5)Feelings like this they need a home
Leah
p.o.v.
I
concerti di solito mi piacciono, è per questo che ho scelto
di fare il medico
per musicisti e non un comune medico generico, ma questa sera
è diverso.
Oggi so
che dopo il concerto dovrò parlare a Ronnie e
sarà una conversazione di quelle
non facili, spinosa, direi.
Non è
facile dire al tuo ragazzo – se così si
può definire Ronnie – che Mike mi ha
detto che gli piaccio e che la cosa è ricambiata.
Oh, non
è per niente facile!
in ogni caso mi metto nel mio angolo del backstage dove ci sono anche
Sofia,
Viviana –che sta fotografando come una matta – e
Delilah. Asia e Liz sono alle
loro bancarelle.
Sia
Sofia che Delilah notano il mio nervosismo.
“Tutto
bene?”
Mi
chiede Sofia.
“Oh,
sì. Perché?”
“Sei
tesa come una corda di violino.”
“Oh,
sapete, è la performance. Cioè il concerto, sono
un po’ preoccupata per tutto
quello che è successo.”
Delilah
mi lancia un’occhiata scettica, in quanto alla ragazza dai
capelli azzurri mi
guarda e scuote la testa. Mi conosce abbastanza da non essersela bevuta
nemmeno
per un secondo.
La
prima band che si esibisce sono i Pierce The Veil e devo dire che sono
stati
davvero bravi – non che la cosa mi stupisca, so che una bomba
live – e come
ogni volta Vic fa salire sul palco una fan e le dedica “Hold
on till may.”
È bello
vedere le lacrime di queste ragazze che vedono il loro sogno
realizzato, ti fa
salire un po’di speranza nei miracoli.
Mike –
nonostante la quantità spropositata di alcool ingerita poche
ore prima – suona
perfettamente, senza commettere un errore, sobrio come un prete. Inizio
a
credere che il preparato di Viviana sia una pozione magica e che lei
sia la
cugina messicana della Signora di Avalon.
Una
volta che i Pierce The Veil finiscono salgono sul palco i Falling in
Reverse e
devo dire che ammiro il comportamento di Ronnie: calmo e ironico come
al
solito.
Non si
direbbe che questo pomeriggio si è preso a pugni con Mike e
che ha minacciato
di far saltare concerto e tour: è un buon professionista.
Qualcosa
di familiare mi artiglia lo stomaco: ansia.
Trascinata
dalla musica mi ero completamente dimenticata della mia futura
discussione con
il signor Radke. Come cazzo reagirà?
Vorrà
prendere di nuovo a pugni Mike?
E Mike
si ricorderà di avermi detto tutto o la magia di Vivi
avrà cancellato tutti i
ricordi?
Delilah
si allontana per andare un attimo ai ragazzi e io rimango da sola con
Sofia.
“Allora,
cosa c’è che non va?”
“Mike
da ubriaco mi ha confessato che gli piaccio, ma che non si fa avanti
perché
sono nobile di nascita e io devo dirlo a Ronnie.”
Sputo tutto d’un fiato, come se stessi buttando fuori
qualcosa di velenoso.
“Tu sei
nobile?”
“Esattamente.
Lady Leah Marie Eulalie Lancaster, per servirla.”
“E piaci a Mike?”
“Così
parrebbe.”
“ ‘Azzo, poca roba da dire a Ronnie! Qui si rischia
la rissa!
Tu ami
ancora Mike, vero?”
“Sì,
purtroppo. Ho il vago sospetto che Ronnie non me la renderà
facile perché ho
l’impressione che i sentimenti da parte sua siano cambiati.
Che dalle sole
scopate iniziali siamo passati a qualcos’altro che non so
definire.”
“Ok, i
suoi sentimenti sono cambiati e i tuoi?”
“Non lo
so.”
Ammetto
sinceramente.
“Mi ha
aiutato molto durante quest’anno e credo che siamo diventati
amici, buoni
amici, ma non so se c’è qualcosa di
più.”
Mi fermo un attimo.
“Nella
mia testa…”
Ansimo.
“Nella
mia testa c’è sempre Mike e le immagini di quando
bacia quella vacca e fa male.
Continua a fare male, tanto da pensare che forse non vale la pena
rincorrere
una persona che è andata avanti senza di te.”
Sofia
rimane in silenzio.
"Forse
per avere l’amore che sogniamo dobbiamo soffrire a lungo,
senza mai perdere la
speranza che le cose cambieranno prima o poi.”
“Non voglio arrivare a tentare il suicidio per lui.”
“E non
devi. Parla con Ronnie, adesso io devo andare.”
Mi fa cenno e noto che Tony ci sta osservando da un po’, in
attesa della sua
ragazza.
“Sì,
ciao.”
Rimango da sola ad ascoltare la fine del concerto dei Falling in
Reverse,
quando finalmente tornano dietro le quinte sono sudati e sorridenti,
tranne
Ronnie.
Oh, no!
Lui è mortalmente serio, non si è scordato
nemmeno un attimo che mi doveva
parlare.
Vanno a
farsi una doccia e venti minuti dopo un Ronnie con i capelli bagnati fa
la sua
comparsa.
“Gli
altri sono a una festa, io e te abbiamo un discorso in sospeso, se non
mi
sbaglio.”
“No, non ti sbagli. Possiamo affrontarlo sul pullman? Lontano
da orecchie
indiscrete?”
Lui
annuisce.
“Papa-paparazzi.”
“Non cantare Lady Gaga, non mi piace.”
Lui
ride sarcastico, si diverte a irritarmi.
Camminiamo
verso il pullman, io qualche passo dietro di lui che ogni tanto si
ferma per un
autografo o una foto con qualche fan. Alla fine arriviamo e lui si
chiude la
porta alle spalle.
“Forza,
dimmi tutto.”
“Ronnie, non è meglio…”
“No, Leah. Lo sai che odio le bugie, vuota il sacco.
Dopo
cena è successo qualcosa.”
Io
deglutisco.
“Ho
incontrato Mike, ubriaco.”
“E?”
“L’ho accompagnato al suo bus, anche se
all’inizio non voleva. Quando è caduto
per terra perché le sue gambe non lo reggevano ha deciso di
accettare il mio
aiuto.”
“E?”
“Niente!”
Lui
stringe gli occhi.
“Le
bugie, Leah, le bugie non mi piacciono.”
“Beh, mi ha parlato.”
“E cosa ti ha detto?”
Io
abbasso gli occhi e la testa lasciando che il mio ciuffo bianco copra
il mio
volto.
“Che
gli piaccio, ma che non si fa avanti perché sono di origine
nobile e le regine
non stanno con i plebei.”
“Sei
nobile?”
“Sì.”
“Perché
non me l’hai mai detto?”
“Perché non definisce chi sono! Non ho scelto io
di esserlo e, se vuoi saperlo,
odio essere una lady, anche se ho abilmente scantonato le
responsabilità del
mio ruolo fino ad ora.”
“E tu
lo ami?”
“Io… Sì.”
“E se ti dicessi che mi sono innamorato di te?”
Con
questa frase enigmatica lascia il pullman per raggiungere gli altri
alla festa.
Stava
dicendo sul serio o era solo una provocazione delle sue?
Mi
siedo sul divano e senza dire una parola mi attacco a una bottiglia di
whisky.
Stasera
la dottoressa si prende una serata di ferie.
Le mie
ferie non durano molto, in un punto imprecisato della notte qualcuno mi
sveglia
e mi obbliga a bere un po’ di acqua. A causa del buio non
vedo bene chi sia.
“Ronnie,
sei tu?”
Chiedo
con voce debole.
“No.”
Riconosco la voce vellutata di Vic Fuentes.
“Vic!
Cosa ci fai qui?”
“Ho
visto Ronnie alla festa e non ho visto te. Mi sono preoccupato ed
eccomi qui,
quanto cazzo hai bevuto?”
“Troppo,
immagino.”
Lui mi
fa bere un paio di aspirine.
“Domani
ti eviteranno un gran bel mal di testa, dottoressa.
Si può
sapere cosa ti succede?”
“Perché
deve essermi successo qualcosa.”
“Tu non sei la ragazza che beve in solitaria per dimenticare,
un anno non può
averti cambiato così tanto.”
Io
sospiro.
“Lo sai
già.”
“So
solo una parte. Non mi è sfuggito che tu e Ronnie vi siete
allontanati a un
certo punto e ora ti ritrovo così. Ti ha
picchiata?”
“No, scemo. Vedi qualche livido?”
Lui mi
osserva con attenzione fino a imbarazzarmi.
“No.
Allora cosa ti ha detto?”
“Vic,
ti prego.”
“Leah,
se ti tratta male devo saperlo.”
Io
scuoto la testa.
“Non mi
tratta male, vi preoccupate tutti troppo per questa cosa, pensi che non
sia
capace di badare a me stessa?”
“So che
sei in grado di farlo, ma so anche che in questo momento tu sei debole
e più
facile da ferire.”
“Ti ringrazio per preoccuparti per me, Vic. Io non lo merito,
Mike ha ragione.”
“Sh! Tu sei mia amica, è normale che io mi
preoccupi per te.”
Una
lacrima solca la mia guancia, poi abbasso subito la testa lasciando che
il
ciuffo bianco mi copra il volto, lui mi abbraccia.
Io
scoppio di nuovo a piangere.
“Era
per questo che mi sono messa a bere da sola, se fossi rimasta lucida
avrei
pianto di sicuro.”
“Cosa è
successo, Leah?
Sono
seriamente preoccupato.”
“Ronnie mi ha detto una cosa del tipo: “E se ti
dicessi che anche io sono
innamorato di te?”.”
Altre lacrime
bagnano la maglietta di quel sant’uomo di Vic.
“Come
si sta comportando?”
“Chi?”
“Tutti
e due.”
“Mike è
a letto perché nemmeno lui riuscirebbe a sopravvivere a due
sbronze in un
giorno, Alysha sta limonando duro con il tecnico di Mike.”
“Nicholas?”
“Lui.
In quanto a Ronnie sta bevendo in un angolo da solo, allontana tutte le
ragazze
che ci provano e sembra… Non so, incazzato, scazzato. Si
vede che ha qualcosa
che non va e vuole avere nessuno attorno.”
Io mi metto le mani davanti al volto.
“Sto
rovinando questo tour!”
Lui
scuote la testa e mi accarezza i capelli, tentando di calmarmi: la mia
isteria
aumenta di minuto in minuto.
“No,
stai mettendo ordine nella tua vita.
Stai
affrontando le cose, ti stai comportando da donna matura.
Pensavi
che sarebbe andata avanti all’infinito così?
Scappare
da noi, da quello che provi e chiuderti in una bolla fasulla con Radke,
senza
sapere cosa provi per lui?”
“No,
non sarebbe potuta andare avanti per sempre, ma fa un male
cane.”
“La
vita è dolore, è anche dolore. Non puoi
…”
“Lo so
che non posso eliminare il dolore!”
Lo
interrompo aspa.
“Pensi
che per me siano stati anni facili quelli in cui vi ho fatto da medico?
Vedere
ogni giorno la persona che ami trattarti da amica o da confessore, a
seconda
delle occasioni?
Vedere
Mike farsi troie di ogni tipo e guardarmi allo specchio e non vedermi
mai
abbastanza.
Odiare
ogni singolo particolare del mio corpo: dai miei occhi scuri, alla mia
pelle
cadaverica e ai miei capelli assurdi.
L’insonnia
mi ha consumato per anni, perché le voci urlavano nella mia
testa che non ero
abbastanza e non ero adatta a nessuno dei due mondi in cui ho vissuto.
Troppo
ribelle e indipendente per essere una nobile schiava
dell’etichetta e troppo
poco figa o con le palle per far parte del mondo delle rockstar che
ammiravo
sui poster della mia camera.”
Mi
fermo un attimo.
“Pensavo
davvero di avere trovato una specie di casa in questo anno, sul serio,
Vic.
Ho
pensato che un po’ di vita anestetizzata avrebbe potuto
aiutarmi, perché c’è un
limite anche al dolore che si può provare e io
l’avevo raggiunto.
Quando
ho visto la foto di Mike e Alysha un anno fa mi sono sentita soffocare
e ho
capito che non ce l’avrei fatto a fare un altro tour con voi,
anche se non era
nei miei piani abbandonarvi.
Poi sai
quello che è successo e hai ragione, non poteva durare per
sempre.
Ora non
so cosa fare, sento il mio mondo sgretolarsi e non è
bello.”
Scoppio
di nuovo a piangere.
“Non…
Non sai chi scegliere?”
“No.
Mike è
quello che amo, ma che mi ha fatto soffrire e che mi respingerebbe.
Ronnie
mi è stato accanto in tutto questo anno.”
“Non puoi iniziare una relazione con lui su questi
presupposti e non è detto
che mio fratello ti respinga.”
“Io non lo so. Io non so… niente.”
Mi
tolgo le mani dalla faccia e lascio penzolare le mie braccia inerti
lungo il
corpo.
“Leah,
vai a letto.
Sei
troppo stressata.”
Mi lascio mettere a letto dalle mani delicati di Vic, ci auguriamo la
buonanotte e – non appena se ne è andata
– cado in un sonno senza sogni.
Durante
la notte sento dei rumori, come se qualcuno fosse entrato
maldestramente nel
bus e non sapesse nemmeno la disposizione degli oggetti.
Un po’
spaventata prendo una delle mie collane a forma di crocifisso, una che
nasconde
un piccolo segreto: la parte sotto l’incrocio dei bracci
della croce si può
togliere ed è un affilato coltello.
È un
cimelio di famiglia che mi ha regalato mia nonna.
Cammino
con attenzione ed esco dalla zona dei bunk per trovare che la fonte del
rumore è
un Ronnie ubriaco.
“Woah!
Non ho cattive intenzioni giuro!”
Dice
alzando entrambe le mani, io abbasso la mano con ci sto tenendo il
coltello e
mi siedo vicino a lui.
“Cosa
ci faceva qui Vic Fuentes?”
“Mi stava consolando.”
“Sì,
certo.”
Io sospiro.
“Senti,
non c’è niente tra me e lui. Siamo solo amici e mi
conosce da tanti anni, non
mi ha visto alla festa e si è preoccupato. Tutto
qui.”
“Cos’è? Teme che ti picchi?
Non è
che magari anche lui è innamorato di te?”
“No. È già dura sapere che si
è formato questa specie di triangolo, non voglio
quadrati.”
Lui
rimane in silenzio fin troppo a lungo, probabilmente non mi crede.
Forse pensa
che come non gli ho detto di Mike e delle mie origini, non gli ho detto
anche
qualcosa su Vic.
“Senti,
ama Liz. Li ho persino aiutati a mettersi insieme, incoraggiando lei.
Non ti
nascondo nulla, non lo amo e lui non mi ama.”
Lui
rimane ancora in silenzio.
“Ok,
non mi credi.
Va
bene, lo accetto.
Venire
qui è stato uno sbaglio, sto solo incasinando tutto. Domani
darò le mie
dimissioni, sono certa che avranno un dottore di riserva da
assegnarvi.”
Mi alzo
dal divano, ma la sua mano si chiude sul mio polso.
“Ti
prego, non te ne andare.
Sei
l‘unica che mi tratta da essere umano e non mi fa pesare i
miei guai con la
giustizia e le voci che mi danno come uno che picchia le donne.
Ti
credo.
Per
favore, resta.”
Sento
gli occhi inumidirsi leggermente e la mia voce incrinarsi un
po’.
“Va
bene, Ronnie.
Adesso
ti porto un paio di aspirine per evitare un po’ di postumi
domani e poi si va a
letto.”
“Dormi
con me?”
“Io…
ok. Va bene.”
Vado
nel minuscolo bagno e trovo la porta mezza occupata da Derek ubriaco,
che quel
cazzone non ce l’ha fatta a tornare a letto. Noto anche il
macello che ha
fatto, domani dovrò pulire.
Reprimendo
la tentazione di prenderlo a calci, prendo le aspirine
dall’armadietto e le do
a Ronnie, lui le ingolla diligentemente e poi tenta di alzarsi. Ricade
subito
dopo sul divano a gambe larghe rischiando di sfasciare il tavolino.
Nella
mia ricerca metterò che è indicata una discreta
dose di pazienza per non
picchiare omoni più grandi di e di forza fisica per
sostenerli quando sono
ubriachi marci. Metterò anche che è consigliata
un’infarinatura sui lavori
domestici base, tipo pulire il bagno quando il più
collassato di tutti non
riesce a raggiungere in tempo il cesso, si vomita addosso e poi rimane
lì a
dormire.
Sì,
insomma dirò che è necessario essere un misto tra
un medico, un’infermiera e
una tata.
Arriviamo
davanti al letto di Ronnie e lui si toglie subito scarpe, calzini e
pantaloni.
“Forza,
vieni.”
Batte la mano sul materasso, io appoggio il mio crocifisso-pugnale su
una
specie di comodino.
“Sei
una donna pericolosa. Cosa ci fai in giro con
quell’aggeggio?”
“Lo uso
come ornamento per la maggior parte del tempo e come arma quando
qualcuno non
sta al suo posto. Una ragazza deve sapersi difendere, girano certi
tipacci.”
“Sembra antico.”
“È
del diciassettesimo secolo, fa parte dei gingilli di famiglia. Me
l’ha regalato
mia nonna quando ho compiuto quattordici anni, nessuno sa che
è anche un
pugnale.
Forse
se l’avessero saputo non avrebbero dormito sogni
così tranquilli.”
“Ehi,
Lizzie Borden! Certo che anche tua nonna!
Regalare
un pugnale a una ragazzina, per fortuna non ti ha regalato una
pistola!”
“Quella
me l’ha regalata per il mio diciottesimo, infatti.
Un
revolver da borsetta del diciannovesimo secolo, lungo dieci centimetri,
letale
come un cobra.
So
sparare, per la cronaca.
Me l’ha
insegnato mia nonna, ha fatto la resistenza in Francia.
Cristo,
quella donna è incredibile!
Anche
da vecchia aveva una mira da spaccare il culo ai passeri,
letteralmente.
Sarebbe riuscito a centrare un bersaglio così piccolo in
movimento.”
“Ricordami di non farti arrabbiare, non voglio essere
assassinato da uno dei
tuoi cimeli di famiglia.”
Mi dice con la voce impastata, due secondi dopo si addormenta.
Io
guardo per un attimo il pugnale.
Nonna,
mi manchi.
Nonna,
giuro che tornerò a trovarti di persona.
Nonna,
saresti orgogliosa di me se mi vedessi adesso?
Sono
diventata la donna orgogliosa e forte che volevi che diventassi?
Poco
dopo mi addormento anche io, pensando a una vecchia e a una bambina che
sparavano a dei barattoli e alle bottiglie di Porto, come se fossero
straccione, quando avevano secoli di nobiltà nelle vene.
È un
bel ricordo.
Recensite, per favore.