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Autore: _ Arya _    19/10/2015    8 recensioni
Killian Jones è un famoso scrittore di gialli in crisi, e dopo l'insuccesso dei suoi ultimi romanzi decide di trasferirsi a New York, in un appartamento dell'Upper East Side di Manatthan, per trarre nuova ispirazione.
La sua vicina di casa è Emma Swan, giovane investigatrice privata molto in gamba, e potrebbe proprio fare a caso suo.
Riuscirà a convincere la ragazza ad essere la sua nuova fonte d'ispirazione?
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[Dal Prologo]
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Edit: Dopo che gli ultimi capitoli non hanno avuto problemi, credevo che il dramma-codici fosse sparito... invece no <_< quanto posso essere sfigata?!



A shot, a kiss, and three shots














KILLIAN POV

Non seppi dire quanto durò l'abbraccio, ma quando ci staccammo intorno a noi non c'era più nessuno.
La guardai negli occhi per cercare di capire come si sentisse, ma al contrario di ciò che avevo pensato, non stava piangendo. Era addirittura tranquilla... e un po' imbarazzata.
-Vuoi venire o no, quindi? Non te lo chiederò un'altra volta.
Annuii e feci per darle un altro abbraccio, ma quella mi bloccò portando una mano avanti e poggiandomela sul petto.
-Ti chiederei per cos'era quell'abbraccio, ma tanto ho capito che sai tutto. Chi te l'ha detto?
Scossi le spalle non sapendo cosa dire: non sembrava arrabbiata, ma se fosse stata solo una maschera, se le avessi detto chi mi aveva svelato il suo “segreto”, per la povera infermiera sarebbe potuta finire molto male.
-Non importa. Ma piuttosto, perché sei venuta da sola? Il tuo fidanzato?
-Non sa niente e così deve rimanere. Ora andiamo.- tagliò corto e mi prese per un braccio, evitando accuratamente l'ascensore e tirandomi giù per le scale. Era chiaro che non volesse parlarne, ma non il motivo per cui aveva deciso di fare completamente sola una cosa del genere. Sul primo punto potevo anche capirla, ma perché non parlarne col ragazzo? Anche se lo nascondeva, almeno un po' doveva starci male, era naturale; e se anche fosse stata solo una sua decisione, se l'uomo l'avesse amata l'avrebbe capita e le sarebbe stato vicino.
-Sei... davvero certa che la moto vada bene dopo una cosa del genere?- le domandai preoccupato, una volta fuori. Se solo mi avesse detto la verità, avrei noleggiato una macchina a ore senza problemi.
-Non essere sciocco, ho solo preso delle pillole. Ero al primo mese, l'ho scoperto per caso perché ho fatto le analisi del sangue. Le faccio regolarmente per via del lavoro... ed è uscita fuori questa cosa- mi spiegò con naturalezza, poi mi prese di mano il casco e se lo infilò.
Annuii, ma rimasi comunque in silenzio limitandomi sedermi sulla moto, e diedi il tempo a lei di sistemarsi: non ero un esperto in fatto di aborti, ma era impossibile non avessero alcuna conseguenza fisica, e soprattutto psicologica. Dovevo fare in modo che parlasse e si sfogasse, ero l'unico con cui poteva farlo dato che nessun altro ne era a conoscenza.
-Parti o no?
-Certo, se sei pronta andiamo.
Non appena la donna allora mi strinse le braccia in vita partii, cercando di non avere pensieri inopportuni: già all'andata il suo corpo aderente contro mio aveva fatto sì che fossi scosso dai brividi, dei quali per fortuna non si era accorta. Com'era possibile che quella ragazza mi suscitasse emozioni del genere senza neanche conoscerla davvero? Avrei decisamente dovuto imparare a controllarmi.
Inizialmente guidai più lentamente rispetto all'andata, ma dopo aver ricevuto un paio di calci da parte sua fui costretto ad accelerare prima di venire preso anche a insulti.
Sembrava rilassata, potevo percepirlo dal respiro sul mio collo, e la testa adagiata con naturalezza sulla mia spalla. Avevo portato più volte delle ragazze in moto, ma non era mai stato così piacevole: quasi mi dispiacque quando arrivammo in garage e dovemmo scendere dal veicolo.
-Beh, grazie Jones. Ti devo un favore.
-Oh credimi, mi accontento di seguirti nel caso. Non pensavo me l'avresti mai chiesto...
-Già, neanch'io. Ma non aspettarti chissà cosa... sono tre giorni che per poco non mi addormento in macchina.- mi avvertì sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
-Almeno in due ci faremo compagnia. Ti ho preso degli involtini e del sushi comunque... ti va di venire a mangiare da me?
-Grazie... è solo che preferirei mangiare e poi dormire un paio d'ore, sono stanca morta. Quanto ti devo?
-Avanti, non mi devi niente. D'accordo... ma sei sicura di star bene?
-Sì. Potrei avere qualche crampo, ma prenderò qualche antidolorifico e sono a posto.
-Forse stasera dovresti riposarti e riprendere domani, no?
-No. Il tipo ha una prenotazione in un locale nel Bronx e credo valga la pena andarci. Risolto il caso e ricevuti i 3000 bigliettoni, potrò andarmene in letargo anche per 48 ore!
Annuii, capendo che insistere non sarebbe servito a niente: Emma Swan era testarda, e almeno quella qualità gliela potevo attribuire al 100%. Forse avrei dovuto farmi anch'io una lista in cui segnarmi gli aggettivi per descriverla, e non solo mentalmente: dovevo tirare fuori qualche quadernino o comprarne uno.
-Bene... eccoci. Come dovrei vestirmi per stasera?
-In pelle andrà bene. Pantalone, giacca... e poi magari una camicia bianca. Non devi sembrare un riccone insomma, la zona in cui andremo è abbastanza malfamata... e il locale non è per signorotti.
-Va bene. Tu come ti vestirai?
-Sorpresa. Grazie ancora per il passaggio e il pranzo... ci vediamo alle 21 e...
-“E non fare tardi!”- conclusi al posto suo con un sorriso, e in risposta alzò gli occhi al cielo divertita.
Non era particolarmente bella l'occasione per cui mi aveva cercato, non per lei, ma almeno era servita ad avvicinarci un po': non mi aveva chiamato “maniaco” o “pervertito” neanche una volta durante quella mattinata, ed era davvero un record.
Dopo averla vista chiudere la porta di casa con in mano la busta del pranzo che le avevo lasciato, rientrai anch'io nella mia con l'umore a mille.
Forse, se tutto fosse andato per il meglio, a fine serata avremmo parlato davanti ad un paio di drink e lei si sarebbe sfogata con me. Tuttavia, se anche non l'avesse fatto, sarei comunque stato felice di passare un'altra sera su un caso... che avrebbe potuto essere divertente se ci fossero stati sviluppi.


 

***


 

EMMA POV

Non riuscivo a smettere di chiedermi come mi fosse saltato in mente di chiedere a Jones di venire con me. Ormai era praticamente certo che ci fosse sotto qualcosa di losco, ed io per un assurdo e momentaneo bisogno d'affetto o chissà cosa, avevo deciso di consentirgli di mettersi in pericolo.
Il problema era stato quell'abbraccio caldo, di cui avevo capito di avere bisogno solo nel momento in cui me l'avevo ricevuto; in quella stanza mi ero sentita sola e annoiata, pur avendo il cellulare su cui avevo continuato a fare ricerche sul fidanzato della Mills, e quando Killian mi aveva stretta mi ero sentita subito ed inspiegabilmente meglio. Non che fossi pentita della mia decisione, l'avevo presa nel momento stesso in cui avevo saputo di essere incinta... ma l'azione in sé mi aveva fatto sentire strana.
Decisi comunque di smettere di pensarci, per quanto potesse sembrare una scelta crudele, era giusta: dunque tornai a truccarmi.
Era da diversi mesi che non mi capitava di dover mettere piede in un locale del Bronx, ed ora saremmo dovuti andare alla “Oze Tavern”, tra il sud del distretto e Harlem... di certo non il mio quartiere serale preferito. Tre volte avevo rischiato di essere rapinata e probabilmente anche stuprata da delle bande di ragazzoni enormi, solo che la pistola aveva fatto paura anche a loro, e soprattutto la mia nonchalance nel puntargliela contro.
Una volta finito diedi un'occhiata veloce nello specchio: tubino di pelle nero, stivali lunghi col tacco a tronchetto, capelli sciolti e matita nera e mascara formavano il look ideale per una serata alla Oze: saremmo passati inosservati considerando che fosse piuttosto comune nei locali della zona... sperai solo si fosse impegnato anche Jones.
Quando suonò alla porta afferrai la borsa e corsi fuori, rimanendo piacevolmente sorpresa: mi aveva dato retta, e ai pantaloni e la giacca di pelle aveva aggiunto delle scarpe dello stesso colore, ed una camicia abbastanza sbottonata.
-Wow, il famoso scrittore in versione gangster! Credo dovrò farti una foto!- esordii squadrandolo, mentre lui faceva lo stesso con me.
-Tu invece consideri già un pervertito... quindi non ci perdo niente se ti dico che così sei una bomba. Molto sexy Swan!- commentò alzando un sopracciglio, e mi porse il braccio perché glielo afferrassi.
Decisi di non replicare e sorrisi divertita, quindi scendemmo a prendere la mia macchina che Ruby aveva riportato in tempo. Avevo valutato di chiedergli di prendere la moto, ma avrebbe finito per essere rubata, quindi avevo deciso che la mia semplice Fiat nera sarebbe stata migliore.
-Come ti senti?- mi domandò una volta giù, costringendomi a guardarlo negli occhi: dall'espressione sembrava essere davvero in pensiero per me. Eppure neanche mi conosceva.
-Sto bene. Ho preso tipo tre pastiglie di antidolorifico, non avrò problemi.
-A parte quello?
-Anche a parte quello. Sto bene!- esclamai, iniziando a spazientirmi: non aveva capito che non avevo la minima voglia di parlarne?
-Non l'ho detto a nessuno proprio perché non volevo essere giudicata! D'accordo? Quindi smettila di chiedermi come mi sento... non mi sento in colpa, mi dispiace!- conclusi con esasperazione, e spensi l'allarme della macchina facendogli cenno di entrare. Era vero, non mi sentivo colpa per ciò che avevo fatto: forse ero una brutta persona, ma non potevo farci nulla. Era così e basta.
-Non ti stavo giudicando. Volevo solo assicurarmi che stessi bene...- sussurrò mortificato, e prese posto accanto al sedile del guidatore lasciando che lo raggiungessi e accendessi l'auto.
Aprii il finestrino e partii, sperando che l'aria serale mi avrebbe aiutata a calmarmi: forse avevo avuto una reazione eccessiva, lui non aveva colpa del mio stress. Un po' era per il caso, un po' perché prima di prendere l'antidolorifico avevo avuto delle fitte piuttosto fastidiose ed avevo dormito meno di quanto avrei voluto. Ma in fondo, Killian non aveva colpa di tutto ciò, ed in un certo senso era dolce che si preoccupasse per una persona che l'aveva trattato piuttosto male fin dal primo momento.
-Scusami...- sussurrai quindi, quando ci fermammo al semaforo -Sei carino con me, e io continuo a urlarti contro. Mi dispiace.
-Non ti preoccupare... non mi sono offeso. Ti capisco, e soprattutto ti sono grato per avermi lasciato venire, dopo che l'ultima volta sono stato un fiasco.
-Lo sei stato.- confermai -Ma non ti biasimo, non sei abituato. Oggi ti chiedo solo di stare attento... e non intendo al caso in sé. Attento a te stesso, perché... non lo so. Potrebbe essere pericoloso. Se succede qualcosa farai ciò che ti dirò. Ok?
-Ok. Non ho paura comunque, sarò con la migliore detective di New York!


Ancora una volta permisi a Jones di fare il cavaliere, e non protestai troppo quando insistette nel pagare l'ingresso a entrambi.
Il locale comunque non era male all'interno, nonostante la zona: le luci erano soffuse, ma illuminavano l'ambiente quanto bastava per potervi mangiare, bere, e ballare per chi avesse voluto. Ci si poteva sedere al banco oppure su comodi divanetti e poltrone davanti a dei tavolini: essendo ancora presto avremmo anche potuto cenare, la prenotazione del privé di Price era solamente per mezzanotte... mossa astuta, essendo quella l'ora in cui il locale iniziava a riempirsi veramente, ma avevo la sensazione che per destare meno sospetti sarebbe arrivato a mangiare prima, alla luce del sole.
-Ora che si fa Emma? È arrivato?- mi domandò prontamente Jones, guardandosi intorno: inevitabilmente sorrisi, sembrava proprio deciso a rifarsi dopo l'ultima volta.
-No, e potrebbe pure non arrivare prima di mezzanotte... ma non si sa mai. Prendiamo da bere?
-D'accordo. Magari anche da mangiare, avrai fame...
-Col cavolo, solo un'insalata viene 20 dollari, guarda! Se tu hai fame fai pure...
-Avanti, offro io.
-No. Mi prendo un cocktail e basta...- dissi decisa, e mi sedetti al bancone facendogli cenno di raggiungermi, cosa che fece per poi cingermi le spalle.
-Non credo ti faccia bene bere ora, tesoro.
-Questi sono affari miei. E comunque ne prenderò solo uno... non voglio essere ubriaca in caso debba inseguire qualcuno.- gli spiegai, e chiamai il barman perché venisse a servirci. Per lo stesso motivo avevo indossato gli stivali col tronchetto; correre in tacchi a spillo sarebbe potuto risultare un fastidioso problema.
L'uomo prese un Malibù Rum col mango, io lo stesso ma all'ananas: nessuno dei due ordinò da mangiare, forse lui lo fece per solidarietà, ma spendere 20 dollari per un'insalata o 40 per qualcosa di decente mi sembrava ridicolo. In più non avevo molta fame, mi sarei accontentata degli stuzzichini che ci avrebbero dato con le bibite.
-Wow... ok, la zona non sarà il massimo, ma questo cocktail è incredibile!- esordì Jones subito dopo averlo assaggiato: e non aveva tutti i torti, era davvero buono.
-Non dovessi lavorare, credo mi ubriacherei alla grande solo per poter assaggiare tutto...- confermai io, e sgranocchiai un paio di noccioline prima di prendere un altro sorso. Avrei anche potuto ordinarmi un secondo bicchiere, ma la bevanda era più forte del solito Malibù a cui ero abituata, quindi non ero sicura di riuscire a rimanere concentrata se l'avessi fatto.
-Un giorno potrei portartici... Ehi, guarda Swan. Non è quello della foto?
Mi voltai per individuare la persona che Killian mi stava indicando con lo sguardo, e rimasi davvero sorpresa: era Daniel Price, sul lato opposto del bancone, e l'uomo l'aveva adocchiato prima di me!
-Il tuo occhio migliora con l'alcol. Cerchiamo di non perderlo di vista, d'accordo?
Annuì serio, e per un attimo pensai che forse non avevo poi fatto malissimo ad averlo trascinato con me... oppure era stato un colpo di fortuna e sarebbe tornato ad essere il solito pasticcione. In fondo più volte l'avevo sorpreso a guardarmi le gambe, solo che non gli avevo detto niente perché in fondo era colpa mia: sapevo bene che quell'abbigliamento era provocante, e non me ne vergognavo.
Come immaginai l'uomo ordinò da mangiare, infatti un cameriere gli portò un piatto con del riso, e una bottiglia di vino: ciò che non mi sarei aspettata, invece, era che a raggiungerlo sarebbe stato un uomo sulla quarantina, al posto di qualche bella ragazza. Avrei potuto davvero pensare che non stesse mentendo alla Mills e che fosse lì per lavoro, se il nuovo arrivato non avesse avuto un'aria decisamente losca.
-C'è qualcosa che non va. Quell'altro mi pare un tossico...- sussurrai, continuando a tenere sotto controllo i due con la coda dell'occhio: mancava un'oretta alla mezzanotte, ma non era detto che non avrebbero potuto prendere i piatti e portarseli nel privé se fosse stato già libero.
-Dici che potrebbe avere a che fare con la droga?
-Esatto Jones, sei perspicace stasera. Non posso esserne sicura, ma... di solito il mio istinto non sbaglia.
Mi guardai intorno, e constatai che ci fosse abbastanza gente da poterci avvicinare ai due sospettati senza destar loro nell'occhio: finii d'un fiato il contenuto rimasto nel mio bicchiere, ed afferrai Killian per mano facendogli cenno di seguirmi.
-Ma aspetta. Prima avevi una protesi?- gli domandai, notando per caso che dalla manica opposta non usciva nulla. Eppure aveva guidato una moto, ed ero abbastanza certa che con una sola mano non avrebbe potuto.
-Sì. Non te n'eri accorta?
Scossi la testa: -Non ricordavo neanche più che ti mancasse una mano.
-E' bello sentir dire una cosa del genere. La gente di solito ci fa sempre caso e...
-A me non importa- feci seria, e mi voltai a guardarlo trovandolo con le labbra strette ed un'espressione indecifrabile... un po' triste, forse.
-Davvero Jones, se riesci a fare tutto, chi se ne frega se hai una mano, due, o tre?
-Avanti, ora non esageriamo- scoppiò a ridere, e ne fui felice perché il mio intento era stato proprio quello. Poteva non essere nessuno per me, ma avevo sempre odiato la gente che giudicava sempre, senza sapere proprio niente. La gente che vedeva diversità, in ogni piccola cosa: mi chiesi quante volte gli fosse stato chiesto come stesse solo per via di una mano in meno, e quanto frustrante dovesse essere ogni volta per lui.
Gli diedi una pacca sulla spalla e gli feci cenno di seguirmi: fingendo di chiacchierare, ci sistemammo a un paio di metri dietro Price e il suo compare: i due mangiavano e parlavano piano, ma non avevo idea di come fare per riuscire ad avvicinarci ancora, senza che fosse strano.
E poi l'illuminazione.
-Baciami.- sussurrai, guardando negli occhi il mio accompagnatore, che si fece estremamente confuso.
-Cosa?
-Sai baciare una donna?! Baciami! Ora.
Vedendo che non reagiva, sospirai esasperata e lo afferrai per il colletto della giacca e lo baciai con trasporto: per un attimo lo vidi rimanere con gli occhi spalancati per la sorpresa, poi però li socchiuse e ricambiò allo stesso modo.
Dovetti ammettere che fosse un bravo baciatore, sembrava proprio saperci fare con la bocca così come con la lingua. Istintivamente chiusi gli occhi, e per qualche istante decisi di godermi quel bacio mentre le mani dell'uomo andavano a finire sul mio fondoschiena.
-Avviciniamoci verso quei due... se sembriamo impegnati a pomiciare non si accorgeranno mai di noi...- sussurrai poi, aprendo gli occhi. L'uomo che sembrò riscuotersi annuì, quindi potei tornare sulle sue labbra facendo qualche passo verso i due, e cercando di concentrarmi sul loro labiale, e sperando di cogliere anche qualche parola.
Allo stesso tempo comunque feci il possibile per non farmi notare, e continuai a ricambiare i baci passando le mani sulla schiena dell'uomo, dall'alto verso il basso e viceversa.
Furono poche le parole che riuscii a captare, ma furono sufficienti a convincermi a trovare un modo per seguirli nel privé: “carico”, “trasporto”, “attenzione” e “discrezione”.
-Killian, ho bisogno che prenoti un privé...- sussurrai sulle sue labbra, staccandomi leggermente; -Ti rimborso, ma non ho portato con me abbastanza soldi ora.
-Nessun problema- annuì -Se abbiamo accesso al corridoio dei privé potremo avvicinarci al loro...
-Col bacio ti ho trasmesso anche un po' d'intelligenza, bene...- sorrisi, e gliene diedi un altro a stampo lasciandolo stupefatto, prima di trascinarlo a prenotare una saletta. Se non altro mi ero scelta un bravo baciatore, non uno sfigato che avrebbe solo finito per farmi vomitare... in fin dei conti, era stato piuttosto divertente.
Dopo aver discusso un po' e offerto 300 dollari al posto di 150 per una saletta, il barman ci consegnò le chiavi ricordandoci di aspettare la mezzanotte: qualcuno ne sarebbe stato privato per colpa nostra, ma era per una buona causa anche se ovviamente all'uomo avevamo fatto credere di averne bisogno solo per fare del buono e sano sesso.

 

-Shh fa' piano. Ho i tacchi e faccio meno rumore di te!- sussurrai guardando male Jones; eravamo appena sgattaiolati fuori dal nostro privé, e ci eravamo posizionati davanti a quello che avevo scoperto avesse prenotato Price. Tirai fuori dalla borsa uno dei miei ultimi acquisti, delle cuffie per ascoltare attraverso porte e pareti: le avevo pagate 1200 dollari, ma li valevano tutti.
Le sistemai per bene ed attaccai il sensore alla porta, intimando all'altro di fare da guardia ed accertarsi che nessuno ci sorprendesse in quell'operazione sospetta: non era del tutto legale trattandosi di uno spazio privato, ma ero abbastanza certa che ciò che stava accadendo all'interno fosse ancora meno legale.
“Allora, come ti accennavo il prossimo carico arriva domani alle 23. Ci servi già pronto in aeroporto con un furgoncino che ti forniremo noi” stava dicendo uno dei due.
“Non avrò problemi. Anche se la mia fidanzata inizia a fare domande, ed è un po' scocciante dover mentire.”
“Ma per i soldi che ricevi ne vale la pena, non è vero? Se vuoi tirartene fuori dillo subito, bello.”
“Certo che no. Non mi tiro fuori.”
“Benissimo, ci speravo. Abbiamo bisogno di un uomo di fiducia, uno con una buona carriera di cui nessuno potrebbe mai sospettare. Quando ti sposi la tua tipa, potresti introdurla nel giro. Le ricche di solito sono interessate a queste cose.”
“No, Regina non lo sarebbe. Ma non serve che lo sappia, ci penso io”
“Sei sicuro che non possa scoprirti? Trasporti eroina due volte a settimana amico, non fai il volontario in una mensa dei poveri”
“Mi inventerò una scusa plausibile. Ora parlando di affari, quanto mi guadagno domani?”
“Ti prendi 7000 dollari. Ma non hai che mezz'ora di guida, devi portarlo dal LaGuardia Airport praticamente dietro allo Yankee Stadium.”
“8000.”
“Si può fare. Ti lascio il foglio con le indicazioni, sta attento a non farlo trovare alla futura mogliettina. Se ci tradisci o vieni scoperto sai cosa può succedervi...”
“Non c'è bisogno di minacciarmi, Miller. So quel che faccio, credevo ti fidassi di me ormai.”
“Mi fido, ma la prudenza non è mai troppa in questo giro, no?”
L'ultima frase di Miller la sentii molto più chiaramente, ed immaginando che stesse camminando per la sala e fosse vicino alla porta, smisi anche di respirare per non rischiare che mi sentisse.
“Tuttavia...”
Sapevo che non avremmo mai avuto il tempo di scappare ormai, ma quando l'uomo aprì la porta avevo già la pistola puntata contro di lui, e sentii Killian sussultare dietro di me.
-Bambolina, con quella cosa potresti farti male- mi minacciò, ma nel momento stesso in cui cercò di prendermela di mano gli assestai un calcio, cosa che gli fece decidere di darsi alla fuga.
Daniel Price lo seguì prontamente, e corsero per il corridoio, poi su per la rampa di scale che iniziava alla fine di esso.
-Stai qui Jones e chiama la polizia!- gridai, prima di lanciarmi all'inseguimento dei due, sperando di riuscire a tenerli a bada fino all'arrivo dei rinforzi.
-Scordatelo che ti lascio da sola, potrebbero essere armati!
-Porca miseria!- gridai solamente, ma non insistetti perché ero troppo impegnata a correre su per le scale cercando di non ammazzarmi: non potevo farmi sfuggire quegli uomini, dovevo prenderli e vivi, in tal modo sarei riuscita a bloccare il carico di eroina che sembravano pronti ad introdurre a New York, come se non ci fossero già abbastanza problemi di droga in città.
Fu però quando svoltai l'angolo della seconda rampa che non mi accorsi di Miller, e prima di poter reagire mi sentii spingere giù: tra le grida di Jones atterrai sul pianerottolo in fondo ad essa, dolorante e confusa ma cosciente.
-Se vuoi renderti davvero utile fermali e non pensare a me! Sto bene, ti raggiungo!- gli urlai tirandomi velocemente a sedere e lanciandogli la pistola che sorprendentemente afferrò. Non avevo idea se fosse in grado di usarla, ma speravo avrebbe almeno fatto finta in caso fosse riuscito a chiudere i due in un vicolo cieco fino al mio arrivo.
Quello fece per ribattere, ma con uno sguardo gli feci capire che non c'era tempo da perdere, quindi fortunatamente mi diede retta.
Afferrai la seconda pistola che avevo in borsa e il cellulare, su cui chiamai velocemente il capitano della squadra antidroga di zona.
“Swan, come posso aiutarti?”
-Adams, ho bisogno immediatamente di una squadra alla “Oze Tavern” nel Bronx, tra la 138° e Third Avenue. Spacciatori, probabilmente armati. Cerco di tenerli impegnati.
“Subito, tu sta' attenta!” esclamò e mise subito giù, mentre io cercavo di risalire le scale il più velocemente possibile nonostante il dolore alla caviglia. Come avevo potuto essere tanto imprudente?!
Tuttavia il fatto di aver mandato un civile senza la minima esperienza nell'inseguire due spacciatori pericolosi mi convinse a non darmi per vinta, e pur con qualche difficoltà raggiunsi l'ultimo piano in fretta.
In una sala grande e vuota, con una porta antincendio e due finestre, Miller e Killian si trovavano l'uno di fronte all'altro, con le pistole puntate.
Mi feci subito accanto a quest'ultimo, e lo imitai puntando la pistola contro l'altro, che però continuava ad avere un'espressione divertita in volto.
-Ti conviene abbassare quell'affare e dirmi immediatamente dov'è il tuo compare. La polizia sta arrivando, non avete scampo ormai. O è scappato come un coniglio e ti ha lasciato qui da solo, eh?
-Chi saresti tu, eh dolcezza? Giochi a fare la detective?
-Purtroppo per te lo sono davvero, e sono anche molto brava nel tiro a bersaglio. Ora, pensi di parlare o devo costringerti a farlo con le cattive?
-Fossi in te poserei quell'aggeggio, rischi di rovinare il tuo bel faccino. Insomma, potresti anche uccidermi, ma farei in tempo a sparare a te o al tuo ragazzo nel frattempo. Quindi che ne dici di lasciarmi andare e tornarvene di sotto a sbaciucchiarvi vivi e vegeti?- mi provocò: pur sapendo che avesse ragione non vacillai, non potevo mostrare segni di debolezza o ne avrebbe approfittato. Piuttosto dovevo pensare ad un piano, ed anche in fretta; forse l'unico modo sarebbe stato puntare alla sua mano e sparare prima potesse farlo lui, ma era troppo rischioso. E poi, Daniel era davvero scappato? L'altro sembrava troppo sicuro di sé, e ciò mi fece pensare che ci fosse qualcosa sotto. Eppure quella sala era l'unica del piano, non c'erano neanche armadi... dove poteva essersi nascosto? Forse, in fin dei conti, se l'era davvero data a gambe.
-E tu che ne diresti di mollare la pistola, aspettare l'arrivo della polizia e parlare? Potresti riuscire ad ottenere un accordo se dici tutto ciò che sai su quel carico di cui parlavi col tuo amico.
-Potrei... ma che bisogno c'è, se sono in vantaggio?
Corrugai la fronte chiedendomi cosa potesse avere in mente: voleva buttarsi dalla finestra? Eravamo al quarto piano, se l'avesse fatto avrebbe finito per ammazzarsi.
-EMMA ATTENTA! STA GIU'!
Uno sparo.
Due spari.
Tre spari.
Tre corpi a terra.
























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sarò breve perché sono le 3 e mezza e io ho mal di testa (colpa mia, ho visto 5 puntate di Game of Thrones di fila. 5 ore... non so se rendo!)
Il titolo spero si sia capito che è un gioco di parole... il primo "shot" è inteso per la bevuta, il "three shots" per gli spari.
Comunque, Killian e Emma si sono fatti una chiacchierata, ed in parte gli ha spiegato il motivo dell'aborto... ma si vedrà meglio nel prossimo.
E poi il caso insieme credo sia stato movimentato in molti sensi xD Spionaggio, corse, spari, e pure baci poco casti... solo per mantenere la copertura, ovviamente u_u
Nel prossimo si scoprirà cosa è successo, e potrebbe esserci un momento di quotidianità... ma sto zitta, perché tanto posterò prima l'altra ff xD
Vabbé, buonanotte! Grazie mille come sempre a tutti quelli che stanno seguendo questa storia :)
Un abbraccio, alla prossima :*

P.s. L'ANSIA CON GLI SPOILER CHE STANNO USCENDO! IO NON NE POSSO PIU'.
Ma se qualcuno vuole uno spoiler per tranquillizzarsi, e non l'ha ancora visto... apra questo link ( https://scontent.xx.fbcdn.net/hphotos-xat1/v/t1.0-9/12122786_567808513366421_4395405925566358847_n.png?oh=5cfe84e147ac50a92bf77fc81e381ebb&oe=56C6DE75 ) mi ha fatta sentire molto meglio, dopo l'ansia per il titolo della 5x11!
   
 
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