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Autore: Giuls_breath    09/10/2015    1 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio mondo - prigione
 
Dodicesimo Capitolo




 
Kai si sentì scuotere dentro: qualcuno che gli credeva, qualcuno che lo guardava in modo diverso dopo anni. Qualcuno che non lo riteneva il mostro da mettere in gabbia, qualcuno che gli permettesse di dimostrare il suo cambiamento, i suoi sforzi per essere diverso, per stare bene con sé stesso veramente, per far star bene gli altri.
Bonnie gli aveva concesso quella possibilità, gli credeva e lui avrebbe fatto di tutto per farsi credere e perché no anche volere bene.
Avanzò ancora verso di lei. Lei lo guardò.
Lui tese il palmo verso di lei, pochi istanti dopo apparvero tre fiori: un giacinto, un giglio e una viola.
Kai le sorrise, lei guardò prima i tre fiori poi lui, gli sorrise. Fu un piccolo sorriso, ma bastò a scaldare l’animo del giovane che credeva ancora di avere – nonostante gli sforzi che stava facendo – un animo freddo come il ghiaccio.
Prese gli steli e li porse alla ragazza, la quale guardò di nuovo prima Kai poi i fiori.
Sorrise prima di afferrarli.
“Ti piacciono? Non conosco esattamente i tuoi gusti floreali, ma… ecco durante queste feste estive ho letto anche un libro con il linguaggio segreto dei fiori e la viola significa che voglio dimostrarti di aver imparato dai miei errori, il giglio è il desiderio di fare tabula rasa degli errori del passato e ricominciare da capo con le migliori intenzioni e il giacinto significa cercare un ricongiungimento con chi.. beh si è allontanata.”
Bonnie scoppiò a ridere, Kai rimase un attimo interdetto, poi lei disse: “Scusa non rido di te, ma rido con te perché è un gesto… ehm, carino, ecco. Mi hai lasciata senza parole e soprattutto quello che mi ha fatto ridere è stata tutta la spiegazione.” Bonnie sorridendogli poi aggiunse “Grazie.”
A entrambi sfuggì un piccolo sospiro prima di sorridersi di nuovo e decidere di uscire dalla stanza.
Si sorrisero di nuovo mentre avanzavano lungo il corridoio semideserto dell’edificio.
 
 
Il giorno di Natale venne.
“Mi dispiace, ma Caroline ha organizzato una piccola rimpatriata, sai, con Matt, Damon, Alaric, Stefan e… non credo che sia il caso che tu venga, sai…” si scusò riferendosi ad Alaric e all’evento tragico in cui si era trasformato il suo matrimonio.
“Sì, sì, lo capisco. E’ naturale.” disse annuendo e sentendosi un po’ a disagio. “Beh, allora… buon Natale, Bonnie.” aggiunse più pacatamente.
“Buon Natale, Kai.”
Il telefono della ragazza squillò facendola sobbalzare, “Devo rispondere.” aggiunse distogliendo lo sguardo dal volto di Kai. “Sì?” sospirò “Care, dì a Matt che… trenta secondi ed esco. Sì.” riagganciò. “Quella ragazza mi farà impazzire, va di fretta anche il giorno di Natale!”
Kai sorrise e la guardò mettersi il cappotto che dava l’idea di essere più pesante della stessa Bonnie.
Quando si fu vestita, prese un paio di buste piene di regali e poi guardò Kai con un’espressione imbarazzata mista ad una triste.
“Allora…. vado.” lui annuì “Tu cosa farai?”
Kai aprì le braccia e disse: “Andrò a comprare la crostata, lo zabaione, il tacchino.. e festeggerò questo nuovo Natale da solo.” concluse sorridendo, ma era un sorriso amaro e triste, lo capì anche Bonnie che si dispiaceva nel lasciarlo da solo, ma non sapeva come fare.
“Ti farò sapere cosa ha combinato Caroline, hai il cellulare con te?” lui annuì “Ti manderò il menù.” concluse avvicinandogli e dandogli un bacio sulla guancia.
Kai rimase impietrito, la ragazza si voltò e aprì la porta.
“Ehi” lei si voltò “ti – ti rendi conto di quello che hai fatto, sì?”
La ragazza fece zigzagare lo sguardo da una parte all’altra della stanza “Certo.” rispose “Non mi ha uccisa, visto?” lo stava addirittura prendendo in giro adesso? “Ciao!” lo salutò prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
Kai rimase in quella stessa posizione per un po’, lo sguardo fisso sulla porta.
Sembrava in trans ma non lo era. Era solo ancora sconcertato di quel bacio sulla guancia. La madre gliene aveva dato uno tanto, ma tanto tempo fa. Non ricordava che scaldasse così tanto il cuore, che lo facesse sentire bene e voluto bene da qualcuno.
Poi si ridestò ricordandosi che era il giorno di Natale e che in quel mondo non stavano sempre aperti, scese e comprò del tacchino, la crostata, lo zabaione e comprò persino le cozze e le ostriche. Ritornò in camera e quando entrò uno strano magone gli fece contrarre dolorosamente le viscere: era solo.
Anche quel giorno.
Di nuovo.
Nonostante tutto. Nonostante Bonnie gli avesse mostrato un po’ d’affetto, comunque non lo sentiva in quel momento, in quella circostanza.
  


 
“Ehi, ho portato… il tacchino, le cozze, le ostriche, la crostata e lo zabaione. Che profumino!” disse ad alta voce, illudendosi che stesse parlando con qualcuno presente in un’altra stanza.
Posò i piatti e i vassoi in alluminio, sospirò e, dopo essersi lavato le mani e messo il tovagliolo intorno al collo, aprì il vassoio con il tacchino e ne tagliò un pezzetto, lo addentò e disse: “Tu avresti potuto finire in una famiglia, in una grande famiglia con magari dei bambini che corrono intorno alla tavola, in cui vi sono nonni e genitori, zii e cugini in cui fanno a gara per mangiarti, ma qui non c’è nessuno che fa a gara, nessuno che fa la lotta per avere le cosce di tacchino. Ci siamo solo tu ed io.” mangiò un altro pezzo, restò in silenzio qualche secondo per poi far cadere la posata facendola tintinnare nel piatto.
“ODIO STARE DA SOLO!” sbottò quasi urlando “NON NE POSSO PIU’! E’ TUTTA LA VITA CHE SONO SOLO, CHE… DEVO LOTTARE DA SOLO!” scoppiò a piangere improvvisamente.
Pianse stringendo convulsamente i palmi delle mani gli uni negli altri e infilando violentemente le unghie nella carne, senza sentire davvero il dolore.
“Non sono pazzo, non voglio ritornare quello di prima! Non voglio! Non posso! Non posso.. Ho una missione!” tirò su col naso “Ma io non faccio mai niente di buono perché con questa missione dovrei?” sorrise scoppiando di nuovo a piangere “Sono un idiota! Davvero pensavo di essere.. diverso?” cominciò a ridere “Io non posso cambiare, io sono… Kai. Il sociopatico tanto temuto.” si guardò intorno per la stanza “Dovrei fare di nuovo pratica contro la Bennett…” scosse la testa “Ma cosa sto dicendo?” si guardò intorno confuso asciugandosi le lacrime.
Si toccò poi le ferite che aveva ancora sulla schiena, ne sfiorò una con le dita e la scoprì fredda e frastagliata. Toccò infine quella più evidente, quella più ‘brutta’ e sentì qualcosa sui polpastrelli, scoprì dei frammenti neri come di pietra nera.
Una scena gli balenò davanti agli occhi: Bonnie che – posseduta – gli lanciava contro polvere di pietra nera e che lui aveva scansato. Era stato colpito e… contagiato.
Ecco perché aveva aggredito Bonnie, ecco perché gli sbalzi d’umore.
Presto avrebbe potuto aggredire qualcun altro o fare del male sul serio a Bonnie e farla allontanare di nuovo da lui. Per Kai non ci sarebbe mai stata un po’ di serenità, mai.
Era destinato a restare inevitabilmente solo, qualunque cosa facesse era inutile, insignificante e serviva a ricordargli sempre chi era e da dove proveniva. Nulla sarebbe mai cambiato.
 

/---/


“Brindiamo a Bonnie perché è tornata a festeggiare il Natale tra noi!” esclamò Matt levando il calice e facendo sì che gli altri lo imitassero. Il Natale però per tutti quell’anno era diverso. C’erano Caroline, Matt, Damon, Stefan ed Alaric, ma ognuno era ancora troppo scosso da ciò che aveva vissuto per vivere pienamente quel giorno di festa. Alaric se ne stava in silenzio per lo più, si limitava ad annuire o a ripetere alcune parole già dette o a confermare quanto dagli altri avevano detto. Bonnie sapeva il perché di quel comportamento – come tutti gli altri – perciò non lo punzecchiarono per farlo parlare.
Era troppo presto.
Anche Caroline non aveva molto da dire, lei e Stefan si guardavano solo e in effetti l’unico che parlava stranamente era Matt che parlava del suo nuovo lavoro e di un episodio che lo aveva colpito.
“Cioè?” chiese Bonnie mentre Caroline tagliava la crostata.
“Ieri sera verso la mezzanotte, ero in giro a fare il mio solito controllo quando ad un tratto la macchina si ferma. C’era uno strano e gelido silenzio, era tutto come.. sospeso, come se qualcuno mi stesse osservando. E’ stato molto inquietante.”
“E chi era?” chiese Damon “Una tartaruga che ti stava sorpassando pensando che fossi ubriaco?”
Matt e Caroline lo fulminarono.
“Sta’ zitto.” gli intimò Caroline “Continua.”
“Ho acceso la torcia che porto sempre per i miei controlli notturni e…. vedo qualcosa, o meglio qualcuno aggirarsi tra i palazzi. Non ci sarebbe niente di male se non fosse che, appena scendo, chiamo l’uomo. Invece di voltarsi verso di me, sparisce nel giro di un istante. E allora ho avuto la certezza che c’è qualcosa ancora a Mystic Falls.”
Bonnie si sentì rabbrividire.
“Qualcosa tipo… vampiri?” chiese tremante Bonnie.
“Da come è scappato direi di sì, ma non posso giurarci.”
La giornata trascorse mostrando una visibile tensione. Bonnie verso le quattro chiese a Matt di poterla riaccompagnare al college. Si aspettava un Natale diverso, sicuramente non aveva messo in conto di festeggiarlo pensando a Kai e a quanto doveva sentirsi solo.
Con una bustina ancora tra le mani salì, anche lei aveva comprato qualcosa per lui. A sua insaputa.
Aprì la porta e sul tavolo trovò buste, bustine, cartoni di plastica, sacchetti, scatole, una forchetta e un coltello e ancora metà tacchino. Kai era seduto sul davanzale della finestra.
Guardava di sotto, aveva l’aria assorta. Talmente assorta che nemmeno con il suo super udito aveva sentito Bonnie entrare.
“Ciao.”
Kai si voltò di scatto verso la ragazza, sorpreso.
“Già qui? Come è andata?” le chiese interessato.
Bonnie scrollò le spalle, “Piuttosto noioso.” posò la borsetta e si tolse le scarpe.
“Cosa fai lì?” gli chiese.
“Oggi mi sento un po’ strano. Nervoso.”
Bonnie gli si avvicinò e salì sul davanzale “Woho, woho, cosa fai?” chiese Kai ponendo l’avambraccio davanti a mo’ di protezione.
“Voglio salire anch’io.” insistette Bonnie.
“E’ pericoloso.” disse serio.
“Non importa.” ribatté decisa a salire.
“Okay, se hai deciso. Aspetta.” fece Kai pronto a girarsi verso di lei per proteggerla.
“No, posso salire da sola.” proseguì testarda.
Kai alzò gli occhi al cielo.
Ce la fece da sola, anche se Kai la tenne d’occhio.
“Brr, che freddo!” esclamò stringendosi nelle spalle.
Kai senza pensarci su due volte le diede il suo giubbotto.
“Meglio?”
“Mh, mh.” mugolò annuendo.
“Allora, come sta Alaric?”
“Beh, non ha quasi aperto bocca.”
“E… gli altri?”
“A dire il vero è stato un rendez – vous un po’ strano. Volevamo stare insieme, ma nessuno sapeva esattamente cosa dirsi.” Kai annuì “E tu cosa hai fatto?”
“Niente di speciale, insomma sono stato solo con un tacchino troppo grande per me e… la solitudine mi ha divorato. Pensavo di vomitare, ma così non è stato, Insomma a parte qualche boccone di tacchino, non ho mangiato nulla.”
Lei lo guardò “Scusami.” lui ricambiò lo sguardo non capendo di cosa parlasse “Per averti lasciato da solo.” spiegò lei, lui le accarezzò la guancia in un gesto tenero come a voler dire ‘capisco’ e per la prima volta – anche se per pochissimi istanti – lei chiuse gli occhi, si stava cominciando ad abbandonare a lui.
“Non preoccuparti.” disse poi lui ad alta voce “L’importante è che tu sia stata bene.”
Lei lo guardò. No, non era stata bene, ma non era così semplice dirlo. Cosa avrebbe provocato quella sua sincerità? A cosa l’avrebbe portata? Il cuore le batteva forte nel petto.
Lui lo percepì.
“Che c’è?”
“Niente.” mentì.
Confessare quel suo malessere nello stare lontana da lui, non l’avrebbe condotta da nessuna parte.
Anzi probabilmente sarebbe stato come salire su una macchina senza freni.
Bonnie aveva paura di salire, di saltare in una zona buia e assolutamente non priva di pericoli e rischi.
Kai la guardò, a cosa pensava? Perché non lo guardava negli occhi?
Fino a quel momento lo guardava sempre dritto negli occhi, ora gli sfuggiva. Forse con quel contatto aveva osato troppo. Fino a quel momento sapeva a cosa pensava, sapeva cosa si stava scatenando oltre quelle pozze color cioccolato. Ora non lo sapeva più.
Temeva che stesse innalzando di nuovo una barriera nei suoi confronti.
Abbassò la testa sentendo l’aria gelida graffiargli il viso, vide di sottecchi Bonnie stringersi nelle spalle. “Dovresti rientrare.” nella sua voce Bonnie notò un pizzico di freddezza, così rientrò. Si sedette su una sedia vicino al tavolo al centro della stanza e attese. Attese di vedere come si evolvevano le cose. Con lui – come aveva detto lui stesso riferito ad uno strano ‘noi’ – non c’era mai certezza, in quanto esseri che hanno vissuto esperienze troppo gravi, troppo difficili per permettere di vivere momenti tranquilli. Si diede della stupida, ma cosa si rimproverava?
Kai era lunatico, Kai era imprevedibile e Bonnie non riusciva a stargli dietro, o meglio nel momento in cui vi riusciva, Kai le sfuggiva.
Il vampiro rientrò con un balzo nella stanza, Bonnie lo guardò.
A cosa pensava adesso?
Kai la guardò, abbassò lo sguardo. Poi ricordò del regalo nascosto sotto il piccolo regalo fattosi. Le voltò le spalle e aprì l’armadio, Bonnie si alzò. Che cosa stava facendo?
 

 
“Ho sicuramente sbagliato a farlo, ma…. non ho saputo resistere.” cominciò Kai voltandosi verso di lei “Ti prego, non giudicarmi male. Io sbaglio sempre. Sembra che viva per fare errori o stronzate, ma questo è stato un errore che ho fatto perché mi sembrava giusto che la mia coinquilina avesse un regalo.” concluse porgendole il pacchettino.
La ragazza fece saettare gli occhi dal pacchettino a Kai che la guardava visibilmente teso, gli occhi di Bonnie erano spalancati per lo stupore, mai avrebbe immaginato che lui le potesse fare un regalo.
“G – grazie.” rispose Bonnie afferrando il pacco con mano leggermente tremante.
Osservò la carta blu e il nastro rosso con su l’etichetta ‘buone feste’ e poi il nome del negozio, una gioielleria. Lo osservò così tanto che Kai pensò che non lo avrebbe aperto e che glielo avrebbe restituito.
“Apri!” la incitò il ragazzo facendo un gesto con le mani.
Bonnie guardò verso Kai e poi sciolse il fiocco, aprì la carta e la scatolina. Al centro una splendida e raffinata catenina, Bonnie si sentì mancare la terra da sotto i piedi, era bellissima.
Osservò il gioiello a lungo, “Ti piace?” le chiese.
Lo guardò commossa “Sì” disse annuendo “è molto bella. Grazie mille.”
“Prego.” disse alzando le spalle e infilando le tasche nei pantaloni.
Bonnie sorrise guardando il gioiello “E’ incredibile sembra che io e te siamo telepatici.”
“Perché?”
Bonnie scavò nella sua borsetta “Ti ho fatto un pensierino, non so precisamente i tuoi gusti in quanto non ti conosco molto sotto questo aspetto, ma… eccolo qui.” Bonnie lo tirò “Non l’ho incartato spero ti piaccia e che per te non sia un regalo troppo femminile.”
Era una collanina avente il ciondolo in Yin e Yang.
“Wow.” disse in un sospiro il ragazzo mentre lo afferrava e se lo rigirava tra le mani.
“Penso tu sappia che cosa significa.”
Lui annuì sorridendo, come a voler dire ‘sì, capisco, ed è il regalo che fa per me’.
“Ho apportato una modifica.” disse lei “Ho lanciato su un incantesimo di protezione. Quindi se… dovesse succederti qualcosa. Qualunque cosa” sottolineò “tu tornerai in vita.”
Kai con un piccolo sbuffo disse: “Forse era utile quando ero solo uno stregone, ma ora sono anche vampiro e…. non vedo come potrei morire.”
La guardò, Bonnie scrollò le spalle dicendo “Non si sa mai.”
“Una volta mi avresti voluto morto.”
Si guardarono negli occhi “Beh, ora è un po’ diverso.” spiegò Bonnie “Diciamo che abbiamo raggiunto un equilibrio. Ehi, e poi ho capito come fare per sopravvivere con te!” esclamò Bonnie sorridendogli.
“Ah sì?” le chiese lui divertito.
Annuì “Basta non darti mai torto.”
Kai sorrise “Hai ragione.” fece una breve pausa “Spero solo tu non abbia più paura di me.”
“Non ho paura di te. Mi fido di te.”
Kai sorrise ancora più apertamente di quanto avesse fatto precedentemente.
Si guardarono per un po’ in volto senza dirsi nulla, poi ridestatisi da quello stato, presero la propria strada per andare a dormire. Trovarono entrambi difficoltà nell’addormentarsi quella notte, Kai steso sul fianco sinistro, si girava fra le dita il ciondolo della collana che aveva indossato subito dopo che Bonnie glielo aveva dato. Bonnie era inquieta e felice al tempo stesso.
Era una sensazione che non provava da tanto tempo e che la scuoteva, la faceva sentire strana.
Stranamente bene.
 
 
Il giorno dopo quando Kai aprì gli occhi, Bonnie era già uscita.
Era andata a fare una passeggiata oltre la collina, distante da occhi indiscreti. Era andata lì oltre che per godersi l’aria fredda del mattino, ad esercitarsi. Stava provando – ad insaputa di Kai – alcuni incantesimi respingenti. Se l’incantesimo riusciva, l’aria attorno alla strega vibrava e sembrava liberarsi attorno a lei uno scudo forte, ma che finiva con lo stancarla moltissimo ogni volta e la rendeva debole con gli incantesimi con Kai.
Phesmatos oculus protego.” cominciò a sussurrare incessantemente per circa dieci volte, ma non accadde nulla. Ci riprovò… all’improvviso un forte brivido la scosse. Brivido che andava al di là dei meno dieci gradi di quella mattina, aprì gli occhi e vide l’ultima persona che avrebbe pensato di vedere: Sebastian.
 

 
Era lì.
“Stammi lontano!” esclamò spaventata Bonnie retrocedendo.
“Voglio solo parlarti.” esordì Sebastian avanzando verso di lei con aria innocente mostrando i palmi.
“No.” retrocesse ancora.
“Mi dispiace per quello che ti è successo.”
“Non m’interessano le tue scuse, stavi per farmi uccidere una persona!!”
“Non ho fatto niente, Bonnie. Come potrei? Tu ti fidi di me. C’è un rapporto di fiducia tra noi, giusto?”
“Io mi fidavo di te! Ora stammi lontana, capito?”
“Non è come sembra!”
“Ah no?”
“Sarà stato lo stregone con qualche incantesimo!”
“Non provarci!” ruggì tremando quasi “Lui è stato l’unico – a discapito delle mie paure e insicurezze nei suoi confronti – ad aiutarmi e proteggermi!”
“Davvero?” chiese scandendo ogni lettera “Tu credi di sapere proprio tutto su di lui, vero? Ma ti ha mai parlato di sua madre, mh? Ti ha mai detto di come è morta?”
“E tu come faresti a saperlo? Tu hai la mia età, Kai è molto più grande di quello che sembra e di certo sua madre è morta prima della tua e della mia nascita!”
Sebastian rise, fu una risata fredda la sua e che la fece rabbrividire.
“Oddio, non so se sei talmente sciocca o se sei tanto ingenua da fidarti di ciò che lui ti dice!”
“Sono ingenua. Ingenua perché mi sono fidata di una persona in un sogno! Credevo che il nostro incontro fosse un sogno e l’incontro successivo con Kai fosse un incubo, invece è l’esatto contrario.”
Sebastian con il cappotto nero che gli avvolgeva il corpo, si appoggiò ad un albero posando anche un piede contro quello.
“Molto commovente, Bennett. Deduco dunque che tu provi qualcosa per quel bugiardo.”
Bonnie digrignò i denti, era pronta a fare un incantesimo….
“Ti avverto, le tue stregonerie non funzioneranno contro di me!”
Bonnie si paralizzò.
“Ma tu chi sei?”
“Lascia che te lo mostri.” rispose tranquillamente il giovane che si stava per allontanare dall’albero.
“STA’ LONTANO DALLA MIA STREGA, MOSTRO!” urlò qualcuno alle spalle di Bonnie.
Kai.
“Toh, arrivano i nostri.”




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DLIN DLON.
Nuovo capitolo. 
Il BonKai si sta cominciando a delineare ;)
Che ne pensate? 
E... sorpresa finale, l'arrivo di Sebastian. 

POOOI, oggi è ripreso TVD e a discapito della mia scetticità, mi è piaciuta questa prima puntata.
A voi?
  
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