosa da loro, altrimenti li avrebbero uccisi subito insieme alle altre cinque guardie. 
Non sapeva dove si trovava esattamente ne da quanto tempo aveva perso conoscenza. Probabilmente si stavano allontanando sempre di più da Camp Jaha, dirigendosi a Nord. 

Cercò di allentare le catene che gli legavano i polsi, ma il farlo provocò un gran rumore e il terrestre che lo stava trasportando se ne accorse. Si girò di scatto, guardando Bellamy con aria minacciosa, poi diede un brusco strattone alle catene, facendole stringere ancora di più attorno ai polsi del ragazzo. Bellamy imprecò sottovoce. Non sarebbe riuscito a scappare in questo modo, anche se fosse riuscito a liberarsi c'erano almeno una decina di terrestri attorno a lui da affrontare e Jasper da mettere in salvo. Non ce l'avrebbe fatta. Avrebbe dovuto aspettare che lo liberassero. 

I terrestri continuarono a trasportare lui e Jasper nella foresta per diverse ore, nelle quali Bellamy si sentì tremendamente responsabile per quello che era successo. Era lui a capo di quel gruppo. Era lui quello che avrebbe dovuto proteggerli. Le sue mani erano sempre più sporche di sangue e non sarebbe stato facile lavarlo via, sempre che un giorno ci sarebbe riuscito...

Era immerso in quei pensieri cupi quando i terrestri si arrestarono bruscamente davanti ad un'alta recinzione di legno. Erano arrivati. Sentì un cancello aprirsi velocemente per poi richiudersi subito dietro di loro. Mentre veniva trascinato dentro cercò di studiare la palizzata. Era troppo alta e aguzza per poter essere scavalcata, come c'era da aspettarsi, e il cancello veniva bloccato da un complesso sistema di sbarre di legno e metallo, difficili da forzare. 
La sua mente tuttavia cominciò subito ad escogitare un modo per evadere da quel posto. 

I due vennero portati in una stanza costruita sottoterra molto simile ad una grotta. Bellamy pensò che quella dovesse essere la loro prigione. I terrestri legarono lui e Jasper a delle travi e poi se ne andarono senza proferire alcuna parola, lasciando soli i due ragazzi.

"Jasper! Hey, svegliati, Jasper!"

Sussurrò Bellamy all'amico accanto a sé, il quale per tutta risposta emise un debole lamento. Stava riprendendo conoscenza.

"Jasper i terrestri ci hanno preso, ricordi? Ci troviamo in un loro villaggio adesso. Dobbiamo trovare un modo per andarcene subito!!"

Quelle parole concitate fecero effetto sul ragazzo, che lentamente aprì gli occhi e si guardò intorno, ancora confuso. 

"La mia testa...."

Jasper fece per toccarsi il capo ma le catene glielo impedirono. Il ragazzo sembrava molto debole, a malapena riusciva a reggersi in piedi.

"Lo so che fa male Jasper, ma ora devi cercare di rimanere concentrato, tra poco arriveranno e...."

Non fece in tempo a finire la frase che la porta si spalancò con uno scatto metallico e tre terrestri entrarono nella prigione. I primi erano due uomini alti e robusti, dall'aria cupa e minacciosa, seguiti da una donna sulla cinquantina con i capelli rossi come il fuoco e gli occhi azzurri come il ghiaccio. Bellamy incrociò il suo sguardo ed ebbe come l'impressione che lei da sola fosse più letale dei due uomini messi insieme. 

Il ragazzo studiò la sua figura: era molto alta per essere una donna, completamente vestita di nero e con almeno tre coltelli appesi alla cintura. Dal suo collo e dai suoi polsi sbucavano dei tatuaggi che risaltavano incredibilmente sulla sua pelle molto pallida. 
La donna ordinò qualcosa ai due uomini nella loro lingua e da come essi abbassarono il capo diligentemente e si fecero da parte Bellamy capì che lei doveva essere il loro comandante: era circondata da un'aura di rispetto e timore reverenziale. 

"Io sono Nia, comandante della nazione del Ghiaccio, e questo è il mio villaggio. Le mie guardie mi hanno detto che vi hanno catturato all'interno del mio territorio, quindi ditemi, per quale ragione vi trovavate li?"

Gli occhi azzurri di lei si fissarono inquisitori in quelli neri come la pece di Bellamy, che sostenne lo sguardo. 

"Io e i miei compagni eravamo in missione per il nostro comandante, non avevamo intenzioni violente, ma a quanto pare questo non è importato molto alle tue guardie visto che hanno ucciso cinque dei nostri a sangue freddo."

Rispose Bellamy non riuscendo a contenere la rabbia che provava. La morte dei suoi compagni era completamente ingiustificata. L'attenzione di Nia si focalizzò su di lui.

"I miei uomini hanno prevenuto una minaccia. La vostra gente ha fatto molte vittime tra di noi e il popolo del ghiaccio non dimentica."

Rispose calma Nia, come se uccidere delle persone fosse una cosa ordinaria per lei. E forse lo era, pensò Bellamy. Jasper, da parte sua, continuava a seguire il dialogo tra i due, teso e spaventato.

"Non vogliamo nulla da te e dal tuo popolo. Lasciaci andare!"

Disse Bellamy in tutta risposta, cercando di forzare le catene per l'ennesima volta, invano. Così veloce da sorprende tutti, Nia sfoderò un coltello e lo puntò alla gola del ragazzo. Piegò la testa di lato, socchiudendo gli occhi.

"Ma sono io a volere qualcosa dal tuo popolo."

Le paure di Bellamy trovarono conferma in quelle parole. La donna accennò un lieve sorriso malvagio e lasciò scivolare giù il coltello lungo il petto di Bellamy, tagliandogli i vestiti e la pelle sotto. Il ragazzo trattene un gemito di dolore. 
Qualsiasi cosa sarebbe accaduta si sarebbe rifiutato di urlare.


###


Erano passati due giorni da quando Clarke era partita per la caccia. Si erano allontanati nella foresta più del solito e grazie alle temperature più miti, almeno per i terrestri, avevano potuto trascorrere tranquillamente la notte all'aperto. 
Il popolo del ghiaccio era abituato al freddo, come era prevedibile. 
Le temperature rigide di quella zona non avevano fatto altro che temprare quei terrestri, rendendoli più forti.
Non a caso la nazione del ghiaccio era la più temuta dei dodici clan. 
Tutti conoscevano la loro potenza in battaglia e la ferocia del loro comandante. 
Era stata proprio Nia un tempo, prima dell'alleanza tra i clan, a rapire, torturare ed infine uccidere Costia, la compagna di Lexa. 
Clarke ricordava bene la storia e anche per questo aveva preferito averla come alleata piuttosto che nemica. 
Nia, come Lexa, era un ottimo comandante: spietata, letale e distaccata. Tutto quello che Clarke non avrebbe mai voluto essere e che invece la rappresentava sempre di più. Per fortuna la ragazza aveva smesso di sentire tutto il tormento che quei pensieri le davano. In realtà aveva smesso di sentire praticamente ogni cosa, pur di evitare nuovi dolori e di affrontare i vecchi. 

Viveva in un limbo fatto di nebbia, nel quale si nascondeva e del quale, allo stesso tempo, era prigioniera. 

Verso il tramonto fecero ritorno al villaggio. La caccia era andata molto bene fortunatamente. Con quelle nuove scorte avrebbero rifornito per un bel po' il magazzino, ormai semivuoto dopo l'inverno. Appena varcato il cancello le venne incontro correndo Sylia, una guaritrice.

"Clarke devi venire subito, c'è bisogno di te in infermeria. Uno dei nostri guerrieri è stato ferito da un animale durante la caccia."

Disse trafelata. Clarke entrò subito in modalità medico.

"Portami da lui."

Ordinò. Sylia la condusse velocemente in infermeria, dove si trovava il terrestre che era stato ferito, ora incosciente. Clarke analizzò la ferita cono occhio esperto. L'uomo era stato colpito al fianco sinistro, all'altezza dell'ultima costola. Il taglio era netto e abbastanza profondo, bisognava intervenire al più presto. La ragazza si isolò da tutto e tutti per concentrarsi solo sul suo lavoro. Quando curava le persone  succedeva sempre così. 
Disinfettò la ferita con cura e pian piano che la puliva dal sangue e dalla terra si rese conto che quel taglio era troppo perfetto per essere stato causato da un animale della foresta. Quella ferita era opera di una lama. Clarke per sicurezza non disse nulla, avrebbe tenuto quella cosa per sé finché non avesse scoperto di più a riguardo. 
Finì di ricucire la ferita con attenzione e poi la coprì con delle bende. Alla fine era fiera del suo lavoro, quell'uomo se la sarebbe cavata.

"Qui ho finito."

Disse a Sylia, guardandola stancamente. Voleva ritirarsi nella sua tenda e andare a dormire, nella notte passata fuori non aveva praticamente chiuso occhio.

"Controllalo per tutta la notte e chiamami solo se gli sale la febbre. Io vado nella mia tenda."

Sylia annuì, sedendosi a fianco del terrestre che era stato ferito. 
Clarke uscì fuori dall'infermeria stiracchiandosi i muscoli indolenziti. Era stata una lunga giornata. 
Stava per dirigersi verso la sua tenda quando si ricordò che non aveva neanche depositato l'arco e i coltelli quando era arrivata, così si avviò verso l'armeria. 

Fu li che sentì dei terrestri parlare di due prigionieri. Strano, pensò Clarke. Nia non faceva quasi mai prigionieri, lei uccideva i suoi nemici e basta. Questo significava che i prigionieri non potevano essere dei semplici terrestri. 
Dovevano essere degli stranieri. Subito un brivido gelido le corse lungo la schiena e tutti i suoi sensi si fecero più acuti. Poteva essere Emerson, l'unico sopravvissuto del popolo della montagna, o peggio, qualcuno del suo popolo. 
Veloce come il vento corse verso la prigione. Conosceva bene il metodo con il quale Nia trattava i suoi prigionieri.

Davanti alla porta della prigione si trovavano le guardie di Nia. Fece per oltrepassarle ma i due energumeni le si pararono davanti.

"Lasciatemi passare, sono il secondo del comandante, non avete autorità su di me!"

Urlò Clarke fuori di sé.

"Il comandante ha dato ordine di non fare entrare nessuno."

Disse uno dei due. Clarke fece finta di calmarsi, facendo un passo indietro, per poi colpire con l'elsa del suo pugnale la nuca della guardia più vicina a lei. Prima che l'altro potesse dare l'allarme o fare qualsiasi altra cosa, Clarke ruotò su sé stessa e lo colpì con tutta la forza che aveva. Quello perse l'equilibrio e cadde a terra. La ragazza non perse altro tempo e spalancò la porta della prigione, precipitandosi dentro prima che le guardie potessero fermala di nuovo.

Quello che vide la lasciò sconvolta.

"No..."

Sentì una fitta al centro del petto, mentre cercava di riprendere a respirare regolarmente. Tra tutti quelli che potevano essere, si trovò davanti proprio lui. 




NOTA: awwww ciao cari, come state? Prima di tutto i tengo a ringraziare chi ha aggiunto questa storia ai preferiti e tutti quelli che comunque l'hanno letta. Finalmente i nostri due ragazzi si sono incontrati, evvai!!! Nel prossimo capitolo prometto che ne vedrete delle belle. Presto scoprirete anche quali sono i piani segreti di Nia quindi fate attenzione, quella donna non è da sottovalutare! 
E comunque non mi sono dimenticata né di Jaha e Murphy, né di Monty, né di Octavia. Ogni cosa a suo tempo. Vi chiedo solo di essere pazienti. 
Ci aggiorniamo il più presto possibile con il prossimo capitolo, stay tuned!
   
 
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