Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: cartacciabianca    16/02/2009    1 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pulizia, atto primo










-Il vostro arrivo qui è stato un vero fallimento!- sbottò il Rafik.
-Non potevo prevedere che…- Altair arrestò le sue parole nell’aria.
-Sai, mi stupisci sempre più- borbottò il vecchio. –Non ti facevo così sciocco; pensavo avessi abbandonato i tuoi vecchi costumi da irresponsabile- fece gravoso.
Il buio e il freddo della notte avvolgevano ogni cosa. Il silenzio più ombroso avvolgeva Acri e i suoi mille tetti.
Elena aprì gli occhi lentamente, stiracchiandosi. Poggiò le mani sui cuscini che la circondavano, stirando la schiena per bene. Qualcuno l’aveva arrotolata in una coperta calda, e sopra di lei brillava il cielo stellato con le sue immense costellazioni. I suoni più soavi delle strade giungevano alle sue orecchie, accompagnati dalle voci del suo maestro e del Rafik.
-Devi comprendere al meglio che non stai più giocando da solo, Altair!- lo canzonò il capo sede. –So bene che un tempo erano altri a seguire le tue orme, ma ora più che mai deve restare vigile in qualsiasi momento- mormorò.
Altair si appoggiò con un gomito al bancone: il vecchio Rafik gli stava fasciando l’arto destro rimasto ferito. –Perché è così importante? È solo una ragazza, non ci vedo nulla… di diverso dai miei precedenti allievi, e non capisco come mai Tharidl la prediliga tanto alle altre assassine. Se non sbaglio, è l’unica ad essere esonerata al patto…- borbottò l’assassino stringendo i denti.
-Non su questo che dobbiamo spaziare- gli rispose stringendo per bene le bende con un nodo piuttosto stretto, ma Altair nascose bene le sue sofferenze. –Dovresti riposare anche tu- gli disse.
-No- sbottò l’Angelo. –Non ne ho bisogno- aggiunse guardando altrove, perdendo lo sguardo nelle ombre della stanza.
-Sei stato ferito, avverto la tua stanchezza anche da qua. Avanti, non dare retta al tuo orgoglio, che non ti ha portato molto lontano queste ultime settimane- rise il vecchio.
Altair guardò il suo equipaggiamento adagiato su un tavolo lì accanto, sul quale erano sistemati diversi tomi e carte geografiche. –Ho contato una gran numero di guardie mentre tornavo…- bisbigliò.
Elena si sollevò lentamente, tendendo le orecchie.
Il Rafik si pulì le mani su uno straccio. –Perché la cosa non mi stupisce?- sbuffò.
Altair strinse il pugno del braccio ferito. Aprì e chiuse il palmo un paio di volte. –Se domani devo scortare Elena a riappropriarsi del suo armamentario, non voglio troppi problemi- disse serio da sotto il cappuccio.
Il capo sede gli lanciò un’occhiataccia. –Se anche fosse, non ti autorizzo a lasciare questa Dimora. Quali miglioramenti potresti apportare, se anche riuscissi a farne fuori qualcuna questa sera? Domani mattina Corrado avrà già moltiplicato le pattuglie prima che tu possa mettere piede in città!- rise di malo gusto dandogli le spalle. Cercò un libro dallo scaffale, lo prese e lo poggiò accanto al gomito di Altair, riprendendo a scrivere.
L’assassino riflette alcuni istanti, poi diede uno sguardo al manoscritto. –Hai cominciato le sue Cronache…- commentò interessato allungandosi.
-Non ti deve interessare- sbottò il vecchio mettendo una mano davanti alle pagine bianche impedendogli di guardare –Se è per questo, ho ricevuto l’ordine di curare anche le tue- ridacchiò.
-Questa sì che è una novità-.
-Tornando a noi… siccome non riesci a prendere sonno, dimmi, come hai intenzione di cominciare i suoi itinerari?- lo interpellò.
Altair alzò un sopracciglio confuso. –Avevo intenzione di portarla in giro per la città, per prima cosa. Anche se ci ha vissuto fin da bambina, Acri ha molti segreti anche per i suoi governanti. Io voglio insegnarle quei segreti- annunciò fiero.
-Ottimo- scrisse.
-Stai scrivendo quello che dico?- chiese.
Il Rafik gli nascose ancora una volta il suoi scritti. –Continua!- borbottò.
Il ragazzo alzò le spalle. –Credo che le farebbe bene acquistare forza nelle braccia. Comincerò dalle torri sulla costa occidentale del distretto ricco. Quando la sua vista avrà acquistato la scaltrezza necessaria, le lascerò svolgere le prime indagini. Nella prima settimana preferisco che mi segua e basta; il fatto che abbia girato per la città senza cappuccio non migliora le cose…-.
Il Rafik annuì. –Scommetto che Tharidl ti ha affidato questo compito conoscendo le tue dosi di pazienza…- proferì accigliato.
Altair emise un gran sospiro. –Dovrei esserci io al suo posto, e quel vecchio pretende di potermi dare ordini così!- si abbassò il cappuccio passandosi una mano tra i capelli corti. –Mi deve il rispetto che gli ho concesso…- si lamentò. –Tharidl… è stato la causa di tutto fin dall’inizio. Dall’arrivo del Frutto a Masyaf ad oggi…-.
-Dimentichi che è stata Adha a voler portare il Tesoro dell’Eden nella Fortezza…-.
Altair strinse i denti volgendogli uno sguardo canino. –Non metterla in mezzo, Adha non centra nulla! Il nodo della confraternita è quel povero scemo!- rise l’assassino.
Il Rafik sbatté un pugno sul tavolo con violenza. –Piantala- digrignò. –Non sei divertente e potresti pentirti di averlo solo pensato. Sei stato tu a cedere l’incarico, non puoi dare la colpa a nessun altro se non te stesso! Se le sue regole ti fanno poco comodo, biasima te e solo te! Sei il primo e l’ultimo a parlare così di lui…-.
-Ah!- ridacchiò il giovane. –Vogliamo scommettere? Quel pazzo ha mandato una novizia a combattere contro il prossimo Re di Gerusalemme! Non negare l’evidenza: sbagliai a fidarmi di lui e sbaglio a seguire i suoi ordini ancora oggi- Altair si passò le mani sul viso. –ma perché sono ancora qui…- mormorò tra sé.
-Eppure non hai esitato- sorrise il Rafik intingendo la piuma nell’inchiostro. –Ricordi perché votasti costui e non altri alla carica di Maestro?- domandò in un sussurro.
-No, e non m’importa…- Altair si alzò e riavvolse la manica della tunica sul braccio fasciato.
-Non andare…- ripeté il Rafik continuando a scrivere.
-Fermami se ne hai la voglia- si voltò appena allacciandosi il fodero della spala al fianco.
-Non andare…- disse ancora il capo sede.
Altair si sistemò al meglio gli stivali. –Sono abbastanza grande per decidere della mia e della vita della mia allieva. Non puoi fare voce per nessuno dei due!-.
-Certo, abbastanza grande; ti comporti come un ragazzino!- sollevò gli occhi al cielo.
Altair si sciolse i muscoli della schiena con pochi fluidi movimenti delle scapole. –Se davvero tieni alla mia vita…- l’assassino tornò davanti al bancone sorridendo.
-Che vuoi?- domandò il vecchio quasi sbuffando.
Altair allungò il suo sorriso, indicano con un cenno del capo le pergamene arrotolate sugli scaffali.
Il Rafik curvò le spalle, lasciò il pennino nel barattolo dell’inchiostro e, voltandosi, trasse dalla parete alcuni rotoli. Li spiegò sul tavolo.
Altair tenne le cartine ben aperte mentre il vecchio gli indicava alcuni punti su di essa. –Non passo spesso da queste parti, ma ho saputo che Corrado ha stretto la sorveglianza attorno alla dimora Ospedaliera. Potresti occuparti di qualche arciere da quelle parti, ma sta’ attento alle porte sud della cittadella. So che girando anche parecchi templari, e c’era del veleno sulla freccia che ha ferito Elena-.
Altair non si scompose, ma chiese lo stesso: -Sei riuscito a fermarlo in tempo?-.
-Tutto risolto. Tornando a noi… qui- il vecchio puntò il dito dove due mura di diverso spessore si chiudevano in un cortile con una fontana. –Fa’ attenzione se passi di qui: Corrado ha fatto appostare alcuni soldati, e da una settimana quasi è nato dal nulla un accampamento nel pieno centro della città. Ah, quasi scordavo… sii cauto nelle vicinanze della Grande Cattedrale. Sanno che ti aggirerai soprattutto nel quartiere nobiliare, e hanno chiuso gli ingressi a tutte le Chiese. Di monaci ne vedo pochi, perché si nascondono. Ti ricordi, vero, la scenata di Sibrando?- lo guardò preoccupato.
Altair annuì. –Non rimpiango la sua morte…-.
Il Rafik si perse nei suoi pensieri, ma si riscosse quando Altair fece per avviarsi. –Torna qui- disse e l’assassino fece alcuni passi addietro.
-C’è altro?- domandò il ragazzo.
-Non ho finito, guarda qui- indicò la piazza centrale vicino ai moli. –Guardati le spalle. Uno dei nostri ci ha rimesso una gamba, hai saputo?-.
L’assassino scosse la testa. –Sei sicuro che sia arrivato vivo?- rise.
Il Rafik lo colpì alla testa con una pergamena arrotolata. –Fai meno lo spiritoso. Si può sapere cosa hai bevuto?!- sbottò infastidito.
-Sapessi…- mormorò celandosi il volto sotto il cappuccio.
-Lo verrò a sapere comunque. Ora avvicinati, ho altro di cui parlarti prima che tu vada-.
Altair tornò di fronte a lui, chinandosi sulla cartina.
-Sai bene che Corrado ti vuole morto- bisbigliò.
-Sì- fece Altair distratto.
Il Rafik lo colpì ancora con la pergamena, e l’assassino si riebbe dai suoi pensieri. –Smettila, ti sto ascoltando!- digrignò.
Il vecchio ripiegò le carte e incrociò le braccia. –Non mi pare!- fece austero. –Avanti, condividi. Sono qui a posta…- fece un gesto con la mano.
-Non posso- sorrise Altair, ricordando commosso. –Non riesco… è troppo… bello-.
Il silenzio calò nella Dimora, e uno sbuffo di vento le alzò la coperta dalle gambe. Un fastidioso brivido, e le venne la pelle d’oca.
-Dunque…- il Rafik si appoggiò al bancone. –Una tale gioia, e tu rischi la tua vita tutta ora?-.
-Mi tiene occupato…- mormorò. –Uccidere… anche se non dovrei… ho paura che…ah!- Altair, frustrato, si allontanò verso la stanza accanto, ma il vecchio lo chiamò ancora.
-Altair!-.
-Che c’è?!- si voltò agitato.
Il Rafik lo guardò allungo, decifrando i suoi occhi scuri, poi annuì come avendo ottenuto conferma. –Credo di aver capito…- sospirò il vecchio portando sul tavolo un secondo testo, più spesso, più ampio e quasi pieno.
-Come… come fai a dirlo?! Non… ti sbagli!- tornò indietro sempre più sconvolto.
Altair conosceva bene quel libro. Erano le sue Cronache. In quelle pagine il Rafik di Acri scriveva tutto e niente su di lui.
L’uomo scosse la testa. –Ora ne sono convinto anche il doppio- rise il capo sede.
Altair tacque, abbassando lo sguardo.  -Adha è incinta- disse solo.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: cartacciabianca