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Autore: _ Arya _    11/10/2015    9 recensioni
Killian Jones è un famoso scrittore di gialli in crisi, e dopo l'insuccesso dei suoi ultimi romanzi decide di trasferirsi a New York, in un appartamento dell'Upper East Side di Manatthan, per trarre nuova ispirazione.
La sua vicina di casa è Emma Swan, giovane investigatrice privata molto in gamba, e potrebbe proprio fare a caso suo.
Riuscirà a convincere la ragazza ad essere la sua nuova fonte d'ispirazione?
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[Dal Prologo]
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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A little closer with a hug












 

EMMA POV

Sorseggiai il mio caffé con calma: quella mattina niente cioccolata calda. Con Jones, inaspettatamente, avevamo fatto le ore piccole; avevamo mangiato e bevuto fino alle 2 del mattino, per rincasare quasi alle 3. Non era stato male in effetti, ci eravamo divertiti e avevamo scherzato, e il tempo era volato senza che ce ne rendessimo conto.
Non avevo smesso di considerarlo un gran pervertito, perché sotto l'effetto dell'alcol aveva continuato a farmi notare quanto quei pantaloni attillati facessero risaltare il mio “bel culetto” come l'aveva definito. Forse, se non fossi stata abbastanza brilla anch'io, sarei riuscita a centrargli la faccia con un gancio destro... ma a parte questo, era stato piacevole: io gli avevo raccontato alcuni dei miei casi più avventurosi, lui aveva raccontato a me della sua collaborazione con la polizia di Los Angeles per la stesura di alcuni romanzi. Non ci eravamo inoltrati sul personale, ed ero felice che fosse stato tutto così leggero: non gliel'avrei detto, ma quella serata mi aveva fatto bene.
E molto bene, nonostante mi sentissi ancora una morta di sonno pur essendo le 11 passate.
-Buongiorno Emma... alla fine sei tornata allora!
Feci un salto e per poco non rovesciai la tazzina di caffè sul divano: cosa ci faceva Ruby in casa?
-Mi hanno spostato il turno a stasera- rispose alla mia domanda tacita e venne a sedermisi accanto -Allora, com'è stato uscire con Killian Jones?
-Eravamo fuori per un caso, Ruby. Non per divertirci.
-No? Mi ha inviato la foto che vi siete fatti... tra parentesi, siete davvero carini!
-Lui ha fatto cosa?! Si è inventato tutto, ok? Abbiamo fatto finta di farci degli autoscatti in modo da riprendere il tipo dietro... poi ce ne siamo fatta una, tanto per.
-Sei tornata tardi però...
Sospirai rassegnata: non c'era proprio verso di nascondere le cose a Ruby, e a maggior ragione se Killian aveva il suo numero e la teneva aggiornata sui miei spostamenti. Dovevo ricordarmi di dirgli di farsi gli affari suoi la prossima volta che l'avessi visto.
Non potendo scappare, raccontai alla mia amica la nostra “avventura” dall'inizio alla fine: dall'appostamento in auto, alla decisione di goderci il cibo del locale che si era rivelato ottimo.
Cercai di evitare di dirle che ci eravamo andati pesante con la sangria, ma ci arrivò da sola e io non riuscii a negare: ovviamente mi rimproverò per aver guidato in quello stato, perché pur avendo due soli anni più di me a volte amava assumere il ruolo della sorella maggiore. Tuttavia la rassicurai del fatto che non avrei guidato se non fossi stata assolutamente certa di riuscire a portarci a casa sani e salvi.
-Però non è molto bravo. Non ha senso che me lo accolli... era sempre distratto, non è adatto a fare questo lavoro.- sentenziai infine, ricordandomi il suo comportamento. Era stato assolutamente normale che fosse andata così, ma avevo captato una certa delusione da parte sua, si era sicuramente aspettato di poter fare di meglio.
-Non sei troppo dura? Magari lo è stato solo perché tu stessa gli hai detto che era un caso da poco... e poi perché era impegnato a guardare te.
-Credi che non lo sappia? Ma te lo posso assicurare, è tutto tuo.
-No, per quanto lo trovi affascinante, passo. Sei tu a piacergli, e non mi metterò tra voi due.
-Dio Ruby, ma mettitici pure quanto ti pare! Non provo alcun interesse per lui te lo garantisco! Un po' è simpatico – non dirgli che te l'ho detto o ti ammazzo – ma non è il mio tipo.- conclusi decisa, incrociando le braccia al petto.
Non ero stupida o cieca, era stato chiaro fin dal primo momento che l'uomo provasse un qualche interesse nei miei confronti, ma non c'era speranza che ricambiassi. Prima o poi si sarebbe messo l'anima in pace e si sarebbe accontentato di essere amici, sempre se lo saremmo mai diventati, ovviamente.
Prima di poterlo dire volevo conoscere su di lui qualche dettaglio in più, e magari leggere il libro che mi aveva regalato avrebbe aiutato.
-Hai comprato il libro di Jones?- fece l'altra indicando il volume poggiato sul tavolino, che avevo preparato per iniziarlo durante quella giornata. Solo in serata sarei andata per la prima occhiata al fidanzato della Mills, dato che era dopo le 18, a sua detta, che spariva per il suo cosiddetto “lavoro”. Più ci pensavo, più mi invadeva la strana sensazione che quello non sarebbe stato un caso come gli altri, ma non riuscivo a spiegarmi il motivo: insomma, le dinamiche erano le stesse di sempre, proprio come col marito della signora Collins. Cercai tuttavia di scacciare quel pensiero, ci sarei tornata quando mi sarei messa al lavoro. Se nel pedinamento avessi notato qualcosa di sospetto, avrei fatto qualche ricerca più approfondita su di lui, magari chiedendo accesso anche ai database della polizia.
-Me l'ha regalato lui.
-Oh, che carino! È autobiografico, comunque... anche se non so quanto. Credo lo troverai interessante in ogni caso.
-Sì? Se lo dici tu... ammetto di essere curiosa. Dalla trama non mi sembra male... anche se l'ha scritto a 15 anni.
-Oh credimi, non si direbbe che l'ha scritto un ragazzino. È davvero magnifico!
-Non credi di lodarlo un po' troppo?
-Lo farai anche tu dopo aver letto. Ha talento e idee, uno stile accattivante... te ne accorgerai.
Scossi le spalle per chiudere lì il discorso; che fosse bravo l'avevo capito, ma addirittura così fantastico e geniale? Avevo qualche dubbio a riguardo. Tuttavia l'avrei giudicato alla fine, sarei stata giusta con lui. Se fosse riuscito a stupirmi in maniera positiva, l'avrei ammesso.
E poi ero curiosa... cosa poteva esserci di autobiografico in un giallo di un ragazzino di soli 15 anni?

 

 

KILLIAN POV

Mi rendevo conto che continuare a riguardare quella foto mi faceva sembrare un adolescente, ma ero solo a casa, e in più non me ne importava.
Se qualcuno l'avesse vista non avrebbe mai detto che fossimo soltanto conoscenti, sembravamo amici ed anche affiatati: se Emma avesse avuto sfortuna nell'investigazione, sicuramente il ruolo di attrice avrebbe fatto a caso suo.
Però la serata non era stata tutta una messa in scena, perché ci eravamo divertiti davvero, alla fine. Ci eravamo ubriacati con la sangria mangiucchiando tapas, e Emma alla fine aveva accettato che offrissi io. In più avevamo chiacchierato molto, e anche se non avevo conosciuto il lato più interiore di lei, avevo sicuramente conosciuto quello avventuroso e amante dell'azione: quella giovane ragazza era determinata e senza paura, ma soprattutto adorava il suo lavoro. Solo sentirne parlare mi aveva riempito di adrenalina, mi aveva fatto desiderare di poter essere con lei prima o poi, a inseguire criminali, lavorare sotto copertura in circostanze pericolose, e infine metterli con le mani nel sacco.
La mia esperienza con la polizia non aveva niente a che vedere con la sua: certo, avevo seguito delle indagini sul campo ma ero sempre stato tenuto a debita distanza nelle situazioni di pericolo. Lei invece, dopo i primi due anni in cui da sola aveva dimostrato il suo valore, aveva firmato con loro un contratto di collaborazione e da allora aveva vissuto nell'adrenalina più spesso di quanto avrebbe mai immaginato. Inoltre era sempre stata la più giovane a lavorare sul campo, i detective del corpo poliziesco con cui aveva lavorato avevano sempre avuto dai 25 anni in su.
Poteva dire quello che voleva, ma una detective giovane, brillante e sexy era assolutamente un ottimo spunto per un romanzo giallo!
Lo squillo del telefono mi fece sobbalzare, e per prenderlo feci cadere la carta dell'hamburger vuota del pranzo da asporto che avevo preso al Mc, non avendo avuto le forze per fare la spesa.
-Fratellino, allora? Ti sei già trovato la ragazza, ed è pure molto carina!- escordì allegro mio fratello, non appena risposi.
-Non è la mia ragazza...
-Perché mi hai mandato la foto allora?
-Non lo so, ero ubriaco. Non so neanche se siamo amici. È un'investigatrice privata e l'ho seguita in un caso...- gli spiegai, tornando a spaparanzarmi comodamente sul divano.
-Wooo, vedi che hai fatto bene a darmi retta e scegliere Manhattan! Non è cosa da tutti i giorni incontrare una detective così carina. Siete andati a letto insieme?
-No! Liam, sta zitto e non dire cazzate. Lei è... non è quel tipo di persona... e poi è fidanzata. E ha 24 anni, sono troppo vecchio per lei.
Sentii l'altro scoppiare in una sonora risata, e sospirai rendendomi conto della cazzata che avevo detto: non era certo l'età ad impedirmi di avvicinarmi a Emma Swan.
-Ok. Quindi ora lavori con lei e potrai tornare a scrivere!
-No... ha accettato di portarmi con sé una sola volta. E ho fatto una figura di merda in un caso semplicissimo... dubito mi permetterà più di seguirla...- borbottai, maledicendomi per l'ennesima volta per come mi ero comportato la sera precedente. E pensare che sarebbe semplicemente bastato fare un po' di attenzione!
-Non ti biasimo fratellino... immagino il tuo sguardo fosse rapito da altro...
Mi conosceva bene, Liam. Era più serio di me, non avrebbe commesso un errore del genere al posto mio, ma mi conosceva fin troppo bene.
-Ma tanto non ho speranze, credo mi odi un po'...
Odiarmi no, ma ero abbastanza certo che mi disprezzasse abbastanza. Raccontai quindi a mio fratello del nostro primo incontro, e della situazione imbarazzante quando aveva bussato per invitarmi a pranzo. Lui rise così tanto che gli venne il singhiozzo, e mi fece promettere di presentargliela quando fosse venuto a trovarmi: con la fortuna che avevo, era possibile che legasse con lui molto più che con me!
-Va bene dai, a parte scherzi... sembra una brava ragazza. Se ti comporti bene potresti anche entrare nelle sue grazie prima o poi. Ti trovi bene, comunque?
-Sì, credo di sì. Non che abbia avuto molto tempo per girare... ma l'appartamento è bello, il quartiere anche, le vicine pure...- aggiunsi apposta: non che non fosse vero, comunque.
D'altra parte, Emma non sembrava interessata a vedermi e sicuramente era occupata nel suo nuovo caso, quindi già nel pomeriggio sarei uscito a fare una passeggiata a piedi o in moto. La macchina mi sarebbe arrivata tra una settimana, ma col traffico di New York potevo anche farne a meno per il momento.
-Beh, quand'è che vieni a trovarmi?- gli domandai infine, tirandomi su e finendo l'ultimo sorso d'acqua.
-Mi dispiace fratellino, ma per qualche mese non posso muovermi... sai, il lavoro. Però a Natale ci sarò senz'altro! Dovrei poter rimanere tre settimane... due minimo.
-Lo sai che Natale è tipo tra mezzo anno, vero?
-Lo so, mi dispiace. Ma tu non hai nulla da fare, puoi venire a trovarmi qualche volta! E anche la zia, che mi ha detto di mandarti i suoi saluti se ti avessi sentito.
-Oh, salutamela anche tu. Ok, vedrò cosa posso fare... magari passerò più avanti. Stammi bene, e non stancarti troppo!
-Tu invece vedi di farti tornare l'inventiva! E se ci sono sviluppi con la bionda voglio essere il primo a saperlo. Ciao!
-Ne dubito, ma ok. A presto!
Misi giù e buttai i residui del pranzo nel cestino: il bello del vivere da solo era che potevo mangiare tranquillamente il cibo da asporto nelle scatole, senza dover sporcare piatti e trovarmi poi costretto a lavarli.
Certo, avrei fatto uno sforzo quando avrei invitato le vicine a pranzo, probabilmente nel week end. Preferivo prima sistemare le ultime cose che dovevano ancora arrivarmi, fare un po' di spesa, e poi rendere la casa adatta ad accogliere ospiti.
Sorrisi solo a pensare come Emma avrebbe discusso con Ruby, mentre quest'ultima tentava di convincerla a non rifiutare l'invito.


 

***
 

 

EMMA POV

Diedi un calcio alla porta frustrata, maledicendo tutti i tassisti per essere andati in sciopero proprio quel giorno. Capivo che la loro fosse una giusta causa, ma anch'io avevo una giusta motivazione per averne bisogno! Gli ultimi tre giorni ero stata così presa dal caso di Daniel Price, che quando avevo dato l'ok a Ruby per prendere in prestito la mia macchina per andare a trovare sua nonna, non ero stata consapevole dello sciopero.
Avrei dovuto prendere la metro: non che mi dispiacesse di solito, era comoda e avevo una fermata a duecento metri da casa, ma per l'occasione un mezzo affollatissimo non sarebbe stato proprio l'ideale.
Valutai quasi di tornare a casa ed andare un altro giorno, ma era una questione che volevo risolvere subito, e rimandare non era proprio il caso.
-Swan, allora sei viva!
-Jones!- esclamai spaventata: ma era colpa sua, non l'avevo visto arrivare! Lo squadrai da capo a piedi quando salì gli ultimi due gradini; era in jeans e t-shirt blu di Superman, ed aveva le mani occupate da due grosse buste della Whole Foods Market.
-Sei andato a fare la spesa.
-Già, e tu dove vai di bello? Ancora in giro per il caso? Ruby mi ha detto che sei stata presissima, tra ricerche e pedinamenti...
-E' vero. Ma no, stamattina mi tocca prendermi una pausa...
-Non è un semplice caso di tradimento, vero? O l'avresti già risolto.
-Forse...- decisi di rimanere sul vago, nonostante avessi fatto scoperte abbastanza interessanti sul signor Price. Ma non avevo motivo di parlarne con lo scrittore, era il mio lavoro e non mi sembrava il caso di divulgare informazioni col primo che capita.
Poi mi venne l'illuminazione: Whole Foods era a più di 2 chilometri da casa, ed era impossibile che con quelle buste avesse fatto tutta la strada a piedi... e in più non era neanche il tipo da mezzi di trasporto.
-Se ti aiuto a sistemare la spesa me lo dai un passaggio?- gli domandai, sperando avrebbe accettato nonostante non fossi stata il massimo della simpatia con lui. Ma mi avrebbe fatto davvero, davvero comodo un passaggio, altrimenti non gliel'avrei neanche chiesto.
-Chi ti dice che io abbia il mezzo per farlo?
-Eddai. Non farti pregare, ti pago la benzina il doppio se vuoi.
-Lascia perdere la benzina... vieni, scusa se c'è un po' di disordine ma mi sono arrivate le ultime cose della vecchia casa e non ho ancora avuto modo...
Scrollai le spalle e presi una delle buste, per permettergli di aprire la porta: non mi importava che fosse disordinato, se mai avesse visto camera mia si sarebbe reso conto che io e l'ordine avevamo smesso di essere amici da molto tempo.
Lo seguii quindi in casa e mi guardai intorno, ma mi portò direttamente in cucina quindi non ebbi del tutto modo di ammirare il lusso dell'appartamento.
Io pensai alle cose da sistemare nel frigorifero, lui a riporre il resto negli scaffali. Dovetti ammettere che si era dato un gran da fare, soprattutto aveva fatto una grande scorta di alcol... tutta quella roba, per una persona sola, probabilmente avrebbe potuto durare un mese!
-Finito... grazie per l'aiuto. Te lo sei meritato il passaggio! Vuoi qualcosa da bere? O da mangiare...
-No, no. Davvero, solo quel passaggio. Ho un po' di fretta.- gli spiegai guardando l'orologio, mentre già uscivo di casa seguita a ruota da lui.
Essendo l'ascensore occupato decisi di fare le scale, un po' di movimento non faceva mai male dato che avevo passato gli ultimi giorni perlopiù al computer e in macchina.
Avevo bisogno di un po' di adrenalina, ma non c'era ancora stata occasione... quel Daniel sapeva come comportarsi per non sembrare sospetto, anche se era proprio questo il motivo che mi aveva convinta che ci fosse qualcosa in più: era troppo attento.
-Dov'è che andiamo, Swan?- mi domandò Killian, una volta usciti dal palazzo.
-In ospedale.
-Cosa? Stai male? Perché non me l'hai detto subito?- fece allarmato, studiandomi come stesse cercando un osso sporgente o qualcosa del genere.
-Rilassati, sto benissimo! Devo solo fare una cosa!- lo rassicurai divertita, mentre mi guardavo intorno cercando di capire quale potesse essere la sua macchina. Se fossi stata male avrei decisamente chiesto un passaggio a qualcun altro.
-Posso sapere cosa? Insomma, dobbiamo andare in moto e non so se va bene...
-In moto?- feci perplessa, restando a bocca aperta: e io che avevo dato per scontato avesse un'auto!
-Sì. La macchina mi arriva Lunedì.
Mi feci un attimo pensierosa scrutando la moto che mi aveva appena indicato, una bellissima e lucente Suzuki nera, che non poteva avere più di un anno o due. Forse in macchina mi sarei sentita più sicura, ma era pur sempre meglio di niente, e speravo sarebbe stato attento.
-Va bene la moto, non è un problema. Basta che non mi fai ammazzare.
-Non potrei mai- sorrise, e tirò fuori due caschi porgendomene uno, che indossai. Lasciai che si mettesse a sedere lui per primo, poi presi posto dietro e mi aggrappai alla sua vita: dovetti ammettere che sfrecciare su una moto era il mio sogno da quando avevo 16 anni, ma non ne avevo mai avuto l'occasione essendomi potuta permettere soltanto un motorino.
-Tieniti forte tesoro, anche se cercherò di andare piano. Puoi dirmi che devi fare in ospedale?
-No. Comunque puoi pure non andare troppo piano, non ho mica paura. Voglio solo arrivare a casa viva e vegeta, perché stasera devo tornare sul caso.
-Se stasera puoi lavorare vuol dire che non è nulla di serio... bene- fece partendo, ed istintivamente aderii meglio contro di lui e rafforzai la stretta: gli addominali erano duri e sodi proprio come lo erano sembrati quando l'avevo visto praticamente nudo.
Pensai che un pochino mi era mancato: non perché mi piacesse, ma perché con lui mi ero divertita, mentre da sola mi ero annoiata abbastanza. Ma nonostante questo non potevo prenderlo con me, e non volevo farlo per due motivi: primo, non era all'altezza, non mi sarebbe stato d'aiuto, piuttosto ero quasi sicura che sarebbe finito per starmi tra i piedi e intralciarmi. Secondo, la mia voglia di metterlo in pericolo era diminuita ancora di più dopo aver letto del bambino di 12 anni che aveva assistito mentre sua madre veniva violentata e poi brutalmente uccisa. Pur avendo deciso di parlargli del libro una volta finito, ciò non mi impediva di provare una gran pena per lui: ero davvero, davvero preoccupata che quella parte fosse completamente autobiografica. Altrimenti, come avrebbe fatto un ragazzino di 15 anni a descrivere una scena tanto cruenta?
-Emma, stai bene? Se vuoi rallento...
-Cosa?- mi riscossi, e in quel momento mi resi conto di essermi stretta a lui un po' troppo forte, quindi alleggerii la presa.
-Scusa... tutto ok. Ero sovrappensiero.
Non stava andando lento, ma neanche troppo veloce perché avessi paura: sorprendentemente aveva una guida attenta e pulita, e non sfrecciava come i motociclisti spericolati tra una macchina e l'altra, facendo venire la tachicardia alla gente.

 

KILLIAN POV

Lasciai la moto nel parcheggio dell'ospedale per sicurezza: dopotutto era piuttosto vistosa, e non volevo correre il rischio che mi venisse rubata.
Emma smontò agilmente, ma riuscii a leggere ugualmente nei suoi occhi un filo di preoccupazione: era chiaro che non fosse lì per nulla di serio, ma pur qualcosa doveva esserci sotto se non voleva parlarmene.
-Posso accompagnarti dentro?
-Se ti va. Poi... ti sarei grata se fra tre ore potessi tornare a prendermi. Altrimenti non c'è problema, prenderò la metro.
-No, assolutamente no. Verrò io... ma Emma, sei davvero sicura che vada tutto bene? Se hai bisogno di compagnia, rimango...
-Grazie Killian, ma te lo ripeto per l'ennesima volta. Io sto benissimo, non sono malata e niente! Devo solo fare una cosa di cui preferirei non parlarti, d'accordo? Se non ti va bene te l'ho detto, posso prendere la metro.- fece tornando al solito tono duro e impassibile, e seppi che avrei potuto insistere quanto volevo, ma non avrebbe aperto bocca.
-Mi arrendo. Verrò a prenderti alle 13 allora, giusto?- alzai le mani in segno di resa, e quella sembrò apprezzare.
-Giusto. Grazie, sul serio! Non mi va di scocciarti, è che ho prestato la macchina a Ruby e mi sono scordata dello sciopero dei tassisti... sono troppo presa da quel caso, spero di chiuderlo entro oggi così avrò un po' di tregua!
-Te lo auguro, tesoro. Beh, entro o ti lascio qui?
-Lasciami pure qui, grazie ancora. Comunque, sul “tesoro” ti sei già scordato cosa abbiamo detto?- alzò un sopracciglio, e incrociò le braccia davanti al petto: il suo momento-fragilità era decisamente giunto al termine.
-Scusa dolcezza, cercherò di...
-Jones! Vuoi che ti dia un pugno? Tanto siamo già in ospedale, non sarà un problema se ti toccherà rifarti il naso!- esclamò esasperata e mi puntò un dito nel petto, guardandomi con aria minacciosa. Era proprio carina così, l'avrei abbracciata se non avessi avuto paura che decidesse davvero di darmi quel pugno.
-A dopo allora. Tu starai bene, vero?
-Oddio, ti ho già detto di sì! A dopo... e ti consiglio un pisolino, hai due occhiaie peggiori delle mie!
-Ma sono dannatamente affascinante lo stesso. Ciao Swan, ci si vede più tardi!- la salutai dandole una pacca sulla spalla, e sorrisi vedendola alzare gli occhi al cielo mentre entrava: forse ciò che doveva fare era legato al caso, e mi teneva all'oscuro per quel motivo. Chissà, avrebbe potuto trattarsi di vendita di medicinali illeciti, o forse erano ricoverati pazienti legati al fidanzato della Mills... ma non avevo modo di scoprirlo, non avevo un punto di partenza in quel momento.
Decisi quindi di non tornare a casa, ma di fare un giro nei dintorni e magari anche pranzare tra un paio d'ore, e prendere qualcosa per Emma. L'avrei portata volentieri in un ristorante, ma non ero certo che avrebbe accettato, quindi la soluzione migliore sarebbe stata offrirle qualcosa che avrebbe potuto mangiare a casa con calma... e con un po' di fortuna, mi avrebbe invitato.
Nei giorni precedenti avevo temuto mi evitasse di proposito, ma nel momento in cui l'avevo vista sulla soglia di casa avevo capito che non era così: nella sua espressione avevo letto una grande stanchezza, e mi era risultato evidente che quel caso stesse risucchiando tutte le sue energie. Avrei pagato oro perché mi coinvolgesse, perché qualcosa mi diceva che quando sarebbe arrivata la svolta, sarebbe stata piuttosto grossa.
In ogni caso, ero sempre più convinto che Emma mi piacesse: e non come potenziale ragazza, ma proprio come persona. Non puntavo a far colpo su di lei, puntavo piuttosto a piacerle anch'io come persona: sarebbe stato bello se fosse arrivata a considerarmi un amico, qualcuno con cui potersi confidare e con cui parlare liberamente. Era una donna – perché chiamarla ragazza nonostante l'età non mi sembrava adeguato – molto simpatica e intelligente, con cui ero certo avrei potuto intrattenere ottime chiacchierate, dalle più serie alle più stupide. Che fosse molto bella non guastava, certo, ma non era al suo corpo che puntavo... e forse era la prima volta che desideravo essere amico di una ragazza che era anche il mio tipo.
Sospirai chiedendomi quanto tempo ci avrebbe messo per vedermi come qualcuno di cui potersi fidare, e mi fermai ad un chioschetto a prendere un gelato e allietare la mia prima vera passeggiata in giro per New York. Ci ero stato in passato, ma solo per le presentazioni dei libri, quindi non avevo mai avuto il tempo di girare liberamente: e in quel momento, Central Park sembrava la destinazione ideale!
 

Erano le 13.23, ed essendo un po' preoccupato avevo deciso di entrare in ospedale a cercare Emma o chiedere di lei, dato che non si era ancora vista. Mi ero dimenticato di chiederle il numero di telefono, e probabilmente Ruby era occupata perché le avevo scritto un messaggio chiedendolo a lei, ma non mi aveva risposto.
-Salve, posso aiutarla?
Mi girai, ritrovandomi davanti un'infermiera giovanissima, forse perfino più giovane di Emma.
-Sì, grazie... sto aspettando la signorina Emma Swan. Mi aveva detto di venire all'1 ma...
-Mi lasci controllare- sorrise e iniziò a smanettare con un tablet, in cui probabilmente c'era segnato di tutto e di più.
-Secondo piano, stanza 102. La accompagno io, mi segua.
Annuii e seguii la ragazzina sulle scale, chiedendomi chi potesse esserci in quella sala da richiedere così tanta attenzione da parte della mia vicina.
Arrivati al secondo piano percorremmo tutto il corridoio fino ad arrivare in fondo, e l'infermiera mi fece cenno di accomodarmi su una delle sedie lì davanti.
-Lo so che probabilmente le avrà detto di voler rimanere da sola... ma... sa, io avrei voluto il mio ragazzo vicino, in questa situazione.- commentò, guardando prima la porta e poi me, con un velo di tristezza.
-Sarà anche volontario, ma è pur sempre un aborto...
-Un cosa?!- esclamai saltando in piedi e spalancando gli occhi, spaventando la giovane che istintivamente si ritirò indietro di qualche passo.
-Co... lei non... non lo...?
-Io non sono il suo ragazzo. Sono un... amico. Le ho dato un passaggio ma... non... non mi aveva detto niente... io... cosa. Un aborto?
-S...sì ma... io... la prego, non dica che gliel'ho detto io, mi caccerebbero! Non avrei dovuto dirglielo, è solo che credevo fosse il suo fidanzato e sapesse, quindi io non ci ho pensato e...
La fermai con un gesto della mano, ed annuii serio per farle capire che non avrei parlato: la poverina era quasi in lacrime, e io non avevo alcun motivo per farla licenziare. Era giovane e inesperta, avrebbe avuto tempo per imparare... ed in più le ero riconoscente, perché se non avesse detto nulla non avrei mai saputo cosa stesse facendo Emma, probabilmente.
Un aborto.
Era una possibilità che non avevo neanche lontanamente preso in considerazione: quando mi aveva assicurato di stare bene, avevo dato per scontato che si trattasse del caso e non di lei... e invece no. Mi aveva confuso alla grande.
Ringraziai la ragazza e la lasciai andare, poi iniziai a girare nervosamente in cerchio, a braccia incrociate. Cosa avrei dovuto dirle? La verità? Che avevo saputo cosa aveva fatto? Così però si sarebbe arrabbiata, e non volevo incasinare le cose proprio ora che si era riavvicinata un po' a me. Ma in questo caso, avrei dovuto mentirle. Era giusto? E soprattutto, sarei riuscito a far finta di niente?
Tuttavia quando la porta si aprì smisi di pensare, la mia mente si azzerò, e l'unica cosa che l'istinto mi lasciò fare quando la vidi uscire da lì fu abbracciarla. Stringerla forte tra le mie braccia, pur non sapendo come si sentisse. Magari stava bene, forse non le importava... ma avevo sentito la necessità fisica di darle un abbraccio, nel remoto caso fosse ciò di cui aveva bisogno.
Inaspettatamente, dopo vari interminabili istanti, Emma ricambiò la stretta, e poggiò la testa sulla mia spalla.
-Stasera alle 21, anche se temo sarà di nuovo noioso. Sempre se ti va...- disse, in un sussurro vicino al mio orecchio.


















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Scusate se ci ho messo un po' più del previsto... ma spero che il capitolo vi piaccia, ultimamente non sono molto convinta/contenta di quello che scrivo ._.
Comunque, Emma ha avuto la sua chiacchierata con Ruby su Killial, e quest'ultimo con suo fratello... che fa il tipo per loro due, e dava per scontato fossero almeno stati a letto insieme xD 
Dopo tre giorni in cui Emma è stata del tutto assorta dal caso, i due si sono rincontrati per caso sulle scale... ed è stata un po' una fortuna per entrambi. Per lui perché voleva rivederla, per lei perché aveva bisogno di un passaggio... e hanno anche avuto modo di fare una chiacchierata tranquilla e piacevole. E Emma è stata anche costretta a tenersi stretta a lui...
Sul finale, non odiatemi... in fondo il bambino era di Walsh, e non sarebbe stato proprio il caso u.u Lei è convinta di ciò che ha fatto, ma Killian quando l'ha saputo non ha saputo resistere e le ha dato un abbraccio, che alla fine ha ricambiato.
E gli ha anche offerto di seguirla nel caso di Regina, come volevate :P Il prossimo capitolo sarà in gran parte incentrato su quello... l'ho quasi finito, quindi non dovrei metterci troppo. Quindi, questa volta posterò prima un altro di questa, e poi dell'altra.
Un abbraccio, grazie davvero a chi segue, recensisce ecc :* I commenti mi aiutano anche ad integrare le idee xD

P.S. Mi dispiace davvero se a volte riposto il capitolo 2 volte, ma il problema codici per ora persiste -.- Boh, spero durerà poco perché è piuttosto scocciante.
P.P.S. La puntata. Le puntate. Le teorie che ho letto su tumblr sulla 5B e che spero siano sbagliate... insomma, un misto di momenti felici a Camelot, e tanto angst in tutto il resto... che sofferenza, vogliono ucciderci ç_ç
   
 
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