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Autore: Malanova    10/10/2015    1 recensioni
Come non detto... HO MODIFICATO LEGGERMENTE LA STORIA!
Ebbene si... perennemente insoddisfatta, ho deciso di fare altre piccole modifiche e cercare di migliorare la storia ed il suo contenuto, grazie anche all'aiuto di Felinala che, con la pazienza di una santa, mi aiuta con la grammatica e mi da qualche spunto XP.
Questa storia narra di Piccolo, figlio del Grande Mago che tenne sotto il suo giogo il mondo per oltre trecento anni, e di Lyrica, la bellissima e alquanto misteriosa fanciulla apparsa dal nulla costretta a prestare servizio alla Famiglia Demoniaca in cambio della sua vita. Sperando di non aver creato un ulteriore pasticcio, vi auguro buona lettura!
P.S. La storia segue la trama dell'opera di Toriyama... se ci sono spazi vuoti vuol dire che la storia è rimasta inalterata
P.P.S Dedico questa storia ad una ragazza molto speciale, di cui non ricordo il nickname (Malanova sei una cretina) che leggeva questa storia, anni fa, ad un gruppo di ragazzini molto speciali... Perdonatemi se vi ho fatto aspettare, non vi ho dimenticati, spero che questa revisione vi piaccia perché grazie a voi che c'è ancora!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Al principio, Lyrica aveva tempestato di pugni l’ampio torace del ragazzo in modo che la lasciasse andare “Come ti permetti di mettermi le mani addosso? Lasciami subito andare altrimenti smetterò di prenderti a pugni e passerò ai calci sulle palle!” “Fa pure ma, se fossi in te, non ci proverei… Guarda a che altezza ci troviamo…”. Ella si voltò verso terra e cacciò un altro urlo. Erano troppo in alto, almeno un cinquecento metri di distanza da terra. Il demone sghignazzò “Vuoi ancora che ti lasci andare?” “Maledettissimo stronzo” sbuffò lei con un borbottio, ma si strinse di più al suo corpo affinché non la lasciasse cadere.

Dopo oltre due ore i due riuscirono a raggiungere il deserto e Piccolo la portò verso una montagna davvero bizzarra: sembrava un castello molto rudimentale, scolpito nella roccia, con tanto di verande, balconi, finestre e ingressi. Lyrica era sorpresa di trovare una simile struttura in questo posto così desolato. “Non potevamo trovare un riparo più vicino? Sono tutta zuppa e gelata!” si lagnò, infine, mentre stavano atterrando su un terrazzo posto tra i piani più alti. “Che gratitudine!” ringhiò lui “Ti porto in un posto dove vivere dopo che Afro-cazzone ti ha sfrattato di casa e tu non solo non ti dimostri grata ma hai il coraggio di lamentartene pure?”. Nel vedere la sua espressione sorpresa, il giovane spiegò “Mentre sorvolavo il cielo ti ho visto ed ho sentito, grazie al mio udito, la tua telefonata, dove lo imploravi di farti rimanere finché non trovavi un’altra abitazione… Eri così patetica…”. Lei lo guardò sconcertata mentre il ragazzo le latrò contro “Ora tappa quella boccaccia ed entra!”.

La ragazza fece quello che le fu detto, sfregandosi le braccia mentre l’altro la seguiva a poca distanza. Più la osservava attraverso la penombra, più ella si accorgeva che la montagna era stata scavata da mano umana. C’erano pure dei rudimentali caminetti intagliati nella roccia. “Dove ci troviamo?” “Centinaia di anni fa la grotta fu costruita per dare un riparo ai monaci che sceglievano la vita da eremita…” rispose Piccolo senza guardarla “Ma, già da prima che mio padre conquistasse la Terra, era caduta in disuso così quando l’ho trovata, tre anni fa, la utilizzai come casa…” “E sei rimasto qui in tutti questi anni?” domandò lei iniziando a gironzolare per la stanza. Lui annuì, serio. Dopo un attimo di silenzio e di ispezione, Lyrica si girò verso il demone e gli domandò “Perché sei tornato a prendermi? Potevi lasciarmi lì e ritirarti per escogitare un piano per vendicarti…” “Non lo so…” rispose l’altro, secco, prendendo della legna da un angolo della stanza e la buttò dentro al caminetto. Lei si morse le labbra, pensierosa “Prima cerchi di uccidermi e poi mi porti al riparo dicendo che questa sarà la mia nuova casa… E l’unica risposta che mi dai è non lo so…”. Lui accese il fuoco con un sottile raggio di energia proveniente dall’indice e si voltò verso la ragazza “Tu sei pazza… Dopo il nostro piccolo testa a testa dietro i spogliatoi non ti ho torto neanche un capello!” “E quando hai lanciato quei raggi d’energia per distruggere la platea?” domandò Lyrica incrociando le braccia. Presto la grotta si illuminò e lui poté vedere la ragazza in viso. Per un secondo lesse nei suoi occhi lo sconforto ma, come al solito, lei era brava a cancellare le emozioni dalla faccia. Ritornò a guardare il camino, sentendosi stranamente in colpa. “Ero troppo concentrato su Goku…” ammise, tornando a fissare le fiamme.

Il fuoco aveva illuminato anche gli angoli più scuri e Lyrica notò che c’erano due grossi zaini da campeggio arancioni vicino al camino “E quelli?” ridacchiò “Non dirmi che hai dei coinquilini…” “No… Li ho rubati a due predoni del deserto, probabilmente avevano avuto la mia stessa idea di venire a vivere qui…” borbottò l’altro alzandosi da terra. Piombò tra di loro un pesante silenzio. La ragazza prese gli zaini e ci frugò dentro. Trovò quattro coperte di lana sottile color metallo, del cibo sottovuoto, acqua, due scatole di capsule Hoi Poi e molte altre cianfrusaglie. Tirò fuori le coperte e, con gesti veloci, iniziò a spogliarsi.

Piccolo la fissava allibito “Che diavolo stai facendo?” “Non ho nessuna intenzione di ammalarmi…” disse lei togliendosi la camicia strappata e i pantaloncini fradici “Dovresti farlo anche tu…” “Ti sei bevuta il cervello?” urlò lui, rosso dall’imbarazzo “Scordatelo!” “Cazzi tuoi se ti viene la febbre”. Piccolo alzò gli occhi al cielo, sbuffò, e poi borbottò sempre più rosso “Allora passami una coperta…”. Voltandosi le spalle l’uno all’altra si spogliarono completamente. La coperta capitata al demone era un po’ troppo piccola per coprirlo per intero così la legò ai fianchi. Iniziò a tremare per il freddo. Lyrica notò i suoi brividi così, dopo essersi avvolta nella sua coperta, si avvicinò al ragazzo con un’altra e gliela mise sulle ampie spalle. Nel fare quel gesto, però, il nodo del tessuto che le avvolgeva il corpo si sciolse e iniziò a scivolare. Piccolo, per istinto, la bloccò prima che le scoprisse anche i fianchi.

Il profumo di vaniglia gli invase l’olfatto mentre la vista era rimasta ammaliata da ciò che la caduta del tessuto mostrava, impreziosito dalle gocce di pioggia che scendevano dai capelli. La pelle, sotto la luce delle fiamme, aveva il colore dell’avorio con sfumature dorate, che non tardò a toccare, sentendola leggermente ruvida a causa del freddo. L’attirò a sé, preso da un intenso desiderio, e le scoprì con foga il resto del corpo. Si guardarono intensamente negli occhi. Lei cercò debolmente di divincolarsi dall’abbraccio, senza troppa convinzione, lui la tenne contro al suo corpo ma era incapace di continuare. Dopo un lungo momento, che parve quasi infinito, le loro bocche si unirono in un bacio violento dove l’uno tentava di ferire le labbra e la lingua dell’altra con i denti. Si staccarono dopo un paio di minuti, ansimanti. Piccolo si chinò per baciarla ancora ma Lyrica si separò da lui in malo modo, lasciandolo disorientato, riprese la coperta che le aveva tolto e la stese bene per terra, vicino al camino. Poi ci si sdraiò sopra e sussurrò “Vieni”.

Piccolo non se lo fece ripetere due volte. Non si era mai sentito così eccitato nei confronti di una ragazza. La accarezzò per tutto il corpo, stupendosi di quanto fosse piccola in confronto a lui. Le andò a baciare i seni, indugiando sui capezzoli, poi passò sul collo mordicchiandole la pelle con i canini ed infine tornò al viso e alla sua bocca. Si slacciò la coperta dai fianchi con impazienza e la penetrò. Lyrica sussultò e si strinse di più a lui con le gambe, muovendosi in sincronia con il bacino del partner. Non ci furono parole d’amore né frasi oscene. Lo fecero quasi in silenzio ed evitando di guardarsi negli occhi troppo a lungo. Dopo qualche minuto arrivarono al culmine del piacere. Lyrica prese a dare dei piccoli baci lungo la linea del collo e della spalla del demone mentre lui si stringeva di più contro il suo corpo e le accarezzava la vita, la cui pelle era divenuta vellutata e bollente grazie alle sue carezze ed ai baci. Poi Piccolo avvicinò la bocca all’orecchio della ragazza e sussurrò, appena gli ansiti si calmarono “Non credere che questo significhi qualcosa…” “… Perché quando avrai riconquistato il mondo avrai uno stuolo di donne pronte ad assecondare ogni tuo perverso desiderio e tanti bla, bla, bla…” Lui si appoggiò sui gomiti facendo aderire il resto del corpo a quello d’avorio della ragazza e la fissò, con odio. Lei ricambiò con un lieve sorriso e guardandolo con un pizzico di sfrontataggine. Il desiderio di entrambi si accese.

Il demone la odiò con tutta l’anima mentre entrò di nuovo in lei e la possedeva ancora, stringendola con forza, graffiandole il corpo esile ed apparentemente fragile, imprimendole con violenza il ritmo con il bacino e ansimandole all’orecchio, seguiti dai gemiti di Lyrica, finché non si addormentò, stremato, tra le sue braccia.

  
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