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Autore: Deneb_Algedi    12/10/2015    6 recensioni
Dopo l'errore nella partita Bayern Monaco-Amburgo, i dirigenti prendono la decisione di mettere Wakabayashi sul mercato.
Come reagirà Genzo alla notizia?
Un viaggio in Spagna, pochi mesi dopo la fine dei Giochi Olimpici, tra incomprensioni di coppia, madri esaurite, gemelli troppo vivaci, emozionanti sfide e nuovi avversari, potrà essere d'aiuto al famoso SGGK?
Da quale squadra ricomincerà la sua carriera?
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Madrid, Spagna. Dicembre, 5 mesi dopo la finale di calcio dei Giochi Olimpici








“La finestra di mercato si avvicina, Presidente. Le ho preparato una lista dei giocatori che vorrei avere a disposizione per Gennaio”.
Pérez prese l’elenco dalle mani dell’allenatore e gli diede una rapida occhiata, “Vedo che sono solo difensori”.
“Be’, in realtà sono calciatori da usare per i turnover. Se vogliamo vincere la Champions League, come lo scorso anno, abbiamo bisogno di persone affidabili da alternare ai titolari”.
“Quindi non mi chiedi nessuno grosso colpo, eh Del Bosque?”, lo interpellò con un sorriso misterioso. Si alzò dalla comoda sedia e prese a camminare per la stanza, in uno strano stato di eccitazione.
“Non capisco, non è contento che non le chieda di sborsare altri soldi?”, domandò l’altro, stupito dell’atteggiamento di Pérez.
“No, no mio caro amico. Siamo i Campioni d’Europa grazie a te. E io voglio farti un regalo. Grazie alla vittoria abbiamo quasi interamente coperto le spese dei nuovi arrivati, perciò posso spendere ancora qualcosa”.
L’allenatore guardò strabiliato l’uomo. Aveva da sempre considerato Florentino Pérez l’antitesi del Presidente tirchio. Era pronto a sborsare qualunque cifra pur di ottenere un giocatore di alto livello, ma ora proprio non lo capiva. Che senso aveva spendere altri milioni se la squadra era completa?
Scosse la testa, “Io mi arrendo, Pérez. Non sto capendo più nulla”.
Florentino continuava a sorridere sornione, “Ricapitoliamo gli acquisti di questa estate. Tre giovani calciatori. Due centrocampisti e un attaccante”.
“Carlos Santana, Il Cyborg del Calcio. 21 gol attuali nella Liga. Medaglia d’Argento alle Olimpiadi. Pagato 71 milioni di euro al Valencia, il secondo acquisto più oneroso della storia del calcio.
E poi la coppia Raphael e Michael del Numancia. Pagati rispettivamente 10 e 40 milioni di euro. Raphael lo abbiamo dovuto comprare per assicurarci Michael, dato che la richiesta di quest’ultimo era di giocare con l’amico. Devo dire che insieme ricordano la Golden Combi del Giappone.
In quanto a Michael cosa aggiungere al suo biglietto da visita, oltre che ricordare che ha battuto sia Santana che Natureza, la scorsa stagione?”.
“Appunto, la squadra è completa”, insistette Del Bosque.
“No, io voglio un altro giocatore. Deve essere mio”, scandì lentamente, “Vediamo se indovini Vicente. È un giovane calciatore di altissimo livello, attualmente svincolato”.
L’allenatore non ebbe bisogno di pensare, sgranò gli occhi e balbettò, “G Genzo Wa Wakabayashi!”.
“Esatto, Genzo Wakabayashi”, ripeté Florentino, “Vincitore del premio come miglior portiere in tutte le stagioni giocate in Bundesliga. Miglior portiere nel World Youth e nelle Olimpiadi, proprio lui”.
“È un idea magnifica, Presidente!”, commentò esaltato, “Non dovremmo nemmeno pagare un Club per averlo, ma solo il suo stipendio! Quando lo incontrerà?”.
“Incontrarlo? E a cosa servirebbe? Gli manderò nei prossimi giorni un e-mail in cui gli rivelerò che firmerò un contratto in bianco”.
“Cioè Wakabayashi potrà chiedere qualunque cifra?”.
“Basti che non mi mandi in bancarotta”, scherzò, “Lo voglio e sono disposto a tutto. Wakabayashi, Michael, Natureza e Santana, chi potrà fermarci!”.










Barcellona








L’allenamento si era appena concluso e Tsubasa stava chiacchierando con i compagni di squadra, quando il coach Van Gaal entrò nello spogliatoio. Cercò qualcuno con lo sguardo e poi disse, “Ozora, puoi venire fuori? Devo parlarti”.
“Sì mister, arrivo subito”, controllò un attimo il cellulare e salutando gli altri, seguì l’uomo.
Van Gaal attendeva appena fuori la porta, “Tsubasa, sono qui per chiederti una cosa molto importante. Come ben sai a Gennaio ci sarà la finestra di mercato invernale ed io ho intenzione di comprare un giocatore”.
“Bene, un nuovo acquisto, di chi si tratta?”, chiese felice il ragazzo.
“Lo conosci molto bene, si chiama Genzo Wakabayashi”.
“Genzo? Davvero?”, domandò stupito il giapponese.
“Molti Club lo stanno corteggiando e anche noi del Barcellona vorremmo fare un tentativo”.
“Un tempismo perfetto, mister. Genzo tra pochi minuti atterrerà in città. È venuto per assistere al Clásico di Domenica”.
“In realtà il motivo penso sia un altro… l’ho chiamato per un colloquio. Voglio parlargli di persona”.
“Che strano, a me non ha svelato le sue vere intenzioni”, pensò passando una mano dietro la testa.
“Non fare quella faccia, Ozora. Probabilmente non te lo ha detto per non essere influenzato nella scelta. Però io ti ho rivelato tutto, proprio perché voglio che ciò accada”.
“Cosa vuole che accada?”.
“Benedetto ragazzo, sarai pure un genio del calcio, ma a volte sei davvero tonto” .
Sospirò sconsolato e poi si spiegò meglio, “Voglio che tu lo convinca a venire qui. Avrà ricevuto tante offerte, tra cui sicuramente una del Real Madrid. Loro hanno Santana, Natureza e Michael e con lui in porta diventerebbero imbattibili. Anche per noi”.
Tsubasa rifletté qualche secondo prima di dare una risposta, “No mister, non lo farò”, disse deciso, “Se lui non me ne ha voluto parlare significa che vuole prendere la decisione in totale autonomia. Quindi rispetterò la sua decisione”.
Sentì il cellulare vibrare, “Ora mi scusi devo andare”. Corse via prima che Van Gaal potesse replicare.
Guardò il telefonino sorridendo, “Parli del Diavolo…,” e premette il tasto per avviare la conversazione, “Ciao Genzo, sei arrivato?”.
“Sì, sono sceso adesso e non vedo l’ora di andare in albergo”.
“Dove? Tu vieni a dormire da noi naturalmente!”.
“Che cosa? No Tsubasa, grazie dell’invito ma non voglio disturbare. Sanae deve badare ai piccoli, non voglio portarle altro carico di lavoro”.
“Sciocchezze, sarà felicissima anche lei”, insistette, “Aspettami, ti vengo a prendere. Questo è un ordine del tuo Capitano!”, riattaccò.
“Ma aspetta un attimo, Tsubasa? Ozora ci sei?”.
"Dannazione ha chiuso la chiamata. Ma perché ogni volta se ne esce con questa storia del Capitano, non siamo mica in ritiro!”, pensò infastidito.




Casa Ozora









"Ozora, ma sei sicuro?”.
“Certo! E poi devi conoscere i gemelli”. Prese le chiavi e aprì la porta di casa. Si ritrovarono nell’ingresso, sulla destra c’era un ampia sala con un divano bianco, molto lungo, appoggiato alla parete. Un tavolo basso, tipico del Giappone, al centro della stanza e una TV più in là, completavano il minimale arredo.
“Ma se gli ho conosciuti ad Agosto, quando siamo venuti io, Taro e Ryo!”.
Il compagno lo ignorò e chiamò a gran voce la moglie.
“Finalmente sei rientrato! Hai sentito Genzo?”, gridò una voce femminile dalla cucina. Pochi istanti dopo una giovane donna con un bambino in braccio, apparve di fronte ai due. Si blocco guardando l’ospite, e poi esclamò felice, “Genzo, che sorpresa!”.
“Ciao Sanae, coma stai?”, si avvicinò all’amica e prese in braccio il piccolo, “E tu devi essere Hayate?”.
“Daibu”, lo corresse la madre.
“Sono proprio uguali”, notò, mentre faceva giocare il bambino, che rideva felice.
“Attento Genzo, ha appena mangiato”, si allarmò improvvisamente Sanae. Daibu aveva infatti cambiato espressione e un attimo dopo riversò il contenuto della cena addosso al portiere.
“Scusa, sono mortificata”, sghignazzò prendendo il figlio che aveva cominciato a piangere. Ordinò poi al marito di indicare all’amico dove era il bagno.
“Si vede come sei mortificata”, ribatté piccato l’altro.
“Genzo, il bagno è la seconda porta a sinistra, fatti una bella doccia”, rise Tsubasa.
Il SGGK lo fulminò con lo sguardo, infilandosi poi nella stanza.
Tsubasa tornò in cucina dove la moglie stava cercando di calmare Daibu, prima che il suo pianto coinvolgesse anche il fratello. Il ragazzo vedendo la moglie ridere ancora di Genzo, approfittò del momento di ilarità per renderla partecipe della sua idea. Non si spiegava il perché ma Sanae ultimamente era sempre nervosa e intrattabile e aveva la sensazione che, sebbene la sua fosse una pensata perfetta, c’era comunque qualcosa di sbagliato.
“Amore ascolta, ho chiesto a Genzo di non andare a dormire in albergo ma di stare qui da noi”.
La ragazza smise di ridere e guardò il marito con occhi infuocati, “Come ti è venuta in mente un’idea del genere?”.
Il nervosismo cominciò ad aumentare e Tsubasa se ne accorse.
Fece un passo indietro andando a sbattere con il muro, ”Calmati, ora ti spiego”.
“Cosa vuoi spiegare? Io non ho preparato nemmeno la stanza degli ospiti! Devo badare ad Hayate e a Daibu, preparare da mangiare a noi e a loro, tenere pulita la casa, fare la spesa!”. S’infuriò.
“Ma Genzo non ti darà fastidio”, provò a replicare debolmente.
“E non hai pensato neanche a lui, lo sai che i gemelli sono ingestibili…”.
“Chissà da chi avranno ripreso”.
“Come farà a riposare? Era meglio per lui andare in hotel, scommetto che hai insistito tu, vero Ozora?”, indovinò puntando il dito contro il petto del colpevole.
“Io so che la mia super mogliettina non avrà problemi”, replicò conciliante. Cercò di baciarla per farla calmare, ma lei si scostò.
“Cambia Hayate, io vado a preparare la stanza per Genzo”, gli ordinò allontanandosi.





Genzo provò ad addormentarsi ma Morfeo sembrava non voler adempiere al suo compito. Decise così di alzarsi per andare in bagno a sciacquarsi il viso, ma vedendo la luce accesa in cucina, si diresse lì. Trovò Sanae mentre cullava uno dei due gemelli. Si accostò alla porta osservando la madre canticchiare amorevolmente una ninnananna in giapponese al figlio.
“Tsubasa è fortunato ad avere te come madre dei suoi figli”, sorrise.
Sanae si voltò udendo la voce dell’amico, “Non riesci a dormire?”.
Il portiere scosse la testa sedendosi attorno al grande tavolo della cucina, “Il Jet Lag. Sai, ho notato che hai arredato la casa mescolando lo stile occidentale e orientale. Hai nostalgia di casa?”.
“La mia casa non è il Giappone, ma è dovunque siano le persone che amo. Tsubasa, Daibu e Hayate sono la mia casa”, rispose, “Ti piace come abbinamento?”, chiese dopo aver riportato il piccolo nel suo lettino. Portò due tazze di una tisana rilassante in tavola e si sedette.
“Non ci capisco molto di arredamento, ma posso dire che gli elementi sono ben armonizzati. Hai creato un connubio perfetto tra gli stili. Dovresti farne un lavoro”, le consigliò.
“Un cosa? Non conosco quella parola”, scherzò l’amica sorseggiando la tisana.
“Sì un lavoro. E come quello che stai facendo ora, solo semplicemente pagata”.
“Tra il matrimonio e i bambini non ho avuto il tempo per pensarci”, tornò seria, “Sai però che non sarebbe male come idea? Quando sono arrivata a Barcellona ho arredato la casa in cui viveva Tsubasa e da quel momento ho scoperto questa passione”, fece spallucce, “Magari in un’altra vita…”.
“Non dico che devi iniziare adesso. Quando i gemelli saranno un po’ più grandi potresti segnarti all’università”.
“Come farò con Daibu e Hayate?”.
“Prenderai una tata. Fatti consigliare dalla moglie di un compagno di squadra di Tsubasa. Se non ricordo male Rivaul ha due figli”, disse pensieroso.
“Però è un impegno non facile, l’università”, obiettò Sanae.
“Sciocchezze. Segui qualche lezione, studia a casa così starai con i gemelli. Poi quando dovrai sostenere l’esame prenderai il punteggio massimo e tornerai dalla tua famiglia felice per il voto”.
“Il massimo?”, rise.
“Non sarà un problema. Quando ti vedranno in faccia e leggeranno il tuo nome, ti metteranno la lode senza neanche farti una domanda. Se poi la situazione si complica dì che tuo marito potrebbe innervosirsi del voto basso e di conseguenza giocare male”.
“Ma sei proprio cattivo, Wakabayashi! Senti, domani ti voglio solo per me. Ho bisogno di svagare un po’. Non potendo avere vicino Yukari e Kumi in questo momento sei l’unica persona con cui possa fare due chiacchiere per rilassarmi”, lo avvisò.
“Mi rincresce Nakazawa ma devo rifiutare, si è già prenotato suo marito”.
“Allora dopodomani”, si alzò per andare a letto, “Buonanotte, SGGK”.
“Buonanotte, Anego ”.






Tornato in camera si ricordò, improvvisamente, di non aver ancora acceso il PC per controllare le e-mail. Era sua abitudine farlo prima di andare a dormire. Molte squadre inviavano tramite posta elettronica le loro offerte e infatti ne trovò una non ancora letta.
Aprì con attenzione il file.






“Buonasera Wakabayashi,

Sono Florentino Pérez, il Presidente del Real Madrid.
Voglio prima di tutto farti i miei complimenti per la tua immensa bravura come portiere. La vicenda con il tuo precedente Club ha riempito, per molti mesi, le pagine dei maggiori giornali calcistici d’Europa. Le motivazioni dell’Amburgo risultano oscure persino per me, però ho intenzione di dirti che capisco quali siano state le emozioni che hanno attraversato il tuo animo.
Ma la vita va avanti e io sono qui per proporti di giocare per la mia squadra. Sai benissimo che il Real Madrid è una delle Società più vincenti della storia del calcio e una stella del tuo calibro non potrà che essere la benvenuta. Sicuramente avrai ricevuto molte offerte dai Club più forti del mondo, ma io posso offrirti qualcosa di diverso.
Sono intenzionato a firmare un contratto in BIANCO.
Farò tutto ciò che è nelle mie possibilità per averti qui a Madrid.

Grazie per il tempo che spenderai nel leggere la mia lettera. Spero di vederti presto fra i Blancos”.





Genzo rilesse più volte la lettera, non poteva credere che quel pazzo di Pérez fosse intenzionato a firmare un contratto in bianco, pur di averlo!
Passò una mano sulla fronte. La situazione si faceva sempre più, piacevolmente, complicata.
Ora si era aggiunto anche il Real Madrid, fra le tante squadre che lo corteggiavano e lui non aveva la più pallida ideale di quale scegliere.
   
 
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