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Autore: Vally98    08/10/2015    1 recensioni
Ci troviamo a Beacon Hills, piccola cittadina dove succedono strane cose.
Ci sono molte persone, che si chiedono cosa stia accadendo, ma non ricevono mai delle risposte. Ci sono delle persone che sanno cosa sta accadendo e vorrebbero aiutare, ma non possono. E infine ci sono persone che stanno aiutando a sistemare le cose, ma vorrebbero fuggire.
Sidney si trova catapultata in questa nuova realtà e deve fare fronte a mille cambiamenti. E presto la sua ordinaria vita da liceale, verrà sconvolta da qualcosa - o qualcuno - che la coinvolgerà in qualcosa di davvero speciale.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono riuscita ad arrivare a casa per le 17.14.
Mio padre a quest'ora è sempre al lavoro, perciò non noterà il mio ritardo.
Mi sono fatta una doccia, levandomi le macchie di sangue e di terra che avevo ovunque.
Vestendomi, ho notato che di tutti i graffi e le ferite riportate nella fuga nel bosco sono sparite.
Indosso una gonna nera, corta e stretta; una canotta color sabbia e un paio di sandali bianchi.
Mio padre ha accettato di conoscere i miei amici questa sera, così mi ha permesso di evadere dalla mia punizione. Solo per oggi.
Magari, dopo aver visto che sono dei tipi a posto, si preoccuperà meno.
SE riusciranno a sembrare dei tipi a posto.
Mi trucco un po', per sembrare più carina.
Esco alle 7.30, così da arrivare a piedi e con calma fino al ristorante di mio padre.
Scott è già lì che aspetta, puntuale, con una camicia bianca e un paio di jeans, che fanno risaltare il suo fisico muscoloso e gli danno un'aria ordinata.
- Eilà! - esclamo avvicinandomi - complimenti per la puntualità.
- Ho visto quanto ci tenevi - mi risponde con un sorriso.
Rimaniamo un attivo ad osservarci, chiedendoci cosa dovremmo dire, ma alla fine restiamo in un silenzio imbarazzato.
Aspettiamo che arrivino tutti e alle otto entriamo nel ristorante e prendiamo posto.
Continuo ad osservarli, uno per uno. Hanno cercato di vestirsi in modo carino e sorrido, pensando a com'eravamo conciati solo un paio di ore prima, ricoperti di terra, sangue e ferite. Ma soprattutto penso ai rischi che abbiamo corso tutti, e che continuiamo a correre. Non devo dare per scontato il fatto che siamo sani e salvi, non è scritto da nessuna parte che saremo sempre così fortunati.
Mio padre non è in giro, probabilmente è in cucina ad occuparsi di altre cose. Noi ordiniamo e mangiamo, chiacchierando come dei normali adolescenti.
Solo quando arriviamo al dolce mio padre si presenta nella sala e io sento il cuore accelerare. E' importante che lui apprezzi i miei amici, voglio davvero che si fidi, così da non correre il rischio che limiti la mia libertà perché ha paura delle persone che mi stanno attorno e di quello che potrei combinare.
Anche perché non si tratta solo di uscire con degli amici. Si sa che noi siamo nel bel mezzo di qualcosa di più grande.
- Ciao ragazzi - esordisce mio padre tutto sorridente.
Sono nervosa.
- Ciao papà - dico io, mentre gli altri salutano con un cenno della mano - questi sono i miei amici.
- Finalmente vi conosco.
Inizia a fare le solite domande da genitore, sulla scuola e cose così, giusto per fare conversazione. I ragazzi se la cavano bene, io li osservo sorridendo.
Lancio uno sguardo fuori dalla finestra, mentre tutte quelle voci familiari mi rimbombano nelle orecchie.
E succede l'inevitabile: i miei pensieri corrono subito a mia madre, a Peter e a tutto quello che è successo oggi.
Com'è possibile che Peter sembri sempre un passo avanti a tutti? Cosa sta cercando? Perché? E cosa centra mia madre in tutta questa storia!?
Semplicemente non so a cosa pensare. Mi ci sono voluti così tanti anni per accettare di essere stata abbandonata, e ora si presenta una possibile alternativa a quello che è successo.
Magari anche mia madre aveva un potere. Magari è stata costretta a lasciare me e mio padre. Magari ora sta cercando, in qualche modo, di tornare da me.
Mi mordo la guancia sforzandomi di ritornare alla realtà.
Non devo illudermi, non devo viaggiare con la fantasia. Ma è così difficile non farlo, a questo punto.
Devo semplicemente cercare di non pensarci. Non pensarci.
Devo far scomparire mia madre dai miei pensieri, ora. E piuttosto preoccuparmi del motivo per cui sono qui in questo momento.
Guardo l'espressione contenta di mio padre, mentre parla del suo ristorante con i miei amici, che ascoltano affascinati.
Lui è decisamente sereno e soddisfatto. Direi che non desideravo altro.
   
 
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