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Autore: Juliet Leben22    12/10/2015    1 recensioni
Castiel ha richiamato i suoi fidati cacciatori per assegnargli una missione di vitale importanza che potrà cambiare l'esito di alcuni loro scontri: dovranno proteggere una ragazza, dal carattere forte con sfumature velate di fragilità, con un potere molto speciale.
Riusciranno i due fratelli a compiere la missione e a fermarsi solo alla sua "protezione"?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
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Capitolo 8° " The Last Day of Jew Job"


Spense il cd che aveva messo durante quella mezz’ora di viaggio. C’erano state poche parole tra i due fratelli e Sam non si era sentito di insistere dopo quello che aveva detto Dean.
Lo comprendeva. Sapeva perfettamente che aveva ragione, ma avrebbe potuto essere diverso quella volta.
Il fratello maggiore parcheggiò a qualche metro di distanza dal luogo in cui si trovava il bunker. Salutò la sua baby, accarezzandola.
-Spero che cambierai idea, Dean.-
-Cosa?-
-Spero che cambierai idea!- ripeté.
-Sono molto stanco. Potremmo riparlarne un’altra volta?-
Si incamminarono entrambi all’entrata dell’abitazione. Il terreno era umidiccio e la terra si attaccava alle scarpe: l’autunno stava finendo e con essa anche l’ultimo calore estivo stava lasciando posto al freddo.
-Ti manca Lisa?- domandò a bruciapelo, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Dean lo osservò incredulo. –No, mi sono abituato.-
-Cosa significa che ti sei abituato? Non ci si abitua mai alla mancanza di qualcuno!-
-Credi che non lo sappia? Credi che non pensi ogni giorno a Bobby, o a papà o alla mamma? Oppure a Jo e Ellen? –
Abbassò lo sguardo- Ora sono stanco. Credo che sia meglio rientrare.-
Il minore sospirò, scuotendo la testa. Era sempre così: se non aveva voglia di parlare, usava la “scusa” che era stanco. Ma non poteva sempre essere così. Un giorno non avrebbe più potuto scappare dai suoi rimpianti.
Il ragazzo dagli occhi verdi entrò, ma sentiva come un peso nel cuore. Non sapeva come si sarebbe potuto comportare di fronte ad Elenie. Inoltre ora sapeva che lei provava qualcosa. Sam lo aveva ammesso. Ma lei?
Scacciò via qualsiasi idea si avvicinasse a quelle cosce scoperte.
Dannazione, non doveva affatto baciarla e lei non doveva baciarlo.
Scese le scale e si inoltrò nel salotto.
Kevin era ancora sul tavolo lungo in legno con le tavole, i fogli per appuntarsi la traduzione e cinque pacchetti di patatine vuoti della notte scorsa. Diverse lattine schiacciate di Coca cola alla ciliegia erano a terra.
Se si trovavano lì, era perché Elenie non si  era ancora svegliata.
-Kevin!- sorrise.
Lui si alzò e gli diede una pacca sulla spalla. Indicò il divano e lo sguardo di Dean si fece sospetto. Sam rimase indietro a parlare con il Profeta, mentre lui si avvicinava alla ragazza che dormiva sul divano con un piumone.
Rimase qualche istante a guardarla senza fare nulla. La coperta le copriva fino alla vita e le braccia erano piegate sul lato, come a stringersi e proteggersi. Era voltata di schiena.
Mugugnò qualcosa e si rigirò verso il ragazzo che notò i suoi capelli scompigliati e gli venne istintivamente da accennare un sorriso.
La ragazza sbatté gli occhi e mise a fuoco la scena.
Davanti ai suoi occhi si trovava Dean che la stava osservando: Si sollevò di scatto.
-Dean! Siete tornati!- sorrise, senza sapere esattamente cosa dire.
Scattò in piedi e scese dal divano e lo abbracciò, senza riuscire a contenersi. Il ragazzo era stato preso alla sprovvista, ma la strinse ugualmente, avvertendo il suo profumo di vaniglia.
Gli piacque moltissimo e rimase per qualche istante  a respirarlo.
Elenie si accorse di ciò che aveva fatto e si staccò, arrossendo. – S-state bene?-
-Siamo tutti interi.-
-Sam?- domandò, proprio mentre il ragazzo si stava avvicinando per abbracciarla teneramente.
-Cosa ci avete portato?- domandò, ironica.
-Eh?- il ragazzo dagli occhi verdi sgranò gli occhi senza capire.
-Siete stati via per tanto e non ci avete nemmeno portato un regalo. Bravi, no. Davvero.- mise il finto broncio.
Dean cominciò a ribattere che non erano andati a divertirsi, ma la ragazza non aveva intenzione di stare in silenzio.
Ah, la sua lingua tagliente e biforcuta!
Kevin rimase ad osservare la scena e sorrise.
 
Era fortunato ad avere quegli amici, quella famiglia. Sua madre gli mancava, ma la loro presenza era diventata necessaria nella sua vita. Con il tempo aveva imparato a conoscere anche la ragazza ed entrambi avevano cominciato a comprendere i loro ritmi, i loro tempi, la loro natura.
Mancava solo Castiel e tutto sarebbe stato perfetto.
Angeli, oracoli, cacciatori e profeti. Era la famiglia più strana e con pochi legami di sangue che si fosse mai trovava, ma se tante cose affrontarle da soli faceva paura, affrontarle con una famiglia così era la cosa migliore che potesse capitare.
Kevin aveva paura, lo aveva sempre detto, ma con loro il domani era meno oscuro. Con loro il domani era più facile affrontarlo.
 
-Mi avevi detto che dovevi andare in città, no? Visto che l’hai già combinata grossa-
La ragazza sbuffò. –Ho trovato un lavoro.-
-Tu hai trovato cosa?!- domandarono in coro i fratelli Winchester.
-Un L-A-V-O-R-O. Ora è più chiaro?-
-Ma sei fuori di testa? No, ammettilo così stiamo più tranquilli e…-
- ci mettiamo l’anima in pace- concluse Elenie imitando la voce del fratello maggiore.
Sam la osservò per qualche istante e si intromise nella discussione, facendole capire che era imprudente il modo in cui si era comportata e che Crowley si aspettava solo un suo passo falso per rapirla.
-Non c’erano più soldi e dovevo provvedere in qualche modo alla situazione. Sono solo un peso! Non posso fare nulla per aiutarvi, sono solo una missione che dovreste svolgere nel minor tempo possibile.- sibilò, come se si stesse sfogando e proteggendo nel medesimo momento –Vi cucino qualcosa e faccio una doccia…- li superò e si diresse in cucina, verso i fornelli.
Dean la osservò per qualche istante e poi incrociò lo sguardo del fratello e dell’amico.
-Che c’è?-
-Vai a parlarne, no?-
-E cosa dovrei dirle?-
-Muoviti Dean!- disse il Profeta, quasi spingendolo.
Il ragazzo dai capelli biondicci sbuffò e infine si rassegnò, sollevando le braccia al cielo in segno di sconfitta.
Dannato Cas che gli aveva portato quella ragazza e poi se ne era sparito.
La ragazza stava già preparando puncakes e waffle, quando avvertì una voce alle sue spalle.
 –Non sei un peso.-
Si voltò di scatto. –Non mi serve la tua compassione, Dean.-
-Elenie mi fai provare molte cose, ma sicuramente non pietà o compassione.-
Gli sorrise, ma non ebbe il coraggio di chiedergli cos’altro implicasse quella frase.
-Che genere di lavoro è?-
Sgranò gli occhi. –Mi stai permettendo di farlo? Cioè non mi serve il vostro permesso, però…-
Dannata oracolo e dannati occhi ghiaccio.
-Accompagnatemi lì e lo vedrete.- sorrise.
L’occhio gli cadde su quel pigiama pieno di stelle. Era tutto blu con le stelle bianche.
-Sono fosforescenti al buio!- disse, intercettando il suo sguardo.
Dean scoppiò a ridere. –Bè, almeno siamo sicuri che il lavoro che fai non è la modella.-
-Mi stai dando della grassa?- incrociò le braccia al petto.
Scosse la testa. Era impossibile parlare con quella ragazza. Proprio come era impossibile parlare con lui.
-Ma tu capisci solo quello che vuoi?-
Sorrise ironica. –Ho imparato dal migliore!- annuì.
Doveva smetterla di guardarla in quel modo e lei doveva smetterla di stare ai suoi giochi.
-Non intendevo dire che eri grassa. Intendevo dire che hai un pigiama molto… tenero.-
-Ed è un male?-
Scosse la testa. –Preferisco altri generi di pigiami.-
-Tipo quelli che non sono pigiami? Tipo quelli che sono magliette?- sorride sardonica.
Voleva giocare? Avrebbe giocato.
Ridacchiò e la guardò incredulo. –Sai più cosa di quante non ammetteresti mai, non è vero?-
-Ho passato da un bel po’ l’adolescenza, sai? …-
-E cosa significherebbe questo?-
Fece saltare i puncakes e controllò gli waffle.
-Cioccolato o marmellata?- domandò, mentre metteva i dolci nel piatto.
Si avvicinò e prese i piatti, pronto a metterli sul tavolo. Ne afferrò uno e sfiorò la mano della ragazza che si morse il labbro, ma non si ritrasse dal contatto.
-Cioccolato. Ma non hai risposto-
-Era una domanda collettiva, sai? – ispirò –comunque se ti siedi ti metto in tavola la tua colazione che è avanzata ieri che se Dio vuole Kevin non l’ha mangiata tutta. Sai credevo fosse venuta male, quando poi ho visto che ne era avanzata pochissimo…-
Dean appoggiò al tavolo la colazione e chiamò il Profeta e il fratello.
-Non hai comunque risposto-
Spense i fornelli e mise nel lavandino la piastra per i waffle.
-Credo che la tua curiosità sia ben mirata e tu non stia domandando solo per fare conversazione. Ponimi le domande direttamente- sorrise, appoggiandosi con la schiena alla cucina.
 Dean deglutì. Si versò un bicchiere di succo e lo osservò schifato, ma lo bevve tutto d’un fiato.
-Non è ancora l’orario per superalcolici, quindi non odiare il povero succo!- esclamò ilare – Stasera avrai tutto il tempo per bere, se ne sentirai il bisogno.-
Si sedettero tutti a tavola e il ragazzo dagli occhi verdi fece cadere qualsiasi discorso in sospeso. Davanti gli venne posta una fetta di torta di mele. Sollevò lo sguardo incredulo ma Elenie si era già seduta e stava bevendo un bicchiere di succo d’ananas.
Kevin mangiava con gusto, stendendo del cioccolato sopra gli waffle, senza ritegno, e gli venne da sorridere. Era tanto che il Profeta non aveva un’alimentazione sensata da quando era su quella nave.
Forse quella ragazza stava facendo bene a tutti.
Inoltre, vedere il suo sorriso solare non faceva altro che fargli stendere le labbra.
Elenie si girò e Dean addentò un pezzo di dolce.
Lei afferrò un pezzo di punpcake e lo assaggiò, annuendo contenta. 
Lei si sentiva davvero in una famiglia. Una vera famiglia.
Mancava solo Castiel e tutto sarebbe stato perfetto.
Gli riservò un pensiero, sperando che fosse al sicuro, poi si concentrò sui discorsi dei ragazzi.
Pochi allegri o no, era sempre stata la sua quotidianità e avere la libertà, quasi completa, di parlarne ed era decisamente un toccasana.
Osservò di traverso Dean che sembrava pensieroso.
Come avrebbe fatto a spiegargli il locale in cui lavorava? Sospirò.
Il suo cervello era andato completamente in un brodo di giuggiole.
Dannati occhi verdi.
Dannato cacciatore.
 
 
 
Dopo essersi fatta la doccia, Elenie si mise la divisa ed ebbe voglia di morire. Perché aveva accettato quel lavoro? Perché non si era fatta gli affari suoi ed era rimasta a far compagnia a Kevin?
Perché lei aveva un maledetto senso del dovere.
Dannazione.
In genere Castiel la fermava, le diceva cosa era sensato fare oppure no, visto il suo carattere testardo e impulsivo.
-Castiel, so che puoi sentirmi, è tutta colpa tua                questa lo sai? Sappi che faremo un discorsetto quando ci vedremo. Ti aspetta una bella strigliata!- esclamò a voce alta.
Le mancava troppo quell’angelo. A volte la notte si sveglia in preda agli incubi e si ritrovava a chiamarlo.
Lui non si era mai fatto vivo e questo l’aveva preoccupata. Non era mai stata così tanto tempo lontano senza farle avere suo notizie.
Perché non riusciva a vedere cosa gli sarebbe capitato?
Si sedette sul letto e sospirò, senza riuscire a calmarsi.
Si guardò allo specchio e imprecò. Indossava un vestitino rosso con i semi delle carte. Dei rombi e dei fiori, in particolare.
Sembrava Harley Quinn in versione ridicola. Almeno la ragazza innamorata di Joker era sexy.
Strinse i pugni, cercando di darsi un contegno mentre si dipingeva le labbra rosse.
Uscì dalla stanza, sperando che nessuno facesse commenti e si diresse in cucina. Solo Dean era seduto e stava facendo una ricerca al computer.  Osservò lo sguardò e seguì la ragazza mentre si muoveva senza dare nell’occhio.
-MI permetti una domanda?-
Lei si voltò e lui ebbe modo di vedere il vestito con la scollatura a cuore con i bordi neri.
-Se devi ridere puoi farlo, io lo farei.-
-Così impari a cercare lavoro.- annuì- Comunque… ma fai la spogliarellista?-
Sgranò gli occhi. –MA STAI SCHERZANDO? TI PARE CHE CON IL CORPO CHE HO POTREI MAI FARE LA SPOGLIARELLISTA?- sollevò le  braccia, cercando di trattenere imprecazioni.
-Non ti sta male eh… lungi da me dirti una cosa del genere quando… sei così vestita-
Ridacchiò, lasciando per un secondo andar via l’ansia.
-Vedrai ciò che faccio. Forse è l’unica cosa che so fare bene nella mia vita.-
-Okay non faccio altre domande o potrei risultare volgare.-
-La malizia sai dove puoi metterla? Bravo. Andiamo?-
Annuì e chiamò Sam, già pronto sul divano.
Salirono le scale e saltarono in macchina. Il turno di Elenie sarebbe iniziato di lì ad un quarto d’ora ma la strada era veloce e in cinque minuti giunsero in piazza.
Dean parcheggiò e scesero velocemente dall’auto.
Elenie svoltò in un vicolo buio illuminato solamente da un’insegna rossa “ Stars and Planet”.
Sembrava una tavola calda, ma era molto di più.
I due ragazzi stettero sempre vicino a lei, cercando di non perderla mai di vista. La ragazza dai lunghi capelli castani, raccolti per l’occasione, si avvicinò ad un ragazzo al bar che la salutò, sorridendole e indicandole una porta a destra dal bancone.
Erano i camerini.
-Ho paura a chiedere che lavoro fa.- sussurrò Sam all’orecchio di Dean.
Lui annuì. –Se vediamo che fa qualcosa di stupido, la portiamo immediatamente fuori.-
Il fratello minore si rivelò concorde del piano e si sedettero in uno dei primi posti.
Ordinarono un’acqua e un whisky, sempre allerta.
Dieci minuti dopo, cominciò una musica strana, quasi anni ’70 e il locale esplose. In particolare gli assensi degli uomini che erano lì solo per un tipo di spettacolo.
-Ben tornati al nostro venerdì speciale con “Le Rochette”!-
Sei ballerine salirono sul palco e le luci si spensero per qualche istante.
Una musica cominciò e una ragazza salì su un palchetto rialzato, quasi nel retroscena. Si vedeva appena, ma le luci la illuminarono completamente. Un’asta con un microfono si trovava davanti a lei.
Era un locale di burlesque.
Dean perse un battito: Elenie era la cantante.
Si voltò incredulo verso Sam che lo osservava ridacchiando. –Abbiamo pensato male per nulla.-
La voce della ragazza era dolce e molto acuta, ma anche morbida e soave.
“Diamons are the girls best friend”
Aveva una bellissima voce. Gli uomini nel locale sembravano apprezzare molto sia la cantante che le ballerine.
-Togli quella gonna,piccola!-
-Mostrateci di più!-
Si susseguirono una serie di frasi molto più volgari che provocarono un fastidio allo stomaco a Dean e buttò giù in un unico sorso il liquido alcolico, senza fare una piega.
Ne ordinò un altro e attese.
Non si sarebbe mai spogliata, Sam  lo sapeva. Aveva imparato a conoscerla in quei mesi.
Dean non sembrava dello stesso avviso. Quelle cosce avrebbero dovuto essere più coperte, a suo parere.
Susseguirono altre quattro canzoni, per un totale di un’ora di spettacolo.
Gli apprezzamenti sembrarono aumentare sempre più che le ragazze lanciavano i propri indumenti.
Elenie si tolse solo la gonna alla fine, rimanendo con un body. Un complimento per la cantante si levò dal ragazzo del tavolo vicino a quello di Dean che lo osservò chiudendo gli occhi a due fessure.
-Senti amico, facciamo che non ti ho sentito, eh…- esclamò.
Il cliente lo fissò incredulo e scoppiò a ridere. –Facciamo che non ti ho sentito io, novellino!-
Il cacciatore stava per alzarsi e cercare la lite, ma  fu servita la cena ai clienti e i due fratelli non poterono far altro che allontanarsi dal tavolo.
Dean buttò giù l’ultimo sorso per schiarirsi la gola, nonostante la bevanda bruciasse quasi.
Le ragazze piano piano uscivano, una per volta, ma dell’oracolo nessuna traccia.
Dopo un quarto d’ora, il ragazzo dagli occhi verdi decise di entrare nella porta nera affianco al bacone bianco che risaltava con tutte quelle luci al neon.
“Se l’avesse presa Crowley?”  I suoi pensieri furono interrotti da una voce in fondo al corridoio.
Si trovava in una stanza che riconobbe essere il camerino e la voce la riconosceva benissimo.
Corse senza pensarci un attimo.
La ragazza stava cercando di liberarsi dalla presa di uomo. Alto, calvo e poco barbuto. Cercava di toccarla, di possederla ma lei non si era per nulla data per vinta. Anche quando, all’ennesimo tentativo, l’uomo le aveva messo le mani sul seno.
Aveva sollevato la gamba per dargli un calcio in mezzo alle gambe che l’avrebbe steso, ma lui le bloccò dalla vita in giù. A quel punto, un sudore freddo mischiato a paura la invase.
Stava per mettersi a piangere, quando Dean spalancò la porta e intervenne. Dalla sua espressione non presagiva niente di buono. Aveva la mascella contratta e gli occhi pieni di rabbia.
 –Brutto figlio di puttana, lasciala!- poiché l’uomo non demordeva, il ragazzo lo afferrò per la colletta e lo trascinò fuori dalla porta.
-Sono il suo capo.- sibilò.
-Non me ne frega un cazzo di chi sei. Da oggi lei non lavora più qui, chiaro?- osservò sia il malintenzionato che la ragazza che annuì, rimanendo immobile contro il muro.
L’uomo si strattonò dalla presa del ragazzo e uscì, imprecando e tornando al bancone.
Dean si voltò verso la ragazza che si mosse solo per correre tra le sue braccia e scusarsi.
-Di cosa ti scusi?- il suo tono era serio.
La ragazza indossava solo il body e lui doveva essere entrato mentre si stava cambiando.
-Sono una stupida.- sussurrò, mentre le lacrime le rigavano il viso.
Non avrebbe mai pensato di vederla piangere così e la strinse a sé, accarezzandole la testa.
-Va tutto bene.-
-Da oggi vi aspetto a casa. Promesso.-
Ridacchiò, mentre lei si aggrappava ancor più tenacemente al suo corpo.
Sapeva benissimo che passato quel brutto momento il suo senso del dovere le avrebbe imposto di aspirare ad altro, ma ora gli bastava.
Lei sollevò il capo e lui la guardò  negli occhi.
Ghiaccio. Ma poteva esistere un colore così bello?
La salivazione era completamente a zero, come i suoi freni inibitori da quella distanza.
Si chinò su di lei e la baciò. Lei ricambiò senza riserve e schiuse le labbra, non appena avvertì la sua lingua sul labbro inferiore. Le appoggiò le mani sui fianchi e lei si sollevò sulle punte, come a permettersi di conoscere meglio la bocca del ragazzo.
-Dean! Elenie! Ci siete?- Sam entrò dalla porta e se ne uscì sollevando le braccia, come a fingere di non aver visto nulla.
-Forse è meglio che ti rivesti-
-Non mi sembrava ti dispiacessi vestita così, a sentire il tuo parere.-
Ignorò la frecciatina ben mirata. –Ti prenderai un malanno.-
-Faccio in un attimo.-
Il ragazzo uscì senza dire nulla e Elenie sospirò. Si cambiò velocemente il vestito che appoggiò su una qualsiasi sedia di quella stanza: una per ogni ballerina più una per la cantante.
La sua carriera lavorativa era iniziata lo stesso giorno in cui si era conclusa.
Per fortuna, era intervenuto di Dean o sarebbe successo davvero qualcosa di grave… Dean che c’era sempre per salvarla, tirarla fuori dai guai e farle perdere il controllo.
Non aveva mai provato così tanta attrazione per un ragazzo.
Non era solo quello e lei lo sapeva bene, ma ammetterlo avrebbe complicato ancora di più le cose.
Si cambiò velocemente indossando un paio di leggins lunghi e una maglia. Afferrò la borsa e uscì, sbattendo la porta, come se volesse chiudere lontano da lei ciò che era appena accaduto.
Raggiunse i due fratelli alla porta d’entrata e Elenie salutò il barista che le fece un cenno sorridendo, mentre preparava diverse bevande.
Tornarono in strada, svoltano a sinistra per ripercorrere la strada dell’andata.
Erano quasi arrivati alla  Baby, quando improvvisamente Sam proferì parola.
-Non sapevo sapessi cantare, Elenie!- esclamò sorridendo, ignaro di ciò che era successo.
-Grazie! Canto da quando sono piccola. La nostra… cultura ci impone di imparare le due discipline artistiche.-
-Ossia?-
-Cantare e danzare.-
-Quindi sarai brava anche a danzare!-
La ragazza dagli occhi ghiaccio scoppiò in una fragorosa risata. –Credetemi, è meglio che non mi vediate mai danzare…- rise ancora.
-Perché?- domandò Dean curioso.
-Diciamo che al Ballo di fine anno ho… accidentalmente fatto crollare tre coppie al centro della pista e il mio povero accompagnatore che voleva solo scappare o morire di vergogna.- sorrise, rimembrandosi quel vestito da principessa che sua madre le aveva imposto e la sua migliore amica, ormai lontana.
-Accidentalmente?- sottolineò nuovamente il ragazzo dagli occhi verdi.
-Sì, diciamo che non ho molto equilibrio, va bene?-
Il fratello minore scosse la testa e tese una mano a Elenie. –Sei sicuro? Va che non voglio mica farti andare in ospedale!- esclamò tra l’ilare e il serio.
Afferrò la mano dell’amico e cominciarono a danzare, anche senza musica.
Dean sorrise, osservando suo fratello e quella ragazza ballare nel modo più scoordinato del mondo.
Nemmeno lui avrebbe fatto così tanto schifo.
Scoppiò a ridere e Sam dietro di lui. –Diciamo che non sei proprio portata eh…-
Lei scosse la testa. –I miei me lo ripetevano sempre. “Gli oracoli hanno portamento e grazia, tu sei impacciata e insicura”.- disse imitando la voce di sua madre.
-Non mi sei sembrata insicura su quel palco- esclamò il fratello minore.
-Ma stavo cantando!- si giustificò la ragazza.
Saltarono in macchina e Elenie si sedette nei posti dietro. Il fratello maggiore accese il cd e la canzone “Highway to Hell” riecheggiò in tutta l’auto.
I sedili erano morbidi e la ragazza puntello i polpastrelli delle mani a ritmo di musica, rilassandosi.
Sam qualche volta le domandava qualcosa, ma Dean non proferiva parola.
In cinque minuti giunsero a casa e Sam scese immediatamente dall’auto, seguita da Dean e Elenie.
No, non poteva ignorarla di nuovo.
Scesero le scale e Sam salutò per annunciare che stava per coricarsi. Aveva letto negli occhi della ragazza l’esigenza di dire qualcosa. Ma quel qualcosa che aveva letto, gli diceva che non doveva parlare con lui. O almeno, non ora.
-Dean.- sussurrò.
Lui si voltò e la osservò. –Sto per andare a dormire anche io.-
-Non… credi che dovremmo parlare?-
Lui sospirò. –E di cosa vuoi parlare? Del fatto che sei un’incosciente e che se non fossi entrato in quel momento sarebbe potuto succedere qualcosa di veramente grave? Cazzo Elenie, ragiona! Comprendo il tuo senso del dovere, la tua volontà di ricambiare. Davvero, lo comprendo anche se non lo accetto.  Ma tralasciando questi dettagli, ti rendi conto della gravità della situazione? Ma tu ti guardi allo specchio qualche volta?-
Annuì, senza però proferire parola.
-E cosa vedi?-
Dritto al punto. Se fosse stata una partita di battaglia navale, avrebbe sicuramente colpito e affondato.
-Non voglio rispondere a questa domanda e non era quello di cui volevo parlarti.-
-E allora di cosa?- domandò, come se non ci fosse altro argomento più importante di questo.
-Dean mi baci e te ne vai, mi ignori e ho pensato di non piacerti. Poi mi chiami, ogni giorno prima di andare a dormire quando sei lontano e mi piace. Adoro che tu pensi sempre a rassicurarmi sul fatto che stiate bene. Ho adorato quelle conversazioni, quelle confidenze. Poi vieni a casa e mi salvi. Mi baci di nuovo. Cosa c’è? Cosa vuoi da me?-
Il ragazzo si grattò la nuca e sospirò. Aveva ragione a chiedere delle spiegazioni e lui lo sapeva benissimo. Ne aveva più che il diritto.
Si avvicinò a lei, diminuendo la distanza, in modo da non dover gridare.
-Se ti bacio è perché mi piaci.-
-Anche tu.-
-Lo so.- sorrise sardonico.
Arrossì. -Allora io non ci sto veramente capendo nulla.-
-Questa è la mia vita, Elenie. Non ho una dimora fissa. È la prima casa che abbiamo dopo tanti anni questo bunker. Uccido incubi, demoni, angeli, per salvare delle vite. Non ho una vita stabile e non ho sicurezze da dare a nessuno. Non sono Sam, non so come mantenere un rapporto equilibrato o… dolce? Possiamo dire così? No, non sono un uomo simile e non credo lo sarò mai.-
Annuì.
-E se lo sai, perché vuoi metterti in una condizione simile?-
-Perché se tu non fossi così non ti vorrei. Non ti ho chiesto di essere dolce e equilibrato, Dean. Non lo sono  nemmeno io. Sono un oracolo. La parola equilibrio non mi concerne nei rapporti umani. Io.. Ti voglio per quello che sei. -
La fissò negli occhi e si avvicinò. Le afferrò  i fianchi e l’appoggiò contro il frigorifero.
-Baciami- sussurrò lei, con un innata sensualità.
Non se lo fece ripete e sfiorò le sue labbra con le proprie, fino a prenderne possesso famelicamente.
Le due lingue si intrecciarono, come in una lotta, in un ansito di saliva e respiri, mentre la mano di Dean andava sapientemente a sollevarle la maglia e a toccarle la pelle.
Lei affondò i denti nel suo labbro inferiore e lui credette di impazzire, sfiorandole le natiche.
Sorrise maliziosa, sorpresa.
La sollevò di peso e lei ebbe un sussultò. La fece sedere sul tavolo, in modo da essere quasi alla stessa altezza.
-Che c’è?-
Scosse la testa. –Non rifarlo o ti verrà l’ernia.-
La ignorò e passò a toglierle la maglia. Lei si coprì di istinto, ma lui cominciò a baciarle il collo per scendere fino ai seni e fu allora che lei si fidò completamente. Tolse le mani e sfiorò i capelli del ragazzo, morbidi e soffici.
Si sentì un rumore provenire dal salotto: Kevin doveva aver lanciato l’ennesima lattina di coca cola.
-Andiamo in camera?- domandò lei e lui la seguì, prendendola per mano.


Note dell'autrice: Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi piaccia... credo di averlo scritto all'incirca quattro volte. Non mi convinceva proprio. Spero che, magari, convinca voi!
La situazione tra Elenie e Dean è appena iniziata, ma avremo un cammino lungo ancora.
Spero continuerete a seguirla.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!


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Vi aspetto!
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