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Autore: MartinsBieber    09/10/2015    2 recensioni
Zayn era un ragazzo misterioso, sfacciato e fastidiosamente attraente.
Jess era una ragazza timida, chiusa e fin troppo sensibile.
Due ragazzi apparentemente diversi, ma sotto le loro maschere si celava un carattere molto simile.
«Perchè le brave ragazze come me finiscono sempre con cattivi ragazzi come te?» sbuffai.
Zayn scoppiò a ridere, «forse perchè, in fondo, non sono poi così brave..»
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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66°


«Meno due giorni al tuo compleanno» mi ricordò Zayn la mattina seguente all’uscita da scuola, ridendomi in faccia.
«Adesso ti metti anche a fare il conto alla rovescia?» alzai gli occhi al cielo.
«Certo che sì» annuì soddisfatto, «è un giorno importante, che tu lo voglia o no»
«Vuoi vendicarti perché non ho comprato niente al negozio di intimo, ammettilo» sbuffai.
Lui rise, «è quel che meriti, ci tenevo più di quel che immagini»
«Oh sì, lo immagino eccome» annuii divertita, prendendolo per mano e incamminandoci verso casa sua a piedi, finché mi fermai all’improvviso in mezzo alla strada. Aggrottai la fronte, sbattei le palpebre più volte e alla fine mi voltai verso Zayn al mio fianco, «devo andare dall’oculista o quella laggiù è davvero tua sorella?» 
Lui guardò nella mia stessa direzione e spalancò la bocca quando vide Waliyha correrci incontro.
«Direi che è davvero lei» mormorò sorpreso quanto me, finché Waliyha non ci raggiunse.
«Sorpresa!» esclamò lei stritolandomi in un forte abbraccio, per poi passare a Zayn.
«Cosa ci fai qui?» chiesi, sorridente.
«Non potevo perdermi il tuo compleanno per niente al mondo» mi disse, per poi fare un occhiolino al fratello. Mi voltai subito verso di lui, fulminandolo con lo sguardo, «sei stato tu a chiamarla!»
Zayn sbiancò di colpo ma non riuscì a trattenere una risata, «non è vero..»
«Sei un pessimo attore» sbuffai, facendo ridere entrambi.
«Voleva soltanto che ti convincessi a fare una festa, visto che a lui non dai ascolto» mi spiegò Waliyha, indicando Zayn che si massaggiava la nuca per nascondere il senso di colpa.
«E non darò ascolto neanche a te» insistetti, «apprezzo lo sforzo, ma comunque non credo che questo sia l’unico motivo per cui tu sia venuta a Londra»
Waliyha mostrò un sorrisetto innocente ed io la squadrai con un’espressione colpevole in volto.
«Un paio di giorni di assenza a scuola mi faranno bene, volevo vedere il mio fratellino e la sua splendida ragazza a cui voglio tanto bene» cercò di intenerirmi, sfoderando un sorriso più grande.
«Chi pensi di prendere in giro?» ridacchiai, «lo so che sei tornata anche per Niall»
A quella risposta lei arrossì e si morse il labbro, «è uno dei tanti motivi, non cambiare discorso»
«Dovrebbe uscire a momenti da scuola, vallo a cercare» le dissi, spingendola lievemente verso il cortile dall’altra parte della strada.
«Non posso» si irrigidì, «non ce la faccio, non so cosa dirgli»
«Quando mai tu non sai cosa dire?» brontolò Zayn, infilando una mano in tasca mentre dall’altra estraeva un pacchetto di sigarette.
«Giusto, tu sai bene cosa dire in questi casi» lo presi in giro, ricordandomi di come era assillante nei primi giorni della nostra conoscenza.
Zayn ricambiò la risata, portandosi una sigaretta tra le labbra e tirando fuori l’accendino.
«Waliyha?» una voce alle nostre spalle ci fece voltare tutti e tre: era proprio Niall.
Lei sgranò gli occhi, osservando il viso sconvolto del biondino, ed io e Zayn ci facemmo da parte. 
I due restarono a parlare per ben dieci minuti, poi lei tornò da noi dopo che lui se ne fosse andato.
«Allora, che ti ha detto?» chiesi impaziente, cercando di decifrare l’espressione sul viso della mia amica.
«Mi ha invitato ad un appuntamento a cena, questa sera» rispose, disinvolta.
«Oh, è fantastico» commentai entusiasta, «divertitevi!»
«Verrete anche voi due» aggiunse lei, guardando prima me poi suo fratello.
Zayn quasi si strozzò con il fumo e iniziò a tossire, ed io la guardai perplessa.
«In che senso verremo anche noi?» ripetei.
«Non mi sentivo tranquilla, non so perché con Niall io diventi così timida, ma ho bisogno che ci siate anche voi» alzò le spalle come se fosse la cosa più naturale del mondo, «così ho organizzato un’uscita a quattro, non vi dispiace vero?»
«Tu sei completamente pazza» sbottò Zayn, gettando la sigaretta a terra. 
«Non penso sia una buona idea» scossi la testa, portandomi una mano tra i capelli.
«Perché no?» fece una smorfia, «in fondo adesso siete tutti amici, non ci sono più discussioni o questioni in sospeso tra voi»
Zayn provò a controbattere ma io lo interruppi, «va bene, ci saremo»
«Davvero?» esclamò lei con occhi sognanti, «grazie, grazie, grazie!»

Quella sera ero a casa mia con Zayn e, mentre cercavo qualcosa da mettere, lui si buttò a peso morto sul letto della mia camera, sbuffando sonoramente.
«C’è qualcosa che non va?» gli chiesi dopo averlo sentito brontolare una seconda volta.
«Volevo passare una serata tranquilla con te, invece dobbiamo prepararci e poi uscire di nuovo» borbottò lui, con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Sospirai e mi stesi di pancia sul letto, accanto a lui, e mi puntellai con gli avambracci sul materasso in modo da tenere il busto alzato. 
«Tua sorella ci tiene molto, non volevo deluderla» mormorai, guardando con attenzione il profilo del suo viso.
«Hai fatto bene, non devo per forza fare il guastafeste ogni volta» ribatté, esausto.
«Se non hai voglia di uscire, vado ad avvisarli che abbiamo cambiato idea. Non credo sia un problema se manchiamo noi due, Waliyha capirà» mi arresi, osservando il suo sguardo stanco.
«No, ormai andiamo dai..» insistette, coprendosi la bocca dopo uno sbadiglio.
«Sicuro?» ed alzai la testa, per cercare i suoi occhi.
«Sicuro» rispose lui, annuendo.
«Allora vado a farmi una doccia veloce» lo informai per poi mi tirarmi su e scendere dal letto. Zayn, invece, si mise a sedere solo quando sentì la cerniera dei miei jeans aprirsi. Mi osservò con attenzione – bagnandosi le labbra – mentre finivo di svestirmi ed appoggiavo gli indumenti sul comodino.
«Hai finito di guardarmi come se dovessi saltarmi addosso da un momento all’altro?» gli domandai una volta rimasta in intimo.
«Fai la doccia in mutande e reggiseno?» fece lui in tutta risposta, con un sorriso malizioso disegnato sul volto.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, amore» dissi, voltandomi verso di lui. Poi, portandomi i lunghi capelli castani sulla spalla destra, aggiunsi: «e comunque finisco di spogliarmi in bagno.» 
Zayn continuò a squadrarmi da capo a piedi, continuando a tenere lo stesso ghigno di prima. 
«Dai, vai a fare la doccia che dopo voglio farne una anche io» ed indicò la porta del bagno con il mento, «anche se potremmo farla insieme, che dici?» 
«Certo, la doccia, come no» fu il mio unico commento, «magari la prossima volta, quando avrai qualcosa con cui cambiarti» e detto questo sgattaiolai in bagno. Mi struccai velocemente, finii di svestirmi e poi mi infilai nella doccia.
Aprii l’acqua e per un po’ lottai con il regolatore prima di iniziare a sciaquarmi, partendo dai capelli. Stavo finendo di sciacquare via la schiuma dai capelli quando, nel silenzio della stanza, interrotto solo dall’acqua che cadeva sul piatto della doccia, sentii la porta aprirsi.
«Zayn, non ho ancora finito!» sbuffai, con gli occhi ancora socchiusi. 
I passi di lui continuarono a farsi più vicini e, poco dopo, me lo ritrovai appena fuori dalla doccia, con le mani lungo i fianchi. Addosso aveva solo un paio di boxer neri e mi guardava con malizia ed un piccolo sorrisetto ad incurvargli gli angoli della bocca. Tolse anche l’ultimo indumento rimastogli addosso, lasciandolo cadere sul pavimento, ed entrò nella doccia con me.
«Che cosa stai facendo?» gli chiesi, dopo aver fatto una smorfia. Feci un piccolo passo indietro per fargli posto in quello spazio decisamente ristretto per due persone.
«Risparmio tempo» rispose lui tranquillamente, iniziando a bagnarsi gli avambracci sotto il getto della doccia, «ed anche l’acqua: meglio risparmiare quando si può, giusto?»
Si bagnò anche la testa, poi prese il flacone delle shampoo, se ne versò un po’ su un palmo e si portò le mani tra i capelli, iniziando a massaggiare. Io osservai rapita il formarsi della schiuma tra la chioma nera di lui, fino a quando Zayn non mi prese le mani e se le portò tra i capelli, invitandomi chiaramente a lavarglieli.
Feci un passo in avanti, per avvicinarmi a lui, e continuai il lavoro che aveva iniziato, stando ben attenta a non far scivolare la schiuma verso i suoi occhi.
Dopo averlo guidato sotto l’acqua per sciacquargli i capelli dallo shampoo, lui mi passò una mano intorno ai fianchi e mi avvicinò a sé, appoggiandole la fronte contro la mia. Qualche goccia solitaria, scivolata dai capelli, gli rigava la pelle del viso.
Ci guardammo per un lungo ed interminabile istante prima di far incontrare le nostre bocche. Le nostre labbra si toccarono in un bacio voluto e cercato da entrambi.
Le nostre mani si sfioravano e le dita si intrecciavano. Presto, però, mi ritrovai con la schiena contro il muro, con Zayn completamente addosso. L’erezione di lui premuta contro il mio bacino non faceva altro che incendiare ancora di più ogni cellula del mio corpo. Dopo qualche secondo mi sollevò da terra, aiutandosi con le mani sotto i miei glutei, e fui costretta a cingergli il collo con entrambe le braccia ed i fianchi con le gambe magre. Entrò dentro di me con un movimento secco di bacino ed io gemetti un po’ troppo forte per la sorpresa, reclinando la testa all’indietro.
«Non urlare, piccola» mi riprese, coprendomi la bocca con una mano, «oltre il muro non c’è l’appartamento della tua vicina? Quella vecchia signora? Non vorrai mica spaventarla?»
Io assottigliai un attimo gli occhi, guardandolo truce, e poi dissi: «per fortuna che mia madre non è in casa»
«Già, proprio una fortuna» soffiò sul mio collo, che aveva ripreso a baciare dopo avermi detto di non urlare, muovendosi lentamente in me. 
«Di più, Zayn, di più..» ansimai ad un tratto, cominciando finalmente a godermi quella splendida sensazione.
L’acqua calda ci scivolava addosso ed io mi sentivo in paradiso.
Lui ubbidì e cominciò a spingere più velocemente, regalando ad entrambi quel piacere disperato di cui avevamo bisogno per sentirci uniti dopo tanto tempo.
L’acqua cadeva sul fondo della doccia ed i respiri aumentavano attimo dopo attimo, diventando sempre più affannati e corti; le mie unghie facevano attrito sulla pelle della schiena di Zayn ogni volta che lui affondava in me, lasciando piccoli segni rossi, a testimonianza del loro passaggio. Bastarono quattro, forse cinque, spinte affinché entrambi arrivassimo al culmine e Zayn mi tappò la bocca con la propria, per evitare che qualunque tipo di verso, a volume troppo elevato, lasciasse le mie labbra.
Mi fece appoggiare nuovamente i piedi a terra e mi strinse forte contro il suo corpo, nell’attesa che i respiri si regolarizzassero ed i battiti dei nostri cuori tornassero sulla giusta frequenza. Quando riprendemmo l’aria necessaria, uscimmo dalla doccia e ci avvolgemmo entrambi in uno dei grandi asciugamani che erano in bagno.
«Andiamo a prepararci?» propose Zayn, mentre mi guardava tamponarsi i capelli con un altro asciugamano.
«Certo» risposi, «altrimenti finisce che facciamo tardi»
«Faremo tardi comunque, ci rimane solo mezz’ora»
Spalancai gli occhi, incredula. Dovevo vestirmi, pettinarmi, truccarmi e, lenta com’ero, non ce l’avrei mai fatta in soli trenta minuti. Cominciai a camminare frenetica per la stanza, alla ricerca di tutto quello che mi serviva per prepararmi.
«Jess, calmati, se fai così è solo peggio»
«E' solo colpa tua» lo ammonii puntandogli un dito contro, «se tu mi avessi lasciato fare la doccia in pace, ora non avrei di questi problemi»
«Prima non sembrava che ti dispiacesse così tanto la mia presenza nella doccia» si giustificò lui, mostrando un sorrisetto divertito e imitando i miei gemiti di piacere. In risposta, gli tirai addosso i suoi jeans che avevo appena recuperato dal pavimento.
«Vestiti, idiota» lo esortai poi, tirando fuori dal cassetto l’intimo di ricambio.
Iniziai a vestirmi mentre Zayn se ne stava ancora seduto, a fissarmi con un’espressione imbambolata in viso.
«Dio, quanto sei bella» commentò, avvicinandosi. I suoi occhi salivano e scendevano continuamente lungo tutte le mie curve. Ed anche i miei fecero lo stesso, soffermandosi sulla sua pelle olivastra ancora umida, i muscoli delle braccia tesi e i numerosi tatuaggi sul suo corpo. Quando mi resi conto che i jeans che si era appena messo addosso non erano ancora stati allacciati, mi avvicinai a lui e glieli abbottonai, mentre facevo sfiorare appena le nostre labbra. Poi gli accarezzai la pelle appena sopra l’elastico dei boxer bianchi di ricambio, sentendolo fremere sotto le mie dita.
«Così non mi sei molto d’aiuto, però» mormorò con voce roca, e lasciai che le sue mani calde viaggiassero lungo le mie gambe nude.
«Nemmeno tu lo sei» sussurrai, arrossendo leggermente. Decisi di controllare i nostri ormoni in subbuglio, quindi filai via da lui e mi vestii in santa pace, allontanandolo ogni volta che tentava di riavvicinarsi.
Riuscimmo ad arrivare in pizzeria con soli dieci minuti di ritardo; fortunatamente Zayn si era dato una regolata e mi aveva lasciato preparare in tranquillità, restandosene buono in disparte. Entrammo nel locale, mano nella mano, e ci fermammo quando riuscimmo a vedere Waliyha e Niall già seduti in un tavolo.
Lei ci notò e ci fece un cenno con la mano, invitandoci a sedere con loro.
«Ripetimi ancora perché lo stiamo facendo» brontolò Zayn al mio fianco, sotto voce, mentre raggiungevamo gli altri.
«Shh, comportati bene, è importante per tua sorella» mi raccomandai, stringendo più forte la sua mano.
Lui fece un’altra smorfia, che venne sostituita da un lieve sorriso quando ci sedemmo accanto a loro.
«Ce l’avete fatta, finalmente» esclamò Waliyha, fulminandomi con lo sguardo.
«Scusate il ritardo» dissi subito, togliendomi la giacca mentre Zayn faceva lo stesso.
«Perché ci avete messo tanto?» continuò lei, a rimproverarci.
«Io un’idea ce l’avrei» intervenne il biondino, facendo ridere tutti quanti.
Arrossii e Zayn mi fece un occhiolino, «eravamo piuttosto impegnati» 
Tutti scoppiarono ulteriormente a ridere ed io lo maledii mentalmente.
«D’accordo, adesso basta parlare di noi» sospirò il mio ragazzo dopo qualche istante, «voi due, sbrigatevi a mettervi insieme perché alle dieci e mezza c’è la partita e..»
Lo interruppi dandogli un calcio al ginocchio sotto il tavolo, e a quel punto lui si zittì, serrando la mascella con occhi sbarrati.
«Stai bene, fratellino?» lo prese in giro Waliyha.
«Tutto bene, tutto bene» ripeté lui, lanciandomi uno sguardo di sfida.
«La prossima volta colpirò quello che hai tra le gambe, se non fai il bravo» lo avvertii all’orecchio, a voce bassa per non farmi sentire dagli altri due.
«Uomo avvisato mezzo salvato» recitò lui, facendomi ridere.
«Ehi Jess, ora che ci penso, si avvicina il tuo compleanno» esclamò ad un tratto Niall, battendo le mani.
«Già, fantastico» finsi entusiasmo, alzando le spalle.
«Oh santo cielo, io devo ancora comprarti il regalo» Waliyha si diede un colpetto sulla fronte.
Io risi, così come Niall, poi iniziai a parlare con Zayn lasciando agli altri due un po’ di spazio e tempo per conoscersi meglio. In fondo, eravamo lì per questo. Il resto della serata fu simpatico, per la prima volta ci divertimmo tutti insieme come veri amici, inclusi Zayn e Niall che avevano completamente cancellato i loro precedenti. 

«Stai bene?» mi chiese Zayn, circa due ore dopo, mentre mi riaccompagnava a casa a piedi.
«Sì, sto bene, perché?» replicai, camminando al suo fianco, nel buio della notte. Waliyha e Niall, nel frattempo, erano usciti per conto loro.
«Non lo so, sei un po’ strana ultimamente» sospirò lui, infilando le mani in tasca.
«Perché?» chiesi titubante, «è stata una bella serata, mi sono divertita»
«Non mi riferisco solo a questa sera, ma è da un po’ che ti vedo così» insistette.
«Sto bene, Zayn, davvero» sbuffai, abbassando lo sguardo a terra prima di girare l’angolo del mio viale.
«Puoi parlare di ogni cosa con me, lo sai» mi disse, fermandosi davanti la porta di casa.
«Waliyha resterà a dormire da te, questa notte?» gli chiesi, cambiando discorso.
Lui fece una smorfia, «sì, ma non evitarmi in questo modo»
«Non ti sto evitando» brontolai, portandomi una mano tra i capelli.
«Se ti ha dato fastidio qualcosa che ho fatto, o se pensi ancora ad Ashley, oppure a mio padre..» mormorò, cercando di capire cosa mi turbasse tanto.
«Non è niente di tutto questo» scossi la testa, alzando il braccio per fargli una carezza. Feci scorrere lentamente la mano sulla sua guancia ruvida a causa della barba, e gli sorrisi.
«E’ per il tuo compleanno, vero?» chiese, capendo tutto dal mio sguardo.
«Non amo particolarmente questo giorno perché mi ricorda mio padre, ecco tutto» confessai, socchiudendo gli occhi.
«Avresti potuto dirmelo subito» fece una pausa, «avrei evitato di parlarne così tanto»
«Non importa, non è colpa tua» lo tranquillizzai, «fin da piccola, ad ogni compleanno, mio papà mi portava a fare delle gite e passavamo tutta la giornata insieme, ma quando se n’è andato mi sono sentita come se una parte di me si fosse svuotata»
«Piccola mia, mi dispiace tanto» fu la sua risposta, prima che mi tirasse a sé per stringermi tra le sue braccia.
Sospirai contro il suo petto e mi lasciai cullare in silenzio da quell’abbraccio fortificante.
«Ormai non fa più male come un tempo, sto cercando di superarlo» dissi alla fine, allontanandomi leggermente per guardarlo negli occhi.
«Se me lo permetterai, farò tutto il possibile per colmare quel vuoto e impedire che tu ti senta sola» alzò le spalle, timidamente.
«Lo hai già fatto» risposi, sporgendomi in avanti per sistemargli il colletto della camicia e poi lasciargli un dolce bacio sulle labbra.


 



***



eehi.
lo so, sono in gran ritardo.
perdonatemi, davvero, sono stra impegnata.
comunque ora sono qui,
quindi che ve ne pare del capitolo?
si avvicina il compleanno della nostra Jess!
sono davvero curiosa di sentire i vostri pareri
x
un bacio e a presto 
-marty.




 
  
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