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Autore: Vicarious10    10/10/2015    4 recensioni
Nell'anno 3234, il pianeta Mobius fu distrutto dall'impatto di un meteorite. I mobiani che riuscirono a salvarsi cominciarono una nuova vita sulla Terra, trovandosi però in un modo pieno di lotte per il potere. Sonic the Hedgehog, a causa dei poteri acquisiti dagli Smeraldi del Chaos, decide di rimanere per sempre nella sua forma "super" e viene visto sia dai mobiani che dagli umani come una divinità.
Dopo 100 anni, il mondo è sull'orlo di una catastrofe a causa del pesante razzismo verso i mobiani e della criminalità organizzata. Il governo continua a nascondere al popolo la verità con ogni mezzo necessario e senza alcuno scrupolo.
Un solo essere può fermare tutto questo, un mobiano creduto morto da più di un secolo.
Il suo nome è Shadow the Hedgehog.
[Questa fic è una versione aggiornata e riscritta di "Black Hedgehog"]
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Sono passati 100 anni dalla distruzione di Mobius.
Sulla Terra, i mobiani sopravvissuti si trovarono di fronte un mondo diverso dal loro. Dall’altra parte, gli umani non furono preparati su come adattarsi al cambiamento che quella razza aliena avrebbe portato nel loro mondo. I primi anni, periodo denominato L’Integrazione, furono difficili per quegli esseri dalle sembianze animalesche. Grazie ad un trattato stipulato al Congresso delle Nazioni Unite, i paesi di tutto il globo accolsero i mobiani dentro i loro confini. La percentuale maggiore venne affidata all’America del Nord, ovvero gli Stati Uniti e il Canada, mentre all’Europa e all’Asia, con grande sollievo da parte di queste, fu affidato un numero abbastanza equivalente di cittadini provenienti da Mobius. Grandi passi nel campo delle tecnologie e delle scienze furono compiuti grazie a questi visitatori, come l’introduzione di fonti d’energia rinnovabili e nuovi farmaci in grado di debellare le malattie che affliggevano i paesi del Terzo Mondo, come l’Africa. La comunità scientifica umana dovette riconoscere fin da subito il grande merito dei mobiani e delle loro conoscenze, ma per le strade delle città invece era tutta un’altra storia.
Una storia di razzismo, di odio infondato e di paura verso i nuovi abitanti della Terra. Ciò accadde in tutto il mondo, ma fu in alcuni paesi dell’estremo oriente dove questo evento fece più scalpore. Nella Korea del Nord, dove ancora vigeva una dittatura, vennero catturati e saccheggiati dei loro beni più di 20.000 mobiani, per poi essere venduti come schiavi in altre zone del globo. Questa nuova forma di schiavismo, da secoli abolita da quasi tutte le nazioni, portò di conseguenza alla rottura del trattato stipulato al Congresso. A causa di ciò, il 25 maggio del 2049, scoppiò una guerra che venne ricordata come Guerra dell’Integrazione. Da una parte, gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia e la Germania chiedevano alla Korea del Nord di cessare immediatamente le sue attività criminali ai danni dei mobiani. Accanto ad essa, però, si aggiunsero la Russia e il Giappone, chiamate in causa per difendere i loro interessi con la Korea del Nord e per usufruire del commercio dei mobiani schiavizzati. La guerra era ormai cominciata, ma questa non fu combattuta nello stesso modo in cui avvenne per le Guerre Mondiali del ‘900. L’Europa venne usata come campo di battaglia fra le due fazioni, mentre numerose città in tutto il mondo vennero rase al suolo dalla potenza missilistica degli Stati Uniti da un lato e dalla Russia dall’altro. Il mondo era caduto in una nuova crisi economica e demografica e gli umani diedero la colpa di tutto questo ai mobiani. Di conseguenza, l’’odio razziale aumentò per le strade di tutte le città, finché un giorno, il 17 ottobre del 2056, qualcosa comparve nei cieli di Washington D.C., la capitale degli Stati Uniti. Entrambe le razze riconobbero immediatamente quest’essere venuto dalle stelle, anche se questo era evidentemente cambiato nel suo aspetto. I suoi aculei erano sul giallo oro, così come i suoi occhi, ed un aurea del medesimo colore circondava la sua figura. Era capace di volare e di raggiungere velocità decisamente oltre la norma. La sua forza immensa gli consentiva di piegare l’acciaio come se fosse creta e la sua pelle era così resistente da essere impossibile da scalfire per qualsiasi tipo di arma.
Il suo nome era Sonic the Hedgehog.
Non essendo riuscito a salvare il proprio mondo, il riccio d’oro fece in modo di fermare la guerra in tempo, distruggendo le basi missilistiche della fazione che voleva sfruttare il popolo mobiano. Il conflitto terminò quindi con una grande dimostrazione di forza di Sonic che, quando ogni minaccia fu sventata, decise di vivere ai margini dell’atmosfera terrestre. Se un giorno il mondo ne avesse avuto bisogno, il mobiano sarebbe arrivato in loro soccorso.

The Black Hedgehog
Revolution

 
1.
100 anni dopo
 
Cosa successe dopo?
La vita sembrò tornare alla normalità, nonostante le costose ricostruzioni di tutte le città bombardate durante gli scontri. Grazie alla forza di volontà degli umani e dei mobiani, esse vennero ripristinate dalla base. Per evitare lo scoppio di un ulteriore guerra così catastrofica, la nazione vincente, ovvero gli Stati Uniti, prese l’incarico di creare e di finanziare un organizzazione militare che avrebbe avuto lo scopo di sventare eventuali minacce terroristiche sia ai danni dei mobiani che degli umani.
Venne chiamata G.U.N. in onore della precedente.
Nel corso del tempo, l’astio verso gli animali antropomorfi di Mobius non vacillò. Nonostante la loro conquista nel riconoscimento di moltissimi diritti, il popolo proveniente dalle stelle doveva ancora convivere con il razzismo e la diffidenza di gran parte degli umani. A rafforzare questi sentimenti fu l’ascesa al potere di un unico individuo. Nessuno l’aveva mai visto faccia e faccia per poi sopravvivere e raccontarlo, ma l’unico dettaglio certo è la sua appartenenza alla stirpe mobiana. Il mondo lo conosceva come Il Comico.
Nonostante questo nome, il criminale in questione risulta ricercato in tutto il mondo ed è quindi ufficialmente l’obbiettivo principale della G.U.N.
All’inizio, i crimini a suo carico erano il traffico illegale di armi e schiavi, per poi passare al giro delle droghe e della prostituzione. In pochi anni, Il Comico creò il più grande regno criminale che la Terra avesse mai visto, riuscendo persino nell’impresa di inglobare le più alte e conosciute società criminali, come le mafie europee o la yakuza giapponese. Tutti, che fossero semplici ladruncoli da strapazzo o costosissimi sicari, dovevano rispondere ad un eventuale chiamata del “capo indiscusso della criminalità organizzata”. La Terra era dunque di fronte ad un bivio.
Da una parte, seppur lontana, vi era un’ancora di salvezza che solo con l’unione di entrambe le razze residenti sul pianeta poteva essere afferrata. Dall’altra vi era il buio, un abisso oscuro e infernale che avrebbe portato all’annientamento totale.
 
Spostiamoci ora nel 2115, più precisamente il 28 settembre.
Siamo a Neo Crisis City, un tempo conosciuta come New York. Per gran parte distrutta dai bombardamenti, la Grande Mela rinacque dalle sue ceneri, tornando ad essere il centro del Sogno Americano.
Siamo in uno studio televisivo dell’emittente USC, luogo dove da trent’anni va in onda uno dei programmi più amati dal pubblico americano. I posti sono tutti occupati da un variegato pubblico di umani e mobiani, con le prime tre file occupate dagli inviati dei più importanti giornali del paese. Sul palco vi è una scrivania e due poltrone poste di fronte, dietro queste c’era una gigantografia della città dopo la sua rinascita dalla guerra. Un uomo di quasi 75 anni stava aspettando il segnale d’inizio dal proprio staff pulendo i suoi occhiali con fare annoiato. Non perché non amasse il suo lavoro, ma perché ormai mancava davvero poco al suo ritiro. Il suo nome era Abraham Shaffer, storico conduttore del programma Thursday Night Talking.
Il “via” arrivò sottoforma di cenno con la mano da parte di uno degli sceneggiatori. Quando Abraham apparve sul palco fu accolto da un caloroso applauso da parte del pubblico.
-Buona sera a tutti, signori e signore-
Quando il rumore dell’applauso svanì poco a poco, il conduttore poté cominciare il suo lavoro.
-Sapete, quando si arriva ad una certa età, si rimpiangono alcune cose del passato. Ora che sono nel bel mezzo della mia settantina, posso confermarvi che, in parte, è vero. Ci sono state cose durante il corso della mia vita che non ho fatto. Tra queste, però, non c’è niente che riguardi ciò che ho fatto in questo studio televisivo-
Seguì un altro piccolo applauso.
-Nel nostro programma, ho avuto l’onore di parlare con persone importanti. Gente dello spettacolo, musicisti, pittori, eroi di guerra.. ma non era mai successo in questi 30 anni di carriera di poter avere il piacere di parlare con un figura politica di altissimo livello-
Abraham diede un fugace sguardo alla folla che gli stava di fronte, per poi proseguire.
-Signore e signori, abbiamo qui con noi, per la prima volta dalla conclusione della guerra, l’attuale Ministro della Difesa Grant S. Morrison-
Seguito dall’applauso, un uomo vestito di un elegante abito blu scuro sbucò dal backstage con una camminata fiera e decisa. Aveva quasi 50 anni ed era alto, robusto e dotato di uno strano fascino fuori dal comune, soprattutto per un uomo nella sua posizione.
Arrivatogli accanto, il conduttore salutò il ministro con una calorosa stretta di mano.
-È una piacere averla qui con noi, signor ministro-
-Il piacere è tutto mio- rispose l’uomo in abiti scuri con un ammaliante sorriso.
I due si sedettero sulle poltrone. Il pubblico in sala e il pubblico da casa non staccavano gli occhi dal politico. Era un avvenimento davvero importante quello che stavano guardando.
-Mi dica, ministro Morrison, perché ha acconsentito alla sua partecipazione qui con noi oggi?- chiese Abraham.
-Sono qui per rompere un tabù sbagliato che circola nel nostro paese da troppo tempo, ormai- cominciò il membro del governo -Ci sono delle domande a cui il popolo americano pretende delle risposte. È un mio preciso dovere dargliele, poiché gli argomenti più discussi negli ultimi anni sono di mia competenza alla Casa Bianca-
-Se permette, allora, direi che è il caso di cominciare- proseguì Abraham -Cosa ha da dirci in proposito alla questione legata a Sonic the Hedgehog? Qual è l’accordo che esso avrebbe con le nazioni del nostro pianeta?-
-Partiamo dal presupposto che Sonic the Hedgehog è un eroe, una leggenda vivente anche per noi umani- rispose Morrison -In passato, ha avuto un ruolo determinante nella salvezza della Terra dapprima ancora della tragica fine di Mobius. Non è esattamente un accordo quello che ha con noi. In primo luogo, è stato lui a scegliere gli Stati Uniti come intermediario tra lui e il resto del mondo. Lui vuole che umani e mobiani vivano in armonia l’uno con l’altro e, nel caso dovessero presentarsi le condizioni per una fatale guerra nucleare, interverrebbe a beneficio di entrambe le specie-
-Ministro, molte persone non definirebbero Sonic con l’appellativo di “eroe”. C’è gente che lo considera una vera e propria divinità. Quando riuscì a fermare la guerra, un giornalista dell’epoca scrisse “Dio esiste, ed è un mobiano”. Lei cosa ne pensa?-
-Bisogna guardare la situazione con obbiettività. È vero, Sonic the Hedgehog dispone di poteri che vanno ben oltre la nostra concezione di “forza”, ma rimane pur sempre un essere nato come mortale-
-Lei quindi non ha paura che, un giorno, Sonic possa essere corrotto dal suo potere e dall’adulazione religiosa presente in alcune zone del mondo?- chiese il conduttore.
-No, ne sono fermamente convinto- rispose il ministro.
-Non è ironico per lei che “l’essere più potente del mondo” combaci sempre con “il nemico pubblico numero uno”?-
Il ministro Morrison si concesse un piccola risata.
-Non in questo caso, gliel’assicuro-
-Bene, passiamo al prossimo argomento- cominciò Abraham -Cosa può dirci del G.U.N.? Perché le sue attività e chi lo dirige sono un segreto di Stato?-
-Per il semplice fatto che la G.U.N. è un meccanismo che deve lavorare nell’ombra. Le eventuali informazioni come i nomi dei partecipanti o del direttore non sono di interesse pubblico-
-Può dirci almeno di cosa si stanno occupando ora?- insistette il conduttore.
-Ovviamente si stanno occupando del Comico, al momento una delle principali minacce del nostro mondo- rispose Morrison -Abbiamo ottenuto dei risultati negli ultimi mesi che ci danno la possibilità di poterlo scovare, ovunque egli si trovi-
-Di che risultati sta parlando?-
-G.U.N. ha messo sotto stretto controllo tutte le zone portuali della costa ovest, in particolare nella California. Così facendo, abbiamo bloccato i più importanti traffici di droga del Comico, impedendogli di rifornire tutti i suoi centri di spaccio-
-Strabiliante- commentò Abraham sorridendo -Questo è un ottimo risultato-
-È una grande vittoria per tutti noi- concluse soddisfatto il ministro.
Seguì un applauso a quella dichiarazione. Tra il pubblico, però, non tutti fecero altrettanto.
-Di solito questo è il momento della serata in cui le domande vengono fatte dal pubblico- cominciò il conduttore -Se lei è d’accordo, ovviamente-
Per dare il suo consenso, il Ministro si limitò ad un semplice cenno con la mano. Immediatamente, le mani di tantissimi spettatori, per lo più giornalisti, si alzarono per esporre le proprie domande. La prima fu una donna che, non appena Abraham Shaffer la indicò, si alzò in piedi.
-Margaret Wilson, Daily Planet- si presentò la giornalista -Ministro Morrison, cosa ne pensa dell’identità del Comico? Da anni corre la voce che sia un mobiano, è vero?-
-Attraverso alcune intercettazioni, G.U.N. ha identificato questo criminale come mobiano- cominciò il funzionario del governo -Ma questo non deve essere un pretesto per denigrare e additare la brava gente di Mobius che ospitiamo nel nostro paese. Il razzismo è un problema che deve essere risolto, come la storia ci insegna-
La giornalista si risedette, mentre altri giornalisti alzarono le mani per poter parlare. Tra le tante, il conduttore del programma ne notò una nascosta nella fila centrale. Incredibilmente "spiccava" tra tutte per la sua bassa statura.
Abraham lo indicò, facendo cenno di alzarsi. Tutti i giornalisti tornarono ad ascoltare in silenzio, mentre il misterioso spettatore si alzò in piedi rivelando la propria identità. Era un gatto grigio, vestito solo di una giacca a vento color caffè. Poteva avere non più di 25 anni.
-Francis the Cat, New Frontier- disse il mobiano presentandosi -Avrei  una paio di domande da farle, signor ministro-
Grant S. Morrison sorrise di gusto a quella richiesta.
-Prego-
-Lei ha detto che Sonic the Hedgehog interverrà solo per questioni di sicurezza mondiale. Perché allora non chiedete la sua partecipazione per annientare la minaccia del Comico una volta per tutte?-
Quella era una bella domanda, pensò il conduttore.
-Per il semplice fatto che questa storia non è di competenza di Sonic. G.U.N. può farcela da sola questa volta- rispose freddo il ministro.
-Può spiegarci allora come sia possibile che, dopo tutti questi anni di terrore che il Comico ha causato, G.U.N. non è ancora riuscita a rintracciare i suoi nascondigli?-
-Il Comico è un nemico abile, signor Francis. Il suo impero criminale si estende da qui fino all’Asia centrale. Noterà quindi che un tipo del genere non è semplice da “rintracciare”-
-Ne è proprio sicuro, signor ministro?- chiese Francis -Un organizzazione nata per il controllo e la sicurezza nel mondo non riesce a tenere testa ad una sola persona? È questo quello che vuole dirci?-
Era sceso un silenzio inquietante in sala. Le telecamere erano puntate sul giornalista e sul ministro. Abraham Shaffer, nel frattempo, capì che la situazione si sarebbe messa male in poco tempo.
-Se lei crede di poter fare di meglio, perché non si arruola e non fa carriera nell’esercito?- chiese ironico il politico.
-Il Comico è il principale artefice di tutti i peggiori crimini degli ultimi trent’anni. A Chicago, il procuratore distrettuale è stato ucciso insieme alla sua famiglia per  aver mosso accuse su un possibile accordo tra il sindaco e il Comico stesso. In Messico, i trafficanti di droga sono stati sterminati da un piccolo esercito non identificato proprio al soldo del criminale che voi non riuscite a catturare. Il commercio di schiavi continua a causa sua, mentre nuove droghe di suo invenzione invadono le strade di tutte le grandi città, mietendo un numero di vittime maggiore rispetto a quelle del ventunesimo secolo. Chiunque prova a capirci di più viene fatto fuori dopo qualche giorno. Voi dite che ci state lavorando, ma perché sembra che voi lo state coprendo?-
Parole pesanti. Così pesanti da far rimanere ammutoliti i numerosi presenti. Il ministro, infastidito, fissò il giornalista mobiano con occhi di ghiaccio.
-Da quando il New Frontier è diventato un giornale che crede ai complotti? Se ci tiene al suo lavoro, la smetta di alimentare il panico tra i presenti- disse per poi alzarsi dalla poltrona.
Francis the Cat strinse i pugni. Avrebbe pagato le conseguenze per quello che avrebbe detto di lì a poco.
In quel momento, il prezzo da pagare gli sembrò più che giusto.
-Abbia almeno il coraggio di dire la verità, sporco fascista-
Quando il volto del Ministro Grant S. Morrison si tramutò per un attimo in una smorfia di rabbia, la trasmissione venne interrotta e fu data la pubblicità. Il funzionario del goverso si tolse il piccolo microfono dalla tasca della giacca e lo butto noncurante a terra. Senza dire nulla, l’uomo si allontanò dal palco, scomparendo nel backstage mentre il conduttore, con grande rammarico, annunciò al pubblico che la puntata era finita lì. Tutti i presenti cominciarono a sgomberare la sala, tranne uno.
Il gatto grigio rimase fermo lì dov’era, a pugni chiusi e pieno di rancore.
 
Ce ne vuole di fegato per accusare e insultare un politico in diretta nazionale. Queste cose non mancano di certo al nostro mobiano. Il suo nome era Francis the Cat, ma chi lo conosceva e gli voleva bene lo chiamava Funky. Aveva 25 anni e, dopo una carriera scolastica più che eccellente, lavorava per il già citato New Frontier da circa 4 anni. Dopo che il fatto arrivò sulla bocca di tutti, il gatto grigio passò la notte nel suo appartamento senza chiudere occhio.
A che serve dormire?
Pensò disteso nel suo letto.
Domani sarà una pessima giornata.
Così si mise ad ascoltare qualche vecchio disco del suo defunto padre e a scribacchiare su un foglio quello che sarebbe dovuto essere il suo prossimo articolo. Quando fu mattina, con alle spalle qualche ora di sonno, il gatto grigio si tirò su, bevve una tazza di caffè, si rimise la sua giacca e partì verso la sede del giornale. Abitava al numero 12 di Levin St., uno dei pochi quartieri della vecchia New York rimasto in piedi dopo i bombardamenti. Per strada vide tanti che, come lui, cominciavano la giornata con un’espressione stanca e stressata, nonostante il fine settimana fosse alle porte. Prese la metropolitana per arrivare fino in centro e, dopo quasi un’ora dalla partenza, si ritrovò ai piedi dell’imponente e ultra sofisticato grattacielo che ospitava il suo posto di lavoro. Esitò un attimo prima di varcare l’entrata in vetro antiproiettile.
Tanto la pelliccia di gatto non và più di moda, si disse pensando ai vari metodi che il suo capo avrebbe usato per fargliela pagare.
Arrivato al diciassettesimo piano grazie all’ascensore, Francis si ritrovò gli occhi di tutti i suoi colleghi addosso. Erano tutti seduti nelle loro rispettive scrivanie e non osavano andare incontro al loro collega per salutarlo, nonostante egli fosse stimato e rispettato da tutti. D’altronde, era pur sempre uno dei pochi giornalisti di razza mobiana, nonché uno dei più brillanti degli ultimi anni.
-Francis?-
Il gatto si voltò, trovandosi accanto la segretaria d’ufficio, Eileen Miller.
-Il capo vuole vederti, subito- disse la donna dispiaciuta.
Cercando di tenere a mente le ragioni del gesto di ieri sera, il gatto grigio si prese un attimo per deglutire e si avviò.
-Gatto morto che cammina, ragazzi- disse alzando la mano destra come per salutare.
L’autoironia non l’avrebbe salvato questa volta. Di fronte alla porta d’entrata dell’ufficio, Francis abbassò la maniglia e vi entrò dentro lentamente. Il suo capo, un vecchio e calvo uomo di nome Jerry Thompson, gli dava le spalle poiché rimaneva fisso accanto la finestra. C’era un insopportabile puzza di sigaro nella stanza, odore che il gatto grigio non gradiva nonostante il suo vizio per le sigarette.
-Volevi vedermi, boss?- chiese Francis.
-Siediti- gli ordinò l’uomo quasi come se stesse contendendo la rabbia.
Senza pensarci due volte, il mobiano prese posto di fronte la scrivania, picchiettando le sue ginocchia con la punta delle dita senza fare troppo rumore.
-Allora, Funky- cominciò il Jerry voltandosi finalmente verso di lui -Vediamo insieme che cosa ha scritto oggi la concorrenza-
Sulla grande scrivania in legno scuro vi erano poggiate alcune riviste. L’umano ne prese una a caso, cominciando a sfogliare le prime pagine.
-Ecco qui, il Daily Planet scrive “Giornalista mobiano insulta pubblicamente Ministro della Difesa”. Bel titolo, no? E senti questa, nell’articolo si chiedono se anche noi abbiamo nove vite come te-
C’era una punta di sarcasmo in quelle parole, ma Francis sapeva bene che la rabbia sarebbe esplosa di lì a poco. Jerry buttò per terra il giornale con violenza, prendendone poi un altro dal tavolo.
-Ecco il mio preferito, il People. “Attacco al potere durante il Thursday Night Talking”, qui invece dicono che hai dato fastidio a Morrison solo per farci pubblicità. Gentili da parte loro, non credi?-
Non ci fu bisogno di una risposta da parte del mobiano. Anche quel giornale cadde pesantemente a terra come il precedente.
-Ultimo ma non meno importante, il News from the World. Il titolo qui è “Mobiani e complotti tra le file del New Frontier?” e si chiedono se sei a conoscenza del fatto che sei perseguibile penalmente per quello che hai detto-
Quando quest’ultimo giornale venne lanciato fuori dalla finestra senza alcuna preoccupazione, il capo prese una delle sigarette che teneva come riserva nel cassetto della scrivania e se la accese con una calma quasi innaturale.
-Ora voglio che tu mi risponda ad una domanda, Funky- riprese l’umano.
Il tono della sua voce aumentò violentemente mentre i suoi occhi si animarono per la rabbia.
-Mi spieghi come cazzo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere!?-
Jerry urlò così forte da fracassare i timpani al suo impiegato. Sapendo che i convenevoli erano andati a farsi benedire, Francis prese finalmente parola senza paura.
-L’hai visto il programma, Jerry? Che cosa avrei dovuto fare? Quell’idiota stava sparando un mucchio di balle!-
-“Che cosa avresti dovuto fare”!? Avresti dovuto chiudere il becco e fare il tuo lavoro!- rispose l’uomo con più foga di prima.
-Da quando il mio lavoro prevede di baciare i piedi a quell’imbecille?-
-Non ci provare, idiota!- lo rimbeccò Jerry -Non provare a fare il moralista con me! Chi ti credi di essere? Il Martin Luther King dei mobiani!? Si da il caso che quello che tu chiami “imbecille” ha così tanto potere da schiacciarci tutti come insetti!-
Francis rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo dal volto rabbioso del suo capo.
-Lo sai che è successo per colpa tua?- riprese l’uomo -Ci hanno bloccato la pubblicazione! Oggi non possiamo fare nulla oltre a girarci i pollici e a leggere le porcate che gli altri giornali scrivono su di noi. Tutto grazie a te!-
-Ci hanno bloccato la pubblicazione?- chiese il gatto stupito -Non possono farlo, non ne hanno il diritto!-
-Oh, si che ce l’hanno!- rispose Jerry sbattendo i pugni sul tavolo per il nervosismo -Ce l’avrebbero bloccata per tutta la settimana se non avessi scritto una lettera di scuse al ministro in persona. Ovviamente, è firmata a nome di tutti qui-
-Io non ho firmato niente!- esclamò contrariato il mobiano.
-Ho falsificato la tua firma, Francis-
Mentre Francis rimase ancora più contrariato a quella notizia, il suo capo sembrava aver sbollito finalmente la rabbia, sedendosi poi sulla sua sedia e spegnendo la sigaretta consumata nel posacenere.
-Come hai potuto farlo?- chiese il gatto -Ti sei abbassato fino a questo punto? Sono quattro anni che lavoro qui e questo è il ringraziamento?-
-Ah no, non ci provare. Non hai alcun diritto di fare la predica a me, ora- disse Jerry noncurante del risentimento del suo dipendente -Avresti dovuto pensare alle conseguenze, Funky. Ora, non solo hai mandato a puttane quattro anni di lavoro, ma ci hai messo nei guai tutti quanti. Sono riuscito a salvare il salvabile, lentamente ci riprenderemo, ma non posso permetterti di fare altre stronzate solo perché ce l’hai con il governo-
Francis inarcò il sopracciglio, cercando di capire a cosa si riferisse Jerry con quell’ultima frase.
-Non scriverai più nulla riguardo la politica, niente più articoli sulla prima pagina-
-Che cosa!?- sbraitò il gatto alzandosi dalla sedia.
-Sei retrocesso. Scriverai quello che ti dirò io e come lo dirò io, niente più iniziative personali. Hai capito?-
-Non puoi farmi questo!- cercò di protestare il mobiano.
-Si che posso. Terrai la testa bassa fino a quando le acque non si saranno calmate e non ci sarà un altro scandalo da qualche altra parte- concluse Jerry.
Detto questo, l’uomo tirò fuori da un cassetto un piccolo fascicolo con dentro un paio di fogli. Su di esso vi era scritto il nome di un altro giornalista del New Frontier.
-Ecco il tuo nuovo caso. Lavorerai sulla leggenda urbana del vigilante. Quello che si fa vivo solo di notte e che fa pisciare sotto i tossici di tutta la città-
Il capo redattore tornò a lavorare al suo computer senza preoccuparsi di ciò che Francis aveva da dire. Non solo il gatto era stato retrocesso come giornalista, ma ora non aveva più alcuna libertà su ciò che doveva scrivere. Per di più, si sarebbe occupato di una delle notizie più stupide e insignificanti che ci fossero al momento.
Con rabbia, Francis raccolse il fascicolo dalla scrivania e se ne uscì senza proferire parola, sbattendo violentemente la porta dell’ufficio dietro di sé. Percorse la fila delle scrivanie dei suoi colleghi che, nel frattempo, avevano ascoltato tutto ed erano rimasti sorpresi dal modo in cui il loro capo aveva attaccato il mobiano. Questo non osò guardare in faccia nessuno di loro, evitando qualsiasi confronto che gli avrebbe fatto perdere definitivamente le staffe.
Voleva solo andarsene da lì.
  
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