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Autore: fennec    11/10/2015    1 recensioni
- Wow! - disse John, ammirato - Beh, grazie, è stato... utile -
- Non c'è di che - e senza aggiungere altro gli diede le spalle per andarsene.
- Aspetta! - lo chiamò il biondo - Come ti chiami? Puoi insegnarlo anche a me? -
Il bambino si voltò e lo guardò con scetticismo: - Non ho mai creduto nei miracoli e alla fine si tratta soltanto di imparare ad usare il cervello. Perché, secondo te, la gente non pensa, John Watson? -
Il ragazzino gli rivolse uno sguardo tra lo stupito e l'infastidito... gli stava forse dando dello stupido? Ma non poté non fargli un'altra domanda: - Ehi, come fai a sapere il mio nome? -
Kidlock! Primo incontro tra Sherlock e John.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di gomme da masticare e costumi da pirata Di gomme da masticare e costumi da pirata




- Se fossi in te, non proverei nemmeno a suonare quel campanello -
John sussultò e si voltò di scatto. Alla sua sinistra, un bambino dai capelli corvini vestito da pirata lo guardava con distaccato interesse.
- Come scusa? -
- E' inutile suonare quel campanello, non c'è nessuno in casa -
Il bambino vestito da soldato lo guardò con fare interrogativo, le sopracciglia corrucciate: - E tu come fai a saperlo? -
- Mmmf! - sbuffò quello - Niente di più ovvio: le persiane sono tutte chiuse e in nessuna stanza è accesa la luce. I gerani su quel balcone, inoltre, hanno un'aria parecchio trascurata, pur considerando che siamo a fine ottobre, così come si può dire dell'edera e del prato del giardino. I residenti saranno probabilmente in vacanza o comunque si sono trasferiti da... almeno due settimane, a giudicare dal quantitativo di posta nella buchetta delle lettere. Conclusione: se sei in cerca di altri dolcetti per riempire il tuo cesto già semipieno, sarà per te solo una perdita di tempo suonare quel campanello - terminò lo strano ragazzino con aria quasi annoiata.
- Wow! - disse John, ammirato - Beh, grazie, è stato... utile -
- Non c'è di che - e senza aggiungere altro gli diede le spalle per andarsene.
- Aspetta! - lo chiamò il biondo - Come ti chiami? Puoi insegnarlo anche a me? -
Il bambino si voltò e lo guardò con scetticismo: - Non ho mai creduto nei miracoli e alla fine si tratta soltanto di imparare ad usare il cervello. Perché, secondo te, la gente non pensa, John Watson? -
Il ragazzino gli rivolse uno sguardo tra lo stupito e l'infastidito... gli stava forse dando dello stupido? Ma non poté non fargli un'altra domanda: - Ehi, come fai a sapere il mio nome? -
- Osservazione e probabilità. La finta targhetta che hai cucito sul taschino della divisa: J. WATSON. Considerando il tuo cognome, il tuo accento e il tuo viso caucasico, ho escluso possibili origini straniere, quindi, a meno che i tuoi genitori non abbiano un gusto particolare per i nomi "originali", ho fatto affidamento alla probabilità: un nome comune tipicamente inglese che inizi con la J... Jack, James, John... ci sono diverse possibilità, ma tutto sommato non sono nemmeno tantissime, diciamo che sono stato fortunato -
John ci mise qualche istante per assimilare tutte le informazioni, poi continuò: - Beh, ad ogni modo è stato forte! Però non mi hai ancora detto come ti chiami... - ed allungò il collo alla ricerca di un cartellino con il nome sul suo vestito da pirata.
- No, non ho scritto il mio nome sul mio costume, i pirati mica fanno così, sarebbe immensamente stupido... e ad ogni modo non sarebbe molto facile indovinare il mio nome, mi chiamo Sherlock Holmes -
- Sherlock... -
- Holmes, sì. E ora mi devi scusare, ma mio fratello Mycroft mi sta aspettando e sta diventando sempre più nervoso... non che la cosa mi interessi, ma con l'andare del tempo potrebbe rivelarsi piuttosto spiacevole -
- Tuo fratello... -
- Mycroft, sì. Una scocciatura di proporzioni non indifferenti in effetti, benché mamma stia cercando di metterlo a dieta - e così dicendo fece cenno alla figura di un ragazzo dall'aria a dir poco scocciata, seduto su una panchina poco distante.
- Hai un fratello? Io invece ho una sorella più grande, si chiama Harriet, ma la chiamano tutti Harry. Avrebbe dovuto accompagnarmi lei stasera, ma ha fatto solo finta: appena abbiamo svoltato l'angolo di casa, è saltato fuori che si doveva vedere con una sua amica e io naturalmente sarei stato solamente una noia per loro... Meglio così, dico io, più dolcetti per me... A proposito, ne vuoi uno? Non mi sembra che tu ne abbia raccolti molti -
- Oh no, a me non interessano i dolci, non proprio. Mangiare rallenta il pensiero. Questi sono per Mycroft, lui gli adora, Halloween è la sua festa preferita, ma è un po' troppo cresciuto per andare in giro ad elemosinare dolcetti e allora mi paga per andare al posto suo, quando vuole sa essere generosamente riconoscente, e intanto io mi diverto a dedurre le persone che mi aprono la porta e beh... mi piace giocare a fare il pirata -
- Che cosa fai alle persone? -
- Le deduco... o, se preferisci una proposizione grammaticalmente corretta, faccio deduzioni sulla loro vita in base agli indizi che mi forniscono il loro comportamento e aspetto fisico, un po' come ho fatto con te quando ti ho chiamato per nome o ti ho detto di non suonare il campanello -
- Oh - fu l'unica cosa che riuscì a rispondere John.
- Ad esempio, la signora del numero 26 è vedova, ha cinque nipoti, tre gatti persiani e una passione sfrenata per l'uncinetto. La coppia del numero 24 si è sposata da un anno o poco più, hanno una bambina di tre mesi, la moglie lavora come cassiera anche se per il momento, naturalmente, è in maternità, mentre il marito è pompiere. La vecchina del 22, invece, non ha figli, anzi è una vecchia zitella che odia i bambini... a meno che tu non voglia un bel mal di stomaco, butterei subito quel Mars che ti ha dato, sicuramente è andato a male -
Il bambino se lo rigirò in mano, era scaduto da quasi un anno. Si mise subito a cercare tutti i dolci che gli aveva "regalato" la signora e li gettò con disgusto in un cestino.
- Beh, grazie, anche questo mi è utile... purtroppo -
Sherlock lo guardò in un modo strano e poi, come se stesse combattendo una battaglia interiore che non avrebbe mai potuto vincere, disse: - Sai che è la prima volta che mi sento dire che sono utile a qualcuno? -
- Davvero? - fece John, sorpreso - Eppure ci siamo appena conosciuti e mi sei stato già utile due volte! Magari potresti sfruttare queste tue doti per un lavoro, che ne so... il detective, magari! -
- Il detective? -
- Sì! Perché no? Sarebbe fichissimo! Andare in giro con la lente, risolvere crimini, acciuffare furfanti, salvare persone in pericolo, difendere la giustizia! - il biondino sembrava esaltato.
- Non ci avevo mai pensato -
- No? E cosa vorresti fare da grande? -
- Non lo so... - e per la prima volta il moro sembrò pensieroso - Mi piacciono i pirati -
- Ma i pirati non esistono! - sbottò il ragazzino vestito da soldato.
- Certo che esistono! - Sherlock sembrava improvvisamente corrucciato e tutto ad un tratto si mostrò per il bambino di dieci anni che era. - Nei mari orientali ci sono ancora un sacco di pirati... anche se non sono più come quelli di una volta... E tu cosa vorresti fare da grande? - chiese per cambiare argomento - Il soldato? -
- Beh... - disse John, guardando il suo costume - Credo di sì, però mi piacerebbe molto fare anche il dottore -
- Magari potresti fare il medico militare... -
- Il medico militare? Cioè un soldato-medico che va in guerra a curare i soldati? - Il moro annuì - Fico! Non sapevo che esistesse come mestiere! Sì, ho deciso, farò il medico militare... e magari, quando non sarò in guerra, potrei anche aiutarti! -
- Aiutarmi? -
- Sì, come aiuto-detective! Un investigatore ha sempre bisogno di un parere medico sulle scene del delitto e anche un soldato potrebbe fargli comodo se si tratta di combattere i criminali -
- Mi sembra razionalmente accettabile - disse pensieroso il bambino vestito da pirata.
- Sherlock, allora, ti muovi? - la voce di Mycroft li interruppe all'improvviso - Se hai finito di prendere i dolci, direi che è ora di tornare a casa, mi è venuto abbastanza freddo ad aspettarti qui seduto sulla panchina -
- Solo perché sei troppo pigro per muoverti! - sbottò il fratello minore, poi si rivolse a John - Scusami, ma devo proprio andare, ora -
- Aspetta! - fece il bambino che ora sognava di diventare un medico militare aiutante-detective - Prendi questa! E' una Superfrizzy, la mia preferita, giuro che non me l'ha data la vecchina del 22 -
- Una Superfrizzy? -
- Non mi dire che non le conosci!? - fece John, sconcertato - Sono fa-vo-lo-se, sono delle gomme da masticare e sono super-frizzanti, ti pizzicano tutta la lingua - poi abbassò la voce di colpo, fino a bisbigliare - So che non si dovrebbe fare, ma un giorno ne ho mandata giù una per vedere se frizzava anche nello stomaco, ma non è successo niente... delle volte, però, ne metto in bocca anche tre alla volta, mi brucia tutto e fanno dei rumori strani quando le mastico... anche se fare le bolle con queste è un po' difficile, scoppiano sempre troppo presto -
- Ehm... beh, grazie - rispose, guardando dubbioso l'incarto dai colori improbabili e sgargianti.
- Allora, Sherlock, ti vuoi sbrigare?! -
Il ragazzino alzò gli occhi al cielo: - Arrivo, Myc! - Ma poco prima di voltarsi rivolse al bambino vestito da soldato uno sguardo tutto nuovo, che non aveva mai riservato a nessuno prima di allora, uno sguardo gentile, socievole, che sapeva di gratitudine.
- Beh, ciao, John Watson, buona fortuna con i dolcetti... stai lontano dalla vecchietta del 22 -
- Sì, me lo ricorderò, grazie. E' stato un piacere! - e dicendo così gli tese la mano.
Sherlock ebbe un istante di tentennamento, non gli capitava molto spesso di ricevere un gesto così amichevole, ma forse era proprio di quello che si trattava... Quello che aveva instaurato in quel momento con quello strano bambino che voleva fare il medico militare e magari anche l'aiutante detective, quella cosa strana che aveva provato mentre gli parlava e lo salutava, ecco, tutto ciò forse si poteva chiamare davvero amicizia. Sherlock non sapeva dirlo, in fondo non aveva mai avuto un amico, ma forse era proprio quello il modo migliore con cui avrebbe potuto definire John Watson, un amico. E fu con una strana speranza nel cuore, un cuore che troppo spesso si era rifiutato di riconoscere, che rispose alla stretta di quello strano ragazzino vestito da soldato.
- Anche per me è stato un piacere, John Watson - gli disse con un sorriso.

- Allora? - gli chiese Mycroft - Che ci facevi con quel bambino gracile, tutto patria e regina, figlio di operai probabilmente in sciopero? -
- Si chiama John Watson... - rispose Sherlock, non sapendo bene perché si sentisse offeso - ed è simpatico -
- Simpatico? - disse il fratello maggiore, sospettoso - Non credo tu abbia mai usato l'aggettivo "simpatico" per definire nessuno -
- Forse perché finora sono stato sempre circondato da gente antipatica. Secondo lui sono intelligente... -
- Ah, ora capisco perché lo trovi simpatico. Beh, direi che una valutazione del genere non sia molto verosimile, vista la fonte -
- Senti, Mycroft, ora hai i tuoi dolcetti, quindi devi solo stare zitto... basta che mi lasci la Superfrizzy -
- La cosa? - gli chiese, sicuro di non aver sentito bene.
- La gomma da masticare che mi ha regalato John -
- Oddio, una gomma da masticare, come se la gente avesse bisogno di un incentivo per ruminare! - disse con aria schifata.
Sherlock rimase in silenzio: non aveva mai avuto un gran senso litigare con suo fratello, richiedeva uno sforzo non indifferente, era snervante e alla fine perdeva quasi sempre. Così, scartò subito la sua Superfrizzy e vide con orrore che era verde brillante, quasi fosforescente, un colore ancora più improbabile di quello del suo incarto e non si stupì affatto quando, dopo averla messa in bocca, scoprì che il sapore era... beh, sufficientemente disgustoso. Ma mentre si rigirava la gomma con la lingua e il suo palato veniva invaso da un inquietante sapore acido e zuccheroso e si chiedeva indeciso se arrischiarsi a masticarla o sputarla, Sherlock fu sorpreso da un altro sapore, molto più confortante e piacevole, il sapore dolce e felice dell'aver trovato un amico e dell'aver condiviso, anche se per poco, qualcosa con lui.
"Forse" pensò il bambino "posso provare a inghiottirla come ha fatto John, giusto per vedere se succede qualcosa".
E così la gomma da masticare finì nello stomaco di Sherlock, così come qualcosa di John Watson rimase nel suo cuore e il vestito da pirata, che indossava ad ogni Halloween, venne presto sostituito da un costume da detective.









Angolo dell'autrice

Salve, popolo di EFP! Che dire? Mi sono divertita molto a scrivere questa one-shot, del resto è sempre bello scrivere quando ci sono dei bambini come protagonisti, e spero di aver strappato almeno qualche sorriso anche a voi. Praticamente questa storia si è scritta da sola in un pomeriggio, cosa abbastanza rara per me. Avrei voluto pubblicarla il 31 ottobre per essere perfettamente in tema, ma l'attesa era troppo lunga e non ce l'ho fatta.
Qualche piccola precisazione sull'età dei personaggi: ho sempre pensato che John fosse poco più grande di Sherlock, quindi in questa fanfiction lui ha undici anni, mentre ritengo che Mycroft sia più grande di Harriet (che nel mio immaginario ha sette anni in più di John), di conseguenza in questa one-shot ha diciannove anni. Naturalmente Sherlock non può essere un bambino di dieci anni come tutti gli altri, perciò già qui parla velocissimo e con un vocabolario abbastanza insolito se si considera l'età, oltre a mostrare impressionanti capacità deduttive, John invece, come si può vedere, è un ragazzino "nella norma", anche se dimostra già una certo amore per l'adrenalina.
Un ultimo appunto e poi non vi scoccio più: sono stata incerta se usare il tag What if? o Alternative Universe, ma credo che segnalandola come Kidlock nella presentazione non sia necessario altro. Forse potrei scrivere altre fanfiction su John e Sherlock bambini a partire da questa, l'idea in sé mi intriga molto, ma non basta: spero che l'ispirazione mi sarà d'aiuto!
Intanto ringrazio chi ha letto e ancora di più chi vorrà lasciare un commentino, positivo o negativo che sia.
Alla prossima,
fennec











  
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