Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Angiuz    10/10/2015    0 recensioni
«Non sono forte Louis. Lo sai che non riesco a vivere senza di te!»
«E’ questo il fottuto problema Harry! Devi imparare ad essere una persona. Sei Harry, cazzo! Non sei HarryeLouis in una sola persona! Sei Harry e basta. Okay?» feci, quasi senza voce, rosso in viso mentre prendevo la mia giacca e le chiavi della mia macchina, dirigendomi verso la porta.
«Louis, ti prego non andare.»
«E invece devo Harry. Devi capirlo.»
«Louis! Ti prego. Ti amo, lo sai, non te ne andare.»
«Ti amo anch’io Harry. E’ per questo che me ne vado» dissi mentre chiudevo la porta del nostro appartamento alle spalle, mentre sentivo Harry urlare e tirare pugni alla porta e le lacrime salate solcavano il mio viso in una corsa irrefrenabile.
Song-fic con colonna sonora "Cerotti" di Mecna.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Occhiali da sole sopra i ricordi
ritorni, ma non mi rivedrai.
Sul collo 200 cerotti, che se li togli
non so se sopravviverai. Fai tu.

 
Erano passati esattamente due settimane da quando io e Harry avevamo rotto.
Dopo l’ennesima litigata non ci avevo visto più e avevo deciso di farla finita tra noi due.
Il nostro rapporto non era mai stato come gli altri: ci eravamo amati, ci eravamo consumati, avevamo lottato con le unghie e con i denti, ci eravamo tanto amati da distruggerci. Forse eravamo stati troppo affrettati, troppo bisognosi l’uno dell’altro, tanto da non renderci conto che ci stavamo solo corrodendo.
L’estate era arrivata e avevo deciso che, per definitivamente chiudere, avrei lasciato l’appartamento che condividevo con Harry, approfittando della sua assenza. Non so come avrebbe reagito nel vedere la nostra casa senza una minima cosa che mi appartenesse.
Non so se sarebbe riuscito ad andare avanti, ma doveva farcela. Io non ero nessuno per tenerlo su: gli avevo già fatto troppo male.
L’avevo aiutato, curato le sue ferite in passato, ma doveva ancora rinascere del tutto. E con me avrebbe solo rischiato di rimanere in un limbo senza via d’uscita.


 
 

 
Che questa strada la sai meglio di me
che coi sorrisi ti vesti da sempre
io che ci provo, ti giuro, non sembro me
che quei sorrisi mi cuociono al dente.

 
Harry sapeva tutto di me. Sapeva quand’ero triste, perché gli bastava vedere che i miei occhi erano spenti e «I tuoi occhi sono grigi e spenti, Lou. I tuoi occhi sono tristi. Che succede? Sai che non puoi mentirmi» mi diceva, mentre mi abbracciava e mi lasciava un leggero bacio sulle labbra.
Lui riusciva a mettermi sempre i buonumore, era impossibile guardarlo e non sorridere.
Lui era sorrisi e fossette. Fu proprio a causa del suo sorriso che mi innamorai di lui. Era un sorriso ipnotico, destabilizzante e beneficiario. Aveva una sorta di potere.
Ero sempre stato un tipo duro, spavaldo e senza rimpianti: non avrei mai pensato che un sorriso mi fottesse al tal punto di innamorarmi. Louis Tomlinson che si innamorava.
Se qualcuno me l’avesse raccontato tre anni fa, gli avrei solamente riso in faccia e congedato con una pacca sulla spalla e un «Tu ti droghi, amico.»




 
Pasta asciutta e ridiamo insieme
bocca asciutta di queste sere
rimasti aggrappati a delle ringhiere
di letti inventati  in camere nere

 
Harry era un ottimo cuoco, al contrario mio. Ogni sera preparava da mangiare per noi due e una volta mi costrinse addirittura a cucinare il pollo.
«Lou, provaci almeno!»
«No, H. Finirei per incendiare tutta la casa.»
«Dai Boo, ti prego! Starò al tuo fianco e ti dirò cosa fare passo passo» mi disse, mettendo su quel faccino tenero, sporgendo il labbro inferiore in avanti. Non riuscivo a resistergli, così mi avvicinai a lui e gli morsi il labbro inferiore, soffiando nella sua bocca  «Mi hai convinto Styles, che prepariamo?». Scoppiammo a ridere all’unisono: quanto potevo amarlo?
«Uhm» fece, staccandosi da me e prendendo il suo libro di ricette. «Va bene questa?» mi chiese indicando la ricetta.
«Chicken stuffed with mozzarella cheese, wrapped in Parma ham with some homemade mash potatoes» lessi. «Wow! Va benissimo.»
Fu il mio primo pranzo cucinato da me, tanto che Harry volle immortalare il momento con la sua macchina fotografica.
Ridemmo per tutta la serata, con Harry che mi prendeva costantemente in giro ricordando ogni mia distrazione ai fornelli e io, fingendomi arrabbiato, non gli avevo rivolto più parola fin quando Harry mi aveva supplicato di perdonarlo.
Le sere a cena, nell’ultimo periodo non erano così divertenti. Io e Harry avevamo finito per non cenare più insieme e quasi non ci parlavamo più, a meno che quando si trattava di litigare.
Le cene di queste ultime due settimane senza Harry le avevo passate a casa di Zayn, in silenzio, dato che lui aveva il turno di sera al lavoro. Non riuscivo a non pensare al sorriso di Harry e al modo in cui mi avrebbe preso in giro per il fatto che non sapessi cucinare e che mangiavo sempre schifezze ordinate da qualche fast food, portate esclusivamente a domicilio.
«Sei uno sfigato LouLou. Impara a cucinare, per una buona volta.»
«E secondo te perché sei il mio ragazzo Hazza? Perché cucini da Dio e non ho bisogno di imparare!»
«Non so se prenderlo come un complimento o come insulto. Vuoi insinuare che stai solo con me perché ti faccio da cameriera?»
«No, io sto con te perché ti amo.»
Inutile dire che concludemmo la serata in camera da letto.
Con Harry era stato tutto diverso: avevo osato, avevo amato e avevo sofferto.
La parte più difficile di queste due settimane era quando dovevo andare a letto e sentivo il soffocante peso di essere solo. La mancanza di qualcuno al mio fianco era estenuante, palpabile all’estremo e senza rimedio.
Non avevo nessuno da abbracciare, da proteggere dagli incubi e da cullare. Passavo la notte in camere scure, ora sul divano, ora sul letto di Zayn quando lui non c’era. Non so come avrei fatto senza di lui, era stata la mia salvezza. Mi aveva sempre teso la sua mano e io mi ero aggrappato ogni volta che me la porgeva.
 
 
carriere di amanti al servizio come le cameriere
col vizio del fumo e le cose sceme
cercando il vestito da cavaliere
cavalli impazziti spaccano schiene non appena ci si siede

 
«Loueh, come va il raffreddore?»
«Come prima, Harreh. Mi lacrimano ancora gli occhi e respiro con la bocca.»
«Vuoi che ti porti un thè caldo? E un’aspirina?»
«Sì, grazie amore. Se non ti da fastidio…»
«Ma che dici! Lo sai che è il minimo. Senza zucchero, vero?»
«Certo H. Lo prendi con me però eh?»
«Okay piccolo, arrivo subito.»
Harry era così. Si preoccupava per ogni minima cosa e si offriva agli altri come se fossero il suo unico pensiero in quel momento. Harry era altruista, era buono (e forse anche troppo), ma forse non si rendeva conto che gli altri non erano come lui. Gli altri erano cattivi, approfittatori e senza cuore. Ero riuscito a toglierlo dai guai e l’avevo curato, l’avevo risollevato e avevo fatto sì che io fossi la sua unica ragione.
Passavamo ogni sera d’estate distesi su un lettino abbracciati, a guardare le stelle mentre fumavamo la nostra amata sigaretta.
«Lou, passami la sigaretta!»
«No, non devi fumare.»
«Allora neanche tu devi.»
«Harry ne abbiamo già parlato!»
Si alzò di scatto e mi rubò la sigaretta dalle mani, fece un tiro, la spense e la lanciò via.
«Ma che sei pazzo?!?» gli dissi incredulo.
«No sono Harry, per tuo dispiacere e ora vieni qui» mi disse mentre mi invitava tra le sue braccia. «La vedi quella?» mi chiese, indicando una stella, la più luminosa.
«Sì la vedo.»
«Quella sei tu, Louis. Tu sei la mia stella, la più luminosa.»
«Harry…»
«Ti amo Louis.»
«Ti amo anch’io Harry.»
Harry mi aveva cambiato. Mi aveva reso un’altra persona, mi aveva reso migliore. Non smetteva mai di farmi i complimenti, mi trattava come se fossi il suo cavaliere, il suo principe, il suo amore da favola. E come potevo io, non restare indifferente al mio piccolo Harry?  Dovevo essere forte per lui, dovevo combattere per lui. Perché se per lui ero il suo cavaliere, lui per me era il mio re.
Avevo affrontato l’impossibile per lui, avevo dovuto spaccarmi in due ogni volta che qualcuno osava recare alcuna sofferenza al mio Harry. Sarei impazzito se non fossi intervenuto.
Nessuno doveva farlo soffrire. Nessuno avrebbe mai potuto spezzarlo, se al suo fianco c’ero io.



 
cazzo come va veloce
seduta stante senza voce
seduti in tandem si cade veloce, cioè si cade
ma quella cosa poi è pure normale che si fa una fatica a doversi rialzare

 
I tre anni passati con Harry furono intensi, ma veloci. La nostra storia mi sembrava iniziata soltanto da poco, ma in realtà avevamo passato più di quanto avevamo mai potuto immaginare.
Harry era stato una sorpresa, un miracolo, un porto sicuro su cui attraccare per il resto della mia vita. Ma forse mi sbagliavo, io ero un’insulsa barca che portava solo guai e dolore. Harry doveva capirlo: doveva rimanere solido anche senza la sua barca preferita. Doveva imparare a difendersi con i suoi denti e non dipendere da me. Avevo sbagliato a illuderlo, avevo lasciato che mi considerasse l’unico al mondo che potesse farlo vivere. Forse era troppo tardi, ma avevo deciso che avrebbe imparato a restare in piedi grazie a se stesso.
«Harry! Basta! Devi capire che puoi anche farlo senza di me! Non devi guardarmi come fossi il tuo unico Dio, diamine!»
«Louis, ti prego…»
«No Harry, cazzo. Mi fai incazzare quando fai così. Sei grande abbastanza, hai imparato a vivere con me, ma, porca puttana, prendi per la prima volta una decisione da solo. Vuoi capire che sei forte? Ora lo sei Harry, non devi per forza fare affidamento su di me.»
«Non sono forte Louis. Lo sai che non riesco a vivere senza di te!»
«E’ questo il fottuto problema Harry! Devi imparare ad essere una persona. Sei Harry, cazzo! Non sei HarryeLouis in una sola persona! Sei Harry e basta. Okay?» feci, quasi senza voce, rosso in viso mentre prendevo la mia giacca e le chiavi della mia macchina, dirigendomi verso la porta.
«Louis, ti prego non andare.»
«E invece devo Harry. Devi capirlo.»
«Louis! Ti prego. Ti amo, lo sai, non te ne andare.»
«Ti amo anch’io Harry. E’ per questo che me ne vado» dissi mentre chiudevo la porta del nostro appartamento alle spalle, mentre sentivo Harry urlare e tirare pugni alla porta, e le lacrime salate solcavano il mio viso in una corsa irrefrenabile.
Harry doveva rialzarsi da solo. Non era semplice, ma doveva riuscirci. Era caduto, come lo avevo fatto anch’io insieme a lui; ma nonostante l’enorme fatica che avevo fatto per far rialzare entrambi avevo trascurato un piccolo particolare: avevo ferito Harry, senza che né lui né io ce ne accorgessimo.
 
e a doversi parlare,
sarebbe meglio non guardarsi e parlarsi per trame
tipo film, tipo frane
tipo streaming da lasciare a caricare per non bloccarsi fino al finale

 
Harry aveva gli occhi più belli che avessi mai visto. Erano verdi, ma non un semplice verde: riuscivano a diventare quasi azzurri dopo che mia aveva scrutato a lungo o era felice, diventavano verde smeraldo quando piangeva o verde militare quando era arrabbiato.
Avevo imparato a conoscerlo anche attraverso i suoi occhi e non c’era soddisfazione più grande vedere dell’azzurro nei suoi occhi e non si stancava mai di ripetere «Sei tu Louis. Sei parte di me».
E’ per questo che non riuscivo a guardavo negli occhi quando dovevo parlare o litigare con lui, io riuscivo benissimo a capire cosa celavano i suoi occhi e lui, ormai, sapeva come mi sentissi al minimo sguardo.
Eravamo troppo perfetti. Eravamo fatti di una perfezione sbiadita, instabile, tanto che sarebbe crollata al minimo tocco e come una frana si sarebbero sgretolati i pezzi di noi e si sarebbero riversati al di fuori.
Eravamo in una continua lotta con noi stessi, incapaci di trovare la nostra via d’uscita e il nostro finale perfetto. Avevo lasciato che vivessimo in quella instabilità per evitare il peggio, ma non fui capace di controllare e mantenere le cose come avevo previsto. Per questo dopo aver visto che Harry non era capace di andare avanti senza di me, avevo preso la mia decisione. Lo amavo troppo per vederlo sgretolarsi sotto le mie mani.



 

caricamento, mi vedi spento perchè sono sempre quello
ma tu non mi conosci mo che ci penso
e non lo so se è meglio che non siamo adulti abbastanza
per dirti 'scendo alla prossima' ti dico 'addio' adesso

 
Zayn non mi faceva altro che dire che stavo sbagliando, che dovevo ritornare da Harry e chiedergli scusa, che avremmo affrontato insieme il futuro e che avrei dovuto insegnarli poco alla volta come essere se stessi. Forse aveva ragione. Ma forse non mi conosceva abbastanza bene.
«Louis, se sei così sicuro di quello che hai fatto, perché sei così…come dire…spento, ecco!»
«Forse non ti ricordi bene, Zay. Non ti ricordi com’ero prima di Harry?»
«Stronzo, coglione, menefreghista?»
«Ecco sì. Senza Harry sono spento, non sono nessuno. Prima ero uno stronzo, poi con Harry sono diventato Louis, ora non sono nessuno.»
«Posso dirti una cosa Lou?»
«Spara.»
«Lo sai che forse non sei mai cambiato? Sei ancora lo stronzo di sempre. Anzi, forse sei più coglione di prima. Cazzo, come fai a non capire che stai facendo del male ad Harry e a te stesso. Perchè non vuoi ficcarti in quella testolina decerebrata che hai che voi non riuscite a vivere senza l’altro? Eh?»
«Cazzo stai dicendo Zayn? Ti ho detto mille volte che l’ho fatto per il bene di Harry!»
«No, tu sei solo un fottuto egoista Louis. L’hai lasciato solo. Se tanto lo ami come dici tu, avresti messo da parte tutto il risentimento e lo avresti aiutato.»
«Ma forse ti sfugge una cosa Zayn, io l’ho fatto perché dovevo sempre salvarlo io. Non riesce a salvarsi da solo. Non riesce a prendere nemmeno una cazzo di decisione da solo, perché sai che io ci sono e che io l’aiuto in ogni minima cosa. Deve imparare, Z!»
«Vedi che non mi sbaglio? Sei un fottuto egoista Louis! Per l’ultima volta: non dirgli addio, va’ da lui, riprendilo, chiedigli scusa e promettigli che lo aiuterai a vivere una relazione sana» iniziò ad urlare. Non avevo mai visto Zayn alterarsi in questa maniera. Avevo paura. Per la prima volta avevo paura di lui.
«Un ultimo sforzo devi fare, Lou. Vai da lui e aiutalo, ti prego. Sta di merda. Insegnali come si vive senza contare su nessuno, fallo poco a poco. Amalo, non lo abbandonare. Sai che cosa ha passato…»
Scoppiai a piangere e affondai il mio viso nell’incavo del collo di Zayn che prontamente mi abbracciò.
«Non dirgli addio adesso. Tu lo ami. Non riusciresti a stare un minuto di più senza di lui. Vi completate. Vi amate, Louis. Lo sai questo?» mi disse mentre mi accarezzava la schiena con movimenti circolari.
«Lo so Zayn, lo so. Sarò capace di aiutarlo un’ultima volta?» gli chiesi, ancora in lacrime.
«Sì Louis, tu sei forte. Ci riuscirai e vedrete che tutto tornerà come prima, anzi no! Meglio di prima, perché gli avrai insegnato ad essere Harry, la persona che è lui realmente.»
«Lo farò. Grazie Zayn, ti voglio bene.»
«Ti voglio bene anch’io Louis. Ma adesso vai, prima che sia troppo tardi!»
«Andrà tutto bene?»
«Andrà tutto bene.»
 



 
ora che smontano le nostre luci
la nostra camera e l'ingresso
il mio divano è dismesso e la tv ha trasmesso l'odio
ed io ti odio per questo.

 
Arrivai sotto il nostro appartamento e la prima cosa che notai furono le luci spente. Che Harry non fosse in casa? Cosa avrei fatto in quel caso? Dove lo avrei cercato?
Decisi comunque di salire e provare. Tentar non nuoce, no?
Arrivai all’ingresso e non prima di aver preso un grosso respiro, tirai fuori il mio paio di chiavi, ma non appena le infilai nella serratura mi accorsi che non combaciavano: la chiave faceva fatica ad entrare.  Harry aveva quasi certamente sostituito la serratura. Dio mio, che non mi volesse più vedere? No, ti prego, Harry, no.
Bianco in viso e tremante suonai al campanello, aspettai qualche minuto, ma la porta non si aprì. Forse Harry non era in casa…
«Chiunque tu sia, va’ via!» urlò qualcuno dall’interno dell’appartamento. Harry. Il mio Harry.
«Harry, sono io. Mi apri?» chiesi esitante, con la mano appoggiata alla porta e le lacrime che stavano combattendo per fuoriuscire.
Silenzio.
Non sentii più nulla.
Panico.
«Harry? So che sei lì, ti prego aprimi.» riuscii a dire, questa volta più deciso.
Silenzio.
Assoluto silenzio. Ma non avrei mollato. Per Harry non l’avrei mai fatto.
«Harreh. Se non vuoi aprirmi, bene. Ma almeno ascoltami» quasi lo pregai e fui quasi sul punto di esultare e piangere allo stesso tempo quando sentii dei passi verso la porta e qualcuno che si sedeva dietro di essa.
«Parla» fece, ad un certo punto. Portai la mano sulla mai bocca cercando di trattenere un singhiozzo, tanto quanto le lacrime che mi stavano falciando il viso, ma era impossibile. Scivolai a terra, con la schiena rivolta verso la porta, in modo da essere si spalle ad Harry, con solo una porta a separarci.
«Scusa Haz. Ti prego di scusarmi. Non so che mi è preso, ero accecato dalla rabbia in quel momento. Io ti amo.»
«Non è vero, tu mi odi» sentenziò lui, in modo così pungente che sentii quasi un coltello infilzarsi nel mio cuore.
«Hai ragione, Harry. Io ti odio. Ti odio perché nonostante ci abbia provato, non sono riuscito a dimenticarti, non sono riuscito a farti vivere una vita tua, perché sono egoista, ecco. Ti odio perché mi fai sentire l’unico uomo sulla terra e io me ne compiaccio. Ti odio perché non so come hai fatto ad innamorarti di un coglione come me. Ti odio perché sei forte, perché non so se al posto tuo sarei riuscito a vivere un minuto di più. Ti odio perché sei riuscito a fidarti totalmente di qualcuno, e quel qualcuno sono io. Ti odio perché sei riuscito a liberare quello che di bello c’era in me. Ti odio perché mi hai fatto provare un sentimento diverso. Ti odio perché ti amo Harry.»
Silenzio. Di nuovo assoluto silenzio.
Un silenzio che fu spezzato soltanto dai miei singhiozzi disperati e dal pianto.
Un silenzio che fu spezzato un'altra volta ancora nel momento in cui sentii la porta aprirsi.
Mi alzai di scatto in piedi, mentre la porta si apriva lentamente facendo scorgere il nostro appartamento a soqquadro, con divano spostato da tutt’altra parte, tv rotta in mille pezzi a terra, e un Harry di fronte a me, pallido, con gli occhi più rossi che avevo mai potuto vedere in vita mia e un mezzo sorriso accennato sulle labbra.
«Harreh» feci sorridendo.
«Loueh» sorrise anche lui.
«Ti prometto che ricominceremo da capo e che ti insegnerò tutto quello che hai bisogno per essere te stesso. Ma ti prego, dammi il tuo consenso.»
«Ti odio Louis» fece lui, sorprendendomi. Ma il suo sorriso, mi fece ricredere. «Ti odio perché sì, ti do il mio consenso, ma ti prego aiutami un’ultima volta e falla durare per sempre.»
«Ti amo Harry.»
«Ti amo anche io Louis.»
«Fanculo il resto?»
«Fanculo il resto. Per sempre stavolta.»
 
THE END
 
 







 
 
 
Note d’autore
E’ la mia prima song-fic che scrivo, quindi non so se sono riuscita nell’intento o se ho sbagliato totalmente. Spero che comunque vi piaccia.
L’ho scritta tutta d’un fiato, dopo aver ascoltato la canzone, molto importante per me, e aver pensato: perché non scrivere una song-fic sui Larry con questa canzone? Ed ecco qui.
Spero che non ne sia uscita una cagata, comunque…
Voi, intanto, mi lasciate un vostro pensierino? Positivo o negativo. Qualsiasi vostro parere è bene accetto!
Alla prossima!
p.s. se volete leggere un'altra ff (a capitoli) sui Larry, vi consiglio di seguire l'altra mia storia che sto portando avanti con Liuz. Ecco qui: Can I Be Your Line


All the love xx
-Angi
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Angiuz